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News vs Italy. Storia di un paragone
News vs Italy. Storia di un paragone
News vs Italy. Storia di un paragone
E-book179 pagine1 ora

News vs Italy. Storia di un paragone

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Info su questo ebook

Cosa ricercano gli italiani nel web tutti i giorni? Qual è il rapporto tra le variegate ricerche dei googler con le notizie principali offerte dai quotidiani on-line ogni giorno? Questo libro è un condensato di un anno di paragoni tra quella che viene definita l’informazione ufficiale, ossia quella della stampa professionale, e quello che, effettivamente, interessa e incuriosisce gli internauti italiani.
Cosa hanno ricercato i googler del Bel Paese nel giorno in cu il “paziente zero”, risultato infetto da Coronavirus, ha occupato tutte le home-page dei giornali italiani? E cos’ha interessato gli internauti italiani nel mentre i media mainstream riportavano della prima vittima italiana da Covid-19?
News vs Italy ci aiuta a comprendere quanto siano distanti le “cose pregnanti” dei cittadini da quelle ritenute tali dalla stampa ufficiale e professionale, ma anche a farci un’idea del perché l’autorevolezza della stampa e dei media in generale sia stata rasa al suolo dall’avvento del web, prima, e dei social network, poi.
LinguaItaliano
Data di uscita29 giu 2022
ISBN9788897911982
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    Anteprima del libro

    News vs Italy. Storia di un paragone - Stefano Morelli

    Copyright

    Copyright © 2022 Librinmente

    Design copertina © 2022 Librinmente

    Tutti i diritti riservati. È vietata ogni riproduzione, anche parziale. Le richieste per l’utilizzo

    della presente opera o di parte di essa in un contesto che non sia la lettura privata devono

    essere inviate a:

    Librinmente

    Viale Giacomo Matteotti, 19

    00053 Civitavecchia (Roma)

    Telefono 0766.23598

    Telefax 0766.23598

    ISBN-13: 978 - 88 – 97911 – 98 - 2

    Stampato in Italia - Prima edizione

    http://www.prospettivaeditrice.it

    Prefazione di Marco Lombardi

    La gestione delle crisi insegna che l’evento critico è caratterizzato da incertezza e sorpresa; si dimostra tale perché le vittime non sono in grado di controllarne gli effetti; richiede competenze specifiche per la sua gestione; si propone quale opportunità per orientare l’inevitabile cambiamento che ha imposto. I caratteri riconosciuti dalla letteratura scientifica a un evento per definirsi crisi sono sufficienti per fare comprendere – come ho spiegato più volte in questo anno – le pratiche esorcistiche che sottolineano la gestione colposa della pandemia da parte dei cittadini e le pratiche opportunistiche che ne sottolineano la gestione dolosa dei governi. Al centro i processi di comunicazione che, proprio per i caratteri centrali di incertezza e sorpresa dell’emergenza, sono lo strumento di gestione strategico per eccellenza.

    Nel 2020, il Corona Virus è stata la grande occasione per sfruttare l’opportunità di scatenare una guerra batteriologica senza avere la responsabilità di averla avviata: di chi sia la colpa o l’origine della pandemia si vedrà. Forse.

    Il valore cognitivo (sorpresa, incertezza, paura, mancanza di visione, etc.) è stato il vantaggio del Corona Virus, che ne ha ottimizzato la criticità facendolo esplodere quale protagonista assoluto delle narrative mediali, protagonista della agenda pubblica e politica del mondo: la comunicazione è al centro delle preoccupazioni della governance per la specificità di questo stressore che è molto più simile al Chernobyl del 1986 che non ai terremoti degli ultimi decenni.

    Ma allora, trentacinque anni fa, eravamo in un regime comunicativo differente dall’attuale: oggi siamo nell’intrico del tessuto complesso della comunicazione diffusa e pervasiva della rete: un sistema tecnologico che ha sia enfatizzato gli errori della mancata comunicazione strategica della crisi, sia moltiplicato le opportunità di ri-orientamento del pubblico sulla base delle strategie narrative, distanti da finalità di gestione operativa dell’evento critico.

    Il rapido ed efficace volume di Stefano Morelli ci fornisce alcuni elementi di lettura di quanto è avvenuto, senza impelagarsi in troppi sofismi né in questioni etico strategiche sulla verità delle notizie, ma semplicemente proponendo un repertorio di quanto offerto dal mainstream mediatico e quanto ricercato dai cittadini.

    In fin dei conti il metodo è semplice, e per questo pulito, perché raccoglie in maniera sistematica il repertorio delle notizie diffuse dai media, alcuni quotidiani, e lo compara con il repertorio delle notizie ricercate dal pubblico su internet, con Google come motore di ricerca. Pertanto, viva la semplicità!, soprattutto in tempi di intemperanza cognitiva come quelli di crisi, senza pagare pegno alla semplificazione.

    Questo è risultato dell’agile volume che aiuta a leggere due piste informative parallele e molto diverse.

    La prima pista la chiamerei push oriented, sono infatti i media, le fonti della comunicazione, che decidono cosa somministrare al pubblico. La seconda è, al contrario, pull oriented, in quanto è il pubblico che cerca soddisfazione ai suoi bisogni andando a trovare sulla rete l’informazione che gli serve.

    Che sguardo!

    Se ci pensate si svelano due strategie che possono essere comprese solo nell’ottica della governance della crisi perché mettono in relazione tra di loro i tre soggetti principali del triangolo della comunicazione in situazione di emergenza: le istituzioni di governo, i cittadini del sistema colpito, i media che orientano percezione ed azione.

    La crisi non è sviscerata dalla comunicazione dei media ma è letteralmente e-viscerata: cioè smembrata, ridotta a pezzetti senza essere ricomposta in una visione complessiva utile alla interpretazione del pubblico. Lo smembramento dell’oggetto comunicato ne ha reso difficile la comprensione come fenomeno complesso; ha facilitato la conflittualità tra gli attori della narrativa, avendo perso la necessaria unità interpretativa; ne ha garantito la continuità espressiva che si è imposta per oltre un anno al pubblico.

    Forse è quest’ultimo il dato più significativo: il libro di Morelli mostra come la comunicazione mediale sia stata assolutamente Covid centrica da marzo 2020, permettendo infiltrazioni di narrative allogene, generate da altri fenomeni, solo nelle more pandemiche, mentre si ricaricano i pezzi di un rinforzo virale comunicativo: dopo ogni emozione covidiana promossa nel pubblico, si è sempre ricominciato con "palla al centro, Covid2 il ritorno, alla via così". Qualche attentato terroristico ha osato affacciarsi sul palcoscenico pandemico, senza successo perché comunque evocava un rischio distante.

    Non si scappa: i media hanno mostrato di afferrare l’osso e di non mollarlo per oltre un anno imponendo al pubblico un mondo iper-pandemizzato, secondo un possibile ordine di governo, certamente incuranti della domanda che veniva dal pubblico.

    E il libro lo mostra, appunto con semplicità, elencando le scappatoie cognitive dei minatori di Google che sulla rete cercano tanto gossip bulli e pupe, tra spettacolo e sport; curiosano tra le tecnologie che il mercato rinnova ancor più celermente sospinto dal remotaggio a cui siamo costretti; si aggiornano con la sistematicità prescritta dal calendario sulle feste che continuano a punteggiare la nostra quotidianità malgrado, dalla Festa della Donna a quella dell’Epifania, e tante ancora.

    In conclusione, nulla di nuovo: se il dramma è assicurato dal mainstream mediatico, lo sport e il sesso, il toy tecnologico e la festa rimandata punteggiano le domande di conoscenza del pubblico che si risolvono via Google.

    Non è banale, malgrado il mio racconto!

    Indubbio, il Covid è percepito come un rischio e la letteratura insegna che, in mancanza della consapevolezza del rischio a cui si è esposti, la tentazione è quella di ignorarlo oppure di negarlo. In questi dodici mesi, il pubblico ha pencolato tra questi due punti risolvendo altrove, magari con la ricerca di un intermezzo, la pressione cognitiva che si generava. Ma certo, il pubblico, non ha mai trovato nella strategia dei media un adeguato supporto cognitivo che favorisse la comprensione dell’emergenza e, dunque, un aumento di consapevolezza e una assunzione di responsabilità individuale.

    Alla fine, la desolante evidenza, è che ciascuno, media e pubblico, se ne è andato spesso per i fatti suoi, senza incontrarsi nello scambio di informazioni e conoscenze reciprocamente significative.

    Dal libro di Morelli emerge una riflessione che fa luce su un altro aspetto, non il solo e non l’ultimo, che ha contribuito alla drammatica gestione della pandemia nazionale.

    Marco Lombardi

    Direttore del Dipartimento di Sociologia

    dell’Università Cattolica

    Premessa

    All’inizio di ogni anno, Google pubblica un report nel quale elenca le parole (query) che sono state più ricercate nel mondo e in ogni singola nazione in cui è presente il suo motore di ricerca. Tra queste, naturalmente, c’è anche l’Italia.

    Com’era immaginabile, il report 2021, relativo alle ricerche del 2020, ha visto spiccare nella prima posizione, sia mondiale sia nazionale, la parola Coronavirus. Pochi sanno, però, che la speciale classifica delle query più ricercate viene stilata da Big G quotidianamente. Tutti i giorni, attraverso il servizio Google Trends, è possibile curiosare sulle ricerche che gli internauti hanno svolto nel mondo o nelle singole nazioni in cui il servizio Google Search è presente.

    Considerando che Google è il sito internet più visitato al mondo e che nel 98% dei casi viene utilizzato per effettuare ricerche sul web è verosimile affermare che tutto quanto passa nell’anticamera del cervello di chi utilizza la rete per informarsi passi dal motore di ricerca di Big G.

    Nel mese di febbraio dello scorso anno mi sono domandato: ma cosa cercano gli italiani in rete tutti i giorni? E, soprattutto, che rapporto c’è tra le varie ricerche che i googler effettuano con le notizie principali offerte dai quotidiani on-line ogni giorno?

    Così ho iniziato a scrivere una rubrica quotidiana dal titolo News vs Italy nella quale raccoglievo (e raccolgo tutt’ora) le aperture (ossia le notizie che sono pubblicate nella parte alta delle home-page) di quattro quotidiani generalisti e le tre principali query di ciascun giorno in una sorta di podio della search.

    Questo libro è un condensato di questo lavoro; di un anno di paragoni tra quella che viene definita l’informazione ufficiale, ossia quella della stampa professionale, e quello che, effettivamente, interessa e incuriosisce gli internauti italiani.

    Ogni giorno, salvo in rarissime eccezioni, la distanza tra i fatti ritenuti importanti dalla stampa ufficiale e professionale, ossia quelli decretati dalle riunioni di redazione dei quotidiani, e i fatti, le curiosità, gli approfondimenti ricercati dai googler italici mi stupiva sempre di più, giorno dopo giorno.

    Cosa hanno ricercato i googler del Bel Paese nel giorno in cui ha fatto la sua apparizione sui giornali il paziente zero, il primo contagiato da Coronavirus a Codogno? Con oltre 2 milioni di ricerche la query più ricercata di quel 21 febbraio è stata Roberto Gomez Bolaños un attore messicano. E il giorno seguente, mentre l’Italia annotava sul taccuino della vita la sua prima vittima da Covid-19 e tutte le aperture dei giornali erano dedicate a questo drammatico evento, cosa ha ricercato il googler italiano? Con oltre 1 milione di ricerche la query più gettonata di quel giorno è stata Juve-Spal, la partita di pallone.

    Leggere questi fenomeni non è solo di aiuto per

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