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La partecipazione politica giovanile: Nuove politiche e nuove generazioni a confronto
La partecipazione politica giovanile: Nuove politiche e nuove generazioni a confronto
La partecipazione politica giovanile: Nuove politiche e nuove generazioni a confronto
E-book144 pagine1 ora

La partecipazione politica giovanile: Nuove politiche e nuove generazioni a confronto

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Info su questo ebook

Il presente lavoro si prefigge di analizzare
l'universo giovanile e il suo rapporto con la politica
in generale e con l'impegno politico in particolare.
Sotto il profilo metodologico e di struttura la
ricerca si compone in due fasi: la prima
'comparativa' tende ad analizzare le ricerche
effettuate in materia negli ultimi trent'anni, con
particolare riguardo all'ultimo decennio; la
seconda, cerca di verificare, empiricamente, le
premesse teoriche sia attraverso le interviste
strutturate a giovani impegnati nell'universo
politico-sociale sia con apposito
FOCUS-GROUP.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mar 2013
ISBN9788889986066
La partecipazione politica giovanile: Nuove politiche e nuove generazioni a confronto

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    Anteprima del libro

    La partecipazione politica giovanile - Fabrizio Di Bonaventura

    Roma

    Prefazione

    di Daniele Ungaro

      Il fenomeno della partecipazione politica può essere interpretato – in via generale – come lo stato delle condizioni che caratterizzano i rapporti tra domanda e delega politiche. Per domanda si intendono generalmente i metodi di trasmissione di istanze relative alle forme di rappresentanza di interessi e valori. Per delega l'azione di un attore politico – collettivo o individuale – che comporta la produzione di beni pubblici in nome di determinati gruppi sociali, costituenti fonti di interessi e valori. In un sistema democratico, la delega politica si basa essenzialmente su due variabili. La possibilità di scelta tra due o più rappresentanti. Un processo di identificazione tra rappresentati e rappresentanti, mediato culturalmente e simbolicamente.

      Alla luce di questo schema teorico, diventa possibile analizzare in maniera compiuta le trasformazioni della partecipazione politica verificatesi in Italia a partire dal 1989. In particolare, tali trasformazioni hanno riguardato i seguenti aspetti:

    1. una crisi degli attori politici collettivi tradizionali (sul versante della delega).

    2. un fenomeno di autorappresentanza degli interessi (sul versante della domanda). Commentando queste trasformazioni si può osservare che la crisi degli attori politici collettivi tradizionali è stata provocata dal crollo evidente delle ideologie – in seguito alla fine dell'esperienza storica dei regimi comunisti – e dalle indagini giudiziarie, unitamente ai movimenti di opinione, suscitate dal fenomeno della corruzione politica. L'autorappresentanza degli interessi – precedente alla crisi sopradescritta – si è verificata invece dal sorgere della questione fiscale che ha portato per esempio alla formazione di quella base sociale costituente, nel Nord del paese, la Lega Nord.

      Ora gli effetti di tali trasformazioni sono stati molteplici. Posso accennare qui rapidamente quelli maggiormente rilevanti. Si è incrementato un processo – già iniziato in precedenza – di disaffezione dalla politica. Questo in due direzioni. Disaffezione generale e disaffezione dalle forme tradizionali della partecipazione politica. In sintesi, ciò significa che la partecipazione politica è diminuita d'intensità ed ha cambiato stili e modalità. In secondo luogo, sono cambiati tantissimo i processi di identificazione politica. Anche in questo caso, dovendo essere sintetici, si può individuare il cambiamento verso queste direzioni. Sorge una democrazia d'opinione non più basata – come alle origini della democrazia borghese – su ceti medi riflessivi colti, innovativi ed economicamente intraprendenti, ma su rapporti personalizzati tra leader ed elettori. Tali rapporti avvengono in maniera privilegiata tramite il medium televisione e si svolgono mediante tecniche di marketing politico per cui l'elettore personale" partecipa politicamente attraverso l'acquisto di una marca, di un logo politico garantito personalmente dal leader. Nella maggior parte dei casi, dunque, partecipare significa acquistare una marca. Si deve inoltre sottolineare come questa azione – l'acquisto di un logo non di un prodotto specifico – rimandi all'immaginario, oltre il principio di realtà. Mentre l'acquisto di un prodotto specifico, almeno, comporti sempre un riferimento fattuale, che potrebbe essere confrontato con la realtà.

      Il bel libro di Fabrizio Di Bonaventura affronta questo problema fondamentale – sia a livello di analisi che di pras si politica – introducendo due variabili. La differenza generazionale e la localizzazione territoriale. Il problema della partecipazione politica contemporanea viene quindi sviluppato considerando i modi della partecipazione giovanile e studiando un caso collocato empiricamente nella realtà della provincia italiana. La dimensione più interessante – tra le tante – che emerge dall'analisi riguarda proprio implicitamente il rapporto tra giovani e partecipazione politica tramite immaginario, mediata dal rapporto personale con il leader. In questo caso emerge in controluce un tema estremamente rilevante e degno di maggior approfondimento. La disillusione di molti giovani rispetto alla politica – il loro non saper sognare secondo analisi superficiali – può rappresentare un vaccino contro i rischi di un immaginario politico spacciatosi per sogno e trasformatosi in un incubo.

    Daniele Ungaro ha conseguito il Ph.D. (Dottorato di Ricerca Internazionale) in Scienze Sociali e Politiche presso l'Istituto Universitario Europeo di Fiesole. Attualmente è Professore Associato Confermato in Sociologia dei Fenomeni Politici all'Università di Teramo. Tra le sue recenti principali pubblicazioni. Le nuove frontiere della sociologia politica. Poteri e dilemmi della democrazia contemporanea, Roma, Carocci, 2004; Democrazia ecologica. L'ambiente e la crisi delle istituzioni liberali, Roma-Bari, Laterza, 2004 (seconda edizione 2006).

    Capitolo 1

    RASSEGNA DELLA LETTERATURA SULL'ARGOMENTO

    1.1 ANALISI SULLA CONDIZIONE GIOVANILE IN ITALIA. DATI E VALUTAZIONI.

      Uno dei settori di ricerca che non solo ha generato ma continua a generare molto interesse in campo sociologico è quello dei giovani. La motivazione è semplice: parlare dei giovani permette di affrontare molte delle più significative questioni che caratterizzano le complesse società di oggi, cioè, la devianza, il lavoro, la formazione, la globalizzazione, l'aggregazione, l'associazionismo, la scuola, il tempo libero ed altri settori che andrebbero ad arricchire tale elenco. Questa ricchezza di contenuti che la questione giovanile porta con sé si collega alla contaminazione di discipline che gli studi sui giovani hanno avuto fin dalla loro comparsa, la sociologia, la pedagogia, la statistica, tutte sono state e sono ancora oggi indispensabili per cogliere ed interpretare tendenze e mutamenti nelle nuove generazioni.

      Di certo si è consapevoli delle difficoltà di trattare tali argomentazioni senza correre il rischio di dire cose già dette perciò si è indirizzato tale lavoro di ricerca conoscitiva su questo fenomeno sociale, analizzando l'evoluzione delle politiche giovanili in Italia ed in Europa.

    Il benessere futuro dipende dai giovani e dal loro capitale umano. Questo è vero in termini relativi, e allora si parla di fattore cruciale per la competitività tra Paesi. Ma è anche vero in assoluto, perché le innovazioni in grado di migliorare il benessere di tutta l'umanità sono strettamente legate dall'accumulazione di sapere e capitale umano.

      Il legame tra giovani, sviluppo e benessere è sempre stato stretto. Oggi è molto più stretto che in passato, per via del rapidissimo cambiamento tecnologico che rende velocemente obsolete le conoscenze tecniche delle generazioni.

      Uno sviluppo sostenibile sul piano sociale, cioè in grado di soddisfare i bisogni della generazione attuale senza pregiudicare quelli delle generazioni future, si basa più che mai sull'investimento nei giovani.

      L'investimento sulle nuove generazioni – nella scuola e nelle attività più generalmente formative – è una funzione propria, anche se non esclusiva, dello Stato anche nell'impostazione liberale più ortodossa.

       La definizione di giovane non è puramente anagrafica e costante nel tempo. Essa comprende il periodo che va dall'adolescenza (una fase che biologicamente e psicologicamente tende ad anticiparsi) alla completa acquisizione dell'autonomia economica e sociale (una fase che tende a ritardarsi sempre più).¹

      Il fatto può stupire, ma se si adotta questa definizione, fondata sul ruolo dell'individuo nella società, la fascia dei giovani oggi comprende le generazioni tra i 15 e i 35 anni. Mentre ai tempi della rivoluzione industriale un uomo di trentacinque anni era considerato già vecchio.

      Se si osservano i dati relativi all'Italia, si scopre che i giovani, così definiti, sono molti: più di 17 milioni nella fascia di età compresa tra i 15 e 35 anni, a cui si aggiungono altri 4,5 milioni di bambini. In sintesi, un buon 35% della popolazione.

      Ma il dato statistico, come sempre, ci dice molto poco.

      In Italia, i giovani, non solo sono molto meno numerosi percentualmente che in qualsiasi paese emergente, ma il nostro paese detiene, ormai da molti anni il record mondiale della denatalità.

      Secondo Massimo Livi Bacci (1999), il più noto demografo italiano, la fascia dei giovani tra i 15 e i 35 anni, che era pari a 17,4 milioni nel 1995, scenderà a 11,5 milioni nel 2020, con un calo di più di un terzo.

      Simmetricamente, la fascia tra i 45 e i 65 anni crescerà dai 14 milioni di oggi a oltre 17 milioni (sono gli stessi individui che invecchiano, ma non rimpiazzati da generazioni successive).

      Questo declino, che per ora ha toccato soltanto i bambini e gli adolescenti, ha avuto implicazioni tutto sommato limitate per la spesa pubblica e la struttura dei consumi. Col passare del tempo, tuttavia, avrà conseguenze senza precedenti sull'economia, sulla spesa pubblica e sulla società italiana.

      Secondo lo stesso Livi Bacci, il rapporto tra i giovani e cittadini maturi, oggi pari a 1,2, scenderà a 0,67 tra vent'anni. Per essere più chiari, oggi per 100 cittadini italiani maturi ci sono 120 giovani. Nel 2020, per 100 cittadini maturi ci saranno solo 67 giovani .²

      Secondo i rapporti dell'Istat sull'Italia i giovani che vivono nella famiglia di origine sono una proporzione elevatissima rispetto a tutti i paesi europei, l'anomalia dei figli che vivono con i genitori fino ai 35 anni aumenta nel tempo. Questo dato è alla base di numerose generalizzazioni: per molti commentatori è indice di arretratezza, familismo, dipendenza, incapacità di trovare lavoro. Tutte valutazioni che introducono una sorta di disprezzo verso una generazione che non sa e non vuole essere indipendente.

      Ma la realtà è ben più complessa, in quanto la scelta di restare a casa emerge dalla ricerca di sinergie economiche con la famiglia di origine, che sono motivo di soddisfazione e benessere. A ben guardare, queste nuove generazioni sono tutt'altro che dipendenti. La prima conclusione è che i giovani di oggi sono un insieme di tribù molto diverse tra loro, accomunate dà:

    • una conoscenza diffusa per le nuove tecnologie;

    • una buona propensione a viaggiare e a integrarsi con i giovani europei (programmi come l'Inter-rail e il Socrates);

    • una notevole capacità di formarsi anche al di fuori della scuola imparando ciò che serve attraverso canali alternativi;

    • un rapporto piuttosto articolato con i media;

    • un rapporto selettivo e volatile con i consumi, che sono spesso convenzionali e di gruppo ma cambiano con grande frequenza;

    • un rapporto fortissimo con gli amici, il gruppo, la discoteca, ed un atteggiamento scettico nei confronti della competizione in ogni arena (sportiva, scolastica, etc.); Ciò dimostra che i giovani di oggi, pur

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