Quale futuro per il giornalismo?
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Anteprima del libro
Quale futuro per il giornalismo? - Vittorio Roidi
DIAMANTI
VITTORIO ROIDI
Quali strade deve intraprendere il nostro giornalismo, quali rotte deve seguire? La Fondazione Murialdi ha posto questa domanda a una serie di amici ed esperti dell’informazione. Lo abbiamo fatto nella convinzione che un tema così delicato per l’equilibrio della democrazia non potesse essere discusso esclusivamente all’interno degli organismi della categoria giornalistica. Tutti i cittadini sono interessati dalle frenetiche trasformazioni che seguono le innovazioni della moderna tecnologia. Il fenomeno è ampio, ha riflessi su molti campi della vita personale e collettiva. Prima di intervenire per affrontare la crisi che squassa l’attuale sistema è opportuno allargare la discussione e discuterne tutti gli aspetti.
Fine dell’intermediazione, inutilità del giornalista, trionfo delle fake news, tramonto della carta stampata, diminuzione dei posti di lavoro, incertezza sul futuro previdenziale, precarietà, difficoltà di accesso alla professione: l’elenco dei problemi è lungo, le questioni si intrecciano e contrastanti sono gli interessi di coloro che discutono di giornalismo (magari per punirlo). Scarsa appare l’attenzione della classe politica. Per Fnsi, Inpgi, Ordine e Casagit, che hanno dato vita alla nostra fondazione, i compiti appaiono gravosi a fronte di un mare in tempesta che sembra capace di sommergere il giornalismo.
Su tutte le questioni, a mio parere, va posta quella della verità come elemento indispensabile per la salute della democrazia. Pochi sembrano cercarla e volerla, molti blaterano e cercano solo di far prevalere il proprio parere. Eppure la ricerca della verità dovrebbe essere il fondamento di una collettività di donne e di uomini che, al contrario, si accontentano sempre più spesso di pressappochismo e di menzogne.
La Fondazione, che ha fra i propri compiti oltre allo studio della storia quello delle prospettive e del rilancio del giornalismo, ha deciso di dedicare il suo primo tentativo di analisi a una domanda che può aprirsi a diverse prospettive: quale futuro assetto per i giornalisti, quali riforme sono necessarie affinché essi possano cercare e trovare la verità, per condurre a termine l’incarico dato loro dall’ordinamento giuridico?
A questo fine, abbiamo realizzato alcune audizioni
, termine un po’ pomposo ma utile a indicare brevi incontri attorno al tavolo della Fondazione, nella sede romana di via Valenziani. Senza pubblico, visto che chi vuole studiare non ha bisogno di ottenere consensi. Così la fondazione intestata a Paolo Murialdi, che tanta passione ed energie dedicò al giornalismo, ha cominciato la propria analisi.
Hanno partecipato a questa prima parte della riflessione: Mario Morcellini (sociologo e commissario dell’Agenzia per la Comunicazione), Luciano Zani (professore ordinario di Storia contemporanea e presidente dell’area didattica del Dipartimento di Scienze Sociali della Sapienza), Alberto Ferrigolo (giornalista componente del Comitato Scientifico della Fondazione), Giuseppe Vacca (filosofo, storico e componente del Comitato Scientifico della Fondazione), Raffaele Fiengo (giornalista, docente dell’Università degli Studi di Padova, componente del Comitato Scientifico della Fondazione), Caterina Malavenda (avvocato, esperta di Diritto dell’informazione), Enzo Cheli (giurista, docente di Diritto pubblico, presidente emerito della Corte Costituzionale), Ferruccio De Bortoli (giornalista, scrittore, già direttore de Il Corriere della Sera), Ilvo Diamanti (sociologo, docente dell’Università di Urbino e dirigente del Centro di Ricerca LaPolis).
(Le opinioni che seguono sono state raccolte in momenti diversi e vengono qui riportate secondo l’ordine cronologico con il quale sono state registrate)
MARIO MORCELLINI
Apprezzo molto l’invito a partecipare alla prima delle audizioni sul futuro del giornalismo della Fondazione che intercetta un interesse comune alla mia carriera di professore universitario alla Sapienza e alla mia veste attuale di Commissario AgCom; a maggior ragione considerando che il clima politico-culturale in cui ci troviamo a vivere rappresenta una chiamata all’azione per chiunque sia interessato al futuro delle professioni dell’informazione. Trovo molto efficace l’interrogativo di partenza: Quali riforme strutturali si possono immaginare per dare sicurezza e nuovo slancio al giornalismo?
E naturalmente sono felice di prendere parte a una discussione pubblica promossa dalla Fondazione intitolata a Paolo Murialdi.
Anticipo subito che una parte delle proposte che posso avanzare sul tema è già depositata in un documento