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Geremia
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E-book114 pagine1 ora

Geremia

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Ed ora ascoltami: la ragione inaridisce; il torto insegna.
La formica ha ragione e resta formica; il bruco ha torto e diventa crisalide e farfalla.
Perciò aspettati l’ingiustizia, poiché prima del giusto arriverà l’ingiusto. Il torto spianerà la strada alla giustizia. Quello che non è giusto accadrà anche se non sarà giusto.
Aspettati l’angoscia. Perché questa arriverà. Arriverà l’angoscia e porterà la salvezza. Perché la salvezza arriverà attraverso l’angoscia.
Aspettati la tribolazione. Prima del silenzio infatti ascolterai il tumulto. Lo sconvolgimento prima della pace. Solo le urla e gli strepiti spegneranno il brusio. Poi giungerà la quiete e questa la porterà la tribolazione.
Torto e ragione; per questo non il giusto ti proclamerò ma il vero. E questo non sarà nel giusto ma nel vero. E così ti racconterò del torto.
LinguaItaliano
Data di uscita22 ago 2022
ISBN9791221388954
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    Anteprima del libro

    Geremia - Domenico Riccio

    Geremia

    Ed ora ascoltami: la ragione inaridisce; il torto insegna.

    La formica ha ragione e resta formica; il bruco ha torto e diventa crisalide e farfalla.

    Perciò aspettati l’ingiustizia, poiché prima del giusto arriverà l’ingiusto. Il torto spianerà la strada alla giustizia. Quello che non è giusto accadrà anche se non sarà giusto.

    Aspettati l’angoscia. Perché questa arriverà. Arriverà l’angoscia e porterà la salvezza. Perché la salvezza arriverà attraverso l’angoscia.

    Aspettati la tribolazione. Prima del silenzio infatti ascolterai il tumulto. Lo sconvolgimento prima della pace. Solo le urla e gli strepiti spegneranno il brusio. Poi giungerà la quiete e questa la porterà la tribolazione.

    Torto e ragione; per questo non il giusto ti proclamerò ma il vero. E questo non sarà nel giusto ma nel vero. E così ti racconterò del torto.

    (Scritto nel 2015)

    1 Terza sfera

    Ma il Signore era cosciente del turbamento di Geremia. Per questo mandò le sue schiere a consolarlo.

    E vennero i angeli e così parlarono:

    «Per chi viene dal Libano e dalla Siria è difficile da capire: quanto può essere grande il tuo mondo e quanto ampia la tua terra se non nelle misure che hai già conosciuto?

    Ma nulla di tutto questo è qui.

    Non ci sono le cose che avete visto. Non c’è l’Egitto e le sue opere. Essi sono balocchi.

    Il faraone e la sua corte non bastano a servire il mio Signore: Io sono la rugiada per Israele. Il fresco mattino che rinfranca. La notte soporifera. Con me si metterà a frutto la terra. Il mio passaggio farà germogliare le piante.

    Perché il Libano non è una pietra e non ci sono navi tra gli assiri; l’Egitto non costruisce templi.

    Il cedro quindi sovrasterà i suoi fratelli. Ma il cipresso rimane sempre verde. Più caduca è la via della vite, ma piena di frutto e speranza. L’olivo insegna la bellezza della vita.

    Se il popolo ascoltasse queste parole, come potrebbe non rimanerne bruciato?

    Eppure ad esso ho dato una via semplice – dice il Signore – precetti per una vita virtuosa.

    Chi non comprenda il bene, lo segua.

    Il bene insegnerà se stesso.

    Il rito sostituisce l’attesa.

    La via intrapresa non cambia per il passo di chi la segue.

    La via è tracciata da sola.

    Essa ti rincorre e ti accompagna.

    La via è stata prima del tuo passaggio.

    Chi esce fuori dalla via ne crea una nuova.

    La via trova il suo compimento.

    Essa ti porta al traguardo.

    E il passo non può impedire l’arrivo.

    Né il tuo passo impedisce a chi ti segue di giungere.

    Al compimento ho posto una città.

    È la città degli eletti.

    Sono coloro che seguono la via.

    Ma la via non è fatta per loro.

    Altrimenti non avrebbe avuto inizio.

    E vennero gli arcangeli e così parlarono:

    «Dice il Signore: Quando hai gridato verso di me le tue paure, non ti ho forse liberato dall’angoscia? Più volte ti ho messo alla prova. Più volte hai disubbidito ai miei comandamenti.

    Alle acque di Meriba ti sei prostrato innanzi a dei oscuri. Di questi hai chiesto i favori.

    Cosa hanno che a te è mancato?

    La santità basterebbe a mille tue vite. Ed invece indugi a guardare le pietre che sono fatte per altri, altari che portano empietà.

    Ogni ingiustizia rimarrà conservata. Il disonore piuttosto ti caratterizzerà. Esso però è umano, e nessuno può levartelo.

    La cicatrice non si toglie col tempo, ma la ferita si rimargina al sole. L’ustione può recuperarsi e l’osso lussato ritornare a sorreggerti. I tuoi ricordi rimarranno indelebili. E il Signore sarà il sigillo di ognuno.

    Chi passa sulla pietra può tagliarsi. Ma la pietra andrà superata.

    Guarda quanto cammino hai fatto! Guarda quant’eri lontano! Non sapresti riconoscerti fra coloro che hanno iniziato il cammino. Quant’eri piccolo, pure se non sei cresciuto. Quant’eri giovane, pure se non sei invecchiato.

    Il capitano non deve essere amato, ma deve portare gli uomini in salvo.

    L’importante è non capire, quando stai bene, perché stai bene.

    Chi non comprende seguita a venire; a trovare le stesse incombenze tutte le mattine.

    Leggi lo spirito della vacca nella preghiera della mattina. Ma è l’aria invasa dal suo odore e questo ti stordisce.

    Quello che vuoi tu non hai osato farlo agli altri. Perché altrimenti altro saresti stato a te stesso.

    Dice il Signore:

    Io mi compio.

    E poi pongo una pietra sotto il mio nome. La incido; chi passa non la legge. Ma non cerco di scontrarmi con il vostro orgoglio.

    Il mio nome è scritto con il mio sangue.

    E non voglio il mio sangue sulla vostra bocca, sulla vostra lingua. Non sono nato per perseguitare ma per vedervi passare, l’uno dopo l’altro a riporre le vostre membra in uno spettacolo di ossa.

    Il formicaio vi insegna la docilità al comando: voi la chiamate produttività e quello che è la morte della fantasia è ordine.

    Ma quando avete scelto cosa fare e cosa non fare?».

    E vennero i principati e così parlarono:

    «Il nulla ti segue ed ha già conquistato il tuo calcagno.

    Se uno potesse affermare la propria idiozia come Dio, ecco avrebbe magnifici dei! Ah, che cosa potremmo seguire nelle processioni!

    Siate, invece, delicati con il mondo, ma non approfittate della vostra innocenza: lo scalpore e la destrezza non mireranno sempre a colpire il cuore del nemico.

    Come andrà a finire? Finirà. Ecco come andrà a finire.

    La fine non è il fine. Non è il fine dei nostri pensieri. Ma il percorso, il percorso mi turba. La scaturigine di ogni cosa: perché quello che è eterno non finisce e ciò che è perenne non perisce.

    Questo griderà Geremia al mondo: Ecco quanto io desidero: che io sia un passaggio. La via attraverso di me è l’ebrezza, è l’apparenza di ogni rassegnazione. Chi si usa, si ripensa continuamente e non si corrobora. Non ho bisogno di me! E il non aver bisogno mi nobilita e mi perdura.

    Chi si punta contro se stesso: ecco chi si consuma. Ma chi si traspone e chi si cammina a fianco: ecco che avrà un lungo tragitto».

    2 Seconda sfera

    E vennero le potestà e così parlarono:

    «Si viene attratti mille volte alla terra: ma guarda l’acqua: quante volte è caduta dal cielo nei millenni passati: eppure non è finita né ha fatto marcire la terra, ma l’ha nutrita ed è tornata al cielo.

    E tu, Geremia, come l’acqua dovrai nutrire la terra e tornare al cielo per poi ricadere sulla terra ogni volta che questa avrà bisogno di bere, ogni volta che si spaccherà per l’aridità.

    Se resti alla terra, ecco che questa marcirà e non darà alcun frutto.

    Ed ogni volta saranno preghiere e non basteranno tutte le beatitudini del cielo. Ottemperare ai comandi della volontà non è opera per ognuno.

    Chi solo sa, ah chi sa!

    Perciò, non guardare il cielo quando costruisci la scala che ti porterà al cielo: guarda piuttosto la terra. Poni basi ampie. Fai giacere per primo quanto è più pesante. Rinnova ad ogni giro di mattoni il tuo equilibrio».

    La reggia tempestata di gemme non viene perdonata dal tempo.

    Ecco che giungerà l’uomo che l’abbatte.

    Per ogni ricchezza esiste un’orda di predoni.

    Chi si oppone muore per primo, chi combatte resta accerchiato.

    Quello soltanto sopporta:

    la casa carica di doni porta morte e distruzione.

    Perciò compi la tua opera e non indugiare

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