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Gautama
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E-book98 pagine1 ora

Gautama

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Info su questo ebook

Un mondo meraviglioso esiste,
un mondo meraviglioso
davanti ai nostri occhi come nei nostri cuori,
ma noi non ci vogliamo credere e non vogliamo vederlo.
LinguaItaliano
Data di uscita22 ago 2022
ISBN9791221388978
Gautama

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    Anteprima del libro

    Gautama - Domenico Riccio

    Gautama

    Un mondo meraviglioso esiste,

    un mondo meraviglioso

    davanti ai nostri occhi come nei nostri cuori,

    ma noi non ci vogliamo credere e non vogliamo vederlo.

    (Scritto nel 2017)

    I – Tutta la notte a pensare

    Ho passato tutta la notte a pensare. E già questa non è una buona notizia. Non dovrei esserne allegro. Nemmeno stare qui a riflettere sull’avere pensato. Posto che poi cos’è l’avere pensato?! Eppure forse questa volta mi è venuto bene. Quella specie di immobilità che mi ha dato la notte stanotte, stanotte mi è proprio piaciuta … direi che è servita allo scopo … ho pensato … certo che ho pensato … eccome: ho davvero riflettuto molto.

    Peccato forse che – col giorno – se ne andranno tutti i pensieri: le idee voleranno via; torneranno nel mondo della notte di un altro. Ecco: un altro si penserà i miei pensieri. Chissà che ci farà poi?

    Perché io – a dire il vero – credo che io sappia usarli … no usarli, no: è sbagliato; non è quello il concetto … però, insomma, i miei pensieri sono delicati … no, delicati neanche; piuttosto vanno messi bene in ordine: sì, vanno messi in ordine.

    Io ci faccio una fatica del diavolo a metterli in riga i miei pensieri: di solito – e secondo me lo fanno apposta – quelli si presentano tutti insieme e non mi fanno capire niente. Cioè, dico: ti si para davanti una bella ragazza e tu che fai? Niente, e sai perché? Perché i tuoi pensieri hanno deciso di svegliarsi dal letargo nel quale si trovavano e venire l’uno sopra l’altro a consigliarti su quello che devi fare: Invitala a uscire – sì, ma da dove vieni tu pensiero: dall’ottocento? – Offrile qualcosa da bere – ma una cosa meno scontata, no? – Falla almeno sedere – ecco questo lo farei, se steste un poco più tranquilli e in silenzio e mi faceste ragionare …

    Forse queste occasioni mi hanno fatto maturare l’idea che pensare non serve a niente! Ma proprio a niente! Anzi è pure dannoso. E ti dico: ah, tutte le volte che ho pensato giocando a pallone … Cioè: uno pare che ha la palla attaccata al piede lì davanti a me e allora io che faccio? Penso, ecco che faccio. Penso che gliela prendo quella palla; e poi scatto; e poi ancora segno; e quindi tutti mi diranno che sono bravo; e il giorno dopo lo racconteranno a scuola; e io a fare il finto modesto, a dire non era difficile, sì, sono stato bravo, ma anche gli altri … … beh, mentre le penso tutte queste cose, quello ha già fatto gol e hanno pure ripreso a giocare senza aspettarmi.

    E poi questi pensieri sono un tantino sopravvalutati e – diciamola tutta – se la credono pure. E che prosopopea! Ci mancavano solo loro. Voglio dire: i pensieri non servono a niente! Ma proprio con cognizione di causa, non servono a niente!

    Il concetto è questo, seguitemi: già ci sta mia madre che appena mi vede uscire dalla stanza mi apostrofa: Fatti il letto e metti in ordine; poi ci si mette Rosy: Mi vieni a prendere?; e i professori a scuola: Per domani, studiate cento pagine – dico, cento pagine! – dal libro di storia, dalla seconda guerra punica alla terza guerra d’indipendenza!. E se non fosse già abbastanza ci si mettono pure i pensieri: tu stai là seduto davanti alla tele, dopo la partita di prima, e per smaltire la stanchezza e le brutte figure ti stai bevendo una birra e lo sai che succede? Giungono i pensieri, ecco cosa succede. Arriva il primo e dice: Fossi in te, la birra io non la berrei. Bene, gli rispondo quando sarai in me non te la bere! Ma adesso, per favore, esci dalla mia testa e lasciami godere questa birra!. Ma quello mica se ne va; al contrario, rincara la dose: La birra aumenterà il lasso di tempo necessario per la ripresa psico-fisica post-traumatica e poi bla e bla e ancora bla bla. Cioè, a parte la circostanza che ho fatto una partita a pallone mica un’operazione a cuore aperto, ma poi mi volevo bere quella birra proprio per diminuire il lasso di tempo necessario per la ripresa quantomeno psichica dalla brutta figura fatta e, invece, secondo il mio pensiero, no, quella birra non la devo bere.

    Allora la rimetto in frigo – giacché già m’era passata la voglia – ma proprio questo volevo dire prima: i pensieri non servono a niente; perché i pensieri non servono, i pensieri comandano!

    Ci fosse mai il pensiero tipo eccoti una bella birra fresca come piace a te: bevitela!.

    Ecco forse questo è un pensiero che è finito al mattino nel cervello di un altro. Uno di quelli che è volato via con le luci dell’alba. E non è più tornato indietro, perché quello che se l’è preso mica è uno sprovveduto come me. Ha capito subito che era prezioso e ora se lo tiene stretto, lo tratta con tutti i riguardi: è sempre il primo a venirgli in mente, lui lo ascolta, esegue e basta questo per mettere tutti gli altri a tacere. Un pensiero così dovrebbe venirmi in testa almeno quindici volte al giorno!

    II – Arriva

    Io, invece, cosa avevo pensato?

    Lo sapevo, alla fine l’ho dimenticato come gli altri. Mi metto a pensare e mi dimentico di quello che ho pensato …

    Pare, in effetti, che dimenticare sia necessario proprio per fare posto ai pensieri di dopo. Nel senso che il cervello per poter lavorare ha bisogno di spazio e – io direi – anche di ordine, sì, di ordine, mi piace di più. E dunque quando lo spazio è limitato, allora deve scacciare i pensieri che ha pensato per produrne di nuovi.

    No, però, aspetta. Primo: non ti permetto di dire che il mio spazio sia limitato. E poi, a che serve pensare se così subito i pensieri appena sbocciati se ne vanno al macero?

    Perciò ci deve essere un

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