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Sei lezioni sulla moneta: La politica monetaria com'è e come viene raccontata
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E-book639 pagine7 ore

Sei lezioni sulla moneta: La politica monetaria com'è e come viene raccontata

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Info su questo ebook

Con rinnovata passione civile e ironia intellettuale l’autore delle Sei lezioni di economia introduce i lettori al ruolo della moneta e della politica monetaria. Avvalendosi del contributo di qualificati studiosi - legati in particolare alle banche centrali - e del pensiero economico eterodosso, le lezioni smontano la visione della politica monetaria dei libri di testo. In tal modo non solo si offre a studiosi e studenti, a politici e giornalisti, a cittadini e militanti interessati ai temi sociali uno strumento per comprendere le decisioni monetarie, in particolare quelle della BCE, ma si fornisce un’ulteriore prova della fallacia delle teorie economiche dominanti. Le analisi del libro intrecciano le spiegazioni analitiche con le vicende della crisi finanziaria e l’impatto economico della pandemia, con uno sguardo particolare al futuro dell’Europa e del nostro Paese.
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita4 nov 2021
ISBN9788836161744
Sei lezioni sulla moneta: La politica monetaria com'è e come viene raccontata

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    Anteprima del libro

    Sei lezioni sulla moneta - Sergio Cesaratto

    Glossario dei principali acronimi

    APP: Asset Purchase Programme, programma della BCE di acquisto di titoli in via definitiva, anche noto come QE; ricomprende: Public sector purchase programme (PSPP); Asset-backed securities purchase programme (ASSPP); Covered bond purchase programme (CBPP).

    BCE: Banca centrale europea.

    BTP: Buono del Tesoro Poliennale.

    Buba: Bundesbank, la banca centrale tedesca.

    CBPP: Covered bond purchase programme (programma della BCE di acquisto di obbligazioni bancarie).

    DLT: Distributed ledger technology (tecnologia di contabilità decentrata).

    DM: Deutsche Mark.

    EONIA: Euro OverNight Index Average (tasso di interesse relativo alle operazioni a brevissima scadenza [overnight] svolte sul mercato interbancario europeo).

    ESM: European Stability Mechanism (fondo salva-Stati dell’UE).

    EUROSISTEMA: Insieme delle banche centrali dei Paesi dell’UME e della BCE.

    FED: Federal Reserve, banca centrale degli Stati Uniti d’America.

    FMI: Fondo Monetario internazionale.

    IOU: I owe you, titolo di debito informale.

    LTRO: Long-term refinancing operations (operazioni a lungo termine, effettuate dalla BCE, di provvista di riserve al sistema bancario); ricomprendono: Very long-term refinancing operations (VLTRO); Targeted longer-term refinancing operations (T-LTRO).

    MES: Meccanismo europeo di stabilità.

    MMT: Modern Money Theory.

    MRO: Main refinancing operations (operazioni a breve termine, effettuate dalla BCE, di provvista di riserve al sistema bancario).

    NGEU: Next Generation European Union.

    OMT: Outright Monetary Transactions (Operazioni di acquisto di titoli in via definitiva effettuate dalla BCE).

    PEPP: Pandemic Emergency Purchase Programme.

    QE: Quantitative easing (tecnicamente denominato dalla BCE APP, vedi sopra).

    SME: Sistema monetario europeo (1979-1998).

    SMP: Securities Markets Programme (programma della BCE di acquisti di titoli in via definitiva 2010-2012).

    TARGET2: Sistema dei pagamenti interbancari dell’eurozona.

    UE: Unione europea.

    UME: Unione economia e monetaria europea.

    ZLB: Zero lower bound.

    Introduzione

    Nel Faust l’invenzione della carta-moneta è attribuita a Mefistofele. Freschi di stampa e del prodigio che li ha resi uguali all’oro, i biglietti del diavolo si spandono per il regno. Chi se ne impadronisce diventa ricco, e il buffone di corte dice «stasera stessa mi cullerò nel mio feudo». Ma anche nella vita ordinaria la moneta può essere creata dal nulla (per quanto non da chiunque). E con effetti non meno sconvolgenti. Al pari della moneta creata da Mefistofele, la moneta creata dalle banche internazionali attraversa il mondo come un vento impetuoso. Sconvolge modi di vivere e gerarchie sociali, alimenta speranze e premia le scommesse più ardite, genera un’onda di euforia che non di rado, ritirandosi, lascia dietro a sé macerie e desolazione.

    Fernando Vianello 2013, p. 18.

    Cartacea o digitale, la moneta è protagonista della nostra vita quotidiana. Intuiamo dai giornali che i grandi sacerdoti che la amministrano risiedono presso le banche centrali come la Banca centrale europea (BCE) o la Federal Reserve americana (Fed). Questo libro ha l’obiettivo ambizioso di iniziare lettrici e lettori ai misteriosi riti che presiedono alla creazione ed esistenza (e talvolta scomparsa) della moneta.

    Esso si indirizza a tre gruppi di soggetti: i cittadini ordinari interessati alle vicende politico-sociali e, da ultimo, a maturare un parere informato sul proprio destino; a chi questo destino spesso orienta senza avere le competenze sufficienti, e parlo di giornalisti e politici; infine a coloro che ci son più preziosi, i giovani studenti, di economia ma non solo (anzi!).

    Come vedremo, gli studenti ricevono generalmente dai loro professori di economia un’educazione nei riguardi della moneta e della politica monetaria che non solo è antiquata, ma è persino sbagliata, come viene sempre più riconosciuto da importanti autorità soprattutto presso le banche centrali. In questo senso il libro può risultare utile non solo agli studenti più curiosi, ma anche ai loro professori come libro di testo da accompagnare a quelli standard, o magari sostituirli! Se da un lato c’è nel libro una sottile verve polemica verso il modo acritico con cui molti colleghi insegnano materie macroeconomiche, capisco dall’altro che sono relativamente pochi coloro che fanno ricerca su temi di economia monetaria. Ciò non giustifica tuttavia il gap fra ciò che si insegna e le concezioni monetarie più aggiornate prevalenti presso le banche centrali, che risalgono tuttavia a importanti tradizioni nel pensiero economico poco recepite nei libri di testo. L’accoglienza della macroeconomia convenzionale agevola inoltre la condivisione di visioni monetarie ormai poco credibili – si pensi a quanto l’ancora diffusa idea pre-keynesiana che siano i risparmi a determinare gli investimenti influenzi l’insegnamento che funzione delle banche sia di intermediare i risparmi (torneremo a lungo su questo). Temo ancor di più che le tendenze attualmente diffuse nella professione a vedere l’economia come una scienza prevalentemente empirica applicata a temi specifici – magari apparentemente sociali come l’ambiente, la diseguaglianza o la povertà, quando non basati su esperimenti di laboratorio sui comportamenti individuali – stia riducendo le competenze analitiche disponibili su temi macroeconomici di fondo.

    L’indirizzarci a un pubblico variegato ci imporrà il difficile compito di viaggiare a un livello intermedio accompagnando alla divulgazione alcune escursioni in terreni appena più complessi che cercheremo di rendere accessibili al lettore interessato solo a farsi un’idea – di cui comunque si potrà tralasciare la lettura senza perdere il filo. Per rendere l’esposizione più lieve e divertente, attraverso una formula che è stata molto apprezzata nel mio precedente Sei lezioni di economia, l’esposizione sarà spesso interrotta da una interlocutrice. Così ho telefonato alla studentessa che aveva già accompagnato la mia precedente fortunata avventura nella divulgazione. Ella ha ora un buon lavoro e segue con passione le vicende economiche, e mi dice che tanto entusiasmo in un momento difficile le deriva anche da quell’esperienza; ma questo me l’han detto in molte e molti in questi anni. La parola più abusata nella pandemia da politici e gente comune è stata libertà, confusa con il poter fare ciò che ci pare. La libertà è soprattutto impegno civile; in carcere si possono scrivere i Quaderni. Però anche la spensieratezza è importante; ma è una libertà in senso lato, tant’è che non tutti o sempre se la possono permettere. Questo è un libro complesso, ma spero di avergli lasciato un tocco di spensieratezza e di ironia.

    Procederemo così. Cominceremo dalla nascita della nostra creatura, la moneta, davanti alla quale sono (purtroppo) in pochi a non inchinarsi. Capisco che appaia tedioso cominciare un libro dalle banche, ma vedrete che non sarà noioso: qualcuna di voi salterà sulla poltrona sentendosi dire che le banche non raccolgono e prestano il risparmio, bensì concedono prestiti creando moneta … va bene, accetto che non sia molto più eccitante della caduta della Rupia dell’Ernesto di wildiana memoria, ma insomma questo è un libro di economia e il lato melodrammatico uno se lo deve immaginare. Approfondiremo anche il tema delle monete digitali di cui da un po’ si parla.

    Salve prof, ma perché parte da lì? Bentornata. Partiremo nella prima lezione dalla creazione di moneta delle banche – la cosiddetta teoria della moneta endogena – perché questo fa vedere che le banche, che svolgono la funzione fondamentale di concedere i crediti senza i quali l’economia non funziona, necessitano a loro volta d’una moneta creata dalla banca centrale, le cosiddette riserve. Nella seconda lezione, la più corposa, mostreremo che proprio sul ruolo delle riserve gioca, almeno in tempi normali, la politica monetaria, ovvero l’azione di politica economica della banca centrale. Perché in tempi normali? Un po’ come le famiglie della Anna Karenina di Tolstoj, nei periodi in cui le economie van bene queste si assomiglia­no fra di loro, mentre quando vanno male ciascuna lo fa un po’a modo proprio. Mentre nella seconda lezione mostreremo come funziona la politica monetaria quando le cose van grosso modo bene – sebbene non funzioni certo come descritto nei manuali di economia – nella terza lezione spiegheremo le politiche non convenzionali adottate dalle banche centrali a partire dalla crisi cominciata nel 2008, crisi mai terminata per l’Italia e in fondo neppure per l’Europa, poi aggravatasi dal 2020 con la pandemia. Accenneremo qui a tanti dibattiti di attualità, dall’helicopter money, alla monetizzazione e persino cancellazione del debito pubblico da parte delle banche centrali, alle tesi della Modern Money Theory (MMT), sino agli effetti delle monete digitali sulla politica monetaria, sempre con un pensierino al nostro problematico Paese. Nel libro teniamo conto della revisione della strategia di politica monetaria presentata dalla Presidente Christine Lagarde l’8 luglio 2021. E con questo abbiamo finito prof! Eh no, abbiamo appena cominciato!

    La spiegazione della politica monetaria che vi avrò sino a questo punto offerto non è una teoria eterodossa, è piuttosto un fatto, e come tale è un punto di vista condiviso da molti economisti delle banche centrali. Non tutti? Temo che qualche incertezza vi sia pure fra le loro fila, e questo è il frutto della teoria economica che hanno studiato all’università che è sbagliata in sé, e di conseguenza fuorviante per l’analisi monetaria concreta. Ho capito professore, lei è riuscito a trascinarci sul suo terreno preferito: la battaglia fra le teorie economiche! Sì, è così.

    E infatti nella quarta lezione spiegherò l’analisi monetaria alla luce della teoria marginalista (o neoclassica) attualmente dominante, chiarendo perché essa porta alle trattazioni sbagliate dei libri di testo. Ma non solo. Nei primi tre capitoli abbiamo spiegato come funziona la politica monetaria, ma non a quali indirizzi di politica economica si deve rifare. Non capisco bene prof! Quello che voglio dire è che a seconda della teoria economica che condividiamo, per esempio quella marginalista che ritiene il laissez faire un buon principio di politica economica, o quella keynesiana che ritiene l’intervento pubblico necessario al buon funzionamento dell’economia, cambiano gli obiettivi della politica monetaria. Quindi lo strumento è il medesimo ma l’impiego è diverso. Esattamente.

    Nella quinta lezione spiegheremo dunque moneta e politica monetaria in ambito keynesiano, evocando anche elementi della teoria del sovrappiù degli economisti pre-marginalisti. Coglieremo qui l’opportunità di trattare anche di qualche aspetto internazionale della moneta, incluso il mio perenne bisticcio con gli amici MMT su moneta sovrana e vincolo della bilancia dei pagamenti. E a questo punto abbiamo davvero finito. Può però essere divertente ritornare sulla controversia, questa sì melodrammatica, su TARGET2, il discusso sistema dei pagamenti dell’Unione Economica e Monetaria Europea (EMU). Anche Draghi, nella veste di Presidente della BCE, fu trascinato nella polemica. E dato che persino in prestigiosi atenei esteri ho trovato studiosi di moneta internazionale che ancora non avevano capito bene TARGET2, ci torniamo nella sesta lezione.

    Coloro che hanno già letto Sei lezioni di economia (Cesaratto 2019) troveranno elementi di continuità ma anche molti nuovi approfondimenti, essendo la moneta più centrale nel presente volume. Chi non l’avesse letto non si preoccupi, ogni cosa è rispiegata daccapo. Se dovessi tuttavia distinguere il rispettivo filo rosso dei due libri direi che le Sei lezioni di economia hanno la teoria del sovrappiù come leitmotiv, mentre il presente volume ha il concetto di moneta endogena come tema conduttore, sebbene ambedue i concetti siano presenti in entrambi i volumi. Se incuriositi, questi lettori potranno successivamente leggere le Sei lezioni di economia, arricchendo così le proprie conoscenze. Insomma i due libri sono diversi e complementari con delle inevitabili, ma direi utili, sovrapposizioni.

    Ed ora, come si diceva in un grande partito di cui ricorre quest’anno il centenario della fondazione – una delle istituzioni più serie che questo paese abbia prodotto nel secolo trascorso – al lavoro e alla lotta!

    Prima lezione

    Come le banche creano moneta

    Einaudi conservò a lungo la concezione della banca come salvadanaio che presta i denari che ha. […] È un fatto che Einaudi descriveva in forma dubitativa il processo di creazione di credito e solo con la sua andata alla Banca d’Italia ci ha capito qualcosa.

    Federico Caffè 2007, p. 952.

    Sommario – Questa lezione illustra come funziona il sistema dei pagamenti interbancario attraverso cui svolgiamo le nostre più comuni operazioni bancarie. Vedremo come le banche non raccolgano risparmio prima di concedere il credito, ma creino quest’ultimo attraverso una scrittura contabile (teoria della moneta endogena). Solo successivamente l’impiego del credito bancario genera reddito e risparmio. Nel corso della lezione spiegheremo il ruolo delle riserve bancarie, una moneta digitale creata dalla banca centrale, sia nei sistemi di pagamento che nell’attività creditizia. Nell’insieme non sono concetti romantici, ma fan da base alle lezioni successive sulla politica monetaria, e che rompono comunque alcuni luoghi comuni.

    Se aprite un libro di testo di economia è molto probabile che troviate l’affermazione che il ruolo delle banche è di intermediare il risparmio, ovvero raccogliere i depositi dei risparmiatori per prestarli a imprese e famiglie. Questo è presentato come un compito importantissimo perché la rinuncia a spendere di alcune famiglie consente alle imprese di finanziare gli investimenti produttivi delle aziende, o ad altre famiglie di effettuare spese impegnative, come una nuova abitazione o una nuova automobile. Questa teoria è nota come teoria dei fondi prestabili. Prof, deve però riconoscere che questa teoria è di grande appeal per il buon senso! Certamente, e qui il lavoro copernicano si fa duro, ma lei mi darà una mano. Dovremo dimostrare che le banche non devono raccogliere risparmio prima di prestare denaro, ma esse creano questo denaro ex nihilo. Seguitemi con pazienza.

    1.1. La gerarchia delle monete

    Il potere è gerarchico, figuriamoci l’espressione massima del potere, cioè la moneta. Vediamo perché. Laddove c’è sufficiente fiducia e la situazione economica è piuttosto stabile le imprese possono effettuare molti pagamenti tra loro emettendo dei pagherò, delle promesse di pagamento. In tal modo possono per esempio approvvigionarsi di beni intermedi, saldando il conto in moneta legale una volta venduto il prodotto finale. Il venditore dei beni intermedi può a sua volta girare il pagherò per effettuare a sua volta altri acquisti, o cederlo a una banca in cambio di moneta – un’operazione nota come sconto di un effetto cambiario. Quel pagherò è una forma di moneta spontanea. Naturalmente ci sono dei limiti alla circolazione dei pagherò la cui solidità dipende dalla solvibilità, onestà ed anche notorietà di chi li ha emessi. Ci fideremmo di essere pagati con un pagherò emesso da un soggetto a noi sconosciuto? Evidentemente no. Un tempo a Roma molte famiglie tenevano un conto dal droghiere per cui gli acquisti giornalieri davano luogo a una promessa di pagamento effettuata in verità oralmente: segni diceva la casalinga o la vecchina, e il pizzicagnolo segnava con una mezza matita spuntata su un quadernetto un po’ unto. A fine mese si saldava. Difficilmente, tuttavia, il droghiere poteva approvvigionarsi di salame e mortadella mostrando il quaderno col conto della signora Pina. In pratica, infatti, la maggior parte delle transazioni fra soggetti privati sono effettuate con moneta legale emessa da un ente superiore, per esempio le banconote emesse dalla banca centrale (vedremo come), o con moneta bancaria, per esempio i bonifici con cui trasferiamo soldi dai nostri depositi a quelli di terze persone. Tutti ci fidiamo di esser pagati con banconote o con un bonifico, proprio perché c’è la garanzia di un ente terzo, la banca centrale o il sistema bancario. Vedremo che le banche per effettuare i pagamenti fra di loro usano una moneta emessa dall’ente a loro superiore, la banca centrale, e questa moneta particolare si chiama riserva bancaria. Per gli scambi fra soggetti a livello internazionale si usa spesso una moneta di cui tutti si fidano, tipicamente (sinora) il dollaro. Può riassumere per favore? Sì. Tutti i soggetti usano una moneta emessa da un ente superiore di cui entrambe le parti di una transazione si fidano: i comuni mortali quando scambiano fra di loro usano contante (banconote emesse dalla banca centrale) o moneta bancaria (emessa dalle banche); le banche usano le riserve bancarie (emesse dalla banca centrale); a livello internazionale le transazioni sono effettuate principalmente in dollari (emessi dalla zio Sam). Prof, ho capito fino a un certo punto. Abbia pazienza, intanto registri questa gerarchia delle monete, ora vediamo più operativamente.

    Come funzionano i pagamenti in banconote lo sappiamo. Ma che succede quando dal computer di casa ordiniamo un bonifico dalla nostra banca al conto di un altro soggetto presso un altro istituto di credito? Possiamo pensare che un furgone portavalori trasferisca banconote dalla nostra banca a quella del beneficiario del nostro bonifico. O forse che le due banche regolino per telefono i loro pagamenti reciproci. Forse un tempo era così. Ora tutto viene regolato su un sistema elettronico dei pagamenti, una piattaforma digitale su cui viaggiano i nostri pagamenti che nella eurozona è chiamata TARGET2. Ad essa dedicheremo un’intera lezione per i suoi risvolti economici, ma ora ci riguarda solo per aspetti più tecnici.

    Per arrivare a come funziona TARGET2 dobbiamo impadronirci di un piccolo strumento tecnico, il bilancio semplificato di una banca.

    Cartalismo. La cosiddetta Modern Money Theory (MMT) sottolinea la natura di promessa di pagamento della moneta (IOU – I owe you in inglese). La moneta non ha infatti un valore in sé (non è una merce con un valore intrinseco). Di cosa consiste questa promessa? Il ragionamento dell’MMT, che ha radici in autori più antichi appartenenti a una tradizione detta cartalismo, muove dalla definizione della moneta come creatura dello Stato: è quest’ultimo a sancire che i prezzi e i contratti commerciali siano fissati in una certa unità di conto, e ad emetterla. Tutti accettano la moneta emessa dallo Stato per i propri pagamenti, direttamente o indirettamente attraverso gli scambi con altri soggetti privati, in quanto esso promette di accettarla a sua volta per il pagamento delle imposte (che, com’è noto, è una delle due cose a cui nella vita non si sfugge). La moneta emessa dallo Stato (riserve bancarie e banconote), e più specificatamente dalla banca centrale, risiede in cima alla gerarchia delle monete. Le altre monete vivono di gloria riflessa, riflettono cioè la promessa originaria: essendo convertibili in moneta dello Stato esse possono essere utilizzate per pagare le imposte. Così argomentano Nersisyan e Wray (2016, pp. 1302-1303):

    La creazione di denaro nell’economia è un processo gerarchico. Poiché il denaro è una cambiale, piuttosto che una merce, chiunque può creare denaro emettendo una cambiale [I owe you] […]. Ma non tutte le cambiali godono dello stesso livello di accettabilità. Disponiamo quindi i vari settori dell’economia in una piramide basata sul livello di accettabilità delle loro passività. Le passività dello Stato (banconote e riserve) occupano il livello superiore, mentre il denaro delle banche (depositi) è al di sotto del denaro dello Stato. Le passività di altre istituzioni finanziarie sono al di sotto del denaro bancario nella piramide […]. Ancora più in basso troviamo le passività delle istituzioni non finanziarie. E in fondo potremmo trovare le cambiali delle famiglie…

    Un governo sovrano, secondo la MMT, occupa il livello superiore della piramide monetaria. È facile per esso trovare chi accetti la sua moneta, perché molti di noi gli devono dei pagamenti. La MMT ha sottolineato l’importanza delle imposte, in particolare, nel guidare la domanda per le cambiali dello Stato nel periodo moderno. La moneta emessa dallo Stato ha dunque secondo l’MMT natura fiduciaria – tutti accettano di essere pagati in tale moneta avendo fiducia di poterla successivamente impiegate per i propri pagamenti – fondata sulla sua proprietà di essere il veicolo necessario al pagamento delle imposte. Secondo Ferrari e Ferrero (2019) tale fiducia è rafforzata dalle politiche della banca centrale di mantenere il valore della moneta costante, dunque dal suo impegno anti-inflazionistico. Questo impegno può essere discutibile se il costo di una bassa inflazione è un’elevata disoccupazione volta a tenere i salari nominali sotto controllo. L’inflazione è infatti il risultato di un conflitto sulla distribuzione del reddito (Cesaratto 2019, seconda lezione).

    Abbiamo sinora fondamentalmente incontrato tre diversi tipi di moneta: le banconote, emesse dalla banca centrale ed utilizzate dal pubblico, cioè da noi; i depositi bancari (o moneta bancaria), che vedremo essere creati dalle banche e che sono anch’essi utilizzati dal pubblico; infine le riserve bancarie, create dalla banca centrale e utilizzate negli scambi fra le banche. Dobbiamo ora occuparci di come queste forme di moneta vengono create e cominciano a circolare nel sistema.

    1.2. La banca sotto casa

    A questo punto introduciamo un bilancio semplificato di una banca (tavola 1.1). Come ciascuno sa, un bilancio ha l’attivo a sinistra e il passivo a destra. Indulgeremo spesso nel definire tali bilanci balance sheet (o T-balance).

    L’attivo di Banca Tipica include tutte le entità di valore che la banca possiede. Nell’esempio della tavola 1.1 la banca ha 50 euro di moneta emessa dalla banca centrale sotto forma di riserve (detenute presso la stessa banca centrale) e di contante presso i suoi sportelli e bancomat. I prestiti che la banca ha concesso ai consumatori e alle imprese, che sono la voce più grande per la maggior parte delle banche, sono anche un attivo, 600 euro in questo caso. La banca detiene anche titoli, come titoli di stato o titoli garantiti da ipoteca, per un valore di 350 euro. Un vero bilancio bancario avrebbe altr

    e voci più piccole, tra cui edifici e attrezzature aziendali.

    Tavola 1.1 – Il bilancio di Banca Tipica

    Il passivo della banca include tutto ciò che essa deve ad altri. I depositi di famiglie e imprese sono la categoria più grande per la maggior parte delle banche, nell’esempio 700 euro. Le banche prendono anche in prestito fondi da altri creditori, per esempio, vendendo obbligazioni e attraverso i mercati interbancari a breve termine, qui per 200 euro. Fra le passività compare infine il capitale della banca, ovvero un valore che l’impresa-banca deve ai suoi proprietari (azionisti) che l’hanno conferito. Può essere utile supporre che il capitale di 100 che appare nella tavola 1.1 sia pari a quello inizialmente conferito dagli azionisti della banca.

    Questa banca ha un capitale pari al 10% delle attività, il che è tipico del settore bancario. Si dice che una banca con un basso rapporto tra capitale e attività ha un alto grado di leverage – cioè il suo volume di movimenti finanziari fa leva su un capitale relativamente ristretto.

    Nella tavola 1.1 il capitale della banca conferito dagli azionisti è precisamente pari al totale delle attività meno il totale delle passività. Non è però detto che questo rimanga vero per il resto della vita della banca. Infatti qualsiasi perdita di valore delle attività della banca, mentre le sue passività rimangono invariate, ridurrà il capitale di una banca (si mangerà il capitale, per esprimerci in maniera più colorita). Le ragioni più comuni per una perdita di valore delle attività sono il mancato rimborso completo dei prestiti da parte dei mutuatari (rischio di credito) e la diminuzione del prezzo di mercato dei titoli che la banca possiede (rischio di mercato). Se le perdite sono abbastanza grandi, il capitale scende a zero o sotto, e la banca fallisce. Il termine tecnico per il fallimento bancario è insolvenza. Per questo il leverage viene regolato dalle autorità in maniera tale che non possa salire oltre un certo livello, o in altre parole in maniera tale che una banca abbia abbastanza capitale proprio che funga da cuscinetto in caso di perdite senza incorrere in insolvenze, ovvero l’incapacità della banca di restituire parte delle passività. Anche le eventuali procedure d’insolvenza sono molto regolate sì da garantire soprattutto i piccoli risparmiatori.

    I bilanci della tavola 1.2 mostrano cosa succede a Banca Tipica quando i titoli che possiede diminuiscono di valore di 100 euro. Dopo la perdita, le attività della banca sono scese a soli 900 dollari, mentre le sue passività di 900 dollari rimangono invariate. Il suo capitale – attività meno passività – è sceso a zero. La banca è insolvente.

    Tavola 1.2 – Da Banca Tipica a Banca Insolvente

    Beh, ora lasciamo la nostra Banca Tipica diventata Banca Insolvente al suo destino e semplifichiamo ancor di più il suo bilancio lasciando solo i prestiti nell’attivo e i depositi nel passivo.

    Per arrivare all’origine dei tre tipi di moneta sopra indicati (banconote, depositi bancari e riserve bancarie) dobbiamo capire come funzionano i pagamenti interbancari, quelli che comunemente utilizziamo attraverso i bonifici, carte di credito o assegni bancari. Come funzionano i pagamenti via banconote lo sappiamo tutti.

    1.3. Sistemi di pagamento (Paolo e Francesca)

    Supponiamo dunque che Paolo, titolare di un deposito presso il Monte dei Paschi di Siena (MPS) intenda fare un bonifico a favore di Francesca che ha il proprio conto presso UniCredit. Un tempo, se fossimo stati nel Far West, la diligenza di Onde Rosse avrebbe portato dollari da MPS a UniCredit. Si può supporre che ora tutto viaggi in rete. Le due banche potrebbero inoltre avere una contabilità reciproca, e a fine giornata regolare il netto. Le banche sono però molte, per cui nei moderni sistemi la gestione dei flussi di pagamento viene affidata alla banca centrale – sebbene esistano anche sistemi gestiti da privati. Nei fatti tutte le banche commerciali hanno un proprio conto corrente presso la banca centrale dove detengono le famose riserve bancarie. Queste sono una moneta che esiste e circola solo in questi conti, detti conti di riserva e regolamento – anche se le banche possono chiedere alla banca centrale di trasformare le riserve in banconote ogni qualvolta il pubblico desidera ritirare banconote dai propri depositi . Il trasferimento del nostro denaro quando effettuiamo un bonifico (o paghiamo con carta di credito) avviene col trasferimento di riserve dal conto di riserva della nostra banca al conto di riserva della banca del beneficiario del pagamento. E ovviamente prof questo passaggio interbancario di riserve non è richiesto se Paolo e Francesca hanno il proprio deposito presso il medesimo istituto bancario. Sì, chiaro. In questo caso la banca fa tutto in casa.

    Chi ha seguito nello scorso decennio le vicende della crisi europea sa che il famoso TARGET2 è la piattaforma digitale che gestisce questi pagamenti. Dedicheremo l’intera sesta lezione a TARGET2 (che è l’acronimo di Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer System).

    Le banche devono dunque detenere riserve nel proprio conto per poter effettuare i pagamenti che noi ordiniamo. In alcuni sistemi v’è anche l’obbligo aggiuntivo, regolato dalla banca centrale, di detenere un ammontare di riserve commisurato all’ammontare dei depositi. Per esempio, nell’UME v’è l’obbligo delle riserve obbligatorie (1% dei depositi a vista), ma attualmente non nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Vedremo come tale obbligo sia legato alla gestione della politica monetaria piuttosto che al sistema dei pagamenti.

    Quindi prof le banche deterrebbero riserve anche se non vi fosse l’imposizione della riserva obbligatoria? Sì, è così. Le banche necessitano di riserve per effettuare i nostri pagamenti e continuamente perdono e ricevono riserve. Comunque, visto che l’Italia appartiene all’eurozona noi assumiamo che le banche siano obbligate a detenere un euro di riserva a fronte di cento euro di depositi – ovvero un coefficiente di riserva obbligatoria attualmente dell’1%.

    La regolazione dei pagamenti interbancari attraverso la movimentazione delle riserve risponde al principio visto nella sezione 1.1, per cui il pagamento fra due soggetti avviene in una moneta emessa da un terzo soggetto a loro superiore: fra due soggetti privati (Paolo e Francesca) il pagamento avviene con un trasferimento di depositi bancari o in banconote; fra due banche in moneta emessa dalla banca centrale, vale a dire col trasferimento di riserve che sono un mezzo di pagamento emesso dalla banca centrale e che circola fra i conti di riserva e regolamento delle banche commerciali. Riserve e banconote emesse dalla banca centrale hanno svariati nomi: base monetaria, base money, moneta ad alto potenziale. Noi spesso la chiameremo liquidità emessa dalla banca centrale. Osserviamo la tavola 1.3.

    Tavola 1.3 – Paolo trasferisce 100 euro a Francesca

    Paolo ha il conto presso il MPS e Francesca presso UniCredit. Paolo ordina un pagamento a Francesca di 100 euro. Quindi MPS cancella 100 euro dal conto di Paolo (-100 D). Questo significa che le passività di MPS sono diminuite di 100 euro – i depositi per una banca costituiscono infatti una passività, soldi che deve. Affinché i 100 euro arrivino a Francesca, la Banca d’Italia cancella 100 euro dalle riserve del MPS e le accredita nel conto di riserva di UniCredit. Le riserve per le banche sono un attivo, moneta che posseggono nei conti di riserva. E quindi prof sono simmetricamente un passivo per la banca centrale, cioè soldi che essa deve. Esatto. Infine UniCredit vedendosi accreditate 100 euro di riserve, può a sua volta accreditare 100 nel conto corrente di Francesca. Tutto questo avviene in maniera automatizzata attraverso TARGET2.

    1.4. Le banche in riserva

    Avrete notato che quando Paolo ha effettuato il pagamento a Francesca MPS ha perso 100 euro di riserve. E’ molto probabile che comunque MPS abbia poco dopo ricevuto un pagamento a favore di un proprio cliente recuperando riserve. Semplificando al massimo, supponiamo però che quella fra Paolo e Francesca sia stata l’unica operazione giornaliera. È possibile che MPS sia ora sotto di 99 euro rispetto all’obbligo di riserva obbligatoria… prof, ma perché non di 100 euro? Perché MPS ha anche perso un deposito di 100 euro, quindi data la riserva obbligatoria all’1% ha bisogno di un euro in meno di riserve. Ah, giusto! Simmetricamente è probabile che UniCredit abbia un eccesso di riserve pari a 99 euro … in quanto UniCredit ha acquisito un deposito di 100 euro quindi le serve un euro in più nelle riserve. Esatto. Normalmente, e per normalmente intendo quando le banche si fidano l’una dell’altra, UniCredit presterà 99 euro di riserve a MPS nel cosiddetto mercato interbancario (e magari il giorno successivo la situazione si inverte, per cui questi prestiti sono in genere a brevissimo termine). La tavola 1.4 ripete come passo 1 il pagamento di Paolo a Francesca visto nella tavola 1, descrivendo come passo 2 il prestito di riserve da UniCredit a MPS. (Vedremo in verità fra poco, nella sezione 1.7, come le banche abbiano una certa flessibilità nel rispetto nel tempo degli obblighi di riserva, per cui lo scambio di riserve fra banche in eccesso e banche in difetto non avviene con l’immediatezza dell’esempio, il quale ci offre però il sale della questione).

    Tavola 1.4 – UniCredit presta riserve a MPS

    Prof, faccio l’avvocata del diavolo. Ma se il MPS non avesse riserve a sufficienza da trasferire nel passo 1, cosa accade? Sì, questo può accadere a qualsiasi banca che, per motivi casuali, abbia effettuato molti pagamenti e ricevuti pochi. Per evitare che il MPS per perfezionare l’ordine di Paolo debba attendere a sua volta di ricevere pagamenti rallentando il sistema – magari UniCredit a sua volta può effettuare pagamenti solo se ne riceve dal MPS – ciò che viene chiamato in inglese gridlock, la Banca d’Italia in automatico concede un prestito di riserve giornaliero (daylight credit) a MPS per cui il pagamento di Paolo arriva in tempo reale a Francesca. MPS poi dovrà entro sera saldare il prestito con la Banca d’Italia, ma nel frattempo avrà a sua volta ricevuto pagamenti, oppure se li farà prestare nell’interbancario, oppure… beh lo vedremo più avanti, c’è uno sportello di emergenza presso la Banca d’Italia che concede prestiti di riserve sino al giorno dopo (overnight). Insomma, tranquilli, i vostri bonifici arrivano.

    Eh prof, so che lei si aspetta la domanda, ma le tavole con le freccette mi son piaciute, e ora lei ci deve spiegare come avvengono i pagamenti all’interno dell’eurozona, insomma, ci illustri per bene TARGET2! Eh, lei già conosce la carica polemica che questo sistema ha suscitato.

    1.5. Paolo targets Kathrin

    Supponiamo dunque che Paolo effettui un bonifico di 100 euro, per esempio, da Intesa-San Paolo alla Deutsche Bank a favore di Kathrin in Germania – o semplicemente trasferisca quattrini verso un suo deposito presso la Deutsche Bank. Intesa chiede dunque alla Banca d’Italia di effettuare il necessario trasferimento di riserve dal proprio conto di riserva a quello della Deutsche Bank . Ma quest’ultima ha il proprio conto di riserva presso la Bundesbank (Buba) e la Banca d’Italia non è quindi autorizzata ad effettuare l’accredito. Quindi, da un lato, la Banca d’Italia cancella 100 euro dal conto di riserva di Intesa e, dall’altro, chiede alla Buba di accreditare 100 euro di riserve alla Deutsche Bank. In cambio la Buba ottiene una scrittura contabile che si chiama attivo Target 2 per 100 euro presso la BCE, a fronte del quale vi è un passivo Target 2 della Banca d’Italia. Tutto questo funziona in automatico attraverso TARGET2 (quindi quel chiede è un eufemismo e meritava il virgolettato). Tutto questo è descritto nella tavola 1.5.

    Tavola 1.5 – Paolo fa un bonifico a Kathrin

    Così il Manuale della Bilancia dei pagamenti della Banca d’Italia (2016, p. 50):

    i pagamenti transfrontalieri in euro dei settori bancari nazionali dell’area dell’euro o delle relative banche centrali nazionali (BCN) vengono eseguiti mediante il sistema di pagamento comune TARGET2. Quando una banca effettua un pagamento transfrontaliero a favore di un’altra banca, questo viene addebitato sul conto corrente della banca pagante presso la propria BCN e accreditato su quello della banca ricevente presso la rispettiva BCN. La BCN della banca pagante registra pertanto una diminuzione nel conto della banca presso di essa e la BCN della banca destinataria registra specularmente un aumento nel conto della banca destinataria. Tali posizioni corrispondono a una passività sul sistema TARGET2 per la prima BCN e a un’attività per la seconda.

    Ma prof, la Deutsche Bank non si trova ora in eccesso di riserve e Intesa in difetto? Sì, e normalmente Deutsche Bank presterà il suo eccesso di riserve a Intesa. Però rimandiamo questo approfondimento e le polemiche che hanno accompagnato TARGET2 alla sesta lezione. Ora andiamo a un’altra parte molto succosa di questa lezione in cui spieghiamo l’origine dei depositi bancari e che smentirà molte cose insegnate nei libri di testo standard.

    1.6. Le banche hanno credito

    Quello che gli studenti comunemente imparano nei libri di testo è che la funzione delle banche è di raccogliere risparmio, sotto forma di depositi, e di prestarlo a famiglie e imprese. E in effetti nel bilancio delle banche troviamo i depositi fra le passività e i crediti (o prestiti) fra le attività come nella tavola 1.6.

    Tavola 1.6 – Bilancio semplificato di una banca commerciale

    La questione è la relazione causale: sono i depositi a creare i crediti, o viceversa? La received wisdom è che le banche devono prima ricevere i depositi e in seguito possono erogare crediti. È ormai ampiamente riconosciuto da chi conosce le cose – quindi non dall’economista standard – che è invece vero l’opposto: le banche creano i depositi attraverso le operazioni di credito. Cosa fa, infatti, una banca quando concede un mutuo di 100 euro? Apre un deposito a favore del debitore, quindi nel bilancio scriverà 100 euro all’attivo (il credito concesso) e 100 euro al passivo (il deposito creato). Attraverso questa operazione la banca ha creato moneta bancaria, infatti i depositi sono moneta bell’e buona che noi usiamo per i pagamenti. It’s as simple as that!

    Tavola 1.7 – La banca crea depositi concedendo crediti

    Le banche accordano dunque mutui a imprenditori e famiglie attraverso l’accredito di un corrispondente deposito a loro favore. Quello che rileva per le banche è il merito di credito del mutuante, che sia cioè un debitore affidabile che restituisca il debito e paghi i relativi interessi con puntualità. Questa possibilità delle banche di creare moneta out of thin air è nota come teoria della moneta endogena, sebbene non sia forse giusto chiamarla teoria in quanto appare piuttosto come un fatto.

    Insomma prof la moneta è una scrittura contabile! Beh, attenzione. Le scritture contabili creano debiti e crediti, e ambedue sono fatti concreti della vita, basti pensare ai mal di fegato di chi non riesce a veder restituito un credito o all’insonnia di chi non riesce a ritornare un debito. Diciamo che la moneta è creata attraverso una scrittura contabile: quando la banca crea moneta bancaria iscrivendo un deposito di 100 euro a favore di Cristina essa crea un proprio debito verso Cristina. E questo conferma la natura della moneta come un debito, un impegno di qualcuno verso il portatore del titolo monetario. La banca però a fronte di questa passività si iscrive un’attività, il credito concesso. Prof. sono un po’ confusa: la banca è contemporaneamente in debito e in credito con Cristina. Sì, e questo pareggia i suoi conti. Che la banca sia in credito è più facile a capirsi dato che ha concesso un prestito. Che sia in debito è anche chiaro in quanto Cristina può in ogni momento trasformare il deposito in banconote, o usando il deposito per un pagamento girare questo diritto a un terzo. Avendo creato quel deposito la banca è potenzialmente debitrice verso il titolare del medesimo.

    1.7. Partire senza riserve

    Ma prof, all’università un professore ci ha spiegato che le banche possono prestare creando depositi solo se hanno adeguate riserve a fronte di quei depositi. Eh già, anche per smentire questa visione errata mi sono sobbarcato la fatica di scrivere questo libro. Nella quarta lezione esamineremo con cura questa tesi. Limitiamoci per ora a guardare alla realtà.

    Anche nei regimi monetari come l’Eurosistema (composto da BCE e banche centrali nazionali dell’eurozona), dove le banche sono obbligate a detenere riserve obbligatorie in quota dei depositi, esse non sono obbligate a rispettare l’obbligo di riserva momento per momento, ma in media con riferimento all’ammontare di depositi detenuto nel precedente periodo di mantenimento. Chiarisco subito. Il periodo di mantenimento consiste di sei settimane che prendono a riferimento quelle che intercorrono fra due riunioni del Consiglio direttivo della BCE. Al momento in cui questo libro va alle stampe l’ultima riunione del Consiglio

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