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Facce di Tolla: Piccole disavventure di quotidiana resistenza in un'Italia alla deriva
Facce di Tolla: Piccole disavventure di quotidiana resistenza in un'Italia alla deriva
Facce di Tolla: Piccole disavventure di quotidiana resistenza in un'Italia alla deriva
E-book153 pagine2 ore

Facce di Tolla: Piccole disavventure di quotidiana resistenza in un'Italia alla deriva

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Info su questo ebook

Situazioni al limite del ridicolo e del paradossale in un'Italia piena di "Caporali"
LinguaItaliano
Data di uscita2 nov 2022
ISBN9798361844173
Facce di Tolla: Piccole disavventure di quotidiana resistenza in un'Italia alla deriva

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    Anteprima del libro

    Facce di Tolla - Bonin Roberto

    INTRODUZIONE

    Chi non si ricorda le disavventure del Ragionier Ugo Fantozzi matricola 7829/BIS , il tragicomico personaggio inventato e interpretato dal grande Paolo Villaggio ? Credo tutti. Così come credo tutti, almeno una volta nella loro vita, si siano immedesimati in lui, in special modo nella nostra Italia, dove, se è pur vero che è lunga è stretta, è altrettanto vero che c’è gente che davvero ci marcia… e spesso alle spalle di poveri sventurati che si trovano a doversi confrontare giornalmente con situazioni che hanno davvero del surreale.

    Inutile soffermarsi sulla mancanza di valori e di rispetto verso gli altri, temi dibattuti in tutte le salse e che, negli ultimi decenni, hanno visto avvicendarsi pensatori di tutte le specie e di tutte le estrazioni. Quello che purtroppo è vero, è che esiste gente che ha tanta faccia tosta da vendere. O, per meglio dirlo alla romanesca, " c’ha la faccia come er c***! ".

    Purtroppo di questa gente ne è pieno il mondo e, soprattutto la nostra cara vecchia Italia: sono quelli del " predico e bene e razzolo male , del faccio l’imprenditore col c*** degli altri e, purtroppo, del qualsiasi cosa succede, tanto cado sempre in piedi ". Il grande Principe Antonio De Curtis , in arte Totò , li aveva ribattezzati Caporali (e che io invece chiamerò parassiti) in un suo famoso film del 1955: secondo il Principe della Risata hanno la stessa faccia, lo stesso ghigno diabolico e lo stesso modo di parlare, ma soprattutto, lo stesso identico modo di prendersi gioco degli altri, sulle cui spalle basano la loro intera esistenza. E, nella quasi totalità dei casi, gli va sempre puntualmente bene, riuscendo pure a fare carriera e ad avere successo nella vita.

    In più, non va di certo dimenticato il luogo in cui questi personaggi continuano a compiere indisturbati le loro prepotenze e malefatte: quell’Italia così bella e affascinante che, nonostante l’avvento dell’era digitale, continua imperterrita a vivacchiare su burocrazia, clientelismo, malaffare e sul tristemente noto " lei non sa chi sono io! o, peggio ancora, sul io so’ io e voi nun siete un c****! " del Sor Marchese del Grillo , alias Alberto Sordi .

    Ma bando ai moderni Calboni – tanto per rimanere in tema fantozziano – ho cercato di narrare anche storielle di quotidiana italianità, quelle che ci hanno fatto conoscere in tutto il mondo non solo con la frase " Italians do it better! , ma anche con l’affermazione di giolittiana memoria: Governare gli italiani non è difficile, è inutile ". Aforisma che, tanto per rimanere in tema Unità d’Italia, ben si accosta a quella pronunciata da Massimo D’Azeglio : " Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani ". Azione, quest’ultima, che a quanto sembrerebbe, non è stata mai portata realmente a termine.

    Io, moderno Fantozzi dei giorni nostri (o, per meglio dirla stavolta in milanese: travet), ho cercato di raccogliere in questo libro alcune situazioni capitatemi nei miei primi 50 anni di vita. E, si badi bene, non si tratta di storie romanzesche, ma solo ed esclusivamente di fatti di tutti i giorni a cui spesso ci si passa sopra senza dargli alcun peso.

    Non faccio l’impiegato come lo sventurato Ragionier Ugo, ma il giornalista freelance (uno dei lavori più sottopagati e bistrattati al giorno d’oggi), e non vivo a Roma, ma a Milano, ma credetemi la solfa è sempre la stessa. Non a caso, difatti, proprio nel capoluogo lombardo, lo scrittore Emilio De Marchi ha ambientato il suo Demetrio Pianelli, una sorta di Fantozzi di fine Ottocento, dedito a tirare il proverbiale carrettino della vita di tutti giorni. E proprio perché originario della fredda e grigia Milano, ho voluto ripiegare sul temine tolla, un po’ per non utilizzare la corretta parolaccia con cui indicare la faccia di tali personaggi e un po’ per utilizzare un detto dialettale della mia città: " facia de tòla! "

    Il mio intento nello scrivere questo libriccino è stato solo uno: far sorridere il mio lettore e riportargli magari alla mente qualche fatto analogo capitatogli anche a lui. Perché, ne sono assolutamente certo, in queste pagine troverà qualche situazione che l’ha visto protagonista in prima persona.

    E, la cosa più tragica, è che tutti i fatterelli narrati sono purtroppo sacrosantamente veri… E anche se a una prima vista potrebbero sembrare tutte delle stupide gag senza senso, in realtà vogliono essere delle situazioni del tutto normali per meglio descrivere la realtà italiana.

    Al posto dei nomi reali dei protagonisti sono presenti delle vigliacchissime X, scelta dettata dalla buona educazione nell’evitare accuse e giudizi unilaterali e, ovviamente, evitare denunce e querele.

    Chiedo per cui scusa a tutti gli amici, colleghi o compagni di sventura che hanno diviso con me questi accadimenti e che, leggendo questi brevi racconti, si riconosceranno come malcapitati protagonisti. Così come le persone disoneste che ho avuto la sfortuna di incontrare e che, in questo libro, possono ritrovare i racconti di qualcuna delle loro malefatte: a loro vorrei dire, non tanto di vergognarsi, ma di meditare – e a lungo e in modo approfondito – sul loro operato poiché, come è solito dire mio padre, " Il Signore paga sempre il venerdì ".

    Chiedo inoltre anche scusa se ogni tanto si leggerà del desiderio irrefrenabile di voler procedere ad azioni violente e vere e proprie punizioni corporali, ma si tratta solo di reazioni d’istinto che, non solo non mai avuto luogo, ma sono state soffocate nel giro di pochissimi secondi. E chi mi conosce, sa benissimo che sono sempre stato " un’acqua cheta , o per meglio dire un cane che abbaia, ma che non morde ".

    L’idea di realizzare un vero e proprio libro è nata in rete, in pieno spirito collaborativo 2.0: dopo un numero imprecisato di post sui social network in cui narravo velocemente le mie disavventure, qualche amico mi ha infatti consigliato di raccoglierle in un libro. E così è stato.

    Per quanto riguarda invece la scoperta del fenomeno Caporali, ho iniziato a prenderne reale coscienza in un’occasione assolutamente inusuale e – se vogliamo - anche poco attinente al tema, ossia tra i banchi di scuola e, più precisamente, durante una lezione di italiano in quinta superiore. Leggendo infatti uno scritto di Carlo Cattaneo dal titolo " Il Piemonte non è necessario ", mi sono reso conto di quanto falsi, subdoli e meschini possono essere certi personaggi, capaci di trarre profitto e guadagno in qualsiasi situazione, rimanendo sempre lindi e immacolati come se nulla fosse successo. In quella particolare opera (molto più simile a un articolo di giornale che a una vera e propria opera letteraria), infatti, il celebre intellettuale e patriota milanese, uno dei principali protagonisti delle Cinque Giornate di Milano e dell’intero Risorgimento italiano, rivendicava a Re Carlo Alberto di Savoia di aver tradito la causa degli insorti allo scopo di trarne beneficio per sé e per il suo regno, a scapito ovviamente di tutti coloro che combatterono e morirono sulle barricate del capoluogo lombardo in quel fatidico marzo del 1848. Tesi che, non me ne vorranno gli storici, ha in effetti del vero, visto la ghiotta occasione che rappresentò per il Regno Sabaudo allo scopo di ottenere nuovi territori e ulteriore potere politico a livello internazionale.

    Un episodio, quello, del tutto estraneo e avulso da ogni personale interesse, che però ha suscitato in me l’effetto di una vera e propria sveglia verso il fenomeno Caporali.

    1 Come funziona il mondo

    A corredo di quanto già scritto nell’Introduzione, vorrei spiegare in poche righe come vedo io il mondo. Per carità, la seguente teoria è solo una visione del tutto personale, priva di qualsiasi fondamento scientifico, filosofico o storico-culturale, ma basata solo sulle esperienze di vita e sull’attenta osservazione del mondo che mi circonda e, soprattutto, di chi lo abita.

    Innanzitutto, ho imparato a dividere le persone in due grosse macrocategorie, ossia in QUELLI CHE HANNO CAPITO TUTTO DELLA VITA e in QUELLI CHE NON LO HANNO CAPITO AFFATTO . Nella prima categoria rientrano tutte quelle persone che sono consapevoli del fatto di ruotare attorno al mondo insieme a tutte le altre persone (quelli che nella religione cristiana vengono indicate come il tuo prossimo e che in realtà, come sottolineava Umberto Tozzi in una sua famosa canzone, " siamo noi " stessi) e fanno parte di una lunga catena di cui loro stessi fungono da anelli. Nella seconda categoria, rientrano invece tutte quelle persone che pensano che sia il mondo a girare attorno a loro, e che tutto gli sia dovuto e niente gli sia invece richiesto.

    Ma, a parte questa prima grande e sostanziale classificazione, ve ne è una più approfondita e particolareggiata che meglio rappresenta il mio pensiero e che suddivide le persone in tre grosse categorie: gli ILLUMINATI , gli INSIGNIFICANTI e i PARASSITI .

    Ovviamente, un individuo è quasi sempre un misto delle tre categorie, con al suo interno un mosaico di caratteristiche, anche se con una parte più preponderante rispetto a un’altra.

    Della categoria degli ILLUMINATI (che nulla hanno a che vedere con gli omonimi protagonisti degli intrighi denunciati dai moderni complottisti) fanno parte tutte quelle persone che sono in grado di trasmettere sempre qualcosa ai loro interlocutori e a chi gli sta attorno: li si riconosce subito perché sono sempre propositivi ed entusiasti di tutto ciò che fanno, si buttano continuamente in nuovi progetti e nuove iniziative, e sempre con umiltà e spirito di dedizione, mettendosi sempre al servizio degli altri e mai al di sopra. Con il loro prossimo sono gentili e cortesi, mai invadenti, e ascoltano sempre qualsiasi cosa tu abbia da proporre. Non comandano, ma consigliano, e quasi sempre sono pronti a ritornare sui loro passi per riformulare i loro progetti e correggersi nei loro atteggiamenti; e se ti contraddicono, te ne spiegano le ragioni e i motivi, facendoti partecipe delle loro scelte e decisioni. Hanno sempre da insegnarti qualcosa e la loro compagnia è, oltreché piacevole e rilassante, sempre ampiamente istruttiva. Gli ILLUMINATI vivono sempre nel presente e del passato trattengono solo i bei ricordi e i relativi insegnamenti. Per quanto riguarda il futuro, non pensano tanto a come sarà, ma a come possono cambiarlo e influenzarlo, e non solo a giovamento di se stessi, ma dell’intera collettività. Prendono la vita in modo positivo e la vivono istante per istante, cercando di trarre giovamento da qualsiasi momento e accadimento, anche quelli tristi e negativi, e condividendone sempre qualcosa con gli altri. Sono molto autocritici e, quasi sempre, autoironici. Si disinteressano del denaro e della carriera, ponendo innanzi a tutto valori per loro ben più importanti, come gli affetti e la famiglia. Amano mettersi in mostra e stare al centro dell’attenzione, ma solo per divertirsi e compiacere gli altri.

    A questi si contrappongono gli INSIGNIFICANTI, persone totalmente nulle e passive, che preferiscono seguire la massa piuttosto che emergere. Non amano esprimere mai la loro opinione personale e, piuttosto, preferiscono tenersela per sé, e non tanto perché non ne hanno il coraggio, ma perché non ne hanno voglia. Non si azzardano mai a intraprendere nuove iniziative e sono tra i sostenitori più accaniti del famoso detto " si è sempre fatto così! ".

    Chiedono sempre consigli agli altri su qualsiasi cosa, cercandone non solo l’approvazione ma anche l’eventuale responsabilità delle relative scelte, e se devono prendere una qualsiasi decisione, non solo ci mettono un tempo praticamente infinito, ma lo fanno sempre col dubbio di poi. Sono pessimisti, negativi e temono il futuro, soprattutto per se stessi. Vivono sempre nel passato, rivangando sempre e solo i brutti ricordi e le esperienze negative. Sono pieni di rimorsi e sono persistentemente nostalgici, rivangando in modo continuo e ossessivo gli errori e le disgrazie del passato: odiano lo scorrere del tempo e vorrebbero vivere in un infinito sospeso spazio-temporale. Se chiedi loro un consiglio o un parere, si rifiutano di risponderti, perché o non ne sono esperti o non sono cose che li riguardano. Vivono la vita con grande noia e adorano la sedentarietà e la passività, sia fisica che psichica. Sono anch’essi disinteressati del denaro, ma sono terrorizzati da eventuali periodi di crisi economica; non pensano alla carriera, ma nel caso se ne

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