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Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi
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Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi
E-book50 pagine41 minuti

Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi

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La raffinata riflessione del cardinale Sarah analizza, quasi disseziona, una celebre frase di Romano Guardini, “Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi”, assumendola come compito, oggi più di ieri necessario, della guida dei fedeli verso la comprensione dei Misteri Cristiani.
L’evento da vedere e da cui si è visti è sempre Cristo; è Lui che ci dà la forza di trasformare il mondo. Gli occhi nuovi, scrive il cardinale Sarah, richiamando il pensiero di Benedetto XVI, sono quelli che riescono a vedere che la bellezza è una forma superiore di conoscenza, che tocca l’uomo con “tutta la grandezza della verità”. Perché non pensare quindi che la bellezza sia anche una missione affidata alla Chiesa di “continuare a convertire, dunque a umanizzare il mondo”?
LinguaItaliano
Data di uscita17 dic 2020
ISBN9788865127384
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    Anteprima del libro

    Vorrei aiutare gli altri a vedere con occhi nuovi - Robert Sarah

    Dialoghi

    Presentazione Europa, Guardini e noi di Mario Po

    Il testo del cardinale Robert Sarah qui pubblicato apre a delle riflessioni su molti temi propri del pensiero di Romano Guardini. Uno di questi mi pare sia l’Europa, nella sua condizione attuale.

    È, purtroppo, un esercizio retorico chiederci se e come, a distanza di quasi sessant’anni da quando Romano Guardini scrive l’ultimo dei quattro testi di " Europa, compito, destino", ci sia oggi un esercizio attivo, direi almeno parziale, della missione propria del nostro continente: esercitare – come comunità responsabile e come entelechia vivente che ha prodotto la stessa idea di libertà – la critica della potenza; dare un’ispirazione, un ordine, un senso alla potenza dell’uomo negli ambiti ove è forte la sua spinta a fare a meno di Dio, se non addirittura ad affermarsi signore del suo essere, come oggi avviene in modo clamoroso negli ambiti della scienza e della tecnica, anche sfidanti sul fronte della vita umana.

    Eppure la libertà umana, condizione propulsiva degli sviluppi tecnico-scientifici, si comprende realmente soltanto con Gesù Cristo, che ha tratto fuori l’uomo europeo dallo stato di servitù dei tempi antichi e lo ha posto di fronte a Dio nella libertà del redento. Dire, pertanto, che la dimensione europea è una dimensione inevitabilmente cristiana non è un fatto confessionale ma un dato genetico.

    è questo – chiarisce Guardini –, lo si voglia ammettere o meno, il sentiero costitutivo europeo, nel susseguirsi dei secoli: prima Atene con quella corporeità splendente di spirito che non ha universalmente eguali, poi Roma che nel diritto costruisce un ordine statuale di serietà, autorità e maestà; ma ciò non è ancora l’Europa. È soltanto con la persona di Cristo che l’uomo europeo attraverso la sua redenzione può distinguere, consapevolmente nella libertà, il bene dal male; riscattato in tal modo dall’oppressione nella natura e nel mondo, egli assume la fisionomia di persona, d’indipendenza, che sta appunto alla base del processo occidentale di conoscenza e di affermazione della scienza; egli infine sa acquistare una profondità dello spirito, una coscienza, che l’uomo antico non aveva, offertagli dalla parola e la vita di Cristo.

    Un porto sicuro

    Questa sostanza cristiana è la civiltà europea. Una sostanza che pur combattendola la si afferma; anche pretendendo di negarla, essa riemerge; anche perseguendo una filosofia, un’economia, una politica, una cultura, un ordinamento giuridico vanamente impiantati su principi acristici, essa resta una bussola per una nave nella tempesta. Recentemente, studiosi di diversa estrazione hanno offerto delle riflessioni rivelatrici sull’inevitabilità del richiamo e della riscoperta della radice cristiana per salvare l’Europa, assumendo l’aut-aut di Guardini nella sua radicalità: l’Europa diverrà cristiana o non esisterà più.

    Lo fa, ad esempio, Massimo Cacciari (su " Vita e Pensiero", marzo-aprile 2018) usando analoghe parole: l’Europa è cristiana o non è. Soltanto la Cristianità ha potenza catecontica di tradizione, culto, forma politica in grado di vincere le forze anti-cristiche immanenti nel mondo tecnico-scientifico, collegate al sistema produttivo-economico, disposte a non concepire altro fine se non il proprio stesso incremento, quale realtà autonoma sradicata dallo stesso mondo della vita che l’ha alimentata. La Cristianità è la sola forza capace di contenere quel fatale accordo tra scienza, tecnica, economia in grado di dominare il processo stesso della decisione politica, perché essa conosce il pericolo del paganesimo di una società secolarizzata, dell’idolatria del progresso, dell’avvento dell’Anti-Cristo con il culto della potenza salvifica nella simbiosi di tecnica e potere politico.

    Solo riconoscendosi nella tradizione cristiana, assumendola come presupposto vitale del proprio presente, l’Europa potrà avere un futuro; altrimenti,

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