Il ruolo dell'assistente sociale libero professionista: nuove prospettive in un welfare che cambia
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Info su questo ebook
È specializzata nelle seguenti aree:
- Psicoterapia individuale
- Depressione
- Attacchi di panico
- Disturbi della personalità ( borderline, disturbi antisociali, narcisismo, ecc ...)
- Riabilitazione e sostegno dell'individuo
- Psicologia del comportamento alimentare ( anoressia, bulimia, disturbo da alimentazione incontrollata, obesità )
Ha collaborato in svariate strutture tra cui il dipartimento di biomorfologia dell'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti - Pescara per lo studio del morbo di Alzheimer e delle malattie dementigene, la clinica Villa Giuseppina di Roma, la casa di cura Kairos (casa famiglia per rifugiati politici affetti da disagio mentale), il Centro Campano (centro di riabilitazione neuromotoria e funzionale), il TSMREE della ASL Roma B.
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Anteprima del libro
Il ruolo dell'assistente sociale libero professionista - Astrid Boragine
Astrid Boragine
Il ruolo dell'assistente sociale libero professionista: nuove prospettive in un welfare che cambia
immagine 1The sky is the limit
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Indice dei contenuti
PREMESSA
INTRODUZIONE
PARTE UNO : LA FIGURA DELL’ASSISTENTE SOCIALE E LA SUA EVOLUZIONE IN UN WELFARE CHE CAMBIA
1.1 LA FIGURA DELL’ASSISTENTE SOCIALE E LA DEFINIZIONE INTERNAZIONALE DI SERVIZIO SOCIALE
1.2 COMPETENZE E STRUMENTI DELL’ASSISTENTE SOCIALE
1.3 EVOLUZIONE E STORIA DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE SOCIALE DAGLI ANNI ’50 AD OGGI
1.4 COME ESERCITARE LA LIBERA PROFESSIONE IN ITALIA: ASPETTI TECNICI, OPERATIVI E DEONTOLOGICI
PARTE DUE : LIBERA PROFESSIONE E DEONTOLOGIA PROFESSIONALE
2.1 LA LIBERA PROFESSIONE ALL’INTERNO DEL CODICE DEONTOLOGICO DEGLI ASSISTENTI SOCIALI
2.2. LE RESPONSABILITÀ NELL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI ASSISTENTE SOCIALE
2.3 PRINCIPALI ARTICOLI DEONTOLOGICI RELATIVI ALLO SVOLGIMENTO DELLA LIBERA PROFESSIONE
2.4 INNOVAZIONI E RIFLESSIONI RELATIVE ALL’APPLICAZIONE DEL CODICE DEONTOLOGICO DELL’ASSISTENTE SOCIALE LIBERO PROFESSIONISTA
PARTE TRE : LO SCENARIO ATTUALE DELLA LIBERA PROFESSIONE IN ITALIA
3.1 BREVE INTRODUZIONE RELATIVA ALL’INTERVISTA INERENTE LA LIBERA PROFESSIONE: TARGET, OBIETTIVI, METODOLOGIA E LIMITI
3.2 DESCRIZIONE DELL’INTERVISTA NON STRUTTURATA
3.3 INTERVISTE AGLI ASSISTENTI SOCIALI LIBERI PROFESSIONISTI
3.4 DISCUSSIONE, RIFLESSIONI E NOTE RELATIVE ALL’ANALISI DELLE RISPOSTE DELLE INTERVISTE
PARTE QUATTRO : PROSPETTIVE FUTURE
4.1 DALLA TEORIA ALLA PRATICA : STORIE DI ASSISTENTI SOCIALI LIBERO PROFESSIONISTI
4.2. UNO SGUARDO AL FUTURO : POSSIBILI RISVOLTI DELLA FIGURA DELL’ASSISTENTE SOCIALE LIBERO PROFESSIONISTA
CONCLUSIONI
BIBLIOGRAFIA
SITOGRAFIA ED ALTRE FONTI
Ringraziamenti
PREMESSA
Nella mio lavoro di tesi ho scelto di affrontare il ruolo dell’assistente sociale libero professionista mettendolo a confronto con un contesto che lo vede fautore di molti cambiamenti in corrispondenza al mutamento dei bisogni e delle esigenze comunitarie.
Si passa pertanto all’analisi del ruolo dell’assistente sociale che presta la propria prestazione professionale in virtù dei principi emanati dal codice deontologico previsti dalla professione a strutture e organizzazioni in regime di contratti strutturati, ad una figura più duttile e plastica, capace di plasmare la propria prestazione professionale rendendosi in prima linea capace e competente per interagire direttamente con il cliente, che si tratti di un privato o di un’organizzazione.
Si passa pertanto da un rapporto di dipendenza alla libertà di poter effettuare la propria professione in maniera autonoma.
La motivazione che mi ha spinto a scegliere questo tema riguarda il sempre maggiore interesse degli assistenti sociali alla libera professione ed al progressivo diffondersi di quest’ultima sia nei in forma privata (il professionista che si rivolge al cliente), sia nelle organizzazioni (il professionista che si rivolge all’organizzazione e presta il proprio servizio chiedendo un compenso).
Oltre alla descrizione generale relativa alla figura dell’assistente sociale, la sua definizione, i principi a cui si ispira, la sua storia a partire dagli anni ’50 ad oggi ampiamente descritti nel primo capitolo, è stato importante sottolineare la differenza intercorsa tra la libera professione e lo svolgimento dell’attività di assistente sociale in regime di dipendenza mettendone in contrasto i differenti quadri normativi e tenendo in considerazione la attuale situazione in Italia.
Successivamente entro nel vivo nel mio progetto di tesi, d’accordo con il mio relatore abbiamo pensato di intervistare personalmente assistenti sociali liberi professionisti allo scopo di fornire uno spaccato della reale situazione italiana inerente la libera professione ad oggi.
Come sappiamo, l’evolversi del servizio sociale è collegata alla storia dell’aiuto verso il prossimo, all ’ evoluzione delle politiche sociali e allo sviluppo delle scienze umane e sociologiche.
In Italia, a differenza degli stati anglosassoni dove ha avuto origine, il servizio sociale nasce nel secondo dopoguerra e ha vissuto momenti di fragilità sia per la difficoltà teorica in cui collocare l ’ operato della professione sia per una mancata legittimazione scientifica.
Oggi come sottolineano due colleghi che forniscono una definizione nuova della nostra professione per servizio sociale si intende una disciplina, una professione, una meta-istituzione, un’arte, un’area di conoscenza scientificamente fondata, collocata all’interno delle scienze sociali, e conseguentemente l’attività operativa esercitata al fine di rispondere ai compiti e alle funzioni affidati alla professione in gran parte da leggi dello Stato e in particolar modo alla legge 328/00, art. 22, che colloca il Servizio Sociale Professionale all’interno del sistema degli interventi e dei servizi alla persona dovuti dalla Pubblica Amministrazione, quindi tra i livelli essenziali di assistenza. ( Dal Pra Ponticelli, 2005)
Ciò ha comportato un'inevitabile perdita d'interesse, da parte degli Ordini Professionali e delle sedi formative, nel considerare l’esercizio autonomo della professione uno dei modi per realizzare i compiti e le funzioni professionali, considerando il lavoro dell’assistente sociale come un’arte e quindi spendibile, negoziabile e remunerato.
Spesso, quando si discute di libera professione con assistenti sociali emergono problematiche connesse sia ad aspetti interni che ad aspetti esterni riguardanti la professione.
I primi fanno riferimento agli aspetti legati alla sua evoluzione storica, che nasce e si sviluppa prevalentemente in ambito pubblico per poi aprirsi al terzo settore, determinando un sostanziale disinteresse e disinvestimento per modalità di lavoro autonomo.
Ovviamente, ciò ha disinvestito l’interesse teorico, formativo e operativo per altri modi e forme di esercizio della professione.
È evidente lo scollamento tra il sistema formativo universitario e le opportunità lavorative della professione che rischiosamente continua ad essere rappresentata come lavoro esclusivamente dipendente senza alcuna possibilità di esprimersi anche come attività libero professionale.
I secondi, gli aspetti esterni, considerano la reputazione, la conoscenza e la comunicazione della rappresentazione professionale dell'assistente sociale.
Nel 2013, il Decreto Ministeriale del n. 160, riguardante il riconoscimento delle prestazioni professionali ai fini della liquidazione dei compensi da parte di un organo giurisdizionale, ha sancito il principio della competenza dell’assistente sociale a svolgere le funzioni esclusive e proprie della professione, anche ai fini dell’esercizio privato della stessa, individuando cinque aree d’intervento in cui il professionista può operare anche nel libero mercato: area relazionale, gruppi e comunità, area didattico-formativa area studio-ricerca, area progettuale, nell’ambito di progettazione dei servizi e della relativa amministrazione.
Ciò ha sostenuto sicuramente tanti colleghi che hanno potuto e saputo sperimentarsi nel proprio lavoro scegliendo come offrire e mettere in circolo le proprie specificità professionali poich é sempre più le persone chiedono un aiuto competente e sono disposte a pagare pur di essere supportate nell’affrontare le loro difficoltà.
Dare valore e profondità alla professione di assistente sociale in un mondo sempre più globalizzato e liquido
non significa quindi erigersi difensori di una categoria o di un gruppo, ma saper spendere i saperi orientando e investendo sia nel compito che nelle proprie abilità e attitudini.
Restare vincolati ad immagini professionali obsolete e assistenziali è per la nostra professione la negazione di quella funzione, specifica del servizio sociale, di lettura dei luoghi di vita nel loro significato più ampio: ambiente, comunità, contesto. (Guerrini; Dal Pra Ponticelli, 2005)
Per questo motivo è possibile affermare che ad oggi le problematiche sociali non siano soltanto relative a specifiche categorie di reddito, o peculiari ambiti socio-culturali, ma sono trasversali a tutta la popolazione : pertanto l'assistente sociale libero-professionista può intercettare un segmento di popolazione che non avrebbe accesso ai servizi e alle prestazioni del sistema pubblico di welfare colmando un gap tra il cittadino e l’istituzione.
La base di partenza della mia tesi non può non considerare la partita Iva come presupposto per lo svolgimento della libera professione come per tutti i professionisti, assistenti sociali