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Un quinto di secondo: Perché tutti siamo fatti per amare
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Un quinto di secondo: Perché tutti siamo fatti per amare
E-book248 pagine3 ore

Un quinto di secondo: Perché tutti siamo fatti per amare

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Info su questo ebook

Andrea è un ragazzo napoletano che si gode la sua giovane età vivendo da solo, senza regole e senza il controllo dei genitori con i quali ha un rapporto complicato. I familiari si aspettano da lui la stessa brillante carriera del padre, famoso avvocato penalista. Condivide le avventure universitarie con quattro amici: Ivan, Paolo, Giovanni e Mario anch'essi costretti a frequentare la facoltà di giurisprudenza. È un ragazzo che non passa inosservato: alto, occhi azzurri e fisico scolpito. Tutto a suo vantaggio visto che ha un unico obiettivo: divertirsi. Perchè l'amore non esiste e l'innamoramento è un'illusione.

E se non fosse così?

LinguaItaliano
Data di uscita23 dic 2022
ISBN9791221442694
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    Anteprima del libro

    Un quinto di secondo - Valeria Mancini

    Capitolo 1

    Quanto amo la mia vita!

    È stupefacente come riesco a sentirmi bene in questo posto in compagnia di questa bellissima ragazza. L’abito color oro che indossa contrasta la pelle lucida e nera delle poltrone e l’effetto è molto, molto invitante. Lo scollo del mini-dress mostra il suo seno sodo ed abbronzato messo in risalto da un leggero velo trasparente anch’esso dorato. Ha le gambe accavallate che scoprono una grossa porzione laterale delle cosce, mi guarda intensamente segue il ritmo del remix ed agita la testa e le braccia ad ogni incitazione del dj. La musica è fortissima, ci rimbomba nelle orecchie. A lungo andare probabilmente, anzi no, sicuramente, ci provocherà gravi danni: è scientificamente provato che ambienti troppo rumorosi comportino seri problemi all’udito. A me, sinceramente, non importa. Sono giovane e voglio continuare a vivere come in questo momento. Ci pensate? Sarebbe il sogno di tutti vivere di rendita e pensare solo a fare ciò che ci fa stare bene. Sarebbe bello avere sempre la testa leggera ed un unico pensiero: divertirsi.

    Questa sera, prima di uscire ho organizzato tutte le mosse da fare. Si, mi rendo conto di essere un maniaco del controllo. E si, non faccio nulla per cambiare, perché a me piace avere tutto sotto controllo. Appunto.

    Dopo aver fatto la fila per entrare mi sono guardato intorno e ho bevuto uno shottino per sciogliere un po’ la tensione. C’è da dire che, da anni, ormai i miei ingressi in discoteca seguono un attento rituale. Quello dello shottino mi è stato amorevolmente suggerito da mio cugino qualche anno fa. Eppure, prima di metterci piede per la prima volta, credevo che bisognasse bere solo in compagnia, in modo da condividere gli effetti che pian piano si manifestano in modo sempre più evidente e per socializzare con la fortunata del momento. In modo da lasciarsi andare. Invece mi sbagliavo. Appena si entra in discoteca e come se si mettesse piede in un mondo fatto di uomini e donne sfrenati, lussuriosi, desiderosi di divertirsi, di evadere e di superare i propri limiti. Per questo è fondamentale alleggerire la tensione che si è creata durante l’attesa fuori dalla porta d’ingresso: uno shottino e ti senti subito meglio furono le parole di mio cugino Pietro che mi accompagnò per la prima volta. Era il primo sabato sera dopo il mio diciottesimo compleanno, quello che mi ha aperto gli orizzonti in questo genere di cose. Tutti dicono che la maggiore età non comporti chissà quali cambiamenti nella vita. Io, invece, non la penso allo stesso modo. Per quanto mi riguarda, mi si è aperto un mondo. Subito dopo il compleanno ho provato tutto, o quasi, quello che c’era da provare e da quel giorno ho scoperto che mi piace venire in discoteca. Forse perché adoro conoscere gente nuova, sballarmi di alcool, di musica, e provare un’eccitazione che ti rimane attaccata addosso per giorni, fino a quando non arriva di nuovo sabato sera e ritorni in discoteca a sballarti nuovamente e, a quel punto diventa tutto una fottuta routine e non puoi fare a meno di frequentare luoghi del genere. Come un criceto nella sua ruota, finito un giro ne ricomincia un altro, fino allo sfinimento.

    Mi sono seduto ai divanetti del locale dieci minuti fa con l’intenzione di osservare il territorio da conquistare non sapendo di trovare la mia prossima preda proprio ad un palmo da me. Quando sono arrivato la poltrona al fianco della ragazza dall’abito oro era libera così ne ho approfittato per rompere il ghiaccio ed imporre il mio fisico statuario sulla sua persona. Così giusto per mettere le cose in chiaro.

    È libero? le ho chiesto indicando la poltrona vuota. Gliel’ho chiesto sporgendomi su di lei per parlarle all’orecchio.

    Certo! mi ha risposto con un sorriso malizioso che lasciava intendere che ad essere libero non fosse solamente la poltrona al suo fianco. Ho capito fin da subito che sarebbe stata lei a farmi trascorrere una serata interessante.

    Dopo l’ho guardata spesso, soprattutto quando era intenta a chiacchierare e forse a fare pettegolezzi con le amiche. Chissà se sono stato l’oggetto delle loro chiacchiere.

    Lei, ha sicuramente capito il mio gioco di sguardi dato che non ha atteso molto per ricambiare il mio stesso atteggiamento di un attimo fa. Come per mettere in chiaro che pur essendo la preda non è detto che si faccia catturare così facilmente.

    Ha voluto dirmi il suo nome alzandosi e sporgendosi nella mia direzione, allungando il corpo sul mio per parlarmi all’orecchio.

    Comunque non ti sei presentato mi fa presente.

    Per un attimo mi ha lasciato schiacciato allo schienale della poltrona incapace di dire qualsiasi cosa ed io ne ho approfittato e non ho parlato di proposito per darmi il tempo di perlustrare meglio la situazione.

    Accidenti! Il suo corpo mi ha offuscato la visuale e pure il cervello, al punto di porre la mia attenzione sulla scollatura e non sul nome. Sono passati solo cinque minuti da quando si è alzata per presentarsi e non lo ricordo!

    Si chiama Anna? Cinzia? Michela?

    No! Non lo ricordo!

    Ma poco importa, il mio obiettivo di questa sera non cambia e credo proprio che sceglierò lei.

    È vero che non mi sono presentato ma mi piace rimanere nell’anonimato almeno all’inizio. Se vorrà avrà tutta la notte per poter conoscere il mio nome.

    Indicandole di avvicinarsi per parlarle all’orecchio le propongo di bere qualcosa e in poco tempo arriva la bellissima cameriera, anche lei, con una maglietta molto scollata che prende le nostre ordinazioni. Peccato che non possa impegnarsi a flirtare con i clienti, mi piazzerei al bancone e sarei il suo primo corteggiatore. Le romperei le scatole fino ad ottenere il suo numero di cellulare. A dire il vero ho avuto non poche difficoltà a concentrarmi sul suo volto per comunicarle i cocktails che abbiamo scelto. Risulta difficile concentrarsi quando una ragazza così prosperosa e soprattutto così scoperta si china per sentire quello che le stai dicendo e ti ritrovi proprio lì, con il suo orecchio vicino le labbra e il seno sotto agli occhi. Avrei voluto dirle tutt’altro che i nomi dei cocktail scelti, avrei potuto lasciarle il mio numero di telefono, magari scrivendoglielo sul dorso della mano, come in una scena di un film, ma sono stato costretto dallo sguardo attento della mia accompagnatrice a portare a termine la mia missione. A quanto pare il prelibato bocconcino stasera mi vuole tutto per sé.

    Ricevuto l’ordine la cameriera mi ha fatto l’occhiolino e si è allontanata. Mi chiedo se sia una dote innata quella di saper essere così attraenti, o sia semplicemente una strategia dei proprietari dei locali che, probabilmente, riescono ad imporre un certo abbigliamento e un certo atteggiamento alle loro lavoratrici. Pure perché altrimenti non si spiegherebbe il fatto che sugli annunci lavorativi ci sia scritto a caratteri cubitali di bella presenza. È piuttosto evidente che cerchino appositamente ragazzi e ragazze spigliati e che sappiano attirare l’attenzione. Probabilmente lo fanno sia per l’immagine e la reputazione del locale, sia per il fatto che una persona piacevole e di bella presenza riesce ad attirare maggiore clientela. È così che funziona.

    Io ho preso un Whiskey Sour, invece, la donzella al mio fianco dal nome misterioso beve un Margarita, rigorosamente con la cannuccia: sta facendo di tutto per attirare ulteriormente la mia attenzione. Ne lecca accuratamente la parte esterna dalla sommità al bicchiere come se non volesse perdere nemmeno una goccia del suo prezioso superalcolico. Sa bene che grazie ad esso si potrebbero aprire le porte del paradiso. Ha lo sguardo fisso su di me e di tanto in tanto ondeggia la sua bella criniera scura per seguire il ritmo del dj.

    Mi guarda! Dio se mi guarda! mi sta spogliando con gli occhi. Sembra quasi che mi stia mettendo alla prova sfidando la mia resistenza.

    Io la guardo, ricambio il sorriso e complice sorseggio il mio cocktail. Mi piace essere messo alla prova ma nel contempo, mi piace ricambiare la sfida e mettere alla prova chi ho di fronte. È così che studio la preda nei minimi dettagli prima di affondare il colpo per farla mia.

    Qualche giorno fa, per puro caso, durante uno dei miei tanti momenti di distrazione dallo studio delle noiosissime materie legali, ho letto in rete che c’è una corrispondenza tra cocktail e personalità. Era uno di quei siti che esordiscono con frasi del tipo: dimmi che cocktail bevi e ti dirò chi sei. Minchiate. Ovviamente. Ma oggigiorno è risaputo come si speculi sulle minchiate, anche grazie a giovani che come me, per curiosità, per noia, o semplicemente per distrarsi, passano ore ed ore a leggere articoli curiosi e a volte anche molto poco veritieri. Siamo fatti così, saremmo capaci di credere anche ad un mago virtuale che ci prevede il futuro, logicamente solo se la previsione è di nostro gradimento, altrimenti la consideriamo una stronzata. A noi piace illuderci, pensare che possa esserci un futuro migliore di quello che viviamo e, soprattutto, ci piace perdere tempo a navigare in internet, anche a leggere cazzate. In base all’articolo, veritiero o meno poco importa, posso dire che le premesse sono ottime. La donna al mio fianco, a quanto pare, fa proprio al caso mio. Da quanto ricordo, c’era scritto che chi ordina un Margarita è molto femminile, sensuale, egocentrica, apprezza i piaceri della vita e sa bene come divertirsi. Insomma, a quanto pare la descrizione le calza a pennello. È sensuale egocentrica e si, credo sappia apprezzare i piaceri della vita. Credo che questa volta chi abbia inventato questa corrispondenza abbia colto nel segno.

    Intanto lei sembra non voler mollare la presa e il mio corpo inizia a mandarmi forti segnali. Ci sta prendendo gusto a provocarmi. La conosco da soli dieci minuti e in pratica sono già attratto da lei. Non vi preoccupate! Non è una novità!

    La mia vita si basa sulla filosofia edonistica. Ricordo che il primo incontro con questo termine fu interessante, ne trovai il significato: filosofia secondo cui il piacere è il bene sommo dell'uomo e il suo conseguimento il fine esclusivo della vita sono bastate queste poche parole a farmi rendere conto che la definizione mi piaceva tantissimo e dovevo farla mia. Da quel giorno piace definirmi un’edonista e posso assicurare che lo sono davvero.

    I miei amici pensano che la mia scuola di pensiero sia un modo più gentile e grazioso per dire che sono un donnaiolo. Io, invece, faccio sul serio: ho una concezione molto più elevata dell’essere un semplice e comune dongiovanni. Penso che il conseguimento del piacere è essenziale nella vita dell’uomo e penso che sia giusto godermi i miei ventitré anni e le donne, sempre diverse, che mi fanno compagnia.

    Si sempre diverse. Perché mi piace cambiare e perché probabilmente mi piace anche fare nuove esperienze, e a quanto pare non sono l’unico: ci sono molte fanciulle che nutrono i miei stessi sentimenti e sposano la mia stessa filosofia di vita. Non mi è mai capitato che qualcuna si rifiutasse di passare la notte in mia compagnia. Eh, già! Sono attratte dal mio fascino ed è chiaro sia a me sia ai miei amici che, ormai, mi considerano il loro idolo. Al pari del calciatore dell’anno che vince il pallone d’oro.

    La cosa che mi piace di più è che attiro l’attenzione di molte ragazze straniere, il merito va sicuramente alle mie abilità linguistiche dato che conosco molto bene sia l’inglese che lo spagnolo e mi piace molto chiacchierare. Ma non è solo merito del mio essere estroverso e completamente a mio agio con l’altro sesso, ho almeno altri due vantaggi a rendermi vincente.

    Vantaggio numero uno: sono il tipico ragazzo che, pur volendo, non passa inosservato. Mi capita di passare per i corridoi dell’università e ritrovarmi gli occhi incollati addosso oppure di essere osservato mentre chiacchiero con i miei amici o segretamente spiato in mensa o in aula studio. Non sono una celebrità ma che le ragazze mi desiderano è un dato di fatto.

    Ogni tanto chi mi circonda mi rimprovera per essere troppo spudorato con le donne. So bene di esserlo, ma per me la chiarezza in un rapporto è sempre stata molto importante. Non amo prendere in giro le persone, tantomeno non mi piace prendere in giro le donne a maggior ragione se hanno gambe svestite, fisico mozzafiato e tette in vista.

    Le chiamiamo il sesso debole. Sono indubbiamente meno forzute rispetto a noi uomini, ma la verità è che dinanzi alle loro doti seduttive, quelli veramente deboli siamo noi. Possono ammaliarci con il loro fascino e la loro bellezza ed il gioco è fatto! Saranno i tempi in cui viviamo, ma sono sempre più numerose le donne che decidono di godersi la vita, e non hanno nessuna difficoltà a far capire le loro intenzioni agli uomini, ed io, ho molto intuito in questo genere di cose.

    Come questa ragazza che ho conosciuto da così poco ed è qui con me questa sera nel locale più famoso della movida partenopea. Abbiamo entrambi intenzione di divertirci, e quasi sicuramente di trascorrere una notte infuocata. Le notti che tanto mi piacciono. Quelle in cui ti svegli la mattina seguente con una ragazza della quale non sempre ricordi il nome, che però ti ha dato molte soddisfazioni nelle ultime ore trascorse insieme. Non come la mia vita universitaria.

    Quella sì, che è meno piena di soddisfazioni e cose memorabili da ricordare. Certo, alcune volte gli sforzi vengono ripagati, però bisogna lavorare tanto, anzi tantissimo, ed io, sono un ragazzo a cui piacciono le cose ottenute in modo semplice e veloce. A me piace conquistare il massimo con il minimo sforzo.

    Frequento la facoltà di giurisprudenza. Non per scelta personale, ovviamente! Sono edonista non masochista. La decisione è stata presa dalla mia famiglia, sono stato costretto, benché non in modo esplicito.

    Il punto è che mio padre è un noto avvocato penalista ed io non ho potuto rifiutarmi e sono costretto a seguire le sue orme. I miei familiari si aspettano da me la sua stessa brillante carriera.

    All’epoca della decisione, alla fine del liceo, ho fortemente voluto un anno sabatico in cui mi sono dedicato anima e corpo alla ricerca dell’università giusta per me.

    Ho trascorso notti insonni girandomi e rigirandomi tra le lenzuola con la donna fortunata del momento e pensando a come avrei potuto sviare il progetto familiare creato ad hoc per me. Dopo un lungo anno costellato di inutili strategie e catastrofici piani per smantellare la programmazione universitaria che i miei mi stavano pian piano cucendo addosso, non ho saputo ribellarmi, ed ora, sono costretto a continuare i miei studi intrapresi tre lunghi anni fa.

    A volte penso che forse un anno non è bastato a prepararmi psicologicamente per affrontare i miei genitori, avrei dovuto avere un secondo anno sabatico. Una seconda opportunità.

    C’è da dire, però, che non sono proprio una frana. Da sempre il mio motto è: Se sei costretto a dover fare qualcosa, tanto vale farla bene.

    Dunque, oltre ad essere edonista, sono una specie di ottimista di professione. Almeno ci provo.

    Cerco di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e di trovare il lato positivo in tutte le cose, nonostante i milioni di lati negativi.

    Oltre a tutte le critiche che i miei genitori puntualmente mi fanno sull’università dicendomi che non mi impegno abbastanza, subisco anche quella in cui mi comunicano, e nemmeno troppo benevolmente, che a loro non piace il modo in cui vivo la mia gioventù e soprattutto che ho donne sempre diverse. Come se fosse una cosa negativa!

    Dovresti fidanzarti seriamente mi dicono spesso.

    Ma io gli rispondo che anche in questo c’è un lato positivo: contribuisco ad arricchire il mio bagaglio culturale e le mie doti relazionali perché c’è da sottolineare il fatto che, prima di andare al dunque, mi preoccupo di avere un minimo di conversazione e scambio culturale con l’interessata. Talvolta anche piuttosto stimolante mi tocca ammettere. Sono curioso. Da tutti i punti di vista.

    Due settimane fa ho conosciuto una ragazza argentina e ho scoperto tante curiosità del loro Paese, mi ha fatto una lunga lista di tutti i piatti tipici più buoni e dei posti da non perdere. Se non l’avessi conosciuta non saprei che in Argentina, in sole due settimane, tra il 2001/2002, ci sono stati ben cinque presidenti ed è stato proprio per il crollo dell’economia che la bella Adria ha deciso di abbandonare il suo Paese e venire in Italia.

    Quando un giorno avrò l’opportunità di girare il mondo in lungo e in largo, e, arriverò in Argentina, saprò cosa vedere e cosa mangiare per un soggiorno indimenticabile. Il mio sogno nel cassetto, infatti, è quello di girare il mondo per vedere posti nuovi, conoscere le culture e le curiosità dei diversi paesi e dei diversi popoli che abitano il pianeta. Anche per questo ne approfitto quando individuo una ragazza straniera nei locali che frequento.

    Amo gli scambi culturali.

    Amo il baratto.

    Passione, cultura e tradizioni italiane in cambio di altrettanta passione, cultura e tradizioni di altri paesi. Per questo baratto è il termine più appropriato, avviene un vero e proprio scambio.

    Più leali di così si muore.

    Questa sera, invece sto giocando in casa. Il bocconcino è una fiera napoletana. Riesco a capirlo dal suo comportamento e dall’accento che ho percepito quando mi ha detto il suo nome. Dopo un primo scambio di sguardi infuocati per studiarci a vicenda cerchiamo di dialogare nonostante la musica alta. Forse è questa la caratteristica attraente dei locali disco che piace tanto a noi giovani. Sappiamo con certezza che in futuro saremo più sordi dei nostri nonni ma il contatto che bisogna instaurare in luoghi così ci affascina. Ci emoziona. Per conoscere una persona devi presentarti per forza avvicinandoti al suo orecchio, ed io, so bene come pronunciare il mio nome ad una donna. Soprattutto sussurrandolo nel suo orecchio. Le discoteche sono pensate appositamente per fare questo tipo di esperienze, non a caso la maggior parte delle volte sono frequentate da single in cerca di avventure passeggere. Luci soffuse che donano un certo fascino anche al gobbo di Notre Dame, spesso rosse, e si sa che a noi uomini ci mandano su di giri. Musica molto alta e mixata per avere un contatto fisico nel parlarsi, o in alternativa bisogna leggere il movimento

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