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Primal
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E-book111 pagine1 ora

Primal

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Info su questo ebook

SORIN

Sono una puttana al maschile. Lo sono sempre stato. È facile se hai il mio aspetto. Le ragazze si inginocchiano davanti a me e chiedono di potermi succhiare il cazzo. Io glielo lascio fare. La mia unica regola: non scopare mai con la stessa ragazza due volte.

WINTER

Lo fisso da quando ho iniziato a venire. Seduta al bar come una pianta rampicante, non voglio altro che farmi notare da lui. L’unica cosa che ricevo, però, è qualche rapida occhiata e un sorriso. A volte mi chiedo perché continuo a venire. Io non sono così. Sono sempre stata una brava ragazza, ma in questo posto c’è qualcosa che mi attrae. Qualcosa di lui che mi affascina.

SORIN

Pensa che io non la noti, ma mi sono accorto di lei. Crede che non mi interessi. Sto solo aspettando l’occasione giusta. Divoro le ragazze come lei a colazioni e sto per sconvolgerle la vita.

Questa è una novella standalone.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita14 giu 2020
ISBN9781071551851
Primal

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    Anteprima del libro

    Primal - Sky Corgan

    CAPITOLO UNO

    WINTER

    A volte mi chiedo che cosa sto facendo qui. Io non sono così. Sono sempre stata una brava ragazza. Il pregiudizio che grava sulle persone che frequentano i club BDSM è sbagliato. Ci sono infermiere, qui, militari, gente normale che puoi incontrare ogni giorno. Queste persone hanno una vita comune, fuori dal club. Vengono qui per... cosa? Per passare del tempo con altri che condividono la loro stessa perversione? Per socializzare? È per questo che io sono qui? Di certo io non cerco di socializzare. A dire il vero, sono rimasta appollaiata sullo sgabello del bar per la maggior parte della serata.

    Questo è ciò che faccio ogni volta che vengo qui.

    Ho scoccato un’occhiata al mio migliore amico. Anche lui sembra annoiato a morte, gli occhi fissi su un punto lontano. Mi ci vuole un attimo per capire che non sta guardando niente di particolare. Come al solito, anche lui è perso nei suoi pensieri e si sta chiedendo perché siamo qui.

    Dio lo benedica, perché ancora mi accompagna. Ne abbiamo parlato, in altre occasioni: non succede mai niente quando veniamo, ma lui ancora mi segue e io continuo a tornare.

    Non capisco. Davvero, non ci riesco. Tutto quello che so che  questo luogo mi attrae. Sono attratta perché è completamente diverso da quello che sono, ma è ciò che ho sempre voluto essere.

    Tiro su il corsetto, dando un’occhiata veloce alla scollatura audace. L’ho comprato apposta per indossarlo quando vengo qui. Le lamine sul davanti sono in finta pelle nera. Quelle sui fianchi sono fatte di pizzo. C’è un lungo filo che collega la parte posteriore del corsetto e pende tra le mie scapole. Ho abbinato il corsetto con una minigonna in finta pelle che ho comprato al discount. Sembro una gattina sexy, ma mi mancano gli artigli. Il vestito è tutta scena. L’ho messo per sentirmi più sensuale, ma non è affatto così. Non attiro l’attenzione che mi aspettavo. Non quella che avrei avuto se fossi andata in un club qualsiasi con questi abiti addosso.

    Probabilmente è perché il mio accompagnatore è un uomo. Un uomo etero. La gente, qui, pensa che sia il mio ragazzo o mio marito oppure il mio Dom. Niente di più diverso dalla verità.

    Simon e io siamo praticamente inseparabili da quando abbiamo iniziato a lavorare per la East Telemarketing, un anno fa. Angela, la mia migliore amica prima di lui, si era trasferita fuori dallo Stato per il college. Simon non avrebbe potuto scegliere un momento migliore per entrare a far parte della mia vita – un periodo in cui mi sentivo sola e abbandonata.

    Non ho mai avuto tanti amici. Dopo essermi diplomata alla scuola superiore, tutti se ne sono andati, gradualmente. Invece di uscire e farmi nuove amicizie, mi sono attaccata disperatamente a quelle che erano rimaste. Angela è stata l’ultima ad andarsene. Dopo la sua partenza, sono rimasta sola.

    Simon e io eravamo nella stessa classe di apprendistato. Se mi chiedeste se quando l’ho incontrato fossimo affiatati come ora, vi risponderei assolutamente no. Apparteniamo a due mondi diversi. Lui è uno sfigato appassionato di fumetti, io sono una ragazza sofisticata. Non abbiamo niente in comune oltra l’amore per i film horror e il fatto che entrambi siamo timidi e piuttosto impacciati nelle relazioni sociali.

    Ho pensato di venire qui per cambiare questa cosa. O forse per avere l’occasione di fare sesso. O per provare qualcosa di nuovo. Non lo so più. Venire qui non può essere più considerato una cosa nuova, visto che è la quarta volta che lo facciamo. Be’, che lo faccio io. La prima volta sono venuta da sola per sondare il terreno. È passato un totale di venti minuti prima che iniziassi a sentirmi soffocata dall’atmosfera. A quel punto ho girato i tacchi e me ne sono andata. Simon è venuto con me tutte le volte successive. Più torniamo e più diventa noioso.

    Mi acciglio, quando mi volto verso il bar e abbasso la maniglia della cantinetta refrigerata, lasciandomi andare ai ricordi delle mie scorse visite a questo club.

    La prima volta, non mi sono nemmeno fatta un giro. Sono arrivata fino al bar davanti al quale siamo seduti adesso, che è subito sulla sinistra, non appena entri nel locale. Quella volta, indossavo un corsetto di PVC lucido e pantaloni abbinati. Mi sono seduta sullo sgabello e ho ordinato una bottiglia d’acqua al barista. Lo sguardo è scorso timido su ciò che mi circondava. Filmati pornografici scorrevano sugli schermi come le partite di football in un bar sportivo. Credevo che avesse senso, visto che è un club di sesso. C’era qualche persona seminuda che si aggirava lì intorno, alcuni erano completamente spogli. La musica era alta, ma nessuno occupava la pista da ballo che prendeva circa un quarto del locale.

    Dal momento che non era concesso l’uso dei cellulari, ho allungato una mano e ho preso un volantino poggiato sul banco del bar. L’ho letto meticolosamente, anche se non mi importava davvero di ciò che c’era scritto. Era una buona distrazione per tutto il mio nervosismo. Non so che cosa mi aspettassi, ma sapevo che cosa volevo che succedesse. Volevo che un Dom forte e sexy si avvicinasse a me, mi invitasse nelle sue stanze segrete e facesse con me tutte le cose più perverse che avevo letto nei romanzi erotici che amo così tanto.

    Mi sono stancata in poco tempo. Ho compreso che chiamano i libri finzione per un motivo.

    Ero sexy da morire, ma nessuno si avvicinava a me. Nessuno mi aveva neppure notata. Dannazione, non uno sguardo verso di me.

    L’eccitazione è diventata delusione. Ho sospirato tra me e me, mentre sistemavo il volantino sul banco. Con meno di una pagina di testo da leggere, sommando il fronte e il retro, non era riuscito a intrattenermi più di tanto. E non ce ne erano altri sul banco, così ero a corto di cose da fare. Anche se non ricordo perché, esplorare il locale non era un’opzione, quella volta. Mi sentivo al sicuro vicina alla porta. Da quella posizione potevo vedere tutto l’interno del club.

    Ho accartocciato la bottiglia d’acqua e l’ho spinta oltre l’orlo del bancone in modo che il barista potesse prenderla con più facilità. Ho preso la borsetta e mi sono voltata verso l’ingresso, decisa ad andarmene, dopo un’ultima occhiata veloce. È stato in quel momento che ho notato lui.

    Sono una donna molto esigente. Lo sono sempre stata. Esigente sul cibo. Esigente sui vestiti. E particolarmente esigente quando si parla di uomini. Possono essere anche cento ragazzi in una stanza e le possibilità che io ne trovi uno anche solo un po’ interessante sono molto ridotte. Be’, conta anche il fatto che ho molti problemi a relazionarmi con gli altri. Ogni volta che un bel ragazzo prova a parlarmi, arrossisco e inizio a balbettare. La chiamo la sindrome dell’idiota. Io raggiungo l’apice di questa sindrome quando incontro uomini che mi attraggono.

    Non ero neanche vicina a quel tizio, ma sentivo lo stesso il calore diffondersi a tutto il mio corpo. Lui era l’uomo dei sogni di tutte le americane, ma molto più oscuro e deciso. I suoi capelli erano spettinati con stile e lunghi abbastanza da passarci le dita e stringerli. La mascella squadrata era coperta da un leggero velo di barba. Non riuscivo a vedere di che colore fossero i suoi capelli e i suoi occhi, perché il locale era abbracciato da una debole penombra, tuttavia non mi importava, perché il resto di lui era fottutamente delizioso. Indossava una t-shirt grigia che gli fasciava il busto e un paio di jeans smessi che sembravano fatti apposta per evidenziargli il culo. Sono riuscita a vedergli il viso per pochi istanti, prima che si voltasse. I miei occhi hanno indugiato sulla sua schiena per più di cinque minuti. Ho sperato che si voltasse e mi notasse.

    Lo ha fatto e mi ha notato sul serio. Il suo sguardo ha incrociato il mio per una frazione di secondo. Mi ha rivolto un piccolo sorriso – almeno credo che mi abbia sorriso; avrebbe potuto rivolgersi a tutta l’area attorno a me – ed è tornato alla conversazione che stava intrattenendo. Io ho sbuffato un respiro che non sapevo nemmeno di star trattenendo. La speranza ha abbandonato il mio corpo insieme all’aria. Il tizio non aveva nessuna intenzione di

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