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La Fisica Sincronica
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E-book326 pagine4 ore

La Fisica Sincronica

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Info su questo ebook

Questo libro tratta della visione del mondo basata sugli ultimi sviluppi teorici e sperimentali della fisica quantistica e include anche la consapevolezza in un quadro unico e coerente. Il libro è unico perché integra la visione scientifica ortodossa di uno dei pionieri delle verifiche sperimentali dell’informazione quantistica con l'esperienza della meditazione Zen e dello sciamanesimo, in un processo evolutivo per il quale l'autore ha coniato il termine "quantum koan". La visione del mondo che ne deriva è rivoluzionata rispetto a quella classica, e tutto è esposto in modo sobrio, senza cercare effetti speciali come spesso si vede nella letteratura sull'argomento. Si tratta di entanglement, tempo, vita e morte, vuoto quantistico, medicina energetica, coscienza in un racconto scorrevole e alla portata di tutti. Il libro si rivolge sia ai fisici aperti a una visione non locale della realtà, con considerazioni scientifiche originali pubblicate su riviste internazionali e qui descritte in modo non tecnico, sia a chiunque sia ricettivo al messaggio e ha una cultura media non specialistica. Non vengono utilizzate formule matematiche e il libro è accessibile a un vasto pubblico.Alla fine di ogni capitolo è suggerita una tecnica di meditazione o un viaggio sciamanico guidato che aiuta il lettore a fare esperienza diretta e a integrare le conseguenze della fisica quantistica nella vita di tutti i giorni.
LinguaItaliano
Data di uscita27 dic 2022
ISBN9791221455519
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    Anteprima del libro

    La Fisica Sincronica - Paolo Silvestrini

    Parte Prima: I principi della meccanica quantistica.

    Il principio di indeterminazione.

    La formulazione ortodossa della Fisica Quantistica si basa su alcuni principi e postulati, alcuni dei quali appaiono paradossali a una visione classica.

    Il principio d’indeterminazione fornisce una precisa caratterizzazione dei limiti fondamentali delle informazioni che possono essere ottenute negli esperimenti di Fisica Quantistica: solitamente viene espresso dicendo che non è possibile misurare con assoluta precisione contemporaneamente la posizione e la velocità di una particella quantistica. Una conseguenza importante è che la traiettoria di un oggetto quantistico non può essere definita nemmeno in linea di principio, poiché per determinare la traiettoria è necessario conoscere contemporaneamente sia la posizione che la velocità dell'oggetto in questione. In un'altra formulazione molto comune, esso impone un'incertezza sulla misura del tempo e sulla misura dell'energia. Ciò significa che se viene eseguita una misura di energia su un sistema, la precisione con cui si può fornire il risultato è determinata dalla durata della misura: più breve è la misura, più impreciso è il valore di energia trovato. Al contrario, se vuoi sapere cosa succede in un intervallo di tempo molto breve, il principio d’indeterminazione impone che devono essere utilizzate energie elevate.

    Questa indeterminazione è strettamente connessa alla costante fondamentale della meccanica quantistica, detta costante di Planck. Sebbene Planck abbia introdotto la sua costante attraverso una considerazione puramente matematica, che non sembrava inizialmente avere una chiara corrispondenza fisica, tuttavia con il principio d’indeterminazione si stabilisce che questa costante è il valore minimo che può assumere ogni grandezza fisica che ha la dimensione di un’energia per un tempo (detta tecnicamente azione).

    Questo principio si può applicare a tutti i corpi, sia a particelle microscopiche che a oggetti macroscopici complessi costituiti da un'infinità di elementi semplici: tuttavia, per oggetti macroscopici l'incertezza è molto piccola, perché è correlata alla costante di Planck il cui valore è così piccolo da diventare significativo solo per sistemi microscopici: generalmente l’incertezza dovuta al principio di indeterminazione nei nostri esperimenti di carattere locale sui sistemi macroscopici è molto minore dell’incertezza legata alla precisione degli strumenti di misura.

    L’aspetto rivoluzionario rispetto alla visione classica è che il principio d’indeterminazione ci dice che la realtà di un sistema quantistico non può essere definita dallo stesso insieme di misure come nel caso classico, perché coppie di grandezze fisiche fondamentali per la definizione classica, come posizione e velocità o energia e tempo, non sono compatibili.

    Inoltre si può dimostrare che lo stato fondamentale che descrive completamente un sistema quantistico non è osservabile attraverso misure locali, vale a dire non è accessibile alla percezione classica. Cerchiamo di accennare a queste implicazioni in modo semplice e intuitivo.

    Nel modello classico, se conosciamo in un qualunque momento la velocità e la posizione di una particella possiamo conoscere con certezza deterministica tutta la storia passata e futura di quella particella risolvendo le equazioni del moto. Non esistono percorsi alternativi per le traiettorie che descrivono il moto dei sistemi meccanici classici.

    In Fisica Quantistica, esiste un’incertezza di principio ineliminabile sulle condizioni iniziali, determinata dalla costante di Planck. Questa costante è invero molto piccola rispetto alla scala delle grandezze della vita di tutti i giorni, tuttavia l’incertezza delle condizioni iniziali consente infinite possibili traiettorie, tanto da non rendere possibile la definizione di una traiettoria. Questo è sicuramente vero per sistemi microscopici. Ma anche in sistemi complessi la cui evoluzione è fortemente sensibile alle condizioni iniziali, l’incertezza può avere effetti drammatici sull’evoluzione del sistema, conducendo a inevitabili biforcazioni in cui molti percorsi alternativi sono ugualmente possibili, con risultati non prevedibili nell’approssimazione deterministica. In generale lo stato quantistico di un sistema fisico deve poter contenere tutte le possibili alternative di manifestazione in quella che normalmente viene detta sovrapposizione coerente di stati quantistici.

    Sommario delle considerazioni più importanti del capitolo.

    • Il principio d’indeterminazione ci dice che la realtà di un sistema quantistico non può essere definita dallo stesso insieme di misure come nel caso classico, perché coppie di grandezze fisiche fondamentali per la definizione classica, come posizione e velocità o energia e tempo, non sono compatibili nel caso quantistico: esse non possono essere definite contemporaneamente.

    • Lo stato fondamentale che descrive completamente un sistema quantistico non è definibile attraverso misure locali, vale a dire non è accessibile alla percezione classica.

    Invito alla meditazione: Trova una posizione comoda e rilassati. Comincia ad osservare il tuo respiro ponendo ad esso tutta la tua attenzione. Molto gentilmente, ad occhi chiusi porta il tuo sguardo al centro della fronte, tra le sopracciglia. Se ti senti a tuo agio, immagina che ad ogni inspirazione entri in te energia vitale, e che ad ogni espirazione il corpo si rilassi sempre di più. Dopo qualche minuto potresti avvertire l’energia vitale come un sottile brivido che entra dal tuo petto o dalla tua testa e si diffonde in tutto il corpo, mentre con l’espirazione elimini le scorie e tutto si rilassa. Col tuo intento porta l’energia vitale in ogni angolo del tuo corpo, rimanendo ben presente alle sensazioni del corpo e senza mai forzare.

    Quando sperimentare>: Io consiglio di fare questo esercizio la sera prima di addormentarti o la mattina appena sveglio per venti minuti. Procedi molto gradualmente rispettando te stesso e i tuoi limiti. I primi giorni potresti cominciare con 10 minuti o anche meno, e aumentare di due minuti al giorno fino a venti. Se lo esegui la sera potresti cadere direttamente nel sonno, e questo va benissimo.

    *****

    La sovrapposizione coerente di stati.

    In questo capitolo parliamo della sovrapposizione coerente di stati.

    Lo stato di un sistema quantistico è descritto dalla cosiddetta funzione d’onda, la quale contiene una sovrapposizione coerente di tutte le possibili manifestazioni osservabili di quel sistema. L’aggettivo coerente tecnicamente indica che questo stato include tutti i possibili stati osservabili del sistema, e al tempo stesso è una sintesi unica di tutti gli stati osservabili non riconducibile ad una semplice somma delle probabilità che questi stati si manifestino. In un esperimento noi osserveremo solo uno di questi stati manifestarsi con una certa probabilità, ma il sistema prima dell’osservazione contiene tutte le possibili manifestazioni in un unico stato non osservabile direttamente.

    Questo aspetto può apparire paradossale in quanto, secondo la logica comune, gli stati osservabili sovrapposti non possono coesistere contemporaneamente: la presenza manifesta di uno stato presuppone la non esistenza di tutti gli altri. Invece, in meccanica quantistica, è solo attraverso il processo di osservazione che si determina quale tra tutti gli stati osservabili possibili effettivamente si manifesta. Questo fenomeno costituisce un processo irreversibile noto come collasso della funzione d’onda: non si conosce come il collasso della funzione d’onda avvenga, ma la teoria è in grado di prevedere con quale probabilità i vari stati possibili si manifesteranno durante l’osservazione. Famoso l’esempio che ci appare paradossale del gatto di Schrödinger: quando osserviamo il gatto di Schrödinger, lo troveremo sempre o vivo o morto, anche se prima della nostra osservazione la meccanica quantistica ci dice che la funzione d’onda che descrive il gatto persisteva in una sovrapposizione coerente dello stato vivo e morto. Se vogliamo dare un significato fisico preciso alla funzione d’onda dobbiamo concludere che prima della misura il gatto era contemporaneamente vivo e morto.

    In fisica quantistica, gli stati sono matematicamente caratterizzati da particolari vettori in uno spazio astratto, detto spazio di Hilbert. Questi vettori sono oggetti matematicamente più complicati delle frecce orientate con cui siamo abituati a indicare grandezze classiche vettoriali come la forza, la velocità, l’accelerazione ecc., perché lo spazio di Hilbert ha in generale molte più dimensioni delle tre dello spazio fisico usuale. Ogni direzione ortogonale nello spazio di Hilbert rappresenta una possibile manifestazione classica. Se però il vettore che rappresenta lo stato quantistico non è orientato lungo la direzione di un asse coordinato, allora lo stato quantistico che ne risulta sarà in una sovrapposizione coerente. Cerchiamo di capire cosa succede nel caso più semplice possibile, in cui esistono solo due direzioni ortogonali che rappresentano due possibili risultati classici, come nel caso del gatto che può essere solo vivo o morto. Un altro esempio potrebbe essere un dipolo in un campo magnetico, e comunque qualunque sistema a due stati che costituisce il bit fondamentale per un computer quantistico. La direzione degli assi coordinati rappresenta un possibile risultato della misura. Nel caso di due soli possibili risultati abbiamo solo due assi: ad esempio l’asse x nel caso del gatto potrebbe essere vivo e l’asse y morto.

    Se lo stato quantistico è inizialmente orientato come un asse coordinato il risultato è certo, e corrisponde al valore dell’asse coordinato: nel nostro esempio vivo l’asse x, morto l’asse y. Se lo stato è orientato in una direzione intermedia allora abbiamo la sovrapposizione coerente e il risultato della misura sarà di tipo probabilistico: ad esempio l’orientamento a 45 gradi corrisponde al 50% di probabilità di trovare il gatto vivo e 50% di trovarlo morto quando effettuiamo la misura. Fino a qui non c’è niente di strano. La cosa da sottolineare è che, come per i vettori classici, la direzione degli assi è arbitraria e possiamo ruotare si assi coordinati come vogliamo senza che il vettore cambi. Nel caso del gatto questo porta ad un assurdo: possiamo ruotare la direzione dell’asse allineandolo con la direzione dello stato quantistico, e in questo modo avremmo anche in questo caso un risultato certo. La cosa però diventa paradossale per ogni oggetto macroscopico che sia in uno stato di sovrapposizione di due possibilità mutualmente escludentesi secondo la logica classica: il gatto di Schoedinger sarebbe contemporaneamente vivo e morto.

    Anche questo è uno stato quantistico accettabile matematicamente, ma a cosa corrisponde? il gatto era mezzo vivo e mezzo morto contemporaneamente? Che significato dare agli stati che non sono allineati con la direzione vivo o la direzione morto? Posso orientare la misura in modo da avere un risultato certo anche nel caso intermedio? e che significato può avere questa certezza di avere lo stato contemporaneamente vivo e morto in sovrapposizione? e qual è il ruolo della misura e dell’osservatore nel determinare lo stato osservato?

    Per evitare il paradosso, si ipotizzò che non potesse valere il principio di sovrapposizione tra stati macroscopici, ma esperimenti recenti mostrano invece che il gatto di Schroedinger esiste per sistemi macroscopici, e questi stati sono alla base dei quantum bit del computer quantistico. Come questo cambia la nostra percezione del mondo?

    Come accennato tornerò su questo punto in una parte successiva.

    Sommario delle considerazioni più importanti del capitolo.

    • Lo stato fondamentale di un sistema quantistico contiene contemporaneamente tutte le possibilità di manifestazione classica in quella che viene chiamata una sovrapposizione coerente.

    • L’osservatore determina quale di queste possibilità si manifesterà alla percezione classica. Il fenomeno è detto collasso dello stato quantistico a seguito dell’osservazione.

    Invito alla meditazione. In ogni tecnica di meditazione ricordati di rimanere presente a te stesso e al tuo stato fisico, e di non forzare mai: non è una sfida con se stessi ma un esercizio di consapevolezza. Rilassati, chiudi gli occhi e osserva il respiro. Immagina che mentre inspiri entra in te dalla testa una luce dorata intensissima e calda, come un sole luminoso al tramonto, e si diffonde nel tuo corpo fino ai piedi: questa è la vita che viene a te abbondante. Immagina poi che con l’ispirazione entri dai piedi un flusso liquido gelido e nero che si diffonde fino alla testa, e poi il ciclo continua: questa è la morte che ti ripulisce dalle scorie. Avverti il ciclo della vita e della morte muoversi in te ad ogni istante a partire dal tuo respiro, e riconosci come la vita e la morte coesistono in ogni manifestazione: sono due aspetti complementari di un solo processo. Rimani in questo stato di consapevolezza per il tempo che vuoi, e poi portalo con te in ogni atto della tua vita quotidiana. Celebra l’esistenza e la tua comprensione.

    Quando sperimentare: Anche questo è un esercizio che consiglio di fare la mattina appena sveglio per circa 15 minuti, o la sera prima di addormentarti, alternandolo coll’esercizio di respirazione del capitolo precedente.

    Il dualismo onda-particella e il principio di complementarietà.

    Adesso introduciamo il dualismo onda-particella e il principio di complementarietà che è stato formulato ai primordi della teoria quantistica circa 100 anni fa.

    I fisici si resero conto che la descrizione completa di un fenomeno quantistico richiede la presenza di aspetti duali e complementari della realtà, il più famoso dei quali è appunto il dualismo onda-particella. Gli elettroni e i fotoni, ad esempio, talvolta si comportano come onde mostrando effetti d’interferenza, altre volte si comportano come corpuscoli interagendo con la materia in modo discreto. Tuttavia gli aspetti corpuscolare e ondulatorio non si manifestano mai contemporaneamente, bensì un esperimento che consenta di osservare un aspetto impedisce all’altro di manifestarsi. Questa affermazione è nota come il principio di complementarietà, e afferma l’impossibilità di una manifestazione unitaria della realtà quantistica.

    In fisica si può evidenziare la natura ondulatoria di un fenomeno attraverso un esperimento d’interferenza, poiché tutte le onde possono interferire mentre i corpuscoli no. In un famoso esperimento d’interferenza quantistica, si fa passare un fascio di elettroni attraverso due fenditure verticali parallele e poi se ne rileva l’intensità su uno schermo lontano. Si nota allora sullo schermo un disegno di strisce luminose che si alternano a strisce scure, tipico di un comportamento ondulatorio, detto figura di interferenza. Queste strisce corrispondono alla fusione delle due onde che si ottengono dalla suddivisione del fascio iniziale attraverso le due fenditure, e che si rinforzano a vicenda nelle strisce luminose e si annullano in corrispondenza delle strisce scure. In questo modo possiamo concludere che il fascio di elettroni si comporta come un’onda. Si potrebbe quindi pensare che il fascio di elettroni sia effettivamente un’onda, anche se di natura diversa da quella delle onde classiche, ma che invece i singoli elettroni siano corpuscoli, in quanto arrivano sullo schermo sempre in forma discreta. Si può provare a verificare questa ipotesi riducendo l’intensità del fascio sempre di più: se il fascio è abbastanza debole si può fare in modo che gli elettroni passino attraverso l’apparato uno per volta e poi vengano rilevati quando colpiscono lo schermo. In tal caso una mente classica si aspetterebbe che la figura d’interferenza scompaia, in quanto sembrerebbe che ogni singolo elettrone, come materia corpuscolare, possa passare attraverso una fenditura o l’altra, e non contemporaneamente da entrambe, eliminando la possibilità d’interferenza. Ma non è quello che si osserva: singolarmente gli elettroni arrivano sullo schermo uno per volta, in modo che inizialmente appare casuale, ma dopo che abbastanza elettroni sono passati attraverso l’apparato e poi rilevati sullo schermo, la figura d’interferenza emerge ancora una volta. Quindi, secondo una visione classica del fenomeno, si deve pensare che ciascun elettrone passi attraverso entrambe le fenditure contemporaneamente in modo da poter interferire con se stesso, e questo ci appare paradossale. In tal caso ogni singolo elettrone si comporta come un’onda quando passa attraverso la doppia fenditura, per poi ritornare a comportarsi come corpuscolo nel momento in cui è rilevato sullo schermo.

    L'esperimento d’interferenza quantistica mostra l'impossibilità di concepire un oggetto quantistico come avente lo stesso tipo di presenza nello spazio e nel tempo come siamo abituati a rappresentare gli oggetti nella vita di tutti i giorni. Dove è stato l’elettrone durante il tragitto dalla sorgente allo schermo? Questa è una domanda a cui non possiamo rispondere. Se peraltro lo sperimentatore volesse mettere in risalto la natura corpuscolare dell’elettrone durante il tragitto, determinando ad esempio attraverso quale fenditura esso passa, questo lo può fare mediante un ulteriore apparato di misura capace di osservare il passaggio dell’elettrone da una fenditura o dall’altra: si otterrebbe allora che il singolo elettrone passa effettivamente attraverso una fenditura o l’altra e mai contemporaneamente da entrambe, ma in tal caso la figura di interferenza scompare. Non è possibile ottenere contestualmente l'informazione sul cammino percorso dall’elettrone e una figura d'interferenza, poiché si tratta di aspetti complementari, riconducibili al dualismo onda-corpuscolo. L’esperimento mostra che l’elettrone nel passare attraverso la doppia fenditura si comporta o come onda o come corpuscolo, a seconda di come si effettua la misura: un apparato sperimentale che evidenzi la natura particellare e la traiettoria non dà segni di comportamento ondulatorio e viceversa. Naturalmente questa è una conclusione che appare paradossale a un modo classico di vedere la realtà.

    Il principio di complementarietà ci invita a ripensare la nostra visione del mondo: normalmente pensiamo che, al di fuori di noi, ci siano cose che esistono occupando posizioni precise nello spazio e nel tempo, che sono caratterizzate da una loro natura intrinseca indipendentemente dalla nostra osservazione.

    Bohr, e tutta l’interpretazione ortodossa della meccanica quantistica, ci suggerisce che chiederci quale sia la natura essenziale delle cose, indipendentemente da quanto possiamo osservare, non ha senso. Inoltre, poiché vediamo una natura sostanzialmente diversa a seconda di dove poniamo l’attenzione, la complementarietà della manifestazione ci lascia nell’impossibilità di conoscere la natura essenziale dell’universo quantistico. Torneremo su questo aspetto problematico parlando della de-coerenza e dell’emergere della visione classica dal mondo quantistico.

    Sommario delle considerazioni più importanti del capitolo.

    • La realtà intima di un sistema quantistico rimane sconosciuta ad un osservatore classico. Essa si manifesterà come realtà materiale o come onda a seconda di come è condotta l’osservazione: un esperimento che evidenzi la natura corpuscolare non potrà manifestare contemporaneamente la natura ondulatoria, e viceversa. Questa affermazione è nota come principio di complementarietà. La realtà corpuscolare e quella ondulatoria si possono però manifestare nello stesso sistema in momenti diversi.

    Invito alla meditazione: Sentiti innamorato/a in ogni attimo della tua vita. Se non hai una persona di cui sei innamorato/a, immagina la tua donna o il tuo uomo ideale di cui innamorarti: sentilo con te, dentro di te in ogni momento anche se non è fisicamente presente. Sentiti connesso/a al tuo amore in ogni attività di veglia, e la sera addormentati con questa presenza. Senti l’emozione e l’intensità di questo contatto e cerca di rappresentarlo in ogni tua manifestazione. Avverti la forza creativa che si sviluppa da questa percezione e celebra ogni istante di questa percezione. Avverti come cambia il tuo stato di coscienza quando ritorna la tua mente razionale con i dubbi e le paure: ritorna la sensazione di gelosia e di possesso? la paura di perdere l’amore? la sensazione di non meritare la felicità? il senso di avidità, di impotenza e di competizione? la sensazione di non valere abbastanza e di non essere creativo?

    Avverti la differenza dei due stati mentali: quello non locale in cui l’attenzione è sull’amore e sulla condivisione, e quello locale in cui l’attenzione è su di te e sulla tua sopravvivenza. Sono aspetti complementari della tua mente, e dipendono dalla tua scelta: hai la libertà di scegliere in ogni momento in che stato mentale vivere, ma se è presente uno l’altro non si manifesta.

    Dopo un po’ di tempo potresti avvertire uno stato che trascende la mente, uno stato di Amore ancora più profondo di quello di sentirti innamorato, ma non forzare questa sensazione aspetta che accada spontaneamente.

    Nel nostro partner noi riflettiamo l’amore che è già dentro di noi e che non può mai essere perduto: il nostro partner è solo uno specchio in cui riflettiamo i nostri stati interiori. L’energia maschile e quella femminile sono aspetti complementari dell’energia vitale che albergano già in noi, e trovano un’integrazione nel nostro essere in amore. Vivi consapevolmente e scegli in piena libertà.

    *****

    L’entanglement.

    a) Il principio di realismo locale.

    L’entanglement è probabilmente l’aspetto più peculiare e caratterizzante della fisica quantistica, e sarà usato in molti modi durante lo sviluppo del corpo principale di questo libro.

    Per capire in che cosa consiste l’entanglement e la non-località quantistica, che tratteremo fra poco, introduciamo il principio di realismo locale che sta alla base di tutto il pensiero scientifico e della logica classica.

    L’idea alla base è che la realtà fisica è sempre riconducibile a pochi elementi semplici, indistinguibili (ad esempio ogni elettrone è identico a un altro elettrone), interagenti tra di loro attraverso forze fondamentali esprimibili attraverso leggi matematiche note: la straordinaria complessità della realtà fisica nella visione scientifica classica è dovuta alla complessa interazione di un numero estremamente grande di pochi elementi semplici indistinguibili tra di loro. Questa visione viene a volte chiamata riduzionismo scientifico, o visione meccanicistica della realtà. Il principio guida del metodo scientifico è arrivato con la Fisica a schematizzare la realtà attraverso l’interazione di elementi microscopici quali quarks, leptoni e bosoni (come vedremo in seguito le particelle fondamentali distinte si riducono a poche decine), che si associano in varie combinazioni per formare i costituenti degli atomi - protoni, neutroni ed elettroni interagenti- e poi, aumentando via via la complessità, molecole semplici e poi sempre più complesse fino ad arrivare a catene quali il DNA che sta alla base di ogni processo vivente. Le molecole a loro volta interagiscono attraverso fenomeni chimico-fisici legati a scambi energetici e termodinamici fino a manifestare la complessità dell’universo intero a partire da pochissimi elementi semplici e quattro interazioni fondamentali. Il principio fisico che sta alla base di questa schematizzazione è detto il principio di realismo locale, o anche semplicemente causalità poiché è strettamente collegato al principio di causa-effetto. Questo principio afferma che la realtà dei singoli costituenti elementari della materia è definibile indipendentemente dalle interazioni più o meno complesse a cui sono sottoposti, e che quindi sono sempre isolabili almeno in linea di principio, e che ogni interazione è di carattere locale. Quindi le sollecitazioni che si originano in una parte elementare del sistema complesso si possono trasmettere attraverso gli elementi vicini fino eventualmente a interessare l’intero sistema, ma questo processo richiede un certo tempo e non può mai riguardare l’intero sistema contemporaneamente. L’entanglement quantistico nega invece l’universalità del realismo locale e introduce una correlazione quantistica che definisce la realtà di un sistema complesso indipendentemente dalla realtà dei singoli costituenti, indipendentemente dalla loro distanza nel tempo e nello spazio e dalla loro interazione. In Fisica Quantistica si può avere una descrizione completa sullo stato del sistema complessivo, anche se esteso nello spazio e nel tempo, senza avere alcuna informazione sullo stato dei singoli costituenti correlati quantisticamente.

    L’entanglement non nega la causalità, o il principio di causa ed effetto, ma associa a questo una diversa correlazione non osservabile a livello locale, che potremmo chiamare sincronicità usando un termine coniato dal grande psicologo Gustav Jung. Un altro termine che potremmo coniare adesso per indicare l’entanglement è organicità, cioè qualcosa che rende un sistema correlato organico, cioè non riconducibile alla

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