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Le sfide di oggi alla luce della Teoria Generale dei Sistemi
Le sfide di oggi alla luce della Teoria Generale dei Sistemi
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E-book520 pagine5 ore

Le sfide di oggi alla luce della Teoria Generale dei Sistemi

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Info su questo ebook

Cresce sempre più la convinzione che il concetto di sistema è il più atto a spiegare la realtà.

Tutte le cose, infatti, atomi e molecole, stelle e galassie, piante e animali, individui e società, risultano essere sistemi, insieme di elementi interagenti.

Questo libro, utilizzando il modello offerto dalla Teoria Generale dei Sistemi, geniale intuizione di Ludwig von Bertalanffy, cerca di approfondire la nozione stessa di sistema con l'identificare e descrivere le sue leggi.

Queste, essendo comuni a tutto quanto esiste, collaborano a darci una visione unitaria di quanto si conosce. Identifichiamo poi che queste leggi generali dei sistemi sono quelle che governano l'evoluzione, dal big bang fino ad oggi. Guardando allora tutte le cose come sistemi e sistemi di sistemi in progressiva crescita qualitativa, vediamo con una luce nuova anche l'essere umano, le culture, i sistemi etici e quelli religiosi, lungo la storia e nel suo processo attuale di globalizzazione. Muovendosi in un piano esclusivamente scientifico e con i dati dell’esperienza, sgorgano da questa riflessione risposte nuove alle nuove domande del mondo di oggi, aprendo così all'umanità un orizzonte di futuro luminoso.
LinguaItaliano
Data di uscita17 nov 2020
ISBN9788831697880
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    Le sfide di oggi alla luce della Teoria Generale dei Sistemi - Jordi Marjanedas

    Marjanedas

    INTRODUZIONE

    1. Ludwig von Bertalanffy e la Teoria Generale dei Sistemi

    Il termine sistema è ormai di uso comune nel discorso scientifico. Non c’è oggi una branca del sapere scientifico che non includa i sistemi nel suo studio. La straordinaria diffusione della cibernetica e dei sistemi informatici, poi, ha reso popolare questo termine a un pubblico molto vasto.

    Non è invece altrettanto noto che fu il biologo austriaco Ludwig von Bertalanffy¹ (da qui in avanti citato con la sigla Bertalanffy) ad annunziare per primo una Teoria Generale dei Sistemi nel 1937², presentandola poi più formalmente nel 1945³.

    La sua Teoria rappresenta un nuovo paradigma per una migliore conoscenza della realtà. Vediamo però che, nonostante il tempo trascorso, essa non è stata ancora percepita in tutta la sua portata né sviluppata in tutta la sua potenzialità.

    Nel 1968 Bertalanffy pubblicò una raccolta di suoi scritti e conferenze sull’argomento⁴ che, tradotta in diverse lingue, è diventata il suo libro più conosciuto. Purtroppo l’eterogeneità del suo contenuto e la forma non sistematica non hanno facilitato la piena comprensione di questa sua Teoria.

    Che cosa è un sistema?

    Bertalanffy ne diede questa definizione generale: Complesso di elementi interagenti⁵.

    Questa interazione però fa sì che l’insieme abbia delle caratteristiche nuove non riscontrabili nei singoli elementi di base e nemmeno nella loro somma.

    Tutti conosciamo la formula dell’acqua: H2O. Essa ci dice che una molecola d’acqua è composta di due atomi d’idrogeno e di uno d’ossigeno. E tutti sappiamo che l’acqua è qualcosa di molto diverso sia dall’idrogeno che dall’ossigeno e che ha un comportamento completamente nuovo.

    Osserviamo che tutte le cose nella natura sono sistemi. Lo stesso atomo d’idrogeno e quello di ossigeno, che costituiscono l’acqua, sono a loro volta sistemi di particelle subatomiche come i protoni, i neutroni e gli elettroni che interagiscono tra loro per formare quelle unità, quei sistemi che sono l’idrogeno e l’ossigeno. Così come l’acqua diventa un elemento di base nella formazione di migliaia di altri sistemi più complessi.

    Ogni cosa allora è un sistema composto di sotto-sistemi ed è, a sua volta, un sotto-sistema di un sistema più complesso. La realtà appare quindi come una gerarchia di sistemi.

    Dall’astronomia sappiamo che l’intero Universo è un unico sistema ed Einstein ci ha dimostrato che anche la galassia più lontana interagisce con il nostro sole e con il nostro pianeta.

    La Teoria Generale dei Sistemi (da qui in poi indicata con la sigla TGS) si basa su questa visione della realtà: le cose sono insiemi organizzati che interagiscono tra di loro e che, guardate così, come sistemi, mostrano delle caratteristiche, delle leggi generali comuni.

    Nascita della Teoria Generale dei Sistemi

    Il paradigma tradizionale del metodo scientifico per la conoscenza della realtà, specialmente da Cartesio in poi, consiste nel frazionare ogni indagine nel più gran numero possibile di sotto-problemi elementari per studiare poi ciascuno isolatamente, ritenendo che, rimettendoli insieme di nuovo una volta risolti, concettualmente o sperimentalmente, la loro totalità porti all’intelligibilità della realtà indagata.

    Bertalanffy si dedicava alla ricerca in biologia in un’epoca in cui si cercava di comprendere anche gli organismi viventi con il metodo analitico e le sole leggi della fisica. Era chiara per lui la loro inadeguatezza. I fenomeni della vita non potevano essere intellegibili col vivisezionare gli animali morti. Il suo primo scopo allora fu quello di trovare un nuovo strumento scientifico che ne desse ragione.

    A un certo punto si accorse dell’esistenza di una stretta analogia presente nei comportamenti di sistemi biologici diversi come, per esempio, il sistema nervoso centrale e la rete biochimica di regolazione cellulare. Osservò anche che nello sviluppo di altre discipline come la sociologia o l’economia o altre, pur partendo da fenomeni diversi e persino basandosi su filosofie antitetiche, erano sorti problemi e concezioni simili a quelli della biologia.

    Egli scoprì quindi che si potevano enucleare delle leggi universali per il fatto di trattare con entità organizzate, insiemi di elementi in relazione, in altre parole sistemi.

    Certi isomorfismi della natura erano ampiamente riconosciuti. Ad esempio la realtà del potenziale energetico dato dal dislivello dell’acqua in un fiume, creatosi anche a causa di una diga, è usata comunemente per illustrare quella del potenziale esistente tra due poli elettrici con una differenza di voltaggio e allo stesso modo si spiega il differenziale calorico come potenziale di lavoro.

    Bertalanffy cercò quindi di individuare in diversi campi d’interesse delle omologie che indicassero un identico modo di comportamento.

    Si lanciò così allo studio dei princìpi validi per tutti i tipi di sistemi, cioè per tutte le cose organizzate, "indipendentemente dal loro genere particolare, dalla natura degli elementi che li compongono e dal tipo di relazioni o forze che esistono tra essi"⁶.

    Ecco allora enuclearsi la sua TGS: "Risulta lecito richiedere una teoria (...), dei princìpi universali che sono applicabili ai sistemi in generale (...). Una nuova disciplina che chiamiamo Teoria Generale dei Sistemi. Il suo oggetto di studio consiste nella formulazione e nella derivazione di quei princìpi che sono validi per i sistemi in generale (...) indipendentemente dal fatto che siano di natura fisica, biologica o sociologica"⁷.

    Bertalanffy aprì così la possibilità che gli esseri vivi fossero studiati scientificamente con le leggi della natura, introducendo nello studio i tutti organizzati, e incorporando quindi i nuovi tipi di dati specifici dei sistemi.

    Il tempo gli ha dato ragione. La stessa fisica ha dovuto riconoscere degni di studio concetti tipici della Teoria Generale dei Sistemi come ordine, organizzazione, totalità, teleologia, differenziazione, estranei alla fisica tradizionale, giacché essa non poteva spiegare certe realtà complesse, compreso lo stesso atomo da quando è stata approfondita la conoscenza della sua costituzione.

    La TGS e l’unità delle scienze

    La visione di Bertalanffy spazia sull’intero mondo dell’esistenza, illuminandola con la sua luce.

    A lui interessano allo stesso modo sia i sistemi che chiamiamo reali, cioè quelli percepiti come esistenti indipendentemente che siano osservati o no, sia quelli concettuali, come le logiche o le matematiche o anche la stessa musica, frutto di rappresentazioni simboliche.

    Per lui il mondo dei simboli, dei valori, delle culture, è qualcosa di molto reale da includere in un ordine cosmico di gerarchie. "Il principio unificatore consiste nel trovare a tutti i livelli l’organizzazione"⁸.

    Lo sviluppo della scienza moderna ha obbligato alla crescente specializzazione delle specializzazioni, frazionando progressivamente la conoscenza della realtà, cosa che fece dire ironicamente allo scrittore G. K. Chesterton che arriveremo così un giorno a sapere tutto di niente. La proposta della TGS di Bertalanffy fu salutata subito come una possibilità di unità delle scienze, sia di quelle naturali con quelle sociali, sia di quelle tecnologiche con le umanistiche, o in qualsiasi modo si formulasse l’antitesi, poiché faceva vedere una loro unità formale esistente in natura.

    Bertalanffy non pretendeva però di creare una super-scienza né di omologare tutte le varie discipline, ignorando le differenze qualitative esistenti lungo la gerarchia della complessità organizzata.

    La TGS dà una luce aggiuntiva e unitaria alle scienze ma in nessun caso pretende di sostituirsi a esse o di metterle in un angolo. Bertalanffy dirà infatti che questa sua Teoria nel porre in rilievo gli isomorfismi strutturali di tipo generale tra livelli diversi afferma contemporaneamente la loro autonomia [delle diverse discipline: fisica, biologia, scienze sociali, ecc.] e la loro capacità di possedere leggi specifiche⁹.

    Comunque essa può essere utile a vagliare la correttezza in tutto o in parte di teorie e modelli di oggetti di studio specifici. Essendo tutte le cose sistemi, le sue leggi sono comuni alla natura intera. Possiamo allora dubitare lecitamente della validità di quanto in ogni scienza si dica in contraddizione con essa.

    L’utilità pratica comunque di queste leggi è innegabile dato che possono essere introdotte in tutte quante le scienze, per confermare così comportamenti già conosciuti, o rivelare nuovi aspetti o persino aprire nuove prospettive.

    La TGS potrebbe (...) costituire un importante strumento per controllare e sollecitare il trasferimento dei princìpi da un settore all’altro: non sarà più necessario duplicare o triplicare la scoperta dei medesimi princìpi in settori diversi e isolati gli uni dagli altri¹⁰.

    La TGS, una nuova scienza

    L’ordine è l’oggetto di studio della TGS. Per questo motivo essa si situa nel cuore stesso dello studio scientifico. Senza l’ordine in effetti non sarebbe possibile nessuna scienza. Bertalanffy dirà: L’esistenza stessa della scienza dimostra che è possibile esprimere certi tratti d’ordine della realtà mediante costrutti concettuali, il che presuppone che l’ordine esista nella realtà stessa¹¹.

    Bisogna chiarire che l’ordine che vediamo non è la conseguenza necessaria di leggi eterne della natura. Oggi non possiamo più ignorare che l’indeterminatezza è nel cuore stesso della natura, dopo che la fisica quantica abbia presentato le sue conclusioni. Avremo occasione più avanti di capire meglio come l’ordine esistente si costruisca da questa indeterminatezza.

    Dobbiamo riconoscere ancora altri limiti intrinseci a ogni scienza di cui Bertalanffy, come ogni scienziato odierno, è ben consapevole. Egli dirà: Siamo coscienti non solo della relatività fisica, conseguenza del punto di vista dell’osservatore, (...) ma anche della relatività biologica, per il fatto che la nostra conoscenza è conoscenza umana, e della relatività culturale, dovuta alla nostra situazione in un certo punto della storia umana¹².

    Pur dovendo però riconoscere i limiti intrinseci a ogni scienza, egli non cade nel relativismo assoluto o nello scetticismo, fedele alla vocazione naturale dell’uomo¹³ alla conoscenza: Con queste limitazioni (...) noi non possiamo però sbagliarci del tutto altrimenti la nostra specie si sarebbe estinta da tempo a causa di una natura spietata. Noi non possiamo cogliere la realtà ultima, ma possiamo ben raggiungere prospettive che portino la nostra piccola casa dentro un ordine accettabile¹⁴.

    Bertalanffy fa poi una difesa dei modelli, uno dei quali è la sua TGS: L’obiezione principale contro i modelli e le leggi dei fenomeni (...) è quella secondo cui si farebbero delle ipersemplificazioni (...). Il modello di atomo di Bohr fu una delle semplificazioni più arbitrarie che siano state mai concepite, ma, ciononostante, è diventato una pietra miliare della fisica moderna. Le ipersemplificazioni sono il mezzo più potente, se non addirittura l’unico mezzo, verso una padronanza concettuale della natura¹⁵.

    Comunque: I vari approcci (...) non sono affatto di tipo monopolistico, né come tali vanno considerati (...). [Oggi] non esiste un unico sistema del mondo capace di comprendere il tutto. Tutti i costrutti scientifici sono modelli che rappresentano certi aspetti e certe prospettive della realtà (...) e ognuno non è né unico né esauriente¹⁶.

    Scopo del libro

    Già nel 1955 sotto l’impulso di Bertalanffy si creò la Society for General Systems Research¹⁷ con l’obiettivo di stimolare lo sviluppo di sistemi teorici applicabili a più di un settore tradizionale della conoscenza. In tre anni il numero di membri passò dai 33 iniziali a 494. Di fronte alla conseguente proliferazione di teorie relative ad aspetti più o meno parziali della realtà che poteva creare un certo imbarazzo, nel 1970 Bertalanffy dirà: Il fatto che le teorie dei sistemi appaiono piuttosto diverse le une dalle altre a seconda dei vari studiosi che se ne interessano non è quindi un motivo d’impaccio o un prodotto di una certa confusione ma è piuttosto il sintomo di uno sviluppo vigoroso interno a un campo di ricerca nuovo e in fase di crescita (...). Va tuttavia detto che metodi di approccio differenti e in parte antitetici dovrebbero tendere a un’ulteriore integrazione¹⁸.

    In un altro momento, riferendosi ai suoi lavori sulla TGS, egli riconosce che: Nel migliore dei casi essa è un’approssimazione che deve essere progressivamente elaborata e corretta¹⁹.

    Con queste parole Bertalanffy ci dice di aver messo le fondamenta alla sua teoria e che essa rimaneva aperta a ulteriori sviluppi. Un lavoro che egli rimanda costantemente lasciando la sua TGS in apparenza inconclusa²⁰.

    Dopo Bertalanffy, troviamo tanti studiosi che, ognuno per conto suo, lavorando simultaneamente in diverse scienze, hanno scoperto comportamenti comuni in realtà diverse ma senza elaborare pienamente una teoria generale dei sistemi.

    Ugualmente troviamo sviluppate diverse teorie di sistemi in varie discipline, come la sociologia o altre. Consideriamo però impropria l’introduzione dell’aggettivo generale se enucleano leggi che non siano di applicazione universale.

    Rimane allora ancora da realizzare l’aspirazione più profonda presente al cuore della visione di Bertalanffy e costantemente da lui perseguita fino alla sua morte: l’elaborazione di una completa TGS, di una scienza cioè che evidenzi leggi valide per tutte le realtà esistenti nella natura, dando veramente così unità alle scienze e alle varie comprensioni della realtà.

    Questo è diventato l’obiettivo appassionante del lavoro di riflessione che presentiamo nella prima parte di questo libro.

    In una seconda parte vogliamo proiettare la luce di questi princìpi, enunciati nella prima parte, su quel sistema di particolare interesse per noi che è l’essere umano, osservando la sua evoluzione dalle origini fino ad oggi ed esaminando poi alcune delle problematiche umane attuali più critiche.

    Nella terza parte andremo più a fondo in questo argomento fissando il nostro sguardo su due dei sistemi nati con l’essere umano e sviluppati in seno alle culture: il sistema etico e quello religioso.

    In tutto questo nostro percorso ci faremo aiutare da alcuni autori, specialmente da Teilhard de Chardin²¹ e Vladimir Turchin²² i quali, ognuno con la sua personale visione della realtà, si esprimono in piena armonia con la TGS di Bertalanffy.

    Logicamente riusciremo appena ad aprire timidi sentieri con la speranza però che tanti siano attirati a proseguire nell’impresa.

    Nelle diverse aree del sapere toccate, pur conservando una rigorosità scientifica, abbiamo cercato di utilizzare un linguaggio e una terminologia accessibili a tutti i tipi di lettori.

    2. Ludwig von Bertalanffy e le scienze

    Maria von Bertalanffy ci da questa testimonianza del suo marito: Per decenni mio marito ha lavorato in molti differenti settori della scienza e dello studio. Dalle sue molteplici esperienze crebbe, nella sua mente, l’idea di un’unità nella diversità – per citare il titolo dei due volumi pubblicati in suo onore. (…) Questa unità non potrebbe essere stata acquisita se egli non avesse percorso per primo la strada della diversità. In ciascuno dei diversi problemi e argomenti egli percepì aspetti e princìpi comuni agli altri²³.

    Presentiamo in questo capitolo alcuni flash di contributi fatti di Bertalanffy con questa visione unitaria delle scienze.

    Psicologia e psichiatria

    Bertalanffy si dedicò intensamente per alcuni anni alla psicologia e alla psichiatria trasferendo i princìpi riguardanti gli organismi vivi allo studio dell’attività mentale²⁴.

    Con lo psicologo Royce, il filosofo Tenneysen e lo psichiatra T. E. Weskowicz creò il Center for Advanced Study in Theoretical Psychology i cui studi volevano soprattutto identificare e denunciare la visione meccanicistica dell’uomo offerta dalle diverse scuole psicologiche dell’epoca.

    Afferma infatti Bertalanffy: Noi pensiamo piuttosto di considerare l’organismo psicofisiologico come se fosse un sistema soprattutto attivo (...). Personalmente non sono capace di vedere come le attività creative e culturali, quali che siano i loro tipi, possano essere prese in esame in termini di risposta a stimoli, di gratificazione di bisogni biologici, di ristabilimento dell’omeostasi e simili²⁵

    Ugualmente: Lo stesso termine stress è ambivalente. Lo stress non è solamente un pericolo per la vita, un qualcosa da controllare e da neutralizzare mediante meccanismi di adattamento; esso è anche capace di creare forme vitali a più alto livello. Se dopo le perturbazioni provenienti dall’esterno la vita non avesse fatto altro che tornare al cosiddetto equilibrio omeostatico, essa non avrebbe mai potuto progredire oltre l’ameba la quale, dopo tutto, è la creatura meglio adattata di questo mondo²⁶

    Più che frugare nel passato sarà allora importante approfondire i conflitti presenti cercando l’integrazione, incentivando possibilità creatrici, orientando verso mete.

    Bertalanffy ha una visione unitaria dell’uomo: Ogni organismo è un sistema, e cioè un ordine dinamico di parti e di processi mutuamente interagenti (...). La psicopatologia è chiara nel dimostrare che le disfunzioni mentali sono perturbazioni di un sistema anziché una perdita di funzioni singole²⁷.

    Egli concepiva poi il sistema uomo dentro il sistema più ampio di cultura, cosa che considerava necessaria tener presente anche in psicopatologia²⁸. Seguendo la sua logica, poi, incoraggiava il sentirsi patrioti del pianeta, considerando l’umanità come un unico tutto organizzato e auto-organizzantesi.

    Educazione

    Bertalanffy evidenzia come la TGS risponde al bisogno d’integrazione nell’educazione²⁹. Una delle critiche rivolte all’educazione in generale si basa sul fatto che essa può, facilmente, degenerare in un accumulo di tante nozioni su tanti settori d’indagine che riescono a essere presentate in un corso scolastico (...). [Invece] è ben più importante la ricerca di concetti fondamentali e di princìpi profondi che siano validi per l’intero corpo delle conoscenze³⁰.

    L’idea di sistema fornisce allora agli studenti uno strumento per organizzare la loro mente per integrare e strutturare coerentemente la loro comprensione di discipline così diverse come possono essere, per esempio, la fisica, la biologia, l’ingegneria, la psicologia o le scienze sociali.

    Egli intende esser di aiuto negli organismi educativi per integrare teoria, ricerca e pratica, affermando inoltre che occorre tenere conto della totalità delle componenti del mondo educativo che comprende i diversi ruoli di studenti, professori, genitori, amministratori, comunità.

    Per lui, l’educazione non può riferirsi soltanto ai valori scientifici ma anche a quelli etici e a quelli artistici che contribuiscono allo sviluppo globale della personalità. Bertalanffy racconta ironicamente di quello scienziato che, invitato a dire una sua parola su cosa potrebbe fare la scienza per migliorare la condizione umana nelle sfide d’oggi, rispose: Ah, questo non è il mio campo.

    Le scienze sociali

    Secondo Bertalanffy Se ci riferiamo alle scienze sociali nel loro senso più vasto, comprendendo esse la sociologia, l’economia, le scienze politiche, la psicologia sociale, l’antropologia culturale, la linguistica, buona parte della storiografia e delle discipline umanistiche, ecc. (...), si può, a mio parere, affermare tranquillamente che le scienze sociali sono le scienze dei sistemi sociali³¹.

    Ne parleremo più ampiamente nella seconda parte.

    La storia

    Bertalanffy, innamorato della vita, non poteva non sentirsi attirato dalla storia come riflesso della vita dell’umanità³².

    Alla visione della sua epoca, che concepiva la storia come un processo lineare, una semplice successione di eventi, egli contrappose quella di una storia di entità vive, sistemi, come sono le culture e le civiltà, ciascuna con uno sviluppo autonomo, non meramente reattive in risposta a degli stimoli ma attive, creative, con un proprio ciclo vitale di nascita, crescita, maturità e declino finale.

    Per cui: Il modello di sistema, comparato con la normale procedura storiografica, permette una nuova penetrazione nelle conoscenze di civiltà in generale e di specifiche civiltà in particolare³³.

    Le matematiche

    Già agli inizi Bertalanffy vide come certe formule matematiche semplici siano applicabili trasversalmente. Per esempio si può applicare la stessa legge matematica esponenziale di crescita a certe cellule, a popolazioni di batteri, di animali, di esseri umani, e allo sviluppo dell’investigazione scientifica misurata con il numero di pubblicazioni del settore o in generale, sebbene si tratti di realtà ben diverse³⁴.

    Così nella sua prima presentazione della TGS alla comunità scientifica³⁵, con l’aiuto del calcolo differenziale, egli riuscì a formulare in termini matematici realtà con struttura identica in diversi sistemi come sono: accrescimento, competizione, globalità, centralizzazione, finalità, ecc. Specialmente importante per lui come biologo l’avere sviluppato formule matematiche per concetti come quello di equilibrio dinamico (steady state), importazione di energia dall’ambiente (negentropia) e auto restauro come risposta a disturbi esterni (equi finalità)

    Ben presto però si trovò con i limiti di quelle matematiche. Dovette quindi, a un certo punto, chiarire: La descrizione effettuata per mezzo di equazioni differenziali costituisce una via non solo rozza ma anche inadeguata (...) per la trattazione di molti problemi vertenti sull’organizzazione (...). Essa viene scelta unicamente a fini illustrativi³⁶.

    La TGS, presentando un modello generalizzato della realtà, è dunque una sfida ulteriore per la matematica per quanto attiene alla sua vocazione di formalizzare, sin dai tempi di Pitagora, la logica di tutte le realtà. Ricordiamo, come un esempio di un cammino da portare sempre più avanti, il grande matematico G. Cantor che aprì una strada nuova con la sua teoria degli insiemi nella quale emerge la presenza di elementi diversi e allo stesso tempo uniti in un unico insieme.

    La filosofia

    Bertalanffy ottenne la sua prima laurea in filosofia. Bisogna dire però che la dimensione ontologica dei sistemi gli interessa molto secondariamente. Non gli interessano direttamente le diverse interpretazioni filosofiche della realtà (realismo metafisico, idealismo, fenomenologia, ecc.).

    L’affermazione che l’ordine o l’organizzazione di un tutto trascende la somma delle parti di cui è composto, per esempio, non è per lui un’affermazione metafisica o una speculazione filosofica ma semplicemente un fatto osservabile quando esaminiamo un organismo vivente, un gruppo sociale o anche un atomo. Così come Newton, annunciando la legge della gravitazione universale, non faceva un’affermazione filosofica ma mostrava un comportamento universale delle cose. In questo stesso senso, Bertalanffy non pretende di dare una spiegazione dell’essere ma semplicemente di farne una descrizione.

    L’introduzione però del sistema come di un nuovo paradigma scientifico, in contrasto con quello analitico e meccanicistico della scienza classica, porta come conseguenza a un riorientamento del pensiero e della visione del mondo. In questo senso si può dire che la TGS ha una sua dimensione meta-scientifica.

    Il concetto di sistema in ogni caso non è completamente nuovo ed estraneo alla filosofia. Già Aristotele aveva osservato che: "Il tutto è più che la somma delle parti. Rapidamente e sinteticamente potremmo ricordare Nicola Cusano che nel ‘500 introdusse la nozione di coincidentia oppositorum"³⁷; Leibniz con la sua gerarchia delle monadi (vicina a quella moderna dei sistemi); Hegel con il suo sistema dialettico e la novità di definire i fenomeni non più con gli attributi ma con le relazioni; ecc., ecc.

    La TGS non è quindi soltanto un modello specifico della realtà ma anche uno strumento d’indagine che permette di esaminare più compiutamente cose viste in precedenza in modo più sommario e, come ogni teoria scientifica d’ampio respiro, è collegata con gli eterni problemi della filosofia, ai quali alla fin fine dà un suo originale contributo.

    Un paradigma che possiamo e dobbiamo sfruttare al massimo per capire meglio (perché no?) anche il senso della nostra esistenza, di noi esseri umani situati pure noi all’interno del sistema universo in costante sviluppo.

    3. Chiarimenti: la TGS e il mondo tecnologico

    Negli ultimi decenni è stato usato abbondantemente il termine sistema nel campo della tecnica, con la conseguenza però che, nella mentalità comune, la parola sistema è associata generalmente al mondo degli automatismi, dell’elettronica e affini, quasi fosse una realtà loro esclusiva.

    Essendo la visione di Bertalanffy globale, essa riguarda tutti i sistemi esistenti in tutte le loro varietà e quindi anche quelli tecnologici. Questi però seguono un numero di leggi molto ridotto rispetto a quelle dei sistemi presenti nella natura.

    Sono invece questi naturali sui quali Bertalanffy centra il suo interesse ed anche noi nel nostro studio.

    Questo ci obbliga a chiarire le caratteristiche fondamentali dei sistemi artificiali creati dall’uomo e i loro limiti, prima di addentrarci nel nostro studio sulle leggi dei sistemi naturali.

    La TGS e la sistemica

    La sistemica poi si sta sviluppando, anche a livello universitario, come la scienza che ha lo scopo di applicare nelle varie problematiche aspetti propri dei sistemi. Esistono in vari paesi, ormai, associazioni interessate a promuovere lo studio della sistemica, sia riguardo a singole discipline sia in modo inter- e intra-disciplinare³⁸.

    Tutto questo conferma quanto Ervin Laszlo scrisse nella prefazione al libro di Bertalanffy: Perspectives on General System Theory, pubblicato dopo la morte di quest’ultimo: Ludwig von Bertalanffy diede inizio a qualcosa di più ampio e con un significato più grande di una singola teoria (...): egli creò un nuovo paradigma per lo sviluppo di teorie³⁹.

    I guadagni che apporta la sistemica aprendo nuove soluzioni a ogni tipo di realtà è innegabile ma, orientandosi a risolvere casi pratici tutto questo lavoro spesso rischia di immergersi nella visione frammentata della realtà tipica della specializzazione estrema in cui si muove la scienza oggi, senza arrivare a dare una visione unitaria della realtà.

    I sistemi artificiali. I sistemi chiusi

    I sistemi artificiali, nonostante i continui sforzi che l’uomo fa per migliorarli, non possono né potranno mai possedere le qualità di quelli che ci offre la natura.

    La prima caratteristica dei sistemi della natura, che approfondiremo più avanti, è l’apertura al rapporto tra di loro e con il loro ambiente. Essi poi modificano in qualche modo questo loro ambiente e il proprio comportamento come conseguenza di questo rapporto.

    Esaminando invece un meccanismo qualsiasi inventato dall’uomo, vediamo che il suo funzionamento meccanico è chiuso. Esso dipende in tutto dall’uomo per ricevere dall’esterno la necessaria ricarica di energia o per qualsiasi modifica o aggiustamento interno, essendo incapace di farlo da sé come fa invece ogni organismo vivo.

    Tradizionalmente per studiare il comportamento di una realtà la si isola dall’ambiente circostante. La fisico-chimica, per esempio, utilizza un contenitore chiuso per stabilire le reazioni, la velocità, gli equilibri chimici degli elementi che si mescolano. La termodinamica, nel definire le proprie leggi fondamentali, dichiara esplicitamente che queste si applicano esclusivamente a sistemi chiusi. Come nota Bertalanffy, la fisica convenzionale prende soltanto in considerazione i sistemi chiusi e cioè quei sistemi che sono trattati come se fossero isolati rispetto a ciò che li circonda⁴⁰.

    La cibernetica

    La confusione tra sistemi naturali e artificiali si è aggravata con la nascita alla fine degli anni ‘40 e successiva diffusione della cibernetica per opera di Norbert Wiener. Confusione dovuta soprattutto al fatto che anche questa nuova scienza mette in rilievo l’organizzazione.

    Norbert Wiener, nello sviluppare i meccanismi auto-controllati⁴¹, notò che tanti fenomeni esistenti nella natura mostravano apparentemente lo stesso schema di retro-alimentazione delle sue macchine: in concreto le centinaia di meccanismi di omeostasi nel corpo degli animali, esseri umani inclusi, volti a mantenere le diverse costanti nei giusti livelli (la temperatura, il numero di globuli rossi, o di colesterolo, o di PH, ecc.) mostrano tutti un comune comportamento orientato al raggiungimento di fini precisi. Perciò, nel lanciare la nuova scienza che chiamò cibernetica⁴², egli pensò che essa potesse spiegare tutti i fenomeni presenti nei domini biologici e sociali⁴³.

    Conviene tenere conto però che, a differenza dei sistemi naturali, l’ordine interno dei sistemi artificiali e il fine del loro funzionamento sono stabiliti dall’uomo dall’esterno.

    Wiener, pretendendo un’applicazione universale della cibernetica, porta a ridurre al livello delle macchine gli stessi esseri umani.

    Bertalanffy cercò di chiarire subito la differenza: La cibernetica (...) non è altro che una parte di una TGS⁴⁴ e cercò quindi di illustrarne i limiti: I concetti e i modelli di equilibrio, di omeostasi, di riassestamento, ecc., sono adatti al mantenimento dei sistemi, ma sono inadeguati per i fenomeni di variazione, differenziazione, evoluzione, entropia negativa, produzione di stati improbabili, creatività, costruzione di stati di tensione, auto-realizzazione, emergenza, ecc.⁴⁵. L’organismo non è un sistema passivo, ma un sistema fondamentalmente attivo (...). E’ chiaro che ciò che è fondamentale è l’attività interna, piuttosto che la reazione ad uno stimolo⁴⁶.

    Inoltre: Lo schema retroattivo di base è ancora dato dal classico schema stimolo-risposta cui è stato unicamente aggiunto un circuito retroattivo al fine di rendere circolare la causalità⁴⁷. Per questo: "La cibernetica (...) non ha saputo fornire una spiegazione onnicomprensiva o vaste concezioni del mondo, in quanto è un’estensione della concezione meccanicista e della teoria delle macchine, invece di essere una teoria atta a sostituire queste ultime"⁴⁸.

    Ugualmente Ashby⁴⁹ prende in considerazione i meccanismi esclusivamente cibernetici e cioè aperti rispetto all’informazione ma chiusi rispetto al trasferimento di entropia. Da qui la tesi di Ashby che nessuna macchina può essere auto-organizzantesi, cosa possibile unicamente ai sistemi aperti.

    Per questo motivo, noi la eviteremo, ad eccezione di quando parleremo dei meccanismi di mantenimento stabile del livello di organizzazione del sistema, che i sistemi naturali hanno in comune con quelli artificiali.

    La teoria dell’informazione

    Contemporaneamente alla cibernetica e

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