Una teoria del tutto: Una visione integrale per la politica, l'economia la scienza e la spiritualità
Di Ken Wilber
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Una teoria del tutto - Ken Wilber
1
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LA SPIRALE MERAVIGLIOSA
Viviamo in un’epoca straordinaria: le conoscenze di tutte le culture del mondo, passate e presenti, sono a nostra disposizione sotto forma di documenti storici o di viventi realtà. In tutta la storia del pianeta Terra non era mai accaduto prima.
Per noi è difficile da immaginare, ma, da quando è esistita l’umanità su questo pianeta, per milioni di anni sino a oggi, un individuo nasceva in una cultura che non sapeva assolutamente nulla delle altre. Ad esempio, avreste potuto nascere in Cina, ricevere un’educazione cinese, sposare un/una cinese, praticare la religione cinese e vivere nella stessa capanna sullo stesso pezzo di terra in cui erano vissuti i vostri antenati. Da bande e tribù isolate a piccoli insediamenti di agricoltori, alle nazioni primitive, agli imperi feudali, agli stati sociali e al villaggio globale: ecco lo straordinario sviluppo in direzione di un villaggio integrale che sembra costituire il destino dell’umanità.
Il fronte più avanzato dell’evoluzione della coscienza sta entrando oggi in un millennio integrale – o almeno nella possibilità di un millennio integrale – in cui abbiamo a disposizione la totalità delle conoscenze, della saggezza e dell’attuale tecnologia umana. E prima o poi disporremo, ovviamente, anche di una Teoria del Tutto che spieghi tutto quanto…
Ma, come vedremo, vari ostacoli si frappongono a una comprensione integrale, anche negli strati più evoluti della popolazione. Per non parlare del modo di coscienza medio, o tipico, che è ancora molto lontano da una visione integrale e che ha un disperato bisogno di sviluppo. Questi pressanti problemi (il collegamento tra la visione integrale e gli strati più e meno sviluppati dell’umanità) sono tra i temi centrali di questo libro. Anche se avessimo una Teoria del Tutto che abbraccia amorevolmente tutti senza emarginare indebitamente nessuno, andrebbe davvero a beneficio di tutti? E come fare in modo che questo avvenga davvero?
In breve, qual è lo status della visione integrale nel mondo odierno, nelle élite culturali e nella maggioranza della popolazione? Iniziamo dall’avanguardia della coscienza e dagli ostacoli a una visione integrale presenti nella nostra élite culturale.
FRAMMENTAZIONE NELL’AVANGUARDIA
Integrale vuol dire integrare, unire, abbracciare, collegare. Non nel senso dell’uniformità o dell’annullamento delle magnifiche differenze, dei colori e delle sfumature di un’umanità arcobaleno, ma in direzione dell’unità nella diversità, delle comunanze condivise mantenendo le nostre meravigliose differenze. E non solo nell’umanità, ma nel Kosmos nel suo insieme, alla ricerca di una visione più inclusiva, di una Teoria del Tutto (Theory of Everything, TOE) che dia legittimo spazio all’arte, alla morale, alla scienza e alla religione, senza tentare di ridurle a una parte preferenziale del Kosmos.
Ovviamente, se riusciremo a sviluppare una visione davvero olistica o integrale della realtà, svilupperemo anche un nuovo tipo di teoria critica, ovvero una teoria in grado di individuare i limiti dell’attuale stato delle cose alla luce di una visione più inclusiva e desiderabile, tanto in termini individuali che sociali in senso lato. Il paradigma integrale sarà intrinsecamente critico verso gli approcci che siano, al suo confronto, parziali, ristretti, superficiali, meno inclusivi e meno integrali.
Nelle pagine che seguono esploreremo questa visione integrale (TOE). Non sarà assolutamente una visione definitiva, né l’unica, ma una visione che tenta semplicemente di includere in modo coerente i risultati delle ricerche condotte da tutte le maggiori discipline (che è un’altra definizione di una visione del Kosmos integrale o maggiormente inclusiva).¹
Ma questo stesso tentativo solleva una interessante domanda: può una reale visione integrale esistere nell’attuale clima di scontri di culture, identità politiche, milioni di nuovi paradigmi conflittuali, postmodernismo decostruttivo, nichilismo, relativismo pluralista e personalizzazione della politica? Una simile situazione culturale può riconoscere, per non parlare di accettare, una TOE? Le nostre élite culturali non si trovano forse come sempre in una situazione frammentata e ostile? Le masse tendono ancora ai conflitti razziali e alle pulizie etniche, ma… e se anche l’élite culturale fa la stessa cosa?
In definitiva ci stiamo chiedendo se la punta di diamante dell’evoluzione della coscienza sia pronta per una visione integrale. Alla fine scopriremo che, nonostante tutto, ci sono delle buone notizie, ma prima vediamo alcune di quelle che considero cattive.
BABY BOOMERITE
La generazione dei baby boomer ha, come tutte le generazioni, i suoi punti di forza e le sue debolezze. Tra i punti di forza troviamo una vitalità, una creatività e un idealismo straordinari, oltre alla disponibilità a sperimentare nuove idee al di là dei valori tradizionali. Alcuni sociologi hanno visto nei baby boomer la generazione del risveglio
, evidenziata da una straordinaria creatività in tutti i campi, dalla musica alla tecnologia informatica, dall’azione politica allo stile di vita, dalla sensibilità ecologica alla lotta per i diritti civili. Anch’io ritengo che in questi tentativi ci sia molto di valido e di buono, che va a considerevole credito di questa generazione.
Tra le debolezze, su cui molti analisti concordano, troviamo un’insolita dose di assorbimento in se stessi e di narcisismo, al punto che molti baby boomer annuiscono quando vengono definiti la "Me generation", la generazione dell’individualismo.
La generazione a cui appartengo sembra quindi una straordinaria miscela di grandezza e narcisismo, uno strano amalgama che ha infettato quasi tutto ciò che facciamo. Non ci accontentiamo di avere una magnifica idea nuova, vogliamo avere un nuovo paradigma che annunci una delle maggiori trasformazioni nella storia del mondo. Non ci basta riciclare il vetro e la carta, vogliamo considerarci i salvatori del pianeta, i salvatori di Gaia, coloro che riportano in vita la Dea che le generazioni precedenti hanno brutalmente represso e che noi finalmente libereremo. Non sappiamo occuparci del nostro giardino, ma vogliamo trasformare l’intero pianeta attraverso il più stupefacente risveglio globale che la storia abbia conosciuto. Sembriamo avere bisogno di considerarci l’avanguardia di qualcosa di mai visto in tutta la storia: la straordinaria meraviglia di poter essere noi stessi.
Se ci pensate è abbastanza divertente e io non intendo in alcun modo considerare tutto questo con severità. Ogni generazione ha i suoi capricci e questo, almeno fino a un certo punto, sembra essere il nostro. Ma sono altrettanto convinto che pochi della mia generazione siano liberi dal narcisismo. Molti sociologi concordano con me, e non solo in eccellenti studi come The Culture of Narcissism, di Lasch; Self Seekers, di Restak; Habits of the Heart, di Bellah; e Me: The Narcissistic American, di Stern. Analizzando l’attuale stato degli studi culturali nelle università americane, il professor Frank Lentricchia, in Lingua franca: The Review of Academic Life, conclude: È impossibile, come risulta evidente, esagerare l’eroica inflazione dell’ego nella critica accademica letteraria e culturale
.
È verissimo che, esaminando con attenzione i testi sugli studi culturali, la spiritualità alternativa, il nuovo paradigma e la grande trasformazione che avverrebbe nel mondo se soltanto il mondo ascoltasse l’autore e le sue idee rivoluzionarie, prima o poi questa eroica inflazione dell’ego
viene alla luce. Curioso del significato di questa inflazione ho condotto delle ricerche, confluite in un libro, su questa strana malattia che sembra affliggere la mia generazione, questa curiosa mescolanza fra capacità cognitiva altamente elevata, e meravigliosa intelligenza creativa, e una insolita quantità di narcisismo emotivo. Ovviamente, come ho già sottolineato, ogni generazione ha imperfezioni in abbondanza e non intendo quindi puntare il dito contro i baby boomer; ma il fatto è che questa generazione del risveglio
presenta spesso un lato negativo particolarmente forte, in conseguenza della stessa intensità generale che la caratterizza e che si manifesta come un’inflazione dell’ego, come una storia d’amore con se stessi (come nella battuta rivolta a Gershwin da Oscar Levant: George, se dovessi ricominciare tutto da capo, saresti ancora innamorato di te?
).
Nel libro che ho intitolato Boomeritis ho esaminato decine di aree e di discipline in cui una verità importante ma parziale è stata ingigantita da una stima eccessiva del potere e dell’importanza dell’ego.² Tra breve esporrò le conclusioni generali della mia ricerca in relazione a una visione integrale e alla sua accoglienza nella cultura contemporanea. Il concetto è molto semplice: la Cultura del Narcisismo è antitetica a una cultura integrale (perché l’io isolato e narcisista si oppone strenuamente alla comunanza). Rimane quindi la domanda: il mondo è pronto per una visione integrale? Se non lo è, qual è l’impedimento?
LE ONDE DELL’ESISTENZA
La psicologia evolutiva studia la crescita e lo sviluppo della mente – lo studio dello sviluppo interiore e dell’evoluzione della coscienza. Ma chiediamoci: è in grado la psicologia evolutiva di gettare luce su questo problema?
Uno degli aspetti più sorprendenti dello stato attuale degli studi evolutivi è la generale somiglianza dei suoi modelli. Nel mio lavoro Psicologia integrale ho raccolto le conclusioni di oltre un centinaio di ricercatori, uno dei quali riassume così la situazione: La sequenza degli stadi [in tutti questi studi] presenta un comune spazio evolutivo, e l’armonia di questa comunanza suggerisce una possibile riconciliazione di tutte queste teorie…
.³
Da Clare Graves a Abraham Maslow, da Deirdre Kramer a Jan Sinnott, da Jürgen Habermas a Cheryl Armon, da Kurt Fischer a Jenny Wade, da Robert Kegan a Susanne Cook-Greuter, emerge una storia dell’evoluzione della coscienza di notevole coerenza. Nonostante i molti disaccordi e i tanti dettagli conflittuali, tutti narrano un’identica storia della crescita e dello sviluppo della mente come di una serie di stadi, o onde, che emergono in sequenza.
Pochi di questi schemi evolutivi sono modelli lineari, rigidi e schematici come vorrebbero molti loro critici. Lo sviluppo non è una sequenza lineare di scalini successivi, ma un fenomeno fluido fatto di spirali, mulinelli, correnti e onde, in un numero virtualmente infinito di modalità multiple. La maggior parte delle più sofisticate teorie evolutive attuali si basa su questa realtà e, cosa ancora più importante, la avvalora alla luce delle ricerche.
Prendiamo come esempio il modello chiamato ‘Dinamiche a Spirale’, basato sugli studi pionieristici di Clare Graves che propone un sistema profondo e raffinato dello sviluppo umano convalidato e ulteriormente migliorato, non confutato, dagli studi successivi. In sintesi, la mia proposta è che la psicologia di un essere umano maturo è un processo a spirale, che si dispiega, oscilla e si espande, contraddistinto da una progressiva subordinazione dei modelli di comportamento più antichi e di ordine inferiore a modelli nuovi e superiori, in parallelo al cambiamento dei problemi esistenziali dell’individuo. Ogni stadio, onda o livello successivo di esistenza è uno stato che l’individuo attraversa in direzione di altri stati. Quando l’individuo è focalizzato su un determinato stato, la sua psicologia è specifica di quello stato. Il suo modo di sentire, le sue motivazioni, l’etica e i valori, la biochimica, il grado di attivazione neurologica, il modello di apprendimento, i sistemi di credenze, il concetto di salute e di malattia mentale, e di come va trattata, le concezioni e le preferenze organizzative, l’educazione, la teoria e la pratica politica ed economica, tutto è appropriato a questo stato
.⁴
Graves identifica circa otto principali livelli o onde dell’esistenza umana
, che esamineremo tra breve. Si tenga sempre presente che tutte queste nozioni di stadi, da Abraham Maslow a Jane Loevinger, a Robert Kegan e a Clare Graves, si basano su un numero considerevole di studi e di dati, e non sono quindi semplici teorie. Molti modelli di stadi sono stati verificati in molti Paesi del primo, secondo e terzo mondo.⁵ Il modello di Clare Graves è stato sottoposto a verifica in oltre cinquantamila individui in tutto il mondo, senza trovare eccezioni significative allo schema generale.⁶
Ciò ovviamente non significa che ciascuno di questi modelli descriva la storia completa e nemmeno buona parte di essa. Sono tutte fotografie parziali del grande Fiume della Vita, utili per osservare questo Fiume da una particolare angolazione. Niente impedisce che altre fotografie siano ugualmente utili, né che le attuali possano venire perfezionate attraverso ulteriori studi. Significa invece che qualunque tentativo di comprendere lo sforzo dell’umanità di pervenire a una visione integrale deve prendere in considerazione questi studi.
IL PROGETTO COSCIENZA UMANA
Questi studi costituiscono infatti un elemento fondamentale di qualunque genuina Teoria del Tutto. Se siamo intenzionati a includere tutte le dimensioni dell’esistenza – fisica, biologica, psicologica e spirituale, – queste ricerche ci offrono un’ampia panoramica delle molte possibilità della dimensione psicologica.
In un certo senso, queste ricerche sono il corrispettivo psicologico del Progetto Genoma Umano, che ha mappato tutti i geni del DNA umano. Similmente, il Progetto Coscienza Umana (Human Consciousness Project) è una mappatura trans-culturale di tutti gli stati, le strutture, i memi, i tipi, i livelli, gli stadi e le onde della coscienza dell’uomo.⁷ Come vedremo, questa mappa generale diventa la componente psicologica di una possibile Teoria del Tutto integrata con le scoperte relative alla dimensione fisica, biologica, culturale e spirituale; e vedremo anche come questa mappa psicologica ci può aiutare a individuare alcuni degli ostacoli che rendono difficile sviluppare una visione più integrale delle possibilità umane.
Ma ritorniamo agli studi di Clare Graves, sviluppati e perfezionati da Don Beck e da Christopher Cowan in un approccio denominato ‘Dinamiche a Spirale’.⁸ Lungi dall’essere semplici analisti da divano
, Beck e Cowan hanno preso parte alle discussioni che hanno condotto alla fine dell’apartheid in Sud Africa. I principi delle Dinamiche a Spirale sono stati applicati con successo alla riorganizzazione delle aziende, al risanamento delle città, alla riforma dei sistemi scolastici e alla riduzione delle tensioni sociali.
Le Dinamiche a Spirale vedono lo sviluppo umano come un percorso attraverso otto stadi principali, chiamati anche memi (vedi Figura 1-1). Meme
è un termine che trova attualmente ampio utilizzo, con significati vari e conflittuali, e che secondo alcuni è completamente privo di significato.⁹ Nel contesto delle Dinamiche a Spirale, un meme è semplicemente un livello base di sviluppo che può esprimersi in qualunque attività (nel prosieguo del discorso ne vedremo vari esempi). Secondo Beck e Cowan, i memi (o stadi) non sono livelli rigidi, ma onde flessibili che si intrecciano e si sovrappongono, generando così una spirale dinamica dello sviluppo della coscienza. Scrive Beck: La Spirale non è simmetrica ma disordinata, formata di multiple mescolanze piuttosto che di tipi puri. È costituita di mosaici, maglie e combinazioni
.¹⁰
Per indicare i memi, o onde dell’esistenza, Beck e Cowan utilizzano varie definizioni e colori, il cui uso può inizialmente sconcertare. Ma, lavorando spesso in aree razzialmente sensibili, i due studiosi hanno scoperto che parlare del colore dei memi è preferibile rispetto a parlare del colore della pelle. Inoltre, come la ricerca conferma continuamente, ogni individuo ha potenzialmente a disposizione tutti i memi. In questo modo le aree di tensione sociale vengono completamente ridisegnate perché non si fondano più sul colore della pelle, sullo status economico o sul peso politico, ma sul tipo di meme a partire dal quale gli individui agiscono. Non si tratta più di neri contro bianchi
, ma ad esempio di blu contro rosso, di arancione contro verde, e così via. Il colore della pelle non si può cambiare, ma il livello di coscienza sì. Come scrive Beck: "Occorre focalizzarsi non sui tipi di persone, ma sui tipi nelle persone".
I primi sei livelli sono livelli di sussistenza
, contraddistinti dal pensiero del primo ordine
. Dopo di questi, avviene un rivoluzionario cambiamento nella coscienza: l’emersione dei livelli dell’essere
e del pensiero del secondo ordine
(con due livelli principali).
Figura 1-1. La spirale evolutiva (da: Spiral Dynamics: Mastering Values, Leadership, and Change, su licenza di Don Beck e Chris Cowan)
Quella che segue è una breve descrizione delle otto onde, con la percentuale della popolazione che si colloca in ognuna di esse e la corrispondente percentuale di potere sociale.¹¹
1. Beige: arcaico-istintuale. È il livello della pura sopravvivenza in cui le priorità sono il cibo, l’acqua, il fuoco, il sesso e la sicurezza. Istinti e comportamenti sono rivolti esclusivamente alla sopravvivenza. Il sé individuale è ancora indistinto e scarsamente presente, e concorre a formare soltanto bande di sopravvivenza per perpetuare la vita. È visibile nelle società umane primitive, nei neonati, nella senilità, negli stadi avanzati dell’Alzheimer, negli emarginati con malattie mentali, nelle masse prive di risorse alimentari e nei disturbi post-traumatici. Popolazione adulta: 0.1 per cento; potere: zero per cento.
2. Viola: magico-animista. Pensiero animista: la terra è abitata da spiriti buoni e cattivi che elargiscono benedizioni e lanciano maledizioni o incantesimi che determinano l’accadere degli eventi. Aggregazione in tribù etniche. Gli spiriti degli antenati governano la tribù. L’ascendenza determina il ruolo politico. Potrebbe sembrare una situazione olistica
, ma in realtà è atomistica
: c’è un nome per ogni ansa del fiume, ma nessun nome per il fiume
. È visibile nelle maledizioni di tipo voodoo, nei giuramenti di sangue, nelle faide, negli incantesimi propiziatori, nei riti familiari, nelle credenze e superstizioni etnico-magiche; è forte nei gruppi sociali del terzo mondo, nelle bande giovanili, nelle squadre sportive e nelle tribù. Popolazione adulta: 10 per cento; potere: 1 per cento.
3. Rosso: dèi potenti. Prima emersione di un sé differenziato dalla tribù. Stile egocentrico, impulsivo, eroico e alla ricerca del potere. Spiriti magico-mitici, draghi, animali e persone di potere. Dèi e dee archetipici, esseri di potere, forze da compiacere, sia buone sia cattive. Capi feudali offrono protezione ai loro subordinati in cambio di lavoro e obbedienza. Imperi feudali fondati su potere e conquiste. Il mondo è una giungla irta di pericoli e di predatori. Conquistatori, ingannatori e dominatori. Il potere dell’io viene esercitato senza scrupoli o rimorsi, qui e ora. È visibile nel senso di onnipotenza infantile, nella ribellione giovanile, nella mentalità di frontiera, nei potentati feudali, negli eroi dell’epica, nei James Bond malvagi, nei capi banda, nei mercenari, nelle rock star più violente, negli Attila e nei signori delle mosche
. Popolazione adulta: 20 per cento; potere: 5 per cento.
4. Blu: ordine mitico. La vita ha scopo e direzione precisi, stabiliti da un Altro
onnipotente o da un ordinamento superiore. Quest’ordine indiscusso impone un codice di comportamento basato su princìpi assoluti e immutabili di giusto
e sbagliato
. Violare questi princìpi ha ripercussioni gravi e spesso impossibili da emendare. Chi segue fedelmente le regole viene invece ricompensato. È la base delle nazioni primitive. Rigide gerarchie sociali, paternalismo, un solo e unico modo giusto di vedere le cose. Legge e ordine, impulsi controllati dai sensi di colpa, credenze fondamentaliste e concreto-letterali, obbedienza cieca, forte conformismo convenzionale. Spesso religioso o mitico (nel senso di appartenenza mitica; Graves e Beck lo definiscono il livello santo/assolutista
), ma può essere anche ateo e secolare. È visibile nell’America puritana, nella Cina confuciana, nell’Inghilterra di Dickens, nella disciplina di Singapore, nel totalitarismo, nei codici d’onore e cavallereschi, nelle associazioni benefiche, nel fondamentalismo religioso (per esempio, cristiano e islamico), nei boy-scout, nella maggioranza morale
e nel patriottismo. Popolazione adulta: 40 per cento; potere: 30 per cento.
5. Arancione: progresso scientifico. In questa onda, il sé abbandona la mentalità da gregge
dell’onda blu e cerca verità e significato in termini più individuali (ipotetico-deduttivi, sperimentali, oggettivi, meccanicistici, operativi) tipicamente scientifici
. Il mondo è un meccanismo razionale bene oliato di leggi naturali che è possibile conoscere, padroneggiare e manipolare a proprio vantaggio. Orientamento acquisitivo (soprattutto in America) verso beni materiali. Le leggi scientifiche regolano la politica, l’economia e la vita dell’uomo. Il mondo è una partita a scacchi in cui i vincitori emergono sui perdenti. Alleanze commerciali, sfruttamento delle risorse del pianeta a fini strategici. Base degli stati corporativi. È visibile nell’Età dei Lumi, nel romanzo La rivolta di Atlante di Ayn Rands, in Wall Street, nell’emersione mondiale della classe media, nell’industria dei cosmetici e della moda, nella caccia di trofei, nel colonialismo, nella guerra fredda, nel materialismo, nell’umanesimo secolare, nel profitto individuale del liberismo economico. Popolazione adulta: 30 per cento; potere: 50 per cento.
6. Verde: sé sensibile. Ideali comunitari, comunità umana, sensibilità ecologica, creazione di reti. Assenza di avidità, dogmi e sentimenti divisivi; la sensibilità e la cura trascendono il freddo razionalismo, difesa della terra (Gaia) e della vita. Senso antigerarchico, collegamenti e connessioni orizzontali. Sé permeabile e relazionale, commistione di gruppo. Accento sul dialogo e sulla relazione. Base delle comunità di valori (libere associazioni fondate su sentimenti condivisi). Le decisioni si prendono attraverso la riconciliazione e il consenso (aspetto negativo: discussioni interminabili e incapacità di giungere a una decisione). Nuove forme di spiritualità, armonia, arricchimento del potenziale umano. Forte egualitarismo, senso antigerarchico, pluralismo dei valori, realtà come costruzione sociale, diversità, multiculturalismo, sistemi di valori relativistici (visione del mondo spesso definita relativismo pluralista).