Il filo di sabbia
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“Mi prende per mano, come fossi un bambino, e mi porta da lei. Mi è capitato spesso che, in situazioni così, mi prendessero per mano. È un bel gesto, di confidenza e di sicurezza. È un gesto che noi abbiamo perso, per buona parte. Chi di noi prenderebbe un estraneo per mano? E invece è bello, dovremmo farlo più spesso. Dovremmo farlo ogni volta che è necessario. Ogni volta che qualcuno che incontriamo si è perso.”
Tommaso Valente, filmmaker dal 1999. Da sempre attratto da soggetti di non fiction, da storie che gli permettano di raccontare allo spettatore lo spazio che attraversa nel conoscerle, nell'approfondirle e nel portarle sullo schermo. Al centro della sua ricerca c'è sempre il racconto dell'essere umano e dell'ambiente, nel senso più ampio del termine (naturale, urbano, sociale...), e delle loro relazioni. Il suo ultimo documentario, The Passengers, racconta, le storie dei partecipanti a Housing First – prima la casa, progetto di ‘abitare sociale’ che mette al centro l’autonomia dei partecipanti: persone comuni che ad un certo punto della loro vita si sono ritrovati senza casa e con coraggio hanno voluto raccontarsi davanti ad una macchina da presa. The Passengers si pone dalla parte degli esseri umani, in maniera intima, restituendo sullo schermo aspetti della vita che ci riguardano da vicino: la dignità sociale, l’opportunità di riscatto, la casa.
Il suo primo documentario, Casilina Express (2005), raccontava la periferia est di Roma attraverso un trenino metropolitano e i suoi “abitanti”. Nel 2009 ha lavorato come montatore al documentario “Non Tacere” che raccontava la storia di Don Roberto Sardelli, il prete dei baraccati e della scuola 425, un uomo che ha fatto del diritto alla casa una ragione di vita. Ha affrontato le relazioni umane tra i discendenti di vittime e carnefici della Shoah in “I fantasmi del Terzo Reich” (2012), film evento di History Channel per il giorno della memoria per le vittime dell'olocausto nel 2012, poi distribuito in circa 90 paesi da ZDF Enterprise, History Channel, National Geographic e Aetn, e il riscaldamento globale nel plurupremiato “Sulle tracce dei ghiacciai – Alaska” (2015), menzione speciale al Milano Mountain film festival e Premio Stelvio al Sondrio Film Festival oltre che in concorso in innumerevoli festival internazionali, dall'Europa al Nepal.
Il filo di sabbia è rilasciato in licenza Creative Commons CC-BY-NC
il ricavato delle vendite dell’eBook sarà devoluto ad Instant Documentary APS
e utilizzato per finanziare progetti di formazione nei campi saharawi.
Foto di copertina: Marina T Mackle Olmi
Foto del diario: Tommaso Valente, Marina T.Mackle Olmi, Claudio Cantù, Hamudi Farayi
Correzione di bozze: Valeria Cassino
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Anteprima del libro
Il filo di sabbia - Tommaso Valente
Il filo di sabbia è rilasciato in licenza Creative Commons CC-BY-NC
il ricavato delle vendite dell’eBook sarà devoluto ad Instant Documentary APS
e utilizzato per finanziare progetti di formazione nei campi saharawi
Foto di copertina: Marina T Mackle Olmi
Foto del diario: Tommaso Valente, Marina T.Mackle Olmi, Claudio Cantù, Hamudi Farayi
Correzione di bozze: Valeria Cassino
Prefazione
Le strade che mi portano a scrivere questa prefazione sono molteplici e, per me, facili da ricostruire: conosco Tommaso Valente da oltre 30 anni e dall’adolescenza in poi abbiamo vissuto insieme momenti importanti e formativi. Abbiamo costituito un’associazione culturale, organizzato eventi, collaborato su tanti progetti: Aphorism, Instant Documentary, Chronicles from the 20s e molto altro. Ma il gancio principale che mi porta a questa introduzione, risale a poco tempo fa.
Sono un viaggiatore seriale e dal 2006 raccolgo su un blog personale i miei diari di viaggio. I miei racconti sono pensati per tornare utili ad altri viaggiatori, per esempio per trovare un ristorante, comprare un souvenir o solleticare la curiosità di chi sta cercando nuove destinazioni. Una volta Tommaso mi disse: Mi piace questa cosa dei diari. Vorrei farlo anche io, me lo riprometto ogni volta che parto e prima o poi…
.
Eccoci qua, quel poi
è finalmente arrivato.
Il diario di viaggio di Tommaso è diventato subito il suo primo libro, anche grazie all’editore Passerino, e la lettura è stata una piacevole scoperta quotidiana: ogni giorno ho letto e imparato, ho conosciuto persone e luoghi, ho compreso l’importanza di un diario di viaggio fatto con gli occhi di un documentarista.
Il protagonista di questo diario è uno: il popolo saharawi. E allo stesso tempo i protagonisti sono tanti: Sara, Mohammed, Fiorenzo, Zahura, Giulia, Khadija, Marina, Rais, Claudio e molti altri cooperanti e rifugiati che vedremo nel documentario in lavorazione e che impareremo a conoscere durante la lettura.
Ma cosa sono i campi saharawi che fanno da sfondo alle inquadrature, alle descrizioni? Perché ci dovrebbero interessare? Ci sono aspetti che potrebbero riguardare l’Italia e l’Europa?
In un mondo interconnesso ci sono sempre conseguenze che ci coinvolgono, ovunque sia la situazione critica.
La questione dei campi saharawi è una vicenda complessa seppure recente
. Prima di iniziare a scrivere ho letto documentazione accademica, articolata e approfondita. Ho letto le informazioni circostanziate raccolte nei bollettini periodici realizzati da Nexus Emilia Romagna, Cisp, Comune di Ravenna e Kabara Lagdaf odv di Modena.
Ho imparato nuove nozioni, ho compreso la situazione generale (che conoscevo poco) ma non ho né gli strumenti né la preparazione per una ricostruzione dettagliata o commentata. E non vorrei neanche apparire superficiale, banale come le informazioni che ho trovato su Wikipedia. Addirittura sulla più nota enciclopedia online i pochi riferimenti che riguardano la situazione saharawi riportano annotazioni sull’attendibilità della voce; per stimolare l’intervento di autori preparati e capaci di renderla più enciclopedica, autorevole e quindi credibile
.
Se dovessi optare per la sintesi, per rendere solo l’idea dell’argomento principale del diario e del documentario, definirei quella dei campi saharawi una lunga storia di colonialismo
e sfruttamento del territorio, e poi di guerra e abbandono.
Ci sono 160.000 saharawi, una fiera popolazione nomade di origini berbere e arabe, che oggi vivono come rifugiati nei campi allestiti in Algeria e nei Territori Liberati e Territori Occupati (Sahara Occidentale).
Questa popolazione si è trovata al centro di interessi e contese tra Francia, Spagna, Marocco, Mauritania, Algeria e dal 1991 attende l’organizzazione di un referendum sotto l’egida dell’ONU per vedere definitivamente riconosciuto il proprio diritto all’autodeterminazione. Un’attesa lunga e vana, scandita da una strenua resistenza - aggregata intorno al Fronte Polisario - opposta ad azioni ostili, marce, napalm, muri e campi minati.
Il momento del referendum non è ancora arrivato e neanche il riconoscimento mondiale, nonostante la missione MINURSO dell’ONU sia ormai quasi in pianta stabile sul territorio.
Una storia di attese e disillusioni che simboleggia l’irrinunciabilità al diritto all’autodeterminazione dei popoli. Che l’ultima colonia d’Africa sia davvero l’ultima?
Questa è la realtà con cui si confronta e scontra la telecamera di Tommaso Valente. Il diario di viaggio è il suo storyboard, l’anteprima di ciò che vedremo.
Gli elementi per la necessaria narrazione ci sono tutti: il sogno