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Viva come l'amore
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E-book109 pagine1 ora

Viva come l'amore

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Fantascienza - romanzo breve (58 pagine) - In mezzo a un gruppo di donne in carne e ossa sarebbe indistinguibile


Sakura non è paragonabile a una hostess artificiale. Non ha impostazioni per regolare l’umore o la loquacità. In lei non c’è vacuità nello sguardo e la sua voce non ha un timbro metallico.

Un’accompagnatrice come Sakura non si è mai vista. Sakura è una geisha.

Hinata è un membro di prestigio della yakuza, ma è roso dai demoni della malavita. Non dovrebbe cedere i suoi segreti a un’accompagnatrice artificiale, eppure Sakura è così disponibile: come nessun altro lo è mai stato nella vita di Hinata.

Però Sakura non è solo sua. Deve condividerla con altri, e Hinata non può accettarlo. Deve fare qualcosa, a costo di scontrarsi e lottare contro i demoni che lo tormentano da tutta la vita.


Pietro Giovani è nato a Genova nel 1989, dove vive con la moglie e il figlio. Pubblica il suo primo romanzo a quindici anni, I seguaci del male. Dopo quell’esordio letterario, sparisce dalla scena per diversi anni, durante i quali continua a scrivere. Tranne per la pubblicazione di un racconto su un'antologia, fino ai venticinque anni continua a chiudere le sue opere nel cassetto, raffinando lo stile ed esplorando una certa varietà di generi, sino all'ingresso in una redazione online, dove per qualche anno scrive come autore di racconti e fa da editor. Lascia poi la redazione per aprire un canale YouTube dedicato ai libri (“Uno scrittore sul web”) e passa dal fantasy, suo genere prediletto come autore, alla fantascienza.

A trent'anni comincia a partecipare ad alcuni concorsi letterari e a mandare scritti a diverse case editrici e, nel mentre, autopubblica due romanzi, un fantasy intitolato La cavalcatrice di serpenti e un fantascientifico dal titolo Una porta su mille mondi.

LinguaItaliano
Data di uscita17 gen 2023
ISBN9788825422948
Viva come l'amore

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    Anteprima del libro

    Viva come l'amore - Pietro Giovani

    Nota

    I nomi e i termini giapponesi sono stati trascritti utilizzando il sistema Hepburn, secondo il quale le vocali si leggono come in italiano e le consonanti come in inglese. Inoltre:

    ch va letto come la c di cielo

    g va sempre letta come la g di gatto, davanti a ogni vocale

    h è sempre aspirata

    j va letta come la g di giardino

    sh va letto come sc di scelta

    y va letta come la i

    Il macron (il segno diacritico ¯ presente su alcune vocali, come: ā) ne indica l’allungamento.

    Notte eterna.

    La città è una costellazione sulla faccia oscura del pianeta.

    Parlami ancora di Marte.

    Ha un cielo.

    Un cielo… sembra un sogno.

    Lui le prende la mano. Unghie di perla. Le bacia le dita.

    Già, un sogno. E ci sono il giorno e la notte…

    Come nelle favole.

    …un sole e due lune.

    Dovremmo andarci. Non c’è più niente, qui, per noi.

    Non è facile.

    Abbiamo alternative?

    Le carezza la mano bendata e il cuore gli si stringe, al pensiero di ciò che è accaduto. Ricorda il suo urlo. La sua preghiera. Non può permettere che le accada qualcosa.

    No, hai ragione. Dobbiamo farlo.

    Deserto senza fine.

    Uno sterminato oceano di regolite colma il panorama fin dove l’occhio riesce a spingersi. Dagli alti edifici, nessuno scruta l’orizzonte immutabile. Gli sguardi sono sempre rivolti verso l’interno.

    Un nuovo modello?

    Esatto.

    L’hai mai provato?

    No, Hinata-sama. Solo il test d’avvio.

    Fammi vedere.

    I due uomini entrano nel separé. Luce soffusa, rosata. Un kotatsu magnetico, di vetro, fluttua a mezzo metro da terra.

    È quella?

    L’altro annuisce e con gesto teatrale sfila il telo. Sotto ad esso, rigidamente inginocchiata, c’è una geisha. Indossa un kimono con fantasia di rose. Il kimono è blu fiordaliso, le rose nere, stilizzate. Anche l’obi è nero, con motivo sakura-gawa.

    Immagine

    Non è connessa.

    Invece sì. Basta avviarla.

    Hinata è incredulo, ma l’altro ha un’espressione talmente soddisfatta che il disappunto gli muore sulla punta della lingua.

    Non scherzi, Jiro-san?

    Non mi permetterei mai, Hinata-sama. Ve l'ho detto, è un nuovo modello.

    Ha un aspetto… ordinario.

    Un momento, la avvio.

    Jiro solleva il mage e preme il pollice sulla pelle. La geisha apre gli occhi, solleva la testa, guarda prima il suo proprietario, poi chi lo accompagna.

    Buonasera, gentile ospite. Volete accomodarvi?

    La voce è umana. Il volto, le mani, le movenze, tutto è perfetto. In mezzo a un gruppo di donne in carne e ossa sarebbe indistinguibile. La rigidità che aveva da spenta è stata sostituita da una posa morbida, controllata.

    Incredibile.

    Mi è costata un patrimonio. Primo modello in commercio. Voi siete il mio miglior cliente, volevo foste il primo a provarla.

    Ha un nome?

    Pensavo di chiamarla Sakura.

    È un nome stupido.

    Jiro non mostra di essere offeso. Si limita ad annuire.

    Come dite voi, Hinata-sama.

    È un nome banale. Abusato. Serve qualcosa di più originale, per un capolavoro come questo.

    Annusa l’aria.

    Cos’è questo odore?

    Il profumo? Viene da Sakura. Da… dalla geisha, voglio dire. Fa parte delle sue molte funzioni.

    Molto buono. Allora ho il nome perfetto per lei: Mika. Fragranza.

    Splendido, Hinata-sama.

    Il motivo del kimono è antiquato.

    Si tratta del look di default. Ha un’ampia galleria di opzioni. Come dicevo, abbiamo fatto solo il test d’avvio.

    Va bene. Lasciami solo con lei. Vediamo se c’è qualcosa, oltre a una buona realizzazione estetica.

    Jiro si inchina e si ritira. Hinata siede di fronte alla geisha. La guarda e lei ricambia lo sguardo. C'è una tale tranquillità, in quegli occhi artificiali, da indurlo a sorridere.

    Posso sedervi accanto, mio caro ospite?

    Non ancora.

    Come desiderate.

    Lui osserva il pavimento attraverso il ripiano trasparente del kotatsu. Le sue gambe non si vedono, schermate, ma quelle della geisha sono perfettamente visibili, una curva morbida sotto alla seta. Anche se l’ha fatto migliaia di volte e si sente infantile, mette una mano sotto al tavolo per vederla sparire. Magia. Non ha idea di come funzioni, ma nemmeno gli interessa. Un uomo non può sapere tutto, così gli piace pensare. Un uomo deve sapere ciò che gli compete.

    Dove sono le tue connessioni?

    Ne sono sprovvista, gentile ospite.

    Chiamami Hinata.

    Grazie, Hinata-sama. Il mio nome è Mika, quindi?

    Ho deciso così.

    Mi piace molto, ve ne sono grata.

    Ne sono lieto. Ma dimmi delle connessioni. Com’è possibile?

    Desiderate i dettagli tecnici?

    No, sono un profano. Spiegami per sommi capi.

    Sono un’unità autosufficiente. Connessione via etere, nessuna ricarica diretta. Agisco del tutto autonomamente; non è possibile subentrare alla mia programmazione per pilotarmi.

    E per quanto riguarda il libero arbitrio?

    Un attimo di esitazione. Mika riempie quel secondo scarso di silenzio cambiando posa e lo rende impercepibile, una pausa studiata.

    Vi riferite alle hostess artificiali che hanno commesso aggressioni o sono fuggite, immagino.

    Esattamente.

    Il termine libero arbitrio è inadeguato. Si trattava di errori di programmazione. Il mio modello dispone di costrutti psicologici molto più raffinati. Non è nemmeno corretto definirmi un modello, a paragone di ciò che è stato reperibile finora sul mercato. Sono un prodotto nuovo. Rappresentarmi come una geisha anziché come una hostess è una scelta commerciale ben definita.

    Quindi, in parole povere, sei così complessa che i tuoi programmatori hanno reso impossibile un tuo malfunzionamento.

    Nulla è impossibile, Hinata-sama. Voi potreste saltare giù dal tetto di un palazzo e cavarvela senza un graffio. Sarebbe semplicemente molto, molto improbabile.

    Hinata sorride. Sembra proprio di aver a che fare con una persona vera. Mika appare intelligente, pronta e pungente, non sottomessa e arrendevole come le artificiali che ha frequentato fino a quel momento.

    Sagace. Immagino di dovermi fidare.

    Mika non risponde. Lo fissa con gli occhi scuri e quell’ombra di sorriso da Monna Lisa sulle labbra vermiglie.

    Penso che ordinerò da bere. Immagino tu non prenda niente.

    Posso bere, se desiderate compagnia. E potete ordinare direttamente attraverso di me.

    Molto bene. Un Blue-Gin Fizz. Fa un gran

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