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Trappola d'ardesia
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E-book159 pagine2 ore

Trappola d'ardesia

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Info su questo ebook

Thriller - romanzo breve (102 pagine) - L’unica certezza che ha è che il passato è tornato a riscuotere un credito con interessi a tinte rosse e nere. Rosse come il sangue, nere come la morte.


Maddalena Incerti, anonima commessa di provincia, ce l’ha scritto nel cognome: la sua insicurezza cronica è la condanna a una vita mediocre in cui rischia di affondare. Tutto cambia quando soccorre una donna in stato confusionale e scopre che l’identità da lei fornita è falsa. Il mistero s’infittisce quando la sconosciuta riesce a scappare dall’ospedale in cui è stata ricoverata, pronta a far esplodere la propria rabbia e le proprie ossessioni in un vortice di sangue, morte e vendetta.


Roberta De Tomi è nata a Mirandola (Modena) nel 1981. Dopo la laurea al Dams di Bologna, ha iniziato a collaborare con alcune testate giornalistiche. Parallelamente, negli anni ha svolto mansioni legate alla comunicazione e agli eventi culturali. Dal 2014 ha iniziato a pubblicare. Tra i titoli: Come sedurre le donne (How2 Edizioni, 2014), Chick Girl – Azalee per Veridiana (Delos Digital, 2016), Alice nel labirinto (Dae Editore, 2017). Quest’ultimo, seguito dei romanzi di Lewis Carroll in formato librogame, ha ricevuto il secondo premio ex-aequo all’interno del Trofeo Cittadella per il miglior romanzo fantasy 2019. Il romanzo ha ispirato il booktrailer musicale I’m a prisoner dei NovelToy, diretto dal regista Giulio Manicardi. Allieva di Bottega Finzioni nel 2019, Roberta tiene anche docenze di scrittura creativa, gestisce pagine Social per enti e cura il blog La penna sognante. Nel 2020 ha autopubblicato il racconto lungo urbanfantasy: Melody, la Vestale di Inventia.

LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2020
ISBN9788825413106
Trappola d'ardesia

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    Anteprima del libro

    Trappola d'ardesia - Roberta De Tomi

    9788865309216

    Si chiama amore ogni superiorità, ogni capacità di comprensione, ogni capacità di sorridere nell’amore. Di nuovo chiede la mia bocca lieta di essere benedetta dal tuo bacio. Felice è chi sa amare.

    Hermann Hesse

    Oh Father you never wanted to live that way

    You never wanted to hurt me Why am I running away

    Oh Father, Madonna

    Venerdì 16 settembre, ore 11.30

    La donna abbassa gli occhi verso l’involucro marrone. Sporge dalla buca, insidioso come il serpente tentatore dall’albero della vita. Il contenuto del pacchetto consentirà al destinatario di riannodare i fili del passato, laddove lei li ha recisi. È stato un taglio netto, ma allora, quando aveva preso la decisione, non se n’era resa conto. Soltanto sedici anni dopo lo ha realizzato.

    Da sopra il cancelletto, l’edificio dalle tinte neutre sigilla una vita come tante. Almeno così se la raffigura, per contrasto a quella che ha vissuto lei.

    E se…

    Il pensiero la sfiora, ma poi lo ricaccia via, insieme alle mani che scivolano nelle tasche dei pantaloni.

    Se ne sarebbe andata lontano, e con lei avrebbe portato il passato, archiviato nell’angolo più remoto della memoria. Prima, però, avrebbe portato a termine un compito, in nome della promessa fatta a se stessa negli anni dell’inconsapevolezza.

    La donna dà le spalle all’abitazione. Non ha notato il signore che si è sporto dalla soglia della porta blindata della villetta vicina.

    L’uomo osserva la figura scivolare dietro l’angolo della via, mentre il sole si arrampica sul cielo superando l’ostacolo di un cumulo grigio.

    Sabato 17 settembre, ore 00.50

    Notte di metà settembre. Rivoli di foschia si levano dai terreni arati. Non si vedono le file dei frutteti in attesa di essere sgravati del loro peso. L’estate non vuole ancora scendere a compromessi con l’autunno. La raccolta delle pere e dell’uva, iniziate anzitempo, sono ancora in corso. Durante il giorno le persone indossano ancora polo e sandali, esibendo le tracce dell’abbronzatura. Di notte, le finestre restano aperte per lasciare circolare un refolo d’aria rinfrescante.

    Alla guida della Nuova Panda, Maddalena cerca di catturare la brezza decisamente fuori stagione, assaporandone il tocco sulle braccia nude. Il cellulare, appoggiato nella nicchia posta di fronte al cambio, non dà segni di vita.

    Sta spettando un sms dal suo ex, dopo la serata in compagnia al pub di Dario. Un colpo di testa, dopo settimane di presenza negata, che ha suscitato la preoccupazione di Federica e Giulia, le sue inossidabili amiche. Da luglio non ha più messo il naso fuori casa, se non per lavoro o per fare la spesa. Su aperitivi e sbronze notturne ha infatti messo un macigno sopra. Da quando lei e il Moro si sono lasciati, mettendo fine a una relazione tormentata. E com’era ormai d’abitudine con lui, non sono mancati alcuni fugaci ritorni di fiamma, con annesse apnee amorose, anticamera di una speranza accesa, risolta nei ma tanto cari agli uomini.

    E meno male che sono io quella che di cognome fa Incerti borbotta tra sé, scocciata.

    Per tutta la serata il Moro ha cercato il suo sguardo, da sopra il tavolo, e la coscia stretta nei leggins neri, sotto. Lei, per tutta risposta, ha allontanato la mano, dandogli a intendere che non ci sarebbe stata. Si è lasciata andare soltanto verso la fine, complice un sorso di Affligem in più. Ha ascoltato i suoi sfoghi, contraccambiati dal resoconto della sua non-vita. Del desiderio di fuggire con il cervello, convertito a un lavoro a scadenza privo di prospettive a lungo termine.

    – Tempi duri – si limita a dire il Moro. – Dovresti prenderla dolce.

    – Forse intendi prenderlo dolce? – gli risponde lei, allusiva.

    Il Moro allunga le mani da portiere.

    – Io non ho detto niente.

    Maddalena scoppia a ridere. Sotto il tavolo le dita si allacciano e si sciolgono, per poi intrecciarsi di nuovo, finché lei non mette fine al gioco, riportando le mani sul ripiano, accanto al boccale vuoto.

    – Non cambi mai – commenta l’uomo – prima dici che non farai un cosa, poi torni indietro. E poi cambi ancora idea.

    – Non sono l’unica – ribatte lei, irritata, mettendo la borsa a tracolla – ma come sempre tu rinfacci le contraddizioni degli altri, sorvolando sulle tue.

    Si alza per evitare l’ennesimo, inconcludente, discorso.

    – Vai di già? – le chiede Federica, avvinghiata al suo fidanzato.

    – Sono un po’ stanca.

    – Prima o poi ti riserveremo un posto in Geriatria – scherza Filippo.

    – Puoi già chiamare – replica lei, ricacciando l’irritazione con un sorriso. – Ci vediamo più vecchi.

    – Fatti vedere presto – commenta Lara.

    – Ricevuto, volpe rossa.

    Maddalena alza lo sguardo dal volante. È fondamentalmente sola. Malata d’amore e di feuilleton in cui cercare ricette di vita; patita di thriller dove trovare il pepe e il sale che non riesce a distribuire nelle sue piatte giornate di provincia. Sa che la fuga non dovrebbe farla dalla realtà, ma nella realtà, eppure è ancora troppo attaccata alle sue abitudini per poter fare il grande salto. Con il risultato di un viversi passivo.

    A dispetto delle curve che interrompono il rettilineo della Statale, una Peugeot 206 sorpassa la sua auto. Il distacco non è evidente: il veicolo di fronte a lei rallenta quasi subito. Un colpo di abbaglianti illumina qualcosa. Maddalena vorrebbe accendere i suoi per mettere a fuoco ciò che ha intravisto, ma preferisce evitare per non infastidire chi la precede.

    Mette mano al freno e, lentamente, fa decrescere la velocità. Così nota una sagoma, accucciata sul ciglio della strada.

    Devo fermarmi?

    Sì, deve farlo. La curiosità sta avendo la meglio. Accosta verso il fosso, mentre la Peugeot è ormai un punto lontano. Maddalena attacca gli abbaglianti e allora la vede: una donna seduta sull’erba, le ginocchia cinte dalle braccia.

    – Dio mio – mormora – e adesso che faccio?

    Forse è tutto studiato. Una donna che fa da esca per attirare automobilisti ignari e consentire a complici accucciati nel fosso o nascosti dietro a qualche pioppo di aggredire le loro vittime. Lì vicino c’è un distributore di benzina e numerosi passi ghiaiati che danno accesso ai cortili di case ridotte ormai a catorci di mattone e cemento. Luoghi ideali per malfattori che vogliono agire con la complicità delle tenebre.

    Maddalena scuote la testa.

    – Devo smetterla di leggere thriller!

    Lancia uno sguardo alla sconosciuta, di cui riesce a decifrare appena i lineamenti, avvolti nella semioscurità. Nota che le labbra si muovono senza sosta.

    Maddalena si fa coraggio. Abbassa il finestrino del guidatore, guardandosi intorno.

    – Ehi, stai bene?

    La donna continua a muovere le labbra da cui non esce alcun suono. Il volto è una maschera di terrore condensato nella smorfia in cui sembra comprimere un grande dolore.

    Maddalena prende il cellulare. Non sa se chiamare la polizia, l’ambulanza o il Moro e gli amici.

    Fa per aprire lo sportello, ma un gesto dal ciglio del fosso la blocca. Vede la giovane alzarsi e dirigersi verso di lei. Cammina come un fantasma. Maddalena fissa il suo viso dal basso, l’espressione devastata dall’assenza. Gli occhi di ardesia sarebbero sicuramente belli se scintillassero di gioia. Ma è evidente che la gioia è lontana da lei.

    – Posso entrare?

    La voce, afona, esce intervallata da respiri affannosi. Il dito sottile indica il sedile del passeggero.

    Maddalena le fa cenno di sì con la testa. La sconosciuta apre lo sportello e si siede accanto a lei. Un odore dolciastro fuso a quello di erba si diffonde nell’abitacolo. Odore di qualcosa di selvatico, misto a lacrime. Maddalena nota qualcosa di umido sulle guance. Negli occhi rossi scorge il residuo di un pianto.

    La sconosciuta rovescia il capo sulla testiera del sedile, ansimando. Maddalena abbassa tutti i finestrini.

    – Respira lentamente.

    La donna si precipita con uno scatto fuori dalla Panda e vomita nel fosso. Maddalena la segue e la sorregge per le spalle. Sente la pelle fredda, il corpo scosso dalle contrazioni dello sforzo. Non sa come comportarsi. Vorrebbe farle delle domande, ma forse non è il momento. Negli occhi che la fissano vede troppa confusione e il bisogno di conforto.

    – Torniamo in auto?

    La domanda riceve un bisbigliato. Insieme, tornano nell’abitacolo dove la donna scoppia a piangere, borbottando parole senza senso.

    Maddalena sente il suo dolore: è come se le entrasse dentro, una serie di spilli che pungono il cuore e l’anima. Ha l’impressione che la sofferenza nasca da situazioni viscerali. Non è una storia d’amore andata male. C’è un malessere che pervade il corpo sconvolto. Come una violenza subita in un rapporto di collaborazione continuativo con una vita crudele.

    – Vuoi raccontarmi che cosa è successo?

    Pessima idea, Maria Maddalena. La reazione è una nuova fuga verso il fosso, per rilasciare conati a vuoto.

    Lei resta immobile a osservare il corpo contratto dal dolore. Poi, prende in mano il telefono. Compone il 118, fa partire la chiamata. La blocca, colta da un’illuminazione.

    Alle 01 e 40 minuti, Valerio Scarabelli, cronista d’assalto della prima testata locale, reduce dalla solita serata di giochi di ruolo con gli amici nerd storici, riceve la telefonata dell’ex compagna di liceo, Maddalena Incerti.

    Sabato 17 settembre, ore 8.55

    Non vuole essere definito un impiccione. Il signor Mario Baggio – nessuna parentela con il campione del pallone – originario di Vittorio Veneto, ma residente da anni a Mantova, città d’armi e d’amore per lui, si è trovato un po’ per caso nel cortile della sua casa. Tutta colpa del meticcio dalla coda a scopetta.

    – Toto, smettila!

    Sua nipote Margherita l’ha battezzato come il cane del Mago di Oz, ma Toto è un tantino più pestifero.

    Per zittirlo, Mario lo prende in braccio. Nell’alzare lo sguardo oltre il cancello, ripensa alla donna con gli occhiali da moscone che si è fermata davanti alla residenza del vicino. Una donna dalle morbide onde castano-ramate, alta e – unico neo, per lui cresciuto con il mito delle gemelle Kessler – magrissima. Mario è rimasto a guardarla a bocca aperta. Non ha origini provinciali: i movimenti, sicuri ed eleganti, denotano l’appartenenza a un ceto alto. L’ha osservata esitare solo per un attimo. Poi si è allontanata a passo

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