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Il Pastore Poeta
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E-book110 pagine1 ora

Il Pastore Poeta

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Il pastore poeta racconta il disagio interiore di Rocco, poeta per passione, pastore per costrizione. È la storia di un rapporto sofferto ma taciuto tra un figlio incompreso e un padre padrone, ma è anche il racconto della speciale amicizia con Furbo, il cane fedele e unico spettatore delle sue avventure attraverso i tratturi e soprattutto testimone del suo cammino interiore. La vita di Rocco è immersa nello spazio senza confini delle montagne abruzzesi, dove si confronta con sé stesso e s’imbatte in una storia misteriosa che lo aiuterà, alla fine, a raggiungere consapevolezze incoraggianti. 

Lucia De Angelis nasce a Tocco da Casauria (PE), dove vive e lavora. Sposata, ha tre figli. Dopo la maturità scientifica frequenza l’Università degli Studi di Chieti e si laurea in Scienze dell’Educazione e della Formazione.
Si appassiona sin da piccola alla lettura e alla scrittura. Il pastore poeta è il suo terzo romanzo.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2022
ISBN9788830674004
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    Il Pastore Poeta - Lucia De Angelis

    cover01.jpg

    Lucia De Angelis

    Il pastore poeta

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6853-9

    I edizione ottobre 2022

    Finito di stampare nel mese di ottobre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Il pastore poeta

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    1

    Il ticchettio della macchina da scrivere era soffocato dalle voci che risuonavano per tutta la caserma.

    -Signor maresciallo, gliel’ho detto a mia madre che devo andare a scuola, ma lei non vuole… non vogliono, i miei genitori! … E hanno ragione, chi li aiuterebbe se no nei campi e con le bestie?

    -Se lei ci toglie Rocco per noi è finita!!- disse la madre Marietta al maresciallo, con un tono disperato.

    Buttava lo sguardo al marito, che nel frattempo, per rispetto, si era tolto il vecchio cappello da pastore di suo padre e lo rigirava tra le mani, mentre parlava nervosamente. Era in piedi, di fronte alla scrivania del maresciallo. La donna, seduta lì accanto, sembrava intimorita dalle occhiate che lui le rimandava.

    Non volevano capire Marietta e Minuccio che il figlio doveva frequentare la scuola dell’obbligo.

    Quel bambino, spiegava la madre, era tutta la loro forza. E la loro fonte di guadagno. -Imparerà da noi come vivere- sentenziò il padre, rivolgendosi al maresciallo con tono deciso, dopo aver girato la testa e lo sguardo verso la moglie.

    - Ha ragione mio marito! … è così… potrà imparare da noi!

    -Se domattina non sarà a scuola lo verremo a prendere!

    Il maresciallo si fece più severo ma servì a ben poco perché Rocco, l’indomani, non si presentò a scuola.

    E non era a casa.

    -È andato a lavorare! – disse Marietta ai Carabinieri – con un tono rassegnato, seduta di fronte al caminetto a fissare la fiamma. Aveva pianto, si capiva dagli occhi arrossati e ancora umidi. Sembrava avvilita nelle forze e nei pensieri.

    - È in montagna a pascolare le pecore… dove volete che sia!

    Andarono a prenderlo. I Carabinieri arrivarono con la loro camionetta fin dove potevano. Ma erano a metà percorso. Lasciarono la vecchia jeep e proseguirono a piedi. Sotto le divise i loro corpi si accaldavano. Si fermavano a riprendere fiato, ogni tanto, e ad asciugare il sudore che scendeva dalla fronte.

    Conoscevano bene la strada, sapevano pure come sarebbe andata a finire, come lo avrebbero tirato per la giacca e quando lui avrebbe gridato:

    - Le mie pecore!! Non posso lasciarle da sole!!

    Furbo avrebbe abbaiato ai carabinieri per difendere Rocco.

    Così, per mesi, si ripeteva la stessa scena. E per l’anno a seguire.

    Alla fine, la benedetta licenza elementare gli fu quasi regalata.

    2

    Rocco ha più di vent’anni. Ne aveva dieci, quando ha iniziato a fare il pastore.

    La scena si ripete da sempre ai suoi occhi: le pecore strappano a piccoli morsi l’erba fresca e i fili teneri spezzati diffondono un odore dolciastro. E acre. Rocco racconta di sé a Furbo: gli confessa cosa avrebbe voluto dalla vita e come si sente in quella che sta vivendo. Sfoga a parole la rabbia e le delusioni, gli confessa i suoi dispiaceri. Poi si accende di allegria, quando gli parla della sua passione.

    Porta sempre un libro con sé, nella bisaccia.

    Così si è allenato a leggere e ci si è appassionato sempre di più. Non ne ha parlato, per anni, ai suoi genitori. Per non ferirli, per non lasciare intendere che stessero sbagliando tutto con lui.

    Legge, legge e scrive su pezzetti di carta le sue emozioni.

    Poi le recita a Furbo. Come fa un attore a teatro durante lo spettacolo: allarga le braccia al pubblico, inginocchiato su una gamba. La mano destra sale

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