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La città bianca
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E-book226 pagine3 ore

La città bianca

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Info su questo ebook

Shara è una ragazza di 18 anni e alle porte delle vacanze estive, il suo desiderio più grande è quello di provare la rivoluzionaria e costosissima esperienza del momento: l’esplorazione. Si ritroverà ben presto, con i suoi più cari amici, in una città in cui tutto è bianco, a partire dagli immensi grattacieli, fino ai mobili e agli arredamenti. Una città dove la tecnologia si è sviluppata in modo bizzarro e dove l’unico colore è dato dagli sgargianti vestiti degli abitanti. Il bianco e i colori si scontrano in un contrasto vivido, non solo metaforico: la città è stretta nella morsa di leggi che soggiogano i cittadini, impedendo loro le più normali libertà a cui siamo abituati, pena l’anima. A seguito della devastante terza guerra mondiale infatti, è stata sviluppata una tecnologia che permette di estrarre l’anima dalle persone, rendendole praticamente incapaci di provare qualsiasi sentimento e riducendole così a schiavi. Shara e i suoi amici faranno amicizia con Tin, un consulente d’immagine caduto in disgrazia che rivelerà loro le sconvolgenti restrizioni e ingiustizie che il Consiglio dei Saggi e l’Unione esercitano sulla popolazione, raccontando anche la sua terribile storia. Mossi dalla compassione e dalla voglia di aiutare l’unica persona che ha dato loro asilo in quella città ostile, finiranno nei guai e rischieranno le loro anime, anche se scopriranno che ci sono molte più sfumature di quelle che si vedono, nella Città Bianca.

Valentina Presotto è una ragazza veneta di 34 anni che per amore ha però deciso di abitare nel cuore del Friuli Venezia Giulia. Adora leggere, ma è anche una grande appassionata di motori, di lingue straniere, di animali, di scienza e della vita all’aria aperta. È una persona curiosa e sempre pronta a cimentarsi in nuove esperienze, tanto che iniziare a scrivere è stata per sé la naturale evoluzione dell’amore che ha per i libri.
LinguaItaliano
Data di uscita4 giu 2023
ISBN9788830685499
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    La città bianca - Valentina Presotto

    LQ.jpg

    Valentina Presotto

    La città bianca

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7941-2

    I edizione luglio 2023

    Finito di stampare nel mese di giugno 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    La città bianca

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Prologo

    Sto cavalcando un bellissimo frisone corvino. Sono tra prati sconfinati e i fiori dai mille colori mi circondano. Sento il vento tra i capelli, il vestito che svolazza leggero nella brezza. Ci sono lievi colline all’orizzonte e i veloci passi del cavallo mi cullano. Non ho sella, ma non ho paura di cadere, mi sento salda sulla groppa di questo possente animale che mi fa volare. Galoppa senza sosta e io seguo i suoi movimenti in perfetto assetto. La sua folta chioma mi aiuta a tenermi aggrappata. Mi sento un tutt’uno con lui e so che non mi farà del male. Le zampe avanzano tra i prati incontaminati e il sole rischiara tutto. Un sole alto, allo zenit, una luce bianca e quasi accecante che stende i suoi raggi caldi sulla pianura. C’è un lago in lontananza, quindi sprono il cavallo per raggiungerlo più in fretta, sono accaldata e ho sete. L’acqua ha un colore strano, è bianca e non riflette lo splendido paesaggio che lo circonda. Non mi importa e a quanto pare non importa nemmeno al mio amico, che accelera ancora. Ci tuffiamo nel lago, senza nemmeno fermarci. L’acqua fresca e cristallina mi punge la pelle. Il cavallo inizia a nuotare, verso il fondo del lago e vedo che c’è una città là sotto. È in una bolla, sembra immensamente lontana, ma quando mi avvicino, vedo che è dentro una boccia di vetro. La prendo in mano per osservare i suoi abitanti. Sono piccolissimi, come pulci e si muovono veloci per le strade. Il mio amico a quattro zampe comincia ad innervosirsi. Ha fame di aria. Come siamo arrivati qui in fondo? Il lago è sempre più buio, sento che il cavallo cerca disperatamente di nuotare verso la superficie. Risaliamo, ma sembra che l’acqua sia diventata densa, avanziamo lentamente con grande sforzo. Devo respirare, ormai non ho più aria nei polmoni e nemmeno lui. Mancano ancora pochi metri per la superficie, mi sento soffocare. Tutto è buio ora, non vedo più da che parte bisogna andare. Aiuto!

    Capitolo 1

    Shara detestava quando la mattina si svegliava prima dell’ora impostata sulla sveglia, le sembrava di perdere tempo prezioso che poteva essere ancora dedicato al sonno. Ormai erano passati svariati minuti e la sveglia ancora non si decideva a suonare. Magari era rotta e non avrebbe mai suonato, magari era già tardi e avrebbe dovuto fare tutto di corsa. Aprì un occhio per vedere l’orologio, senza però svegliarsi del tutto.

    Le 6.30. Ok non era rotta. Mancava ancora mezz’ora al suono della sveglia.

    Mezz’ora è lunga, effettivamente, ci starebbe ancora un altro pisolino. Oppure potrei alzarmi e approfittarne per ripassare per il compito di storia. Potrei anche fare uno scrub, visto che oggi pomeriggio Raisie mi ha chiesto di andare a prendere il sole con lei. Già, sarà meglio mettere il costume fin dal mattino, così poi non dovrò rintanarmi in una lurida cabina per cambiarmi. Potrei mettere il costume rosa con i frù frù. Ah no, quello ha i frù frù e sotto la maglia si vedrebbe a scuola, meglio quello nero a righe oro e sopra la maglietta con le spalline larghe, così la professoressa di inglese non mi farà la predica.

    Bi-bi-bi-bip! Bi-bi-bi-bip!! Bi-bi-bi-bip!!!

    Mmmhh, ancora cinque minuti… Cavoli devo essermi riaddormentata.

    Spense la sveglia con una manata e si trascinò giù da letto a fatica. Era meglio se mi fossi alzata prima, adesso sono più intontita di ieri sera quando sono andata a letto. Sbadigliò sonoramente a bocca aperta e si stiracchiò per bene.

    Dai! Alzati! È una giornata intensa e tirarla per le lunghe non contribuirà a farla durare meno!

    Scese al piano di sotto per fare colazione. La madre era già uscita, faceva i turni ed evidentemente quella mattina era già andata al lavoro. Questo significava che avrebbe finito per le 14.00 e l’avrebbe rimproverata perché Shara era stata fuori tutto il pomeriggio, invece che tornare a casa a fare qualche lavoretto. Avrebbe preteso di essere aiutata ad apparecchiare la tavola, a cucinare e a sparecchiare. Uno strazio. Shara si ripromise di tornare a casa presto, così da non indispettirla troppo, mancava una sola settimana alla fine della scuola e non voleva ritrovarsi a scontare nemmeno una punizione quell’estate. Era l’ultima che poteva passare senza problemi: l’anno successivo sarebbe stato l’ultimo anno di scuola e quindi l’estate si sarebbe subito messa d’impegno per trovare un lavoro e cominciare così la sua vita da adulta.

    Non era ancora il momento di affannarsi però e Shara voleva godersi gli ultimi mesi di spensieratezza prima che l’incombenza degli esami finali e del successivo lavoro cominciassero a stressarla. Aveva grandi progetti per quell’estate, voleva assolutamente provare un’esplorazione. Era una moda che si era diffusa da qualche anno, ma era ancora molto limitata a causa dei costi eccessivi che richiedeva l’attrezzatura. Era un’esperienza unica e irripetibile e lei non voleva lasciarsela sfuggire.

    Dopo colazione si preparò velocemente, era già in ritardo e si ricordò all’ultimo momento di infilare nello zaino anche il telo mare per il pomeriggio, oltre ai libri di testo.

    Uscì di casa per andare a prendere Raisie, che abitava a pochi isolati di distanza. Raisie era la sua migliore amica, si conoscevano dai tempi dell’asilo, anche se a dire il vero allora non erano poi così amiche, era stato durante il periodo delle medie che erano diventate inseparabili.

    Raisie era una forza della natura, aveva un anno meno di Shara ma era alta un paio di centimetri in più e forse per questo sembravano avere la stessa età. Aveva una carnagione chiara, una matassa informe di biondi ricci e gli occhi così verdi da sembrare azzurri a volte. Niente a che vedere con la fisicità di Shara che era assolutamente ordinaria anche se comunque carina. Aveva i capelli lisci che come gli occhi erano di un colore castano scuro e la pelle che sembrava perennemente abbronzata.

    Mentre aspettava Raisie, che a quanto pareva era ancora più in ritardo di lei, Shara prese lo smartphone e mandò un messaggio a Nalik, il suo ragazzo. Avevano cominciato a frequentarsi solo da un paio di mesi, ma la cosa procedeva a gonfie vele e Shara si sentiva contenta.

    Finalmente Raisie comparve sulla soglia, stava salutando con un bacio il cane che le era saltato in braccio. La ragazza lo lanciò affettuosamente all’interno dell’abitazione per correre incontro a Shara, con i capelli che le svolazzavano tutto intorno.

    «Hai messo la mia stessa gonna!» gridò Raisie facendo finta di essere indispettita.

    «Beh, quando le abbiamo prese sapevamo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Dai non farne una tragedia, non se ne accorgerà nessuno. Io la porto a vita alta e tu a vita bassa, così sembrano diverse.»

    «Ma fammi il piacere, dai! Dammi la tua cintura.»

    Shara aveva già una mezza idea di quello che avrebbe fatto l’amica, ma attese per far finta di essere sorpresa quando avesse finito.

    Raisie alzò la gonna fino al seno, sfilò la maglietta che portava e annodò la cintura alta sulla vita, così che ora la gonna sembrava un vestitino in stile impero. Dopo questa modifica effettivamente i due capi d’abbigliamento sembravano simili, ma solo un occhio attento avrebbe capito che erano lo stesso tipo di gonna.

    «Non è un po’ corto?» disse Shara all’amica.

    Trionfante Raisie rispose: «Tanto oggi non ho lezione con la Woods!»

    «Che fortuna, io invece me la becco alla prima ora, ed è per lei che ho messo questa» disse indicandosi con le mani aperte. «Così non si vede il costume sotto.»

    Raisie la guardò perplessa. Poi scoppiò a ridere mentre diceva: «Che ci fai col costume? Vuoi fare il bagno nella fontana dell’ingresso?»

    Shara fece finta di arrabbiarsi: «Raisieeeee! Sei un disastro, mi hai chiesto tu di venire con te a prendere il sole oggi pomeriggio! Te ne sei già dimenticata?»

    «Ehm…» disse Raisie arrossendo vistosamente. «Torno subito!»

    Corse in casa e uscì dopo pochi secondi caracollando in modo sgraziato, mentre infilava nello zaino un costume appallottolato.

    «Dato che c’eri avresti potuto cambiarti» sottolineò Shara alzando un sopracciglio.

    L’amica si limitò a farle la linguaccia e si incamminarono verso la scuola.

    Una volta sul ponte, Shara non poté fare a meno di ammirare la scuola, come faceva ogni mattina, perché quella vista l’aveva sempre messa di buon umore. L’edificio infatti era maestosamente appollaiato su un alto promontorio, alla fine del ponte, sul lato destro della baia e con la città alle spalle. Il bello però era quando si voltava lo sguardo a sinistra e si scorgeva la piccola stradina che portava al loro bar preferito, che dava sull’uscita del golfo e poi sul mare aperto. Le era sempre piaciuto abitare in una città portuale.

    Ancora prima di arrivare scorsero Nalik appoggiato al cancello della scuola che parlava con Siyro.

    Raisie si rabbuiò e Shara pensò che si fosse ricordata del litigio che aveva avuto con Siyro solo la sera prima al bar, ma era davvero una sciocchezza da niente e inoltre si erano già chiariti, quindi non si preoccupò. Ultimamente l’amica era pensierosa, ma erano solo brevissimi momenti.

    Infatti Raisie aveva già cambiato espressione e cominciò a sbavare: «Cavoli Shara come hai fatto ad accalappiare uno come Nalik? Ha le spalle più belle che abbia mai visto! Tienitelo stretto perché se lo passerebbero volentieri tutte quante!»

    A Shara non davano fastidio commenti del genere, si fidava ciecamente dell’amica e sapeva che Raisie non avrebbe mai fatto nulla che avesse potuto incrinare il loro rapporto. Era solo fatta così, a volte non pensava prima di aprir bocca. Nalik era davvero il ragazzo più bello che avesse mai visto. Aveva folti capelli biondi e gli occhi verde scuro con qualche pagliuzza dorata, era alto e aveva un fisico atletico.

    Però, non ha tutti i torti. Pensò Shara con soddisfazione. In effetti non mi ero mai soffermata su quelle spalle larghe, sono molto sexy. Del resto, ora che sono vicini, anche Siyro ha proprio delle belle spalle larghe.

    In quel momento, Siyro, come se avesse sentito quel che Shara pensava, si girò a salutarle e incrociò il suo sguardo; aveva gli occhi che brillavano colpiti dal sole, di un azzurro intenso, come il mare in una limpida giornata estiva. Un contrasto con i capelli nero corvino. Shara sfuggì subito quegli occhi e si sentì una sciocca, lei e Siyro erano cresciuti insieme, visto che i loro padri erano reciprocamente testimoni di nozze, avevano condiviso così tante avventure, che ormai lui era come un fratello per lei. Gli altri fortunatamente non si erano accorti di niente, quindi Shara semplicemente si precipitò a scoccare un sonoro bacio sulle labbra del suo fidanzato che ricambiò con un bacio un po’ più che a stampo.

    «Signorina Shara!» tuonò una voce stridula ma potente. «Le sembrano il genere di effusioni da poter esibire in istituto? Si dia un contegno!»

    Shara, colta in fallo, si staccò subito e con il suo obiettivo ben in mente di non cercare guai, trovò la capacità di dire: «Mi scusi Signorina Woods, ha ragione, rimanderemo a luoghi e a momenti più adatti.» Un lieve lampo di malizia negli occhi.

    L’inflessibile professoressa sembrò in dubbio nel ricevere una risposta tanto accomodante da una studentessa di quarta che rimproverava quasi tutti i giorni, rivolse quindi il suo sguardo indagatore anche sugli altri componenti del capannello e ripresasi dalla temporanea battuta d’arresto continuò imperterrita: «E lei Signorina Raisie, non si vergogna con quel vestitino così succinto?»

    Non attese risposta e proseguì indignata verso l’ingresso principale, borbottando, probabilmente, altri rimproveri per le centinaia di studenti indisciplinati con i quali aveva a che fare tutti i giorni.

    I quattro scoppiarono a ridere, facendo il verso all’una o all’altra delle protagoniste di quell’ennesimo episodio di rimprovero della professoressa Woods.

    Suonò la campanella e si diressero tutti alle proprie aule. Shara era al terzo piano, in classe con Siyro, mentre Raisie al terzo anno aveva la classe al secondo piano come quella di Nalik, quindi dopo un paio di rampe di scale si separarono. Con la coda dell’occhio Shara vide che l’amica aveva accelerato il passo distanziando Nalik e si era fiondata nella sua classe senza nemmeno salutarlo.

    «Ti senti pronta per il compito di storia?» le chiese Siyro. «Se vuoi possiamo ripassare nell’intervallo.» Shara lo fissò, pensando che lui sapeva sempre come distrarla. «Naa, ho studiato come un mulo ieri, non ne ho voglia.»

    «Ok, ma non venire a piangere da me poi quando prenderò un voto più alto di te» e le fece l’occhiolino.

    Siyro era il ragazzo più bravo della classe, i genitori avevano fondato un impero delle telecomunicazioni e pretendevano molto da lui. Da parte sua lui era un ragazzo capace di natura e non sembrava pesargli troppo tutta quella pressione.

    Presero posto come al solito, erano compagni di banco da sempre e questo spesso infastidiva le altre ragazze della classe, che per qualche motivo erano sempre un po’ gelose di Shara e del rapporto che aveva con Siyro. Lei non comprendeva il perché e sinceramente non le interessava.

    La professoressa Woods fece il suo ingresso

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