Amoreticamente

Di FLAVIO BERTOLINI

Chi non ama, non sarà mai felice." Spiace dirlo, anche se non ci si può rendere conto subito o comunque i tempi per mentalizzare questo concetto sono variabili, a seconda dello stile di vita e della propria personalità, chi non è capace di amare, difficilmente sarà ricambiato in modo autentico dell'amore che ogni essere vivente ha bisogno, se non sa donare agli altri quell'affettività che anche lui desidera. La capacità di amare dipende da molti fattori. Concedere il nostro sentimento d'amore, "amare" una persona, è sinceramente qualcosa difficile da racchiudere in una definizione letterale, è forse patrimonio dell'anima stessa che è per sua stessa natura indefinibile e indecifrabile.

Può essere declinato nell'esperienza di molti, che danno a questa condizione, la spiegazione di un donarsi quasi incontenibile, nel segno della passionalità, verso un'altra persona, che tendenzialmente (si spera) provi lo stesso sentimento. Infatti nella biunivocità del sentimento sta la chiave per evitare le dinamiche della sofferenza amorosa. In questo moto dell'animo, si tende a considerare la persona che amiamo nella sua specifica unicità, e quindi spesso si tendono ad enfatizzare gli aspetti positivi rispetto a quelli negativi, i difetti, che la luce del cuore non vede.

È compatibile con l'amore desiderare un cambiamento di chi si ama?

Come si fa a capire se quello che si prova è veramente amore?

 

Avere un codice morale non è solo un obiettivo per dare un senso ai propri comportamenti, ma una necessità sociale, per tutelare gli interessi di un vivere comune. In nome del rispetto per gli altri, ognuno dovrebbe fare la sua parte e dare testimonianza con il suo modo di agire, di questa volontà di migliorare il mondo.

E' facile vedere gli altri che ci feriscono, ma meno immediato vedere quando siamo noi a farlo, anche inconsciamente o in buona fede. Lo stesso nostro comportamento se fatto a noi, ci provoca dolore e riprovazione.  Rispettare il prossimo è fondamentale per il vivere civile, e con questo anche adottare un comportamento leale, e pertanto, non fare a loro quello che non vogliamo venga fatto a noi, è la conseguenza più logica. Ogni gruppo sociale si ispira a delle regole, che diventano un codice di significato per la propria azione. Sono regole tipiche e autoimposte, per garantire una prospettiva di organizzazione più efficace ed efficiente. Per realizzare questo, si adottano i principi di un'etica religiosa, che si determina in base al credo di riferimento; un'etica del lavoro, secondo cui l'attività si deve svolgere in base a principi deontologici; un'etica degli affari; un'etica della famiglia; un'etica del rapporto con gli altri, un'etica nell'informazione, un'etica dell'amore, e così via. Esistono tante etiche, perché esistono tanti universi valoriali, a cui i gruppi sociali si riferiscono. Semplicemente coltivare un sentimento etico, significa sforzarsi, usando ragione e sentimento, per distinguere i comportamenti umani, in giusti o sbagliati, buoni o cattivi. Sembra banale, eppure non è sempre così. Spesso le persone pensano che quello che stanno facendo, abbia una sua giustificazione etica, dipende però dal punto di vista da cui viene osservato quel comportamento. Esiste allora la possibilità di fondare un'etica oggettiva? E la via per raggiungerla è rappresentata dalla razionalità?

 

 

• Lingua: Italiano
• Editore: FLAVIO BERTOLINI
• Data di uscita: 8 mar 2023
• ISBN: 9798215272237

FLAVIO BERTOLINI

Sono laureato in giurisprudenza, sociologia, psicologia, lettere moderne, scienze religiose. Scrivo di psicologia, cinema e temi sociali. Mi piace viaggiare e conoscere l'anima delle persone. La vita è bella quando sei in pace con la tua coscienza e aiuti il prossimo