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Via il profitto dalla sanità
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E-book109 pagine1 ora

Via il profitto dalla sanità

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Info su questo ebook

All’interno di quest’opera l’autore documenta, con dovizia di particolari, il decadimento psico-fisico dell’umanità e l’incessante processo di privatizzazione della sanità, denunciando l’incompatibilità sostanziale tra ricerca del profitto e salute umana.
LinguaItaliano
Data di uscita15 set 2019
ISBN9788834185896
Via il profitto dalla sanità

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    Via il profitto dalla sanità - Mirco Mariucci

    Via il profitto

    dalla sanità!

    15 settembre 2019

    Mirco Mariucci

    Quarta di copertina

    All’interno di quest’opera l’autore documenta, con dovizia di particolari, il decadimento psico-fisico dell’umanità e l’incessante processo di privatizzazione della sanità, denunciando l’incompatibilità sostanziale tra ricerca del profitto e salute umana.

    Spese sanitarie

    Se c’è una cosa che mi ripugna di più del realizzar profitto sfruttando altri esseri umani, è il far profitto sulle disgrazie dei malati. E che profitto!

    Nel 2017, il fatturato mondiale delle industrie farmaceutiche superava i 1.100 miliardi di dollari, con un andamento in forte crescita (circa il 5% annuo), tanto che si prevede che Big Pharma raggiungerà i 1.300 miliardi di fatturato entro il 2020.

    Nel 2016, le aziende farmaceutiche nella top 10 mondiale hanno avuto una quota di mercato di circa il 40% del totale, realizzando i seguenti introiti: Pfizer 52,8 miliardi di dollari; Roche 39,5 miliardi; Sanofi 35,9 miliardi; Merck & Co. 35,1 miliardi; Johnson & Johnson 33,5 miliardi; Novartis 32,6 miliardi; Gilead 30 miliardi; AbbVie 25,6 miliardi; Asta Zeneca 23 miliardi e Amgen 23 miliardi.

    Nel suo piccolo, l’industria farmaceutica italiana fattura 30 miliardi di euro all’anno, di cui ben 12 vanno alle 10 aziende più grandi. Tra esse spiccano nelle prime posizioni: Menarini 3,5 miliardi; Chiesi 1,6 miliardi; Bracco 1,36 miliardi; Recordati 1,2 miliardi e Alfasigma 1 miliardo.

    Com'è facilmente intuibile, con i fatturati, anche la spesa mondiale sanitaria destinata a medicine, strumenti bio-medicali, strutture e stipendi per il personale medico, non solo è aumentata, ma lo sta ancora facendo accelerando il passo: +4,1% nel periodo 2017-2021, rispetto al +1,3% del 2012-2016.

    Se nel 2015 la spesa sanitaria mondiale era di poco superiore all’incredibile cifra di 7.000 miliardi di dollari, entro il 2020 sfonderà quota 8.700 miliardi, mentre si prevede che nel 2040 raggiungerà la cifra monstre di 18.000 miliardi di dollari!

    In Italia si spendono 3.400 dollari all’anno pro capite per la salute, una cifra di poco inferiore ai 4.000 dollari della media calcolata nei Paesi dell’OCSE. Si stima che nel 2040 la spesa sanitaria pro capite italiana sfiorerà i 6.000 dollari.

    Per fare un confronto, si tenga presente che, attualmente, la spesa sanitaria media globale pro capite è di circa 1.300 euro, ma vi sono profonde differenze a seconda del Paese in cui si ha la (s)fortuna di nascere.

    Ad esempio, in Somalia, uno degli Stati più poveri al mondo, i cittadini devono accontentarsi di un servizio sanitario che dispone di non più di 33 dollari a persona.

    Stando alle previsioni, la disuguaglianza tra la spesa sanitaria dei Paesi a basso reddito e quelli ad alto reddito rappresenta un problema che nei prossimi anni non si risolverà.

    Dati alla mano, nel periodo che va da 1995 al 2015 i Paesi a basso reddito spendevano 0,03 dollari per ogni dollaro speso in salute nelle nazioni più ricche; si prevede che nel 2040 questo rapporto rimarrà pressoché invariato.

    Inoltre, entro i prossimi 20 anni, soltanto una nazione tra le 34 a più basso reddito e solo 36 tra le 98 a medio reddito, raggiungeranno l’obiettivo di allocare il 5% del PIL in spesa sanitaria statale. Per un confronto, si consideri che attualmente l’Italia destina circa l’8,9% del PIL alla salute, mentre la media OCSE è pari al 9%.

    Quantitativamente parlando, ciò significa che mentre nei Paesi economicamente sviluppati la spesa sanitaria pro capite crescerà in media di circa 5.000 dollari, i Paesi più svantaggiati dovranno accontentarsi di un incremento medio di soli 75 dollari ad individuo.

    Attualmente, al primo posto per spesa sanitaria troviamo gli USA, con una cifra pro capite annua destinata alla salute dei propri cittadini prossima ai 10.000 dollari, o meglio destinata alla salute di chi può permettersi di pagare un’assicurazione medica.

    Infatti, se in Italia la copertura sanitaria è (formalmente) pari al 100%, nel senso che a nessuno vengono negate le cure mediche in caso di effettiva necessità, in America il dato si arresta (ufficialmente) al 91%.

    Va ancora peggio alla Grecia che, dopo esser stata devastata dai falsi salvataggi basati sulle politiche di austerità imposte dalla dittatura europeista, riesce ad assicurare cure mediche solo all’86% dei suoi cittadini.

    Purtroppo, come avremo modo di comprendere, le precedenti percentuali sono piuttosto ottimistiche.

    In Italia, infatti, la spesa sanitaria è per il 75,3% a carico delle casse statali, mentre il 24,7% è pagato direttamente dai cittadini in base al reddito ed alle prestazioni di cui si ha bisogno; il dato è simile a quello della media OCSE, dove lo Stato provvede al 73% dei costi sanitari complessivi.

    La situazione peggiora negli Stati Uniti, dove per curarsi, oltre all’8,5% del PIL di costi sostenuti dallo Stato, i cittadini devono sborsare un’ulteriore quota corrispondente all’8,8% del PIL, e diviene drammatica nei Paesi più poveri, come ad esempio la Somalia, dove il governo partecipa soltanto con il 25% alla spesa sanitaria, mentre il 45,2% è coperto da associazioni benefiche e aiuti umanitari ed il resto è direttamente a carico di chi richiede le prestazioni mediche.

    Sanità pubblica o privata?

    Il punto critico di una sanità che non è completamente gratuita per i fruitori, è che se non si ha denaro a sufficienza per pagare o compartecipare alle spese sanitarie, non si ha alternativa all’indebitarsi, al vendere i propri averi o al rinunciare alle cure.

    Ed è proprio a questo punto della storia che si intromettono le assicurazioni, a peggiorare ulteriormente la situazione!

    Salvo alcune eccezioni, in generale, si segnala la seguente dinamica: in una prima fase, nei Paesi a basso reddito, le spese sanitarie sono sostenute grazie agli aiuti umanitari ed ai pagamenti dei privati cittadini; quando il reddito della nazione aumenta, la quota pagata dallo Stato inizia a salire; ed infine, quando lo Stato raggiunge un livello di ricchezza elevata, intervengono le assicurazioni private a lucrare profitto.

    Complessivamente, negli Stati Uniti, dove il sistema sanitario è sostanzialmente privato, assicurazioni e organizzazioni non governative gestiscono il 38,8% della fetta di mercato dovuta all’assistenza medica.

    Il costo del premio per un’assicurazione di medio livello per la copertura medica di un individuo è di circa 393 dollari al mese; se però si ha un’età compresa tra i 55 e i 64 anni si deve pagare di più, ovvero circa 650 dollari al mese, per compensare la maggiore

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