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Media education e scuola dell’infanzia: L’esperienza italiana tra opportunità e strategie
Media education e scuola dell’infanzia: L’esperienza italiana tra opportunità e strategie
Media education e scuola dell’infanzia: L’esperienza italiana tra opportunità e strategie
E-book108 pagine1 ora

Media education e scuola dell’infanzia: L’esperienza italiana tra opportunità e strategie

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La società sta cambiando rapidamente e con essa lo sviluppo di nuove tecnologie, che sempre più precocemente vengono messe a disposizione dei bambini, i quali sembrano dimostrare una certa predisposizione a questi strumenti. Ma è proprio vero che i nostri figli sono, come dice Prensky, dei Digital Natives, dei nativi digitali? Sicuramente dimostrano nuove abilità intuitive nell’armeggiare i nuovi dispositivi, ma questo è sufficiente per parlare di competenza? Saper riconoscere, discriminare e scegliere contenuti digitali è fondamentale per utilizzare la tecnologia in modo appropriato e sicuro per se stessi e per gli altri. La domanda che ci si pone è: si può educare a questa competenza? La Media Education si propone come punto di incontro tra il mondo delle nuove tecnologie e il bambino, fungendo da mediatore, con l’obiettivo di educare, fin dalla scuola dell’infanzia, alla consapevolezza digitale. Con lo sguardo rivolto alla formazione del futuro cittadino digitale, il saggio prende in esame esperienze diverse di educazione ai media nella scuola dell’infanzia, ponendo l’accento sulla dimensione relazionale implicata nell’incontro tra il sé e l’altro, mediato dal mezzo tecnologico.
LinguaItaliano
Data di uscita6 apr 2023
ISBN9788855492010
Media education e scuola dell’infanzia: L’esperienza italiana tra opportunità e strategie

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    Anteprima del libro

    Media education e scuola dell’infanzia - Monica Messina

    Introduzione

    Nel passaggio dalla modernità all'attuale post-modernità sono cambiate le abitudini di vita, i tempi e gli spazi reali dell'individuo, le modalità relazionali, l'educazione stessa. Con l'accentuarsi del fenomeno della globalizzazione e con l'evoluzione della scienza e della tecnologia, il piedistallo tradizionale sul quale si reggeva la società ha subito una scossa non indifferente e nell'assestamento cerca di trovare un nuovo equilibrio.

    Le relazioni diventano virtuali, complice la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione, più facilmente reperibili grazie ad un'offerta sempre più ampia e alla necessità da parte dell'individuo di conformarsi a modelli che gli stessi media propongono.

    La presenza delle nuove tecnologie negli spazi privati e all'interno della famiglia, fa sì che esse diventino parte integrante delle relazioni tra i suoi componenti, coinvolgendo non solo adulti e adolescenti ma anche bambini già dalla prima infanzia, i quali sviluppano verso di essi capacità logiche e intuitive immediate tanto da essere chiamati da Prensky Digital Natives.

    I nuovi nativi digitali hanno tuttavia tutte le risorse per rispondere in maniera positiva a metodi pedagogici innovativi? La facilità con cui sono utilizzati i dispositivi elettronici è accompagnata anche da una consapevolezza della modalità con cui si entra in relazione con essi? È possibile un'educazione flessibile che parta dal contesto in cui opera, tenendo in considerazione la realtà dei destinatari, utilizzatori attivi e passivi dei nuovi mezzi di comunicazione di uso quotidiano?

    Alla luce di una diffusa confidenza tecnologica che manca di una reale competenza, può la Media Education configurarsi come processo attivo e consapevole e, con e per le tecnologie digitali proponendo finalità ambiziose come l'educazione alla cittadinanza? E se sì, in quali ambiti questi propositi possono essere presi in considerazione?

    Vi sono i margini per gettare le basi di una consapevolezza digitale e di una formazione dell'individuo alla cittadinanza già dalla scuola dell'infanzia?

    Dopo una breve contestualizzazione del tema, l'elaborato prenderà in esame l'esperienza di alcune realtà italiane in progetti di ricerca in Media Education nella scuola dell'infanzia, in particolare la realtà fiorentina e quella della Provincia autonoma di Trento, col fine di valutare se è possibile educare i bambini in età prescolare allo sviluppo di una competenza digitale.

    Saranno presi in esame processi mentali, metodologie e pratiche che si configurano all'interno di una didattica per e con le varie tipologie di tecnologie informatiche e digitali, tracciando le principali teorie che sottostanno alla pratica dell'insegnamento; sarà approfondito il tema dal punto di vista dei vari attori coinvolti nel processo educativo: l'istituzione scolastica e la rete che crea con istituzioni esterne, la famiglia, e non ultimi i soggetti educandi.

    Nel secondo capitolo saranno forniti esempi di attività di robotica educativa, di storytelling e di costruzione di giocattoli mediante l'uso di una stampante 3D, dando spazio alla progettualità fiorentina, mentre nel capitolo successivo la Media Education viene presa in considerazione dal punto di vista della ricerca azione svolta in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento sul tema della televisione e dei cartoni animati.

    Il capitolo quarto si occuperà invece d'informatica, che, attraverso specifiche attività come il coding, coinvolge in genere i bambini dell'ultimo anno della scuola dell'infanzia fungendo da ponte nel passaggio alla scuola primaria, stimolando processi di apprendimento coinvolti nel pensiero computazionale.

    La trattazione terminerà attualizzando il fenomeno alla luce degli avvenimenti storici in corso, prendendo in esame alcune esperienze di Didattica a distanza (D.A.D.) in una scuola dell'infanzia del veneziano, durante l'emergenza sanitaria provocata dal virus Covid-19.

    La conclusione ritornerà sui quesiti posti inizialmente, cercando di rispondere ad essi sulla base del confronto operato tra esperienze diverse e sui risultati delle ricerche messe in atto a livello italiano.

    Capitolo Primo

    Verso la Media Education

    Storia di una società che cambia

    A che cosa serve una scuola se non

    a preparare individui capaci di affrontare

    il mondo del prossimo futuro

    secondo le tecniche più avanzate?

    Bruno Munari

    Che cos'è un media? È uno strumento che fa da mediatore simbolico nella comunicazione.

    Dalla preistoria a oggi l'uomo ha utilizzato a questo scopo il corpo, in tutte le sue forme, dal messaggio non verbale a quello orale come veicolo comunicativo. Seguirono le prime forme di scrittura che si consolidarono poi con la diffusione della stampa, grazie a Gutenberg in particolare. La carta, dunque, veniva a essere la nuova forma di trasmissione di messaggi che permise una diffusione rapida di informazione in tempi e luoghi più vasti.

    Intorno al 1900 con i fratelli Lumière si ebbe la nascita delle prime forme cinematografiche, che diedero avvio anche al pensiero di un'educazione tesa all'utilizzo del nuovo mezzo, la cinepresa. Il veicolo di comunicazione non era più la parola scritta ma l'immagine. Con l'avvento della società di massa, l'invenzione del telegrafo, della radio e della televisione offrirono nuove opportunità a un sempre più vasto pubblico, con il conseguente risultato che questi nuovi media, entrarono nella vita quotidiana modificando le abitudini e le coscienze della gente, ma soprattutto i riferimenti temporali e spaziali.

    Scannel, riprendendo il concetto di distorsione della comunicazione di Innis in Impero e comunicazioni (Innis, 1950), specifica che "Media differenti usano materiali differenti e hanno differenti conseguenze per il controllo dello spazio e del tempo. (Scannell, Media e comunicazione", 2017, p.134), infatti, mentre la società tradizionale basata sull'oralità era caratterizzata prevalentemente da un tempo dilatato e silenzioso, quella moderna al contrario predilige la velocità dello spazio e del suono, portando a un disequilibrio dei sensi, con una predominanza della vista e dell'udito (Scannel, 2017).

    Non solo la percezione sensoriale viene sconvolta, ma anche l'idea di ciò che si può condividere e ciò che si ritiene debba essere tenuto riservato.

    Come sostiene Hanna Arendt sull'importanza della nascita del sociale (Arendt, 1958) per comprendere la modernità, la vita pubblica che nella polis greca era sinonimo di libertà perde quel valore e si vede sostituire dallo spazio della sfera privata, della privacy, in cui l'individuo oggi, figlio della moderna economia capitalista, si sente protetto e investe anche con l'utilizzo di nuove tecnologie.

    Da una società di massa emerge una cultura di massa che accomuna i singoli in fatto di usi e abitudini ma che li rende col tempo sempre più estranei alla condivisione e al sentimento comunitario.

    Questi nuovi dispositivi, sempre più piccoli e alla portata di molti modificano ulteriormente l'uso che ne viene fatto da parte dell'utente. Da un utilizzo sociale a un utilizzo individuale, testimone di un cambiamento della società che andava sempre maggiormente individualizzandosi. Riesman a tal proposito, in La folla solitaria, evidenzia il passaggio da un individuo autodiretto, simbolo della società moderna, a un individuo eterodiretto, protagonista della società postmoderna (Riesman, 1950).

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