Strumenti per comprendere la società della Rete. Dall'Antica Grecia al Prosumer.
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Con questa pubblicazione abbiamo cercato di individuare le problematiche inerenti la sociologia del lavoro nella post-modernità con particolare attenzione ad una figura chiave del processo che è quella del cosiddetto Prosumer.
Dall'Antica Grecia (ma in verità già dai tempi dei Neolitico) esiste un tipo di attività svolta per la mera sussitenza che ha il potere di mettere in moto numerosi meccanismi.
Dal rapporto tra oralità e scrittura, transitando per l'uso della memoria e la differente modellazione operata dall uno ipertestuale della Rete Internet fino al cosiddetto capitalismo coglitivo.
147 che si chiudono con:
-un appendice che tratta di dipendenze da uso di internet;
-una che descrive il pubblico dei nuovi media;
-un appendice conclusiva che descrive quella che abbiamo definito "dimensione immaginale".
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Anteprima del libro
Strumenti per comprendere la società della Rete. Dall'Antica Grecia al Prosumer. - Roberto Fusco
TESI MAGISTRALE
COMUNICAZIONE E CULTURE DEI MEDIA
Facoltà di Lettere e Filosofia
Strumenti per comprendere la società della Rete.
Dall’antica Grecia al Prosumer del XXI secolo.
Studente: Roberto Fusco
Relatore: Prof. Luciano Paccagnella
Università degli studi di Torino
INTRODUZIONE
CAPITOLO 1 – COORDINATE STORICO SOCIALI
Oralità e scrittura
Da Gutenberg a Internet
Memoria Vs Google
CAPITOLO 2 – CONNESSIONI
La comunicazione tradizionale
Identità sociali
La comunicazione mediata
Netiquette
La piazza universale. Sciami di utenti
CAPITOLO 3 – Contesto globale e mercato
Digital divide
Divisione del lavoro e capitalismo cognitivo
La bolla dot.com
Il mercato della cultura. La teroia del Long Tail
Capitolo 4 – culture partecipative
Il pubblico dei nuovi media
Il caso Wikipedia
Il peer to peer
copyright e dintorni
Software proprietario Vs software Open source
Capitolo 5 – Il prosumer nel XXI secolo
Intervista ai makers
I come e i perchè del Web 2.0
Capitolo 6 - MEDIA E CULTURE
Surrogati di presenza
Il background individuale
passeggiate inferenziali
La dipendenza da internet
cyberdemocrazia
Bibliografia
Introduzione
Il sistema che stiamo abitando, la cui natura è dettata dalle evoluzioni proprie dell’economia informazionale, ci ha spinti a renderci osservatori partecipi di un contesto che, dopo le prime fasi di analisi in cui la totalità degli elementi concorrenti a modellarlo ci ponevano nella vece di un meccanismo generatore di metamorfosi, nelle fasi conclusive dell’osservazione dei fenomeni, ci siamo trovati a ricavare che il sistema sociale, osservato sotto la nostra prospettiva, è approssimativamente statico.
Osservare un corpo in movimento seguendone il movimento stesso, ci pone (nella veste di agenti/osservatori) a ricavare un informazione che, grazie ai processi di elaborazione che ci consentono di conoscere il rapporto intersoggettivo nel rispetto del fatto di essere modellati dal movimento del corpo osservato, restituisce dei dati che ci consentono di avere una visione di insieme olistica. Il rapporto differenziale tra la metamorfosi dell’oggetto osservato e il modellarsi dei meccanismi situati a monte dei meccanismi di elaborazione dell’osservatore, è pari ad un ipotetico coefficiente che consente di individuare un dato che ci restituisce un informazione tutt’altro che semplice da ricavare. Tuttavia, in virtù delle costanti che concorrono a modellare il mutamento del rapporto, possiamo dire che non vi sia modellazione.
Ogni risorsa della società cosiddetta informazionale viene riversata nel contesto globale che è frutto di un evoluzione che ha colto molto dalle epoche precedenti. L’alto medioevo è il periodo in cui s’iniziano a sfruttare strumenti meccanici per la fissazione delle informazioni sulla carta; l’illuminismo è un periodo storico rivoluzionario in cui le risorse vennero condivise dagli individui in modo capillare grazie all’interesse della scienza nei confronti della diffusione dei saperi; l’ottocento consente all’industria di sfruttare in maniera sempre più efficiente le fonti di energia messe disposizione della terra; il secolo breve, il novecento, pone l’Europa e gli Stati Uniti in una situazione nuova che consente alle grandi imprese, collocate in zone strategiche delle periferie delle città, di sfruttare il capitale umano.
Intravediamo, con il finire della seconda guerra mondiale, l’inizio di un processo che condurrà gli stati-nazione a perdere la sovranità su individui sempre più orientati verso un nuovo modello che diventerà maturo, per una nuova stagione sociopolitica, solo con il finire del millennio che si conclude con la diffusa fobia per il cosiddetto Millenium Bug che avrebbe condotto gli elaboratori di gerarchia superiore ai semplici client ad un malfunzionamento che avrebbe compromesso la stabilità del sistema che stava acquisendo su tutti i fronti delle importanti risorse per diventare dinamico ed eterogeneo.
Ci troviamo ad agire nel rispetto di un contesto apparentemente originale, che è stato definito post-smithiano, in cui classico e moderno convivono nello stesso milieu. Ciò che osserviamo dalla nostra sfera di senso, senza pretesa di esaustività, è quanto il processo di produzione e il consumo di informazioni sia oggi tra le necessità primarie degli individui.
La risposta all’inferenza nel rapporto con le dinamiche del sistema modella il sistema stesso. Modello in cui la cooperazione di molti genera, con l’azione congiunta, un sistema oligarchico in cui il valore fondamentale è quello di produrre nuove informazioni per rendere dinamico il sistema.
Questo nuovo paradigma genera cambiamento tecnico e organizzativo, tuttavia, secondo la nostra prospettiva, siamo in grado di considerare la riproducibilità di un ciclo in senso prospettico e retrospettivo.
In quest’ottica ha dunque senso riflettere sui come e sui perché il campanilismo, nell’epoca post-moderna, sia dato da intersezioni piuttosto che da appartenenze univoche.
Il comportamento dei singoli utenti, nel novero della società della rete, determina il destino della comunità intera e ha a che vedere, come osserva Sherry Turkle, studiosa del MIT, con l’intelligenza artificiale.
Due dei testi che mi hanno lasciato le migliori impressioni (Formenti, C., 2002, Mercanti del Futuro, Einaudi, Torino; Bordoni, C., 2010, L’identità perduta, Liguori Editore), affrontano un concetto che possiamo leggere come chiave della contemporaneità. Stiamo parlando deel termine che designa quella che non è più la massa di individui atomizzati di cui ci parlavano Adorno e Horkheimer ne la Dialettica del’Illuminismo. Gli autori citati usano il termine moltitudine.
Parlare con Benjamin di perdita dell’aura dell’arte causata dalla riproducibilità dei contenuti, oppure, con McLuhan dei media come estensione del individuo, o ancora di atomizzazione, con Adorno riferendoci al rapporto che la trasmissione di massa rivolta all’individuo del ‘900 post-bellico intesseva con l’individuo stesso al fine di modellarne, plasmarne, a piacimento la facoltà di giudizio, non ci da in mano nulla di più che un paradigma che di volta in volta possiamo applicare ad un fenomeno, che nel nostro caso ha a che vedere con la sfera sociale che è fatta di interazione degli individui che, come accade dai tempi delle prime fissazioni delle idee su supporti, comunicano per tramite di mezzi.
Strumenti che non ci restituiscono niente di più che una visione d’apparente metamorfosi che, tuttavia, come i fondali dei primi film hollywoodiani di John Ford, è un inganno, ovvero: siamo portati a credere che vi sia mutamento laddove un mutamento vero e proprio non sussiste tranne che nella nostra immaginazione.
La moltitudine è un’ente di natura proteiforme, che differisce sotto molti aspetti dall’ente massa. La massa, sappiamo, è un ente sociale che risulta dall’urbanizzazione e successiva omologazione a modelli attraverso cui i media hanno adoperato, fino ad un certo punto della storia, di plasmare la mente e quindi i comportamenti la collettività. La Rete pone gli individui della società della seconda parte/fine ‘900 in una posizione nuova consentendo loro una libertà mai vista prima. L’informazione e l’intrattenimento spesso si fondono in un concetto ibrido, che non ha più l’autorevolezza di un tempo, ma un diverso potere di plasmare la mente delle persone. Internet, basato oggi sul potente strumento del World wide web, è una rete fortemente democratica che nella sua prima fase di sviluppo ha tentato di replicare i modelli sociali di comunicazione uno-a-molti
. La nostra contemporaneità, con il fenomeno della cosiddetta convergenza, ci vede
attori di un sistema in cui il mezzo è diventato in qualche modo più usabile, trasformandosi in un ipermedia che ha iniziato, nella sua versione 2.0, a consentire agli utenti una comunicazione molti-a-molti
. Forum di discussione, blog, chat di gruppo hanno prodotto nuovi modi di fruire delle informazioni e nuovi modi, per gli individui, di interdipendere. Si potrebbe dire, prendendo a prestito la riflessine di Bordoni, che la moltitudine sia una nuova collettività più matura e responsabile in cerca di valori democratici.
Ho iniziato questo lavoro con l’idea di affrontare il variegato milieu che ospita i mezzi di comunicazione di massa, trattando le teorie classiche: dai cultural studies britannici agli studi della scuola di Francoforte, supponendo che uno studio storico-sociologico del genere avrebbe risposto alle esigenze degli utenti della network-society
.
Consegnare al lettore le coordinate per interpretare il sistema di comunicazione, è tuttavia una prerogativa che ha caratterizzato le riflessioni qui contenute.
Non ci limiteremo a trattare dei moderni mezzi di comunicazione mediata come il computer, il cellulare, i tablet di ultima generazione, bensì cercheremo di tracciare una storia che ci racconti, per esempio: la differenza in cui noi siamo portati a trasmettere e quindi a ricordare le informazioni attraverso gli strumenti a disposizione (che ovviamente nel 2.500 a. C. era diverso da quelli che usiamo oggi); il digitale divide; la globalizzazione culturale; l’avvento delle culture partecipative; Il pubblico e la sua evoluzione.
Oggi il sistema globale, attraverso pochi click, viene come per magia
messo in funzione e noi utenti, individui abituati al mondo reale, ci troviamo ad affrontare riti di comunicazione a tu per tu
in absentia e ci relazioniamo con un contesto verso/da cui riflettere sfaccettature dell’identità consapevoli d’essere consumatori (e oggi anche produttori) di un ridondante sistema d’informazioni, di volta in volta assimilate e dunque inevitabilmente simili a loro stesse.
Abbiamo deciso di lavorare su una ricerca che metta luce, oltreché sulle variabili per mezzo delle quali si è giunti alla convergenza dei media, su un modo per restituire al lettore più o meno abile ad utilizzare le risorse messe a disposizione sul web e dalle tecnologie informatiche, al fine di
chiarire le problematiche sulla sfera dei saperi in vece alla nostra disciplina che osserva il fenomeno in maniera trasversale. Adotteremo un metodo che ci consentirà di psservare il fenomeno nella sua totalità e osserveremo le dinamiche che lo caratterizzano, dall’antica Grecia al prosumer del XXI secolo.
Certo di spostarmi a diversi livelli un po’ al di quà e un poco al di là
delle intenzioni, auspico che questo oggetto, derivante dalla trasversalità non sempre coincidente tra la sfera oggettiva dell’elaborato e quella più intima, autoriale (quel dubbio coincidere tra intentio operis e intentio auctoris di cui ci racconta Eco), possa fungere da strumento per fare un poco di chiarezza in un momento storico in cui
la globalizzazione ha prodotto una frattura tra il luogo di produzione e quello o quelli della sua fruizione. L’immaginazione, grazie alla sempre maggiore rapidità e onnipresenza dei mass media, è divenuta un fatto collettivo e si è trasformata in un campo organizzato di pratiche sociali.