Viaggiatori: L'evoluzione del racconto di viaggio in Italia
Di Hiroingi
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Anteprima del libro
Viaggiatori - Hiroingi
MARIO SOLDATI
E’ il 3 Gennaio del 1954 quando, in uno studio spoglio nelle scenografie ma pieno di telecamere, una perfetta Fulvia Colombo annuncia l’inizio dei servizi di trasmissione della RAI. Nel palinsesto di debutto compare Le miserie del signor Travet
, film diretto da un regista e scrittore di nome Mario Soldati. Sarà lo stesso Soldati, tre anni più tardi, ad inaugurare un filone televisivo che aprirà un nuovo modo di raccontare la cultura e la tradizione attraverso un percorso di viaggio dedicato alla scoperta della valle del Po
.
Il progetto della RAI era fondato sulla necessità di narrare un’Italia nuova, che si risollevava e che aveva mantenuto intatti i suoi riti, le sue usanze, i suoi prodotti.
Dodici puntate di pura innovazione stilistica, condite dalla accurata ricerca lessicale del sempre moderno Soldati, personaggio tra i più eclettici e completi nel contesto continentale europeo del primo ‘900.
I primi anni di vita Soldati¹ li trascorre a Torino, la città italiana più aristocratica del primo novecento. Vacanze tra Liguria e Val Di Susa, prima della partenza per la parentesi americana. Famiglia di estrazione borghese, con un padre nato a Lione (ma che volle sempre essere italiano) ed una madre facente parte di una dinastia di alti funzionari dell’esercito.
Se guardiamo la produzione letteraria di questo autore scopriamo come sia ricchissima di titoli e di originalità, alla continua ricerca di innovazione e di racconto del reale, con uno sguardo attento verso le prospettive linguistiche provenienti da altri contesti geografici.
In quel suo girovagare da scopritore tra Stati Uniti,
Francia e Inghilterra, Soldati ebbe l’occasione di costruire una sua cultura letteraria grazie soprattutto ad un professore di inglese dalle grandi doti didattiche. Fu questo professore, infatti, a fargli leggere per la prima volta il libro che avrebbe cambiato per sempre la sua visione del mondo. Il testo in questione era Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde
, nato dalla penna di Robert Louis Stevenson nel 1886. Ad attirare Soldati era stata proprio la tecnica di scrittura del maestro scozzese, una tecnica fatta di costruzione dettagliata e ricercata, atta soprattutto a coinvolgere il lettore. Anche gli italiani avevano contribuito a formare lo scrittore Soldati. La sua predilezione per Leopardi (al quale tornava sempre
) e Manzoni andava oltre ogni ragionevole dubbio linguistico.
La carriera da narratore di Soldati nasce quindi da queste esperienze e nasce con Pilato
, un testo che non è proprio del tutto narrativa quanto piuttosto atto teatrale. Al teatro dedicherà quindici commedie (non pubblicate ed ispirate anche dal suo mentore stilistico Pirandello) che andranno purtroppo perdute insieme al baule che le conteneva, in quel di Parigi.
Il successivo approdo al cinema, quindi, divenne per Soldati un atto necessario, dovuto all’impossibilità di poter svolgere le attività di giornalista e professore all’interno di un contesto politico che non lo rappresentava e a cui non aveva aderito.
Il cinema aveva ucciso
(per sua stessa ammissione) il teatro che era in lui, ma lo aveva accompagnato lungo un percorso di formazione durato otto anni, accanto ad un maestro del calibro di Mario Camerini. Il suo primo film di discreto successo era stato Dora Nelson
(1939) e quelli a cui si era appassionato maggiormente sicuramente Fuga in Francia
(1948) e La mano dello straniero
(1954). Nel 1949, però, subito dopo il conflitto e l’uscita di due film molto interessanti come Piccolo mondo antico
(1941) ed Eugenia Grandet
(1947), per Soldati si era prospettato un trionfale ritorno in America; per lui gli Studios di Hollywood avevano in programma un film che avrebbe dovuto chiamarsi If this be my harvest
e alla cui realizzazione avrebbero dovuto partecipare due stelle del calibro di Robert Mitchum e di Alida Valli.
Alla fine, però, non se ne fece più nulla e la carriera del Soldati regista si concluse nel 1958