Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

NextNature: Perché la tecnologia è la nostra natura del futuro
NextNature: Perché la tecnologia è la nostra natura del futuro
NextNature: Perché la tecnologia è la nostra natura del futuro
E-book246 pagine3 ore

NextNature: Perché la tecnologia è la nostra natura del futuro

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Gli esseri umani del passato sapevano orientarsi grazie alla posizione degli astri, riuscivano a riconoscere una pianta velenosa con una sola occhiata, avevano sviluppato la capacità di predire il clima dall’umidità e dal vento. Oggi, la maggior parte di noi ha perso queste capacità. Eppure, conosciamo con precisione la nostra posizione grazie ai navigatori GPS, con un motore di ricerca possiamo conoscere mille proprietà di ogni singola radice, possiamo avere indicazioni sul tempo per le prossime settimane da satelliti e algoritmi. Abbiamo perso il contatto con la natura? O forse è la tecnologia a permetterci un legame ancora più profondo con essa?
Attraverso NextNature, il filosofo e artista Koert Van Mensvoort ci conduce in un’affascinante esplorazione del concetto di “natura”, come esso sia un prodotto culturale e come la “nostra” natura sia quella di produrre artefatti tecnologici. Superando il modello oramai obsoleto dell’Antropocene, tra algoritmi genetici e nuove e incredibili creature, NextNature ribalta le nostre convinzioni su cosa sia naturale, cosa artificiale, cosa sia la vita e come l’evoluzione della società stia creando nuovi livelli di complessità.
LinguaItaliano
EditoreD Editore
Data di uscita8 ago 2023
ISBN9791222434148
NextNature: Perché la tecnologia è la nostra natura del futuro

Correlato a NextNature

Ebook correlati

Scienze ambientali per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su NextNature

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    NextNature - Koert Van Mensvoort

    Introduzione

    Siamo appena arrivati

    Siamo appena arrivati. Il pianeta è qui da molto più tempo di noi. Ha visto la luce più di 4 miliardi e mezzo di anni fa e per un lungo periodo è stato solo una roccia solitaria nello spazio. Il primo organismo unicellulare è apparso dopo un miliardo di anni e ce ne sono voluti altri 3 perché si evolvessero la vita pluricellulare e la biosfera. Poi vennero piante, animali e, dopo un altro miliardo di anni, gli esseri umani.

    Siamo appena arrivati. Ma la nostra presenza non è passata inosservata. Nessun’altra specie animale ha cambiato in modo tanto radicale il suo ambiente. Tutto ha avuto inizio circa 300.000 anni fa. A quel tempo non ci fu premio Nobel per chi ebbe la brillante idea di usare la pelle degli animali per tenersi caldo, né per chi controllò il fuoco o per chi inventò la lancia o le scarpe. Tutte queste invenzioni straordinariamente ingegnose non ci hanno aiutato solo a sopravvivere nel nostro implacabile habitat naturale originario, ma anche a plasmarlo secondo il nostro desiderio e a dominarlo.

    L’essere umano non è sempre stato così influente. Per molto tempo siamo stati una specie marginale e irrilevante posizionata più o meno a metà della catena alimentare, con un effetto sull’ambiente non più grande di quello dei gorilla, delle farfalle o delle meduse. Siamo sopravvissuti principalmente raccogliendo piante, catturando insetti, cacciando piccoli animali e mangiando carcasse abbandonate da predatori molto più forti, che erano per noi una continua minaccia.

    Lo sapevate che le differenze genetiche tra i gruppi di scimpanzé che vivono in Africa possono essere maggiori di quelle tra esseri umani che vivono in continenti differenti [1]? La ricerca ci suggerisce possa essere perché circa 70.000 anni fa l’umanità si è quasi estinta, perciò tutti gli esseri umani attuali discendono da un piccolo gruppo di sopravvissuti [2]. Siamo passati attraverso la cruna di un ago. L’umanità è stata quasi spazzata via. Anche se non sappiamo quanto sia durato il calo demografico o se sia stato causato da un’eruzione vulcanica, un’epidemia o qualcos’altro [3], si pensa che nel momento peggiore sulla faccia della Terra fossimo rimasti solo in poche migliaia [4]. Come sarebbe il pianeta oggi se quell’ultima manciata di persone non ce l’avesse fatta? Migliore? Peggiore? Non sappiamo che percorso avrebbe seguito l’evoluzione. È un miracolo che siamo ancora qui.

    Paragonato a quello di molti altri animali, il fisico degli esseri umani è sorprendentemente fragile. Quale altra creatura viene al mondo nuda, urlando e più o meno indifesa, facile preda per qualsiasi predatore di passaggio? Un agnello riesce a camminare poche ore dopo essere nato, ci vuole circa un anno perché un bambino umano si alzi in piedi. Mentre altri animali hanno sensi, organi e riflessi specifici che permettono loro di sopravvivere in determinati ambienti, gli esseri umani non sono equipaggiati per un ambiente in particolare. Eppure, proprio questa apparente debolezza si è rivelata una forza, permettendoci di diffonderci dalle savane al polo nord, dal fondo dell’oceano alla Luna; un risultato magnifico.

    Alcuni pensano addirittura che gli umani dovrebbero andare più in là della Terra e popolare altre parti dell’universo. L’idea in sé è ottima, anche solo per evitare che un giorno la specie venga spazzata via da un enorme asteroide che colpisca il pianeta. Sarebbe un peccato. A dire il vero, però, penso che sia un po’ presto per cercare rifugio su altri mondi. Ritengo che prima dobbiamo provare a risolvere alcuni dei problemi del nostro pianeta. Perché, siamo onesti, la nostra presenza sulla Terra crea dei problemi: cambiamento climatico, deforestazione, plastica negli oceani, radiazioni nucleari, perdita di biodiversità. È piuttosto deprimente. A volte sembra che gli esseri umani causino più danni che benefici.

    L’idea che gli umani non facciano che danneggiare la Terra è condivisa da molti. Alcuni pensano addirittura che il pianeta starebbe meglio se non fossimo mai esistiti. Personalmente un tale odio verso l’umanità – detto anche misantropia – mi mette in difficoltà perché si tratta, in definitiva, di una forma di odio verso se stessi.

    Da dove deriva questa diffidenza verso la nostra stessa specie? Cercando una spiegazione ho scoperto che spesso la misantropia si accompagna a una visione totalmente errata dell’umanità come di una specie antinaturale che non appartiene davvero alla natura romantica, armoniosa, paradisiaca. Quando appaiono gli esseri umani, la natura scompare. Secondo me si tratta di un pregiudizio sciocco che non ci aiuterà a progredire e del quale dovremmo sbarazzarci il prima possibile.

    Uno sguardo alla storia della Terra ci mostra come non sia la prima volta che una specie evolutasi da poco abbia sconvolto la vita già esistente. Il primo organismo unicellulare è apparso circa 3,5 miliardi di anni fa. Dopo di ciò, ce ne sono voluti circa altri 2 perché si evolvesse la prima pianta pluricellulare. Passato un altro miliardo di anni, durante la cosiddetta esplosione cambriana [5], sulla Terra è apparsa una forma completamente nuova di vita: gli animali.

    I primi animali sono arrivati sulla scena 500 milioni di anni fa. Non sappiamo come l’abbiano presa le piante primitive, che a quel punto esistevano da circa un miliardo di anni. Sappiamo che alle piante piacciono la pace e la quiete, che non si muovono molto e che traggono nutrimento dal Sole e dal suolo. Anche se non sappiamo cosa pensano, visto che non parlano, possiamo immaginare che abbiano trovato caotico e scomodo dover sopportare di essere circondate da animali. Forse le piante li vedevano addirittura come immorali, non solo perché erano fondamentalmente senza radici e vivevano a una velocità inimmaginabile, ma perché facevano qualcosa che a quei tempi era totalmente nuova, senza precedenti e orrenda: mangiavano le piante.

    Tutto considerato, la comparsa degli animali non deve essere stata molto piacevole per le piante. Ma l’evoluzione non si ferma mai e, sebbene una Terra popolata solo da piante fosse una cosa meravigliosa, era meno straordinaria di una Terra che contenesse anche gli animali (vi risparmio la descrizione della comparsa delle piante un miliardo di anni prima, quando la fotosintesi ha aumentato di molto la percentuale di ossigeno nell’atmosfera, sconvolgendo l’ecosistema esistente) [6].

    Tornando al ruolo del genere umano, proprio come la comparsa degli animali ha stravolto il mondo delle piante, il nostro arrivo ha causato a sua volta problemi. Ricordate, siamo appena arrivati. Il periodo di esistenza degli animali sulla Terra è 2.500 volte quello dell’essere umano e quello della semplice vita vegetale, invece, addirittura 7.500 volte più lungo. Non lo dico per costringervi alla modestia, ma perché penso che gli esseri umani siano straordinari.

    Sebbene di base siamo una specie animale, c’è qualcosa di unico in noi, qualcosa che non riguarda la nostra costituzione fisica, che in sé non è eccezionale, ma la nostra tendenza innata a usare la tecnologia. Per quanto altri animali trasformino il proprio ambiente costruendo strutture – pensate alle tane dei castori e ai nidi delle termiti – nessuno lo fa in modo radicale come noi. Uso qui il termine tecnologia nel senso più ampio per riferirmi a tutti i modi in cui l’ingegno umano influenza il mondo che ci circonda: strumenti, computer, automobili, ma anche vestiti, strade, città, alfabeti, reti digitali, addirittura le multinazionali e il sistema finanziario.

    Fin dall’alba della nostra esistenza, l’essere umano ha creato sistemi tecnologici per liberarsi dalle indomabili forze della natura. Abbiamo iniziato costruendo dei tetti sopra le nostre teste per proteggerci dalle tempeste e adesso abbiamo farmaci moderni per curare malattie mortali. Gli esseri umani sono tecnologici per natura. Tendiamo a sottovalutare quanto le nostre vite siano profondamente legate alla tecnologia e quanto essa abbia fatto per migliorarle. Date un’occhiata alla durata media della vita. All’inizio della nostra esistenza era di poco superiore a trent’anni. Anche a causa dell’alta mortalità infantile, potevate ritenervi fortunati se riuscivate a raggiungere l’età riproduttiva. Per gli standard della natura, ciò è perfettamente normale. Se vedete una coppia di anatre nuotare con una dozzina di anatroccoli in primavera, non dovreste stupirvi se alla fine dell’estate ne sono rimasti solo due o, con un po’ di fortuna, tre.

    Grazie alla tecnologia, siamo stati in grado di smussare alcuni dei lati più spigolosi della vita. E meno male. Senza la tecnologia non avrei scritto questo libro, non per la mancanza di penna, carta o scrittura, ma perché non sarei qui per poter condividere i miei pensieri. A circa trentacinque anni – avendo vissuto, badate bene, già più a lungo dell’essere umano preistorico medio – mi si è sviluppata un’infezione al braccio dopo un graffio apparentemente innocuo. Il braccio mi si è gonfiato, sgonfiato e, in poco tempo, rigonfiato fino a diventare il doppio del normale. Mi sono reso conto che il mio sistema immunitario stava perdendo la battaglia contro l’infezione. Era arrivato il momento di andare a prendere un ciclo di antibiotici nella farmacia dietro l’angolo.

    Gli antibiotici sono una cosa che do per scontata. Si prende una pillola una volta al giorno, seguendo le istruzioni, e l’infezione sparisce. Non ho bisogno di sapere esattamente come funzionano [7]. Un sistema sanitario ben organizzato non solo mi permette di avere accesso a queste medicine, ma si assicura anche che non possano essere usate con troppa facilità o senza un motivo valido, così che i batteri non diventino resistenti. I cacciatori-raccoglitori preistorici non avevano il beneficio di questo progresso tecnologico. A quei tempi uno sciamano avrebbe provato a curarmi con un infuso di erbe e alcuni incantesimi. Ma sarebbero bastati per impedire all’infezione di dilagare in tutto il corpo? Mi ritengo fortunato ad avere avuto a disposizione quegli antibiotici. Mentre li prendevo e guardavo il braccio sgonfiarsi giorno dopo giorno, mi sono reso conto che senza quel farmaco non sarei arrivato al mio trentaseiesimo compleanno.

    La tecnologia fa parte di noi. Così come api e fiori si sono evoluti diventando interdipendenti – quando le api raccolgono il nettare aiutano i fiori a riprodursi spargendone il polline – gli esseri umani sono dipendenti dalla tecnologia e viceversa. Essa ha bisogno di noi per diffondersi. E l’umanità è senza dubbio stata di aiuto. La tecnologia è diventata ormai tanto onnipresente sul nostro pianeta da introdurre un nuovo ambiente, un nuovo scenario, che sta trasformando tutta la vita sulla Terra. Sulla biosfera esistente si è creata una tecnosfera che, come la biosfera, cerca di crescere e sopravvivere. Proprio come la biosfera si basa e interagisce con la geosfera sottostante, molto più vecchia, la tecnosfera fa lo stesso con la biosfera sottostante. Il suo impatto sulla vita sulla Terra è difficile da sottovalutare: è uguale, o forse maggiore, di quello della comparsa dei vertebrati 500 milioni di anni fa. La presenza dell’essere umano sta dando origine alla natura prossima (o in inglese next nature, N.d.E.) che potrebbe rivelarsi selvaggia e imprevedibile come quella vecchia [8].

    La chiamo la natura prossima, non nuova, perché non si tratta di un evento unico. Dal punto di vista evolutivo, è ordinaria amministrazione. La natura non è statica, è dinamica. Ripetutamente la vecchia natura si trasforma nella nuova natura che, col tempo, diventa vecchia. La natura si basa sempre su livelli esistenti di complessità: la biologia si basa sulla chimica, la cognizione sulla biologia, il calcolo sulla cognizione. In questo libro mostrerò come la natura prossima che abbiamo messo in moto sia l’ottavo livello della complessità evolutiva a svilupparsi sulla Terra.

    Dal punto di vista di miliardi di anni di evoluzione, la comparsa della tecnosfera non è più rilevante dell’evoluzione delle molecole complesse in cellule viventi e della relativa comparsa della biosfera. Dal punto di vista dell’essere umano, invece, è molto rilevante e porta con sé un’enorme responsabilità. Gli esseri umani sono forse una invenzione dell’evoluzione, sebbene involontaria, per favorire il proprio ulteriore sviluppo? Non mi viene in mente nessun’altra specie la cui presenza abbia dato il via a un’intera nuova fase evolutiva, una fase che si sgancia da miliardi di anni di evoluzione basata su DNA, geni e composti del carbonio. Così come in passato il DNA si è evoluto dall’RNA, grazie all’attività umana oggi vediamo un salto verso l’evoluzione non genetica all’interno di altri materiali come i chip di silicio e le plastiche. Vedremo come all’ottavo livello evolutivo in via di sviluppo stiano apparendo intere nuove specie che non solo sono più dominanti del genere umano, ma che ci stanno in realtà incapsulando, così come gli atomi sono contenuti nelle molecole e le molecole nelle cellule. Paradossalmente, siamo noi stessi gli istigatori di tutto questo. Può non essere assolutamente intenzionale, ma ciò non rende le conseguenze meno epocali. La tecnologia non sta solo trasformando l’intera faccia della Terra, sta trasformando anche noi.

    Non l’abbiamo mai progettato o immaginato, è semplicemente successo. Ripeto, siamo appena arrivati. L’umanità non è ancora matura, siamo ancora nella fase dell’adolescenza. I nostri cervelli sono ancora orientati alla nostra infanzia nella savana e male equipaggiati per pensare e agire a livello dell’intero pianeta su cui abbiamo effetto con la nostra sola presenza [9]. Tuttavia, non siamo una specie antinaturale che si limita a rovinare e distruggere la natura. Come la biosfera, la tecnosfera è piena di vita. È capace di connettere, prendersi cura, evolvere e realizzare sogni. Ciò è meraviglioso. Ed è naturale. L’evoluzione non si ferma mai. Ma è importante anche che continuiamo a lavorare per progredire come specie. Più cresciamo e maturiamo, più saremo in grado di apprezzare il nostro ruolo di catalizzatore evolutivo e di interpretarlo con maggiore consapevolezza.

    Se vogliamo affrontare in modo efficace problemi attuali come il cambiamento climatico, la deforestazione e la perdita di biodiversità, per non parlare di urbanizzazione, digitalizzazione e sviluppo dell’intelligenza artificiale, dobbiamo rivedere la nostra idea di natura. Tradizionalmente abbiamo visto natura e tecnologia come opposti, diversi come il giorno e la notte. Nel capitolo 1 mostrerò come gran parte di ciò che chiamiamo natura sia in realtà cultura, il prodotto della creatività umana. Nel capitolo 2 parlerò di come la tecnologia ci permetta di intervenire in modo radicale nei processi biologici e nel capitolo 3 analizzerò quanto siamo lontani dall’avere il controllo totale delle nostre invenzioni. La tecnologia sta diventando talmente diffusa e incontrollabile che sembra essere in via di sviluppo una dinamica autonoma e forse naturale che non abbiamo mai immaginato o previsto. Il capitolo 4 racconta la comparsa della tecnosfera, un fenomeno creato dalla somma delle attività umane che si evolve sulla biosfera molto più vecchia e interagisce con essa in vario modo. Nel capitolo 5 vedremo come le nuove tecnologie spesso all’inizio sembrino strane e artificiali ma, con l’uso e l’accettazione, diventino più familiari e infine indispensabili, forse addirittura parte della natura umana. Con la nostra inventiva stiamo trasformando non solo il nostro ambiente ma anche noi stessi. Non siamo, però, la tappa finale dell’evoluzione. Nel capitolo 6 esaminerò come ciò stia accadendo in settori non genetici grazie alla nostra presenza, dando vita a un nuovo livello di complessità evolutiva. L’evoluzione sta facendo il salto dai geni ai memi, modelli di informazione che si auto-propagano. Nei capitoli 7 e 8 parlerò dell’impatto che ciò sta avendo sulla Terra e le nuove specie che ha creato. Il capito 9 studia l’evoluzione dell’evoluzione. Gli esseri umani sono uno sviluppo naturale che sta scatenando la nuova ondata evolutiva? Gli organismi genetici verranno sostituiti da organismi memetici? E se sarà così, cosa significherà per noi? Nel capitolo 10 mostrerò come il genere umano viene incapsulato all’interno della nuova superstruttura evolutiva e nei capitoli 11 e 12 ne traccerò le conseguenze e cercherò di indicare un percorso soddisfacente per il futuro. Per quanto ancora saremo la specie dominante sulla Terra? Stanno per avere il sopravvento nuove specie?

    Come possiamo sognare, costruire e vivere nella natura prossima? Non mi illudo di poter prevedere il futuro, l’unica cosa di cui siamo sicuri è che le cose cambieranno. Questo libro esplora un nuovo punto di vista sul rapporto tra esseri umani, natura e tecnologia e illustra cosa scienziati, progettisti, imprenditori, educatori, genitori e tutti gli altri possano imparare da esso. La conversazione sul futuro del genere umano è troppo importante per lasciarla agli esperti. Ogni persona sulla faccia della Terra è influenzata dal cambiamento tecnologico. Non possiamo immaginare un futuro

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1