Micrumanità
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Migliaia di ipotesi vengono fatte, migliaia di soluzioni prese in esame, migliaia di ricerche vengono condotte e sovvenzionate. Niente viene tralasciato. Tutto viene esaminato. Persino le idee più astruse e congetture più fantasiose vengono studiate a fondo. Così in questo marasma di idee, in questa palude di pensieri sorge la soluzione. La soluzione è semplice quanto assurda eppure apparentemente possibile: rimpicciolire l’umanità intera.
Un percorso sconosciuto che una volta intrapreso non può essere annullato eppure, ciò nonostante, un percorso che sembra ormai inevitabile ma, benché tutti ripetano di si, siamo sicuri che tutti i pericoli siano stati presi in considerazione?
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Anteprima del libro
Micrumanità - Daniele Lippi
Coelho
Capitolo 1 – Perché Successe
Anno 2323.
L'anno in cui tutto cambiò.
L'anno della presa di coscienza.
L'anno della grande decisione.
L'anno in cui l'umanità intera, forse per la prima volta da quando esisteva l'uomo moderno, si ritrovò d'accordo, e non solo nel principio ma anche di fatto, sul da farsi.
L'anno del non ritorno.
L'anno della rinascita.
L'anno di una nuova epoca non solo per noi ma per la terra stessa e i suoi abitanti.
Una decisione non dettata dall'altruismo o una qualche folgorante illuminazione generale ma, bensì, molto più semplicemente legata ad una serie di fallimenti con i quali alla fine la razza umana intera aveva dovuto fare i conti.
All'inizio del millennio tutto sembrava possibile: viaggi spaziali, colonie su altri mondi, teletrasporto, robot dall'intelligenza quasi umana e altro, tanto altro ancora. Erano anni in cui tutti i rami della scienza compivano balzi in avanti strepitosi. Anni che giustamente facevano presagire un futuro radioso. Con qualche sfida, certamente, ma niente di insuperabile.
La realtà invece fu che l'umanità incontrò molti più ostacoli del previsto. I viaggi spaziali divennero più frequenti e comodi e tecnologici ma non più veloci, almeno non significativamente, non abbastanza per andare oltre Marte in un lasso di tempo ragionevole. Non abbastanza velocemente per sviluppare colonie.
Colonie che comunque si rivelarono troppo dispendiose, poco sicure e che non riuscivano a sviluppare l'autosufficienza. Non per un numero elevato di persone per lo meno, non su Marte e tanto meno sulla Luna che necessitava continui rifornimenti dalla terra.
La tecnica dell'ibernazione o criostasi non era ancora riuscita a dare i frutti sperati ed era ancora troppo rischiosa.
L'idea delle colonie spaziali orbitanti intorno alla Terra aveva dovuto essere accantonata dopo la presa di coscienza che il nostro corpo non era fatto per lo spazio e l'assenza di gravità e, alla lunga, neanche per la gravità artificiale.
Era come se la nostra natura di umani e la Terra con le sue disponibilità di risorse, si opponessero fermamente con tutte le loro forze all'espansione umana nello spazio.
Allo stesso tempo però la Terra sembrava incapace di sostenere i quasi venti miliardi di umani che la calpestavano. Un numero esorbitante ed in continuo aumento. Sia per l'insuccesso delle politiche di controllo della natalità sia per i progressi in campo medico che avevano aumentato a dismisura l'aspettativa di vita e permettevano, ad una parte della popolazione mondiale, di vivere tranquillamente oltre i 120 anni.
Tra tutte le speranze dell'inizio del millennio infatti, oltre a quella medica, anche un’altra si era avverata ed era quella dei robot anche se la loro intelligenza, malgrado il progresso tecnobiologico, ancora non si avvicinava neanche lontanamente a quella umana. Era solo grazie a loro che l'umanità sopravviveva. Loro producevano instancabilmente il cibo in quantità sufficiente per tutti, loro pulivano l'aria migliorandola, loro aiutavano gli anziani, loro si prendevano cura dei malati, loro si prendevano cura dei figli, loro svolgevano le mansioni più sgradevoli ma necessarie, loro riciclavano, loro insomma permettevano all'umanità di concentrarsi su ciò che l'umanità reputava veramente importante.
Ciononostante, malgrado la loro diffusione e sviluppo tecnico e estetico, il robot che imparava come un bambino, pensava come un uomo, sviluppava emozioni e potesse ambire veramente a sorgere allo status di creatura pienamente senziente con un carattere e peculiarità cognitive proprie ancora non esisteva. Riuscivano a simulare tutto ciò molto bene, questo si, e molti continuavano a dibattere (dibattito infinito) su come anche il cervello in realtà potesse essere paragonato a niente di più di un efficientissimo computer. Questi ultimi erano sempre in contrapposizione con coloro che invece affermavano che una cosa artificiale sempre artificiale rimaneva e che non aveva niente a che vedere con la nascita, evoluzione e sviluppo tipico della vita e che malgrado tutto ciò che sapevano o potevano mostrare non avrebbero in realtà mai potuto emanciparsi dal codice sorgente con cui erano stato programmati senza contare che una macchina, per definizione poteva essere manomessa. Ovviamente la risposta era che anche noi umani avevamo il nostro codice sorgente e si chiamava DNA e che la storia dimostrava ripetutamente quante volte gli uomini in epoche diverse erano stati sottomessi, soggiogati, raggirati e convinti da folli. Entrava poi in gioco l'immancabile libero arbitrio, l'imprinting e, infine i concetti su cui il dibattito si arenava: la capacita di immaginazione spontanea, di sognare ad occhi aperti e la capacita di avere fede.
Fatto sta che, in quel fatidico 2323, l'umanità si trovò sull'orlo del baratro e per la prima volta tutti ma, proprio tutti, si resero conto che qualcosa doveva essere fatto. La popolazione era troppa. Lo spazio poco. Il cibo insufficiente. L'acqua potabile scarseggiava. L'ecosistema terrestre stava per alzare bandiera bianca.
Tutti concordavano. Qualcosa andava fatto. Il problema era che benché l'umanità per la prima volta sembrava unita nessuno riusciva a proporre una soluzione adeguata al problema.
Tutti gli scienziati più brillanti e rinomati insieme ai premi Nobel ancora in vita si riunirono nel centro ricerche più avanzato mai costruito e situato nel centro della Sardegna per assicurare riservatezza, solitudine e sicurezza.
Capitolo 2 – Come Successe
Queste menti, le menti più brillanti del tempo, studiarono, sperimentarono, ipotizzarono, discussero per più di tre anni senza giungere ad una soluzione e più il tempo passava e più l'alleanza dei popoli mondiali s'incrinava vittima di panico ed egoismo.
Arrivati al quinto anno di ricerche e un’enormità di denaro speso non solo non si vedevano risultati ma gli scienziati stessi, stressati e sottopressione, iniziavano uno dopo l'altro a dare forfait e abbandonare il progetto.
Fu in quell'anno, nel momento forse più buio in cui tutto sembrava destinato a fallire che uno sconosciuto scienziato impiegato presso una multinazionale dei trasporti inviò la propria idea e progetto accompagnandolo da una semplice frase Abbiamo bisogno di più spazio ma, la terra e l'unico posto che abbiamo a disposizione per cui, perché non trovare il modo di sfruttarlo appieno e, se occupiamo troppo spazio, allora, perché semplicemente non facciamo in modo di occuparne meno?
Lo scienziato sconosciuto venne chiamato ad esporre la sua idea. Lui si presentò davanti alle menti più brillanti del mondo con un semplice quanto efficace modulatore molecolare sul quale lavorava da anni allo scopo di ridurre i pacchi e container e il loro contenuto al fine di poterne trasportare di più in una volta sola.
Il modulatore che presentò era già funzionante a metà nel senso che, agendo sulla materia riduceva lo spazio tra gli atomi, neutroni, neutrini eccetera rimpicciolendo le cose ma purtroppo ancora non era riuscito ad invertire il processo.
Gli scienziati osservarono con interesse ma senza troppo entusiasmo per un’idea neanche tanto originale fino a che Pikelell, così si chiamava lo scienziato, non puntò il suo modulatore su una pecora facendola diventare, in meno di un secondo, non più grande di fagiolo.
Tutti osservarono il piccolo animale guardarsi intorno colto dal panico iniziare a correre all'impazzata in tutte le direzioni e Pikelell trionfante esclamò Non abbiamo bisogno di altro spazio se possiamo far si che lo spazio che abbiamo diventi per noi mille volte più grande!
Gli scienziati iniziarono a ragionarci sopra e tutto ebbe un senso. La popolazione di Roma avrebbe potuto essere contenuta tutta nel Colosseo. Megalopoli come New York, Tokyo, Londra, Parigi, Città del Messico, Rio de Janeiro e altre avrebbero potuto alloggiare la loro popolazione in uno solo dei loro grattacieli di oltre 500 metri di altezza. Ogni piano alto poco meno di due uomini ora sarebbe stato altro quanto e oltre i 350. Una sola mucca avrebbe saziato migliaia di persone, aree agricole che oggi davano da mangiare a decine di migliaia ne avrebbero sfamate milioni ma, ancora più importante, un litro d'acqua che non bastava ad una persona ne avrebbe dissetate centinaia.
C'era il problema dell’irreversibilità del processo ma tutti, scienziati in testa, decisero che era al momento secondario. In meno di qualche settimana tutti, scienziati, governi e popoli furono d'accordo. Si doveva procedere.
Negli anni successivi tutto fu volto alla transizione. Si diede il via alla produzione di massa di tutto ciò che sarebbe servito all'umanità una volta rimpicciolita. Priorità fu data alla tecnologia. Costruire microscopici computer e processori non era una novità ma lo era invece progettare per esempio schermi delle dimensioni necessarie. Le stampanti 3D mondiali iniziarono a sfornare ogni sorta di beni come mobili, vettovaglie eccetera. Gli edifici che avrebbero contenuto la nuova umanità furono identificati e riadattati per contenere abitazioni adeguate e confortevoli per tutti. I tecnici si cimentarono nell’automatizzare quanto più possibile le fabbriche e impianti esistenti così da poterli controllare da remoto visto che le nuove dimensioni umane avrebbero reso quantomeno difficile usare alcune cose o macchinari nonché mezzi di trasporto come le enormi navi container o gli aerei tutti.
Gli economisti e sociologi si dilettarono a fare calcoli e previsioni e fu chiaro che pochi giorni dopo la trasformazione la fame nel mondo sarebbe stata sconfitta, il bisogno costante di nuova terra su cui costruire sarebbe scomparsa, le risorse naturali sarebbero state tali ed abbondanti da eliminare in poco tempo le disparita tra stati e questo, insieme alla condivisione tecnologica che stava avvenendo avrebbe reso ogni Stato attuale autosufficiente in tutto.
Questo provoco un’emigrazione inversa mai sperimentata prima. Migranti delle zone povere del mondo tornavano a casa e così anche i profughi poiché praticamente la stessa cosa che avrebbero avuto nel paese in cui erano o in cui volevano andare la avrebbero trovata nella loro terra natia. Le Nazioni che sarebbero sorte dopo la trasformazione avrebbero mantenuto la multietnicità ma avrebbero visto