Trasumanar saette

Di Antonino Pillitteri

Nelle 58 poesie che Pillitteri ci propone in questa sua prima raccolta è già evidente la sua cifra poetica: uno stile sperimentale e libero, che gioca con le parole e le immagini in modo originale e spesso ambiguo. È questo il modo in cui affronta temi che vanno dal divino all’uomo calato nel suo contesto storico, quello attuale che, nella visione dell’autore, necessita di un rinnovamento culturale e politico.

Antonino Pillitteri nasce a Palermo nel 1999. Cerca di apprendere tramite studi informali, da autodidatta. Si definisce sitato di sapere; prova a raccordarsi con lo spiro, o almeno di farlo respirare. “Dopo il diploma”, dice di sé, “mi si nomò il mio nome. D’ora in avanti, ognora, scrivo e perscruto. Sono perseguitato e guidato da un’inesausta messa”.

• Lingua: Italiano
• Editore: Europa Edizioni
• Data di uscita: 31 mag 2023
• ISBN: 9791220141512

Anteprima del libro

Introduzione a cura di Giusy Cavallo

Trasumanar significar per verba non si poria scrive Dante nel primo canto del Paradiso. Non si può esprimere a parole cosa significhi elevarsi oltre i limiti della natura umana per attingere alla natura divina.

Trasumanare è uno dei tanti neologismi coniati da Dante, quello che probabilmente racchiude in sé l’intero senso della Commedia e cioè il percorso del sommo poeta per andare oltre i limiti della natura umana, fino a oltrepassarla per sperimentare una natura più alta, quella divina.

Ecco che già dal titolo di questa raccolta di poesie capiamo l’intento del suo autore: trascendere la propria sostanza umana per arrivare a percepire qualcosa che è oltre.

Pillitteri utilizza il verbo trasumanar assegnandogli una transitività che in origine non ha, ovvero la capacità di passare l’azione al suo oggetto, in questo caso le saette. Le saette sono da intendersi come fulmini di ispirazione, d’illuminazione che raggiungono il poeta in modo inaspettato e che lo costringono a sperimentare emozioni e sensazioni che poi lui riversa in versi.

La mia non è solo una passione, ma una grande necessità, la quale diventa ossessione confessa il nostro autore.

La saetta diventa così il tramite attraverso il quale il poeta riesce a intravedere ed esperire – seppur limitatamente – il divino.

Nell’infinità della saetta – dice –, qualcosa si assorbe e non finisce, si raggiunge il divino estenso, ma non la vera essenza. La natura divina è quella che sento dentro, l’evocazione dell’istante, mettendo ordine nel caos, ripartendo dal mistero.

E mentre anela ciò che è divino, l’autore scava anche nella profondità dell’animo umano in una continua