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Vicenza. La città sbancata: Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo scritto. Da sempre
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E-book586 pagine8 ore

Vicenza. La città sbancata: Quello che dovevi sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo scritto. Da sempre

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Le vicende della Banca Popolare di Vicenza dalla nascita fino alla crisi.

Das E-Book Vicenza. La città sbancata wird angeboten von Media Choice Srl und wurde mit folgenden Begriffen kategorisiert:
economia
LinguaItaliano
Data di uscita27 nov 2021
ISBN9788890915918
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    Anteprima del libro

    Vicenza. La città sbancata - Media Choice Editore

    Prefazione

    150 anni di storia della Banca Popolare di Vicenza

    Il 12 settembre 2016 l’istituto bancario più conosciuto nel territorio vicentino, la Banca Popolare di Vicenza, compirà 150 anni.

    Ma la banca e i suoi amministratori sono ora al centro di un vero e proprio scandalo economico finanziario che ha portato alla scelta obbligata, dai conti e dalla BCE, di diventare una società per azioni e di aumentare il capitale sociale, il tutto a discapito dei circa 118.000 soci che hanno visto i loro titoli scendere dai 62,50 euro dell’ultimo loro valore, fissato dalla BPVi stessa, ai 10 centesimi dell’aumento sottoscritto in pratica dal solo Fondo Atlante con, quindi, anche la mancata quotazione in Borsa per insufficienza del flottante (una quantità di azioni che dovrebbero essere trattabili sul mercato per un 25% almeno del totale di capitale). Oggi Atlante, iniettando 1,5 miliardi circa di capitale, possiede il 99,43% della Popolare vicentina mentre i circa 6,5 miliardi pre aumento dei soci precedenti sono diventati poco più di 10 milioni di euro: lo 0,67% del capitale totale.

    I valori delle azioni gonfiati dalla gestione di Gianni Zonin e dei suoi consiglieri fino a portarli a 62,50 euro e crollati oggi, quando ancora non sono liquidizzabili, a 10 centesimi di euro, a seguito dei controlli della Bce e ai dati pre fallimentari dell’Istituto, hanno bruciato, sia pure con qualche eccezione ora sotto le lenti della magistratura che sta indagando anche su Gianni Zonin, Giuseppe Zigliotto e altri protagonisti del caso, i risparmi dei piccoli e grandi risparmiatori che avevano deciso di investire con fiducia nella banca che rappresentava (il passato è d’obbligo) la storia economica del territorio berico, che ora patirà per anni i riflessi negativi di un flop diretto da circa 6,5 miliardi e indiretto per una cifra che potrebbe triplicare questo dramma.

    La redazione di VicenzaPiù ha seguito, in quasi totale solitudine locale e sotto attacco costante, il caso della Banca Popolare di Vicenza da metà 2010 con numerosi articoli di informazione e di approfondimento sul tema scottante della gestione della banca negli ultimi anni.

    Prima di raccontare gli ultimi sei anni della banca grazie a una selezione degli articoli pubblicati da VicenzaPiù e da VicenzaPiu.com e dei video girati da VicenzaPiu.tv, vi rimandiamo, se volete, alla parte finale di questo volume in cui presentiamo ai vicentini e non solo a loro alcuni passaggi dei 150 anni di storia di quello che è stato il maggiore istituto bancario vicentino. Ripercorreremo prima i suoi momenti più importanti fino al 1996, già riportati nel libro di Gabriele De Rosa Storia della Banca Popolare Vicentina, donato per l’occasione dall’allora neo presidente Gianni Zonin ai soci, e poi ricostruiremo sinteticamente il successivo ventennio da cui la banca esce ora fortemente ridimensionata e con una fisionomia che non è dato oggi conoscere ma che sarà, comunque, completamente diversa da quella storica che la faceva qualificare e identificare come vicentina.

    Gianni Zonin presentava nel 1996 l’opera di De Rosa ai soci della banca con le seguenti parole: l’auspicio è quello che la costante e singolare sintonia che ci ha sin qui legato al nostro territorio storico di insediamento continui ad accompagnare la BPVI oltre questo scorso di decennio del nuovo secolo.

    Quella frase oggi assumerebbe un significato drammatico se 20 anni dopo dovessimo verificare che il flop attuale derivasse, sociologicamente, proprio dalla singolare sintonia tra l’ora ex presidente e il territorio storico di insediamento.

    Se il testo di De Rosa riassume 130 anni di storia della Banca Popolare dalla sua fondazione 1866 fino al 1996, i fatti degli ultimi 20 anni sono stati ricostruiti, sommariamente e senza commenti, essenzialmente dalle comunicazioni ufficiali della Banca Popolare di Vicenza presenti sul suo portale.

    Il nostro scopo, in questa parte finale del nostro lavoro, è raccontare la cronaca dei fatti accaduti fino al 2016 (e quelli dei primi anni già dovevano dare una qualche lezione oggi attuale) prima di riferirvi in dettaglio degli ultimi sei anni, quelli seguiti direttamente da VicenzaPiù che ai suoi lettori ha reso possibile una conoscenza ben diversa dalla narrazione datane dalla gran parte della stampa locale. Lasciamo il giudizio soprattutto ai nuovi lettori, perché i nostri già lo hanno emesso, anche se i fatti ad oggi potrebbero darci ragione, tristemente, però, per tutto il territorio di cui anche noi facciamo parte. Quello che ci sentiamo di consigliarvi dopo la lettura di questo volume (in versione eBook o cartacea) è quello di capire, prima, se i media che leggete, ascoltate e vedete rispondono solo agli interessi dei loro editori o anche se non soprattutto a quelli vostri. Noi di VicenzaPiù proviamo a focalizzarci sui lettori. Sempre di Più.

    Vicenza, la città sbancata

    Quello che dovevate sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo sempre scritto, da sempre

    È alla vigila di ferragosto 2010, per la precisione il 13 agosto di quell’anno, che la nostra attenzione cade su una notizia che segnerà, poi, l’inizio della fine dell’era di Gianni Zonin ma, soprattutto, dei risparmi di circa 118.000 soci fino ad allora felici di avere i loro soldi in musina. Fitch, che con Standard & Poor’s e Moodys è una delle tre maggiori agenzie di rating (quelle che fanno le valutazioni, i rating cioè, di una qualunque realtà economica), lancia il primo allarme da noi raccolto ma non diffuso, prima, e poi non seguito nelle sue evoluzioni successive con la giusta attenzione dagli altri organi di stampa locali, che potevano e dovevano. Ma, peggio, quel warning e gli altri che lo seguirono, confermati anche da altri enti, BCE in primis, non furono gestiti a dovere dai vertici della Banca Popolare di Vicenza, che pure le due agenzie di rating, Fitch e Standard & Poor’s, le pagava per avere le loro valutazioni (i migliori rating fanno pagare meno interessi a chi presta denaro alle banche, i peggiori impongono costi elevati per finanziarsi perché accendono luci rosse sull’affidabilità della banca). Quel 13 agosto 2010 inizia la storia della Banca Popolare di Vicenza per come l’abbiama scritta noi, giorno dopo giorno, sopportando minacce implicite ed esplicite e rinunciando col silenzio, se non addirittura con la complice condiscendenza, ai vantaggi che ci saremmo guadagnati, dalla BPVi di allora e dal mondo su cui allungava i suoi tentacoli. Quella storia, che fa tanto male ai 118.000 soci che hanno visto il valore complessivo delle loro azioni passare da 6,5 miliardi circa (a 62,50 euro ognuna) ai 10,5 milioni del giorno della, mancata, quotazione in Borsa a 10 centesimi, per giunta ancora oggi non liquidizzabile, la raccontiamo con una ridotta anche se corposa selezione dei nostri articoli e dei nostri video, nessuno ritoccato oggi per correggere eventuali errori di cronaca, o di interpretazione, ma scritti o ripresi e pubblicati in tempo reale mano a mano che i fatti si susseguivano e attingendo, visto che molte fonti ci erano precluse, a quella migliore che conosciamo: l’onestà verso i lettori.

    Non siamo felici che sia stato confermato quello che dal 13 agosto 2010 si cominciava a capire, se solo lo si fosse voluto capire, perché attribuirci il merito di una cronaca corretta e di interpretazioni senza interessi condizionanti significa oggi prendere atto che il danno enorme arrecato dalla cattiva e, a dir poco, imprevidente gestione della ormai fu Banca Popolare di Vicenza non si ferma all’azzeramento dei risparmi di decine di migliaia di soci (il 40% dei quali vive nel nostro territorio più prossimo) ma annullamento del loro effetto moltiplicatore sull’economia locale che pagherà effetti ad oggi non calcolabili con precisione. Ma se prendiamo come riferimento la cifra complessiva di 20 miliardi di danni al territorio, tra diretti e indotti, azzardata da alcuni analisti, ecco che dire che quello che dovevate sapere sulla Banca Popolare di Vicenza noi lo abbiamo sempre scritto, da sempre non ci fa particolarmente felici per tutti quelli che, noi inclusi, oggi e per anni vivremo in una città sbancata.

    La foto è quella di Casa Busato di cui il 9 luglio 2013 Achille Variati annunciava l’abbattimento per fare spazio alla rotonda di Viale Mazzini, portata a termine solo tre anni dopo, con questa frase: È il simbolo di un'amministrazione che punta al bello: ora possono essere apprezzate interamente le mura di viale Mazzini. Oggi quella frase con Gianni Zonin e il sindaco di Vicenza a stringersi la mano assume un ben altro significato con una città per la quale rinchiudersi nelle sue vecchie mura, che tanti, troppi segreti ancora nascondono, è stato il prologo per il suo sbancamento, figurato e tragicamente reale.

    Terminologia minima da conoscere e capire

    Rating. Qui trovate alcune spiegazioni https://it.wikipedia.org/wiki/Rating e di seguito la tabella con la classifi cazione dei rating delle tre agenzie che ogni investitore (anche e di più ogni risparmiatore) deve conoscere e che ogni funzionario di banca o consulente fi nanziario è sicuramente in grado di spiegarvi, se vuole…

    In estrema sintesi, come spiega in un articolo dell’agosto 2012 un nostro collaboratore, «i voti delle Agenzie di rating vanno dalla tripla A (AAA) che è l’etichetta attribuita al miglior debitore in circolazione, alla D (Default) con la quale quindi si sancisce un fallimento. In mezzo un’infinità di gradini diversi. Ma non tutti questi gradini hanno la stessa ampiezza, in particolare ce n’è uno (un vero e proprio gradone) che spaventa tutti ed è quello che intercorre fra la tripla B e la doppia B. Infatti in maniera un po’ grossolana (ma non c’era altro modo) sui mercati finanziari si fa la distinzione fra debitori Investment Grade (investimento di qualità) sul quale quindi il rischio viene considerato basso; da quelli Non Investment Grade (investimento speculativo), sui quali quindi il rischio è decisamente più elevato. Ora se voi pensate che gli investitori Istituzionali (Fondi d’Investimento, Fondi pensione ecc. ecc.) hanno sovente nel loro statuto la clausola che possono investire solo in titoli Investment grade capirete bene quale sia la differenza fra una tripla B (o superiore) ed una doppia B (o inferiore)».

    Credit watch e outlook. Altri termini che occorrono per capire quello che leggerete sono credit watch eoutlook. Il credit watch, scrive Il Sole 24 Ore, è un periodo di osservazione di breve durata, non superiore in genere ai 2-3 mesi, volto a rivedere il rating. L’outlook è invece una previsione di lungo periodo che indica un atteggiamento degli analisti riguardo al debito di uno Stato, di una banca o di una società, incorporando però trend, rischi e fattori più incerti rispetto a quelli presi in considerazione per il credit watch.

    Stress test. Gli stress test, per La Stampa, si compongono di due parti, un test di base e uno sotto stress, e sono una specie di esame effettuato dalla BCE per valutare lo stato di salute delle banche, dando conto di quelle che si trovano effettivamente in difficoltà: offrono quindi una valutazione positiva sullo stato delle altre, indirettamente. Fanno parte di una valutazione più ampia, il cosiddetto comprehensive assessment, che si compone anche di un’analisi sulla qualità degli attivi degli istituti (la cosiddetta asset quality review, spesso indicata come AQR).

    In pratica, viene analizzato quanto capitale, ossia quanto denaro proprio (non prestato), possiede ciascuna banca: si tratta del denaro che la banca può eventualmente utilizzare nel caso in cui si verifichi la necessità di dover assorbire perdite improvvise determinate da una crisi economica. La soglia di capitale minimo da raggiungere per poter passare gli stress test è fissata da una percentuale che viene calcolata considerando tutte le attività della banca pesate per il rischio: per intenderci, prestiti molto rischiosi hanno una peso maggiore rispetto all’acquisto di titoli di stato, generalmente ritenuti un investimento più sicuro.

    Common equity tier 1. Per valutare la solidità patrimoniale delle banche vengono impiegati degli indicatori, chiamati ratio. Quello che è diventato il parametro più utilizzato per valutare la solidità di una banca è il Cet 1 (Common equity tier 1) ratio, il rapporto tra Cet 1 (rappresentato principalmente dal capitale ordinario versato) e le attività ponderate per il rischio. Secondo le norme della Bce, il Cet 2 R ratio deve essere superiore all’8%.

    La fase iniziale e fino al 2012 dei rating che crollano senza allarmi sul territorio

    Dopo queste spiegazioni vi proponiamo alcuni dei nostri articoli su VicenzaPiu.com, arricchiti frequentemente da pezzi di colleghi nazionali, oltre che sugli intrecci dimostratisi deleteri tra BPVi, poteri locali, Confindustria Vicenza e il suo giornale locale, anche e soprattutto sui rating e sui parametri di valutazione della Popolare di Vicenza che calavano in continuazione e su una situazione che peggiorava a vista d’occhio, purché l’occhio fosse aperto. Negli articoli qui riprodotti, a partire dal primo del 13 agosto 2010, abbiamo eliminato, per semplicità di lettura, i link a tabelle e rapporti che sono presenti negli articoli originari per documentarli ma che sono sempre rintracciabili sul VicenzaPiu.com.

    Fitch: Popolare Vicenza declassata BBB+

    Redazione economica VicenzaPiù, venerdì 13 agosto 2010

    L’agenzia di rating Fitch ha declassato la Banca Popolare di Vicenza da A- a BBB+ confermando, però, come stabili le prospettive (outlook). Ricordato che quest’anno l’abbassamento del rating ha toccato anche in Italia molti istituti di credito, il peggioramento di quello della Popolare di Vicenza, secondo Fitch, nasce dalla valutazione che al miglioramento degli utili operativi nel 2009 si accompagna una redditività operativa della banca sotto pressione in una situazione complessa con un andamento dell’economia incerto e debole sul fronte locale.

    S&P taglia a BBB il rating di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile), |mercoledì 19 ottobre 2011

    Standard & Poor’s, che ha tagliato il rating di 24 banche e istituzioni finanziarie italiane, ha declassato anche la vicentina Banca Popolare di Vicenza e la Veneto banca con sede a Montebelluna (Tv), ma con forte identità veneta e notevole presenza nel vicentino. I due Istituti sono classificati ora a BBB, appena un grado sopra la soglia critica BBB-. I titoli che hanno un rating superiore a BBB- per S&P (o Baa3 per Moody’s) rientrano nella categoria degli investment grade (qualità da investimento), mentre al di sotto di tale soglia si passa negli speculative grade (letteralmente qualità speculativa quindi alto rischio, o titoli spazzatura).

    La BPVi per S&P è passata da BBB+/stabile/A-2 a BBB/Stabile/A-2, mentre Veneto Banca è scesa da BBB+/Negativo/A-2 a BBB/Negative/A-2.

    Se in città corrono ancora domande sulle dimissioni improvvise dalla BPVi di Divo Gronchi con l’arrivo come Vice Presidente di Andrea Monorchio, c’è da dire anche che la decisione è stata presa a seguito del declassamento di rating sul Paese delle scorse settimane: Le rinnovate tensioni di mercato sui Paesi periferici dell’area euro - scrive l’agenzia - e l’indebolimento delle prospettive di crescita porteranno, a nostro parere, a un ulteriore deterioramento del contesto operativo per le banche italiane. S&P avverte anche di attendersi un aumento dei costi di rifinanziamento a carico degli istituti della penisola, una situazione non di breve respiro o facilmente reversibile e che porterà gli istituti di credito italiani a misurarsi con i rivali dell’Eurozona in condizioni di svantaggio. Per il settore è previsto un aumento del costo della raccolta e un calo della redditività nei prossimi due anni mentre il rallentamento dell’economia nel 2012 potrebbe impedire il miglioramento della qualità degli attivi".

    Il declassamento di S&P riguarda Banca Mps (da A- con prospettive stabili a BBB+ nella fascia dei titoli di qualità medio-bassa), Ubi Banca (da A con prospettive stabili ad A-), Banca Popolare dell’Emilia Romagna (da A- ad BBB+), Banca Popolare di Milano (da A- a BBB+), Banco Popolare (da A- a BBB), Credito Bergamasco, Banca Aletti & C, Banca Akros, Banca Carige, Banca Popolare di Vicenza, Credito Emiliano, Veneto Banca, Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo, Cassa di Risparmio di Cento, Banca Popolare dell’Alto Adige, Banca di Bologna, Iccrea Holding e Iccrea Banca, Iccrea BancaImpresa, Agos-Ducato, Farmafactoring, Banca Mediocredito del Friuli-Venezia Giulia, BancaSai.

    L’agenzia ha, invece, confermato il rating ad altre 19 banche. Confermati i rating a lungo (A) e di breve termine (A-1) di Unicredit e delle sue principali controllate: UniCredit Bank, UniCredit Bank Austria e UniCredit Leasing. L’outlook è stato confermato negativo. Anche il giudizio su Intesa Sanpaolo non è stato ritoccato.

    VicenzaPiu.com a Prima di Tutto, Radio 1 Rai: Azionisti attendono notizie su BPVi declassata

    Redazione economica VicenzaPiù,| venerdì 21 ottobre 2011

    Alle 6,20 di stamattina VicenzaPiu.com e il suo direttore Giovanni Coviello hanno di nuovo contribuito a svegliare l’Italia nella trasmissione Prima di tutto in onda su Radio 1 Rai e condotta da Antonello Orlando. Ecco la pillola radiofonica con commento: Standard & Poor’s, che ha tagliato il rating di 24 banche italiane, ha declassato anche la Banca Popolare di Vicenza, uno dei primi 10 istituti in Italia con sedi anche a Roma e in Sicilia.

    Il rating attuale BBB è appena sopra la soglia critica BBB- e preoccupa soprattutto le migliaia di piccoli azionisti della Popolare, che proprio in questi giorni ha anche sostituito il suo vicepresidente. Sarà per evitare queste preoccupazioni che gli altri media locali e, soprattutto, la stessa Popolare di Vicenza non hanno fornito puntuali informazioni su una decisione nota da martedì anche a livello nazionale?

    Video Prima di tutto su Radio Rai

    S&P: credit watch negativo per rating Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine

    Di Redazione economica VicenzaPiù | giovedì 8 dicembre 2011

    In data 7 dicembre, Standard & Poor’s, come diretta conseguenza della decisione presa il 5 dicembre di porre in credit watch negativo il rating sovrano dell’Italia e quello di altri 14 paesi europei, ha rivisto le sue raccomandazioni su molte banche italiane. Nell’ambito di tale azione, S&P ha posto in credit watch negativo i rating della Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine, rispettivamente BBB e A-2.

    S&P: a BBB- il rating a lungo termine di Banca Popolare di Vicenza. Al di sotto di spazzatura

    Di Pietro Cotròn | lunedì 13 febbraio 2012

    In data 10 febbraio Standard & Poor’s, dopo averlo già fatto il 19 ottobre 2011, ha ulteriormente abbassato i rating della Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine, rispettivamente a BBB- (da BBB) e A-3 (da A-2) e, dopo il Credit Watch negativo del 7 dicembre, le ha assegnato un Outlook negativo. La nota integrale è disponibile sulsito di Standard & Poor’s.

    Il downgrading (declassamento, ndr) è una diretta conseguenza della decisione presa il 13 gennaio di abbassare il rating a lungo e breve termine del debito sovrano dell’Italia, rispettivamente a BBB+ e A-2 e di assegnare un Outlook negativo. La soglia attuale BBB- è definita critica dall’agenzia Usa: i titoli che hanno un rating superiore a BBB- per S&P (o Baa3 per Moody’s) rientrano nella categoria degli investment grade (qualità da investimento), mentre al di sotto di tale soglia si passa negli speculative grade (letteralmente qualità speculativa quindi alto rischio, o titoli spazzatura)

    *il debito sovrano è costituito dalle obbligazioni vendute dallo Stato ad altri paesi o dalla liquidità presa in prestito da questi ultimi per soddisfare la spesa pubblica

    Eppur si muove

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile), | lunedì 2 aprile 2012

    In un quadro economico e politico che sembra inchiodato intorno ai boss noti, qualcosa (e che cosa!), si muove per volontà dei padroni veri del vapore vicentino. È passato di fatto inosservato, quasi fosse il suo tranquillo e naturale erede, l’arrivo sulla poltrona maxima di Palazzo Bonin Longare di Giuseppe Zigliotto come successore di Roberto Zuccato, di cui il neo presidente è socio in Ares Line. Eppure quell’arrivo potrebbe avere effetti devastanti sugli equilibri di potere in città. Oppure, se si è dietrologi, consolidare gli equilibri già raggiunti. E siccome il potere ha tra i suoi sinonimi l’informazione cerchiamo di capire cosa sta avvenendo o, come prima, cosa è già avvenuto a Via Fermi, sede de Il Giornale di Vicenza.

    Zuccato si era presentato come il nuovo, aperto e democratico rappresentante della proprietà del quotidiano più influente della città dopo aver condotto una dura battaglia, in parte alla luce del sole in parte tramite scudieri ora a noi più noti, contro la vecchia direzione e i due potenti che le venivano, urbi et orbi, associati, Gaetano Ingui e, per la sua famiglia, Michele Amenduni. Quest’ultimo, per le sue divergenze anche personali con Zuccato, che aveva portato in giudizio per danni, è uscito insieme a Ingui dalla proprietà diretta di Athesis ricevendo in cambio, in coppia, fra i sette e i dieci milioni di euro, come riportato da Il Corriere del Veneto, di cui è coeditore Gianni Zonin, re dei vini e pilota della Banca Popolare di Vicenza. Certo che tirar fuori quei soldi in un momento di crisi non deve essere stato un piacere per gli imprenditori che hanno prima affiancato Zuccato e poi votato Zigliotto. Ma per controllare il Gdv, e tutto quello che significa nella politica e, quindi, nell’economia locale, ne vale la pena, si saranno detti all’epoca.

    Ma se ora Giuseppe Zigliotto, sul ponte di comando di Assindustria e, quindi, dell’editore con delega a curarne gli interessi in Via Fermi, si ricorderà che, se è diventato presidente dell’associazione nel 2012, cura, invece, le attività e gli obiettivi della Popolare di Zonin da ben prima, da quando nel 2003 è entrato nel suo Cda, quei milioni, pagati dagli industriali, frutteranno anche, se non soprattutto, a Zonin & c…

    Che sarebbe, quindi, nelle stanze che contano non solo del Corveneto, ma anche del potente GdV.

    Sperando che non prevalga la filosofia di Zuccato, che sul mezzo web edito da uno degli esponenti dei vertici di Assindustria ha dichiarato che la pubblicità della Fiera verrà riconquistata dopo aver risolto i problemi generati da qualche articolo non proprio gradito da Ditri, ci fidiamo dei colleghi del Gdv e di chi tra gli imprenditori, senza uscire da Confindustria come alcuni stanno facendo, vorrà controllare che il quotidiano faccia sì politica, ma almeno a favore loro e non di alcuni di loro.

    Gli spazi ultimamente tagliati alla compagnia di Variati potrebbero essere la prima cartina di tornasole dei nuovi, vecchi ma veri poteri forti.

    Rating sì, rating no. Notizie sì, notizie no

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | martedì 3 aprile 2012

    Il 13 febbraio scrivevamo: «In data 10 febbraio Standard & Poor’s, dopo averlo già fatto il 19 ottobre 2011, ha ulteriormente abbassato i rating della Banca Popolare di Vicenza a lungo e breve termine, rispettivamente a BBB- (da BBB) e A-3 (da A-2) e, dopo il Credit Watch negativo del 7 dicembre, le ha assegnato un Outlook negativo…» E, dopo aver sottolineato per ovvia correttezza che «il downgrading è una diretta conseguenza della decisione presa il 13 gennaio di abbassare il rating a lungo e breve termine del debito sovrano dell’Italia… ricordavamo che «i titoli che hanno un rating superiore a BBB- per S&P (o Baa3 per Moody’s) rientrano nella categoria degli investment grade (qualità da investimento), mentre al di sotto di tale soglia si passa negli speculative grade (letteralmente qualità speculativa quindi alto rischio, o titoli spazzatura

    E questo dopo che Il Giornale di Vicenza l’11 febbraio aveva evidenziato a pagina 11 che «una nuova, pesante, sferzata si abbatte da parte di Standard and Poor´s sulle banche italiane… L´agenzia taglia così 34 rating dei 37 istituti di credito analizzati… per effetto del calo del giudizio sul debito dell´Italia effettuato a metà gennaio, per le difficoltà delle banche nel rifinanziamento e del calo degli utili… La mossa di S&P´s non fa distinzioni fra grandi e piccole banche colpendo così Intesa SanPaolo, Unicredit, Mediobanca, il cui rating si uniforma al BBB+ della Repubblica Italiana mentre per il Banco Popolare (per intenderci l’ex popolare di Lodi con Popolare di Novara eccetera, ndr) si scende a BBB-, per Mps a BBB e Unipol a BB.»

    E la Banca Popolare di Vicenza, uno dei primi dieci istituti d’Italia e la Banca per antonomasia a Vicenza con migliaia di piccoli risparmiatori che posseggono le sue azioni non quotate? Non pervenuta. In via Fermi.

    Ma ecco che il 17 febbraio sempre il quotidiano vicentino pubblicava «la lista delle banche italiane che hanno subito il declassamento da Moody’s» e se da un lato metteva di fatto in guardia i titolari di quote della piccola Banca Popolare di Marostica, compresa esplicitamente nel dettagliatissimo elenco riportato, dall’altro tranquillizzava, implicitamente, gli azionisti della Banca presieduta da Gianni Zonin che nell’elenco di Moody’s non c’era, dopo essere … scomparsa dal downgrading di Standard & Poor’s. Ma… Ma ci è venuta voglia di andare a guardare le carte. Anche se sarebbe bastato consultare il sito dell’agenzia di rating, liberamente accessibile a chiunque vi si registri, abbiamo chiesto a Moody’s Europe a Londra. E il suo responsabile Relazioni esterne, con immediata e corretta conferma anche da parte della collega con le stesse mansioni nella Popolare di Vicenza, ci ha scritto: «La Banca Popolare di Vicenza non è sotto analisi di rating da parte di Moody’s in quanto non è nostro cliente».

    Se uno volesse proprio ricordare che Roberto Zuccato, che ancora il 3 marzo dà per certo il ritorno della Fiera come cliente importante del GdV dopo le «piccole incomprensioni su qualche articolo», era all’epoca dei rating sì, rating no al vertice delle proprietà del giornale come presidente di Assindustria e sedeva nel Cda della Banca vicentina e che ora presidente e referente della proprietà del giornale è Giuseppe Zigliotto, che in quel Cda siede addirittura dal 2003, ci sarebbe da chiedere e da chiedersi come e perché un abbassamento di rating da parte di Standard & Poor’s della BPVi viene pubblicato ma senza questo nome e uno della Popolare di Marostica guadagna l’elenco completo delle banche downgradate in cui non c’era, perché non ci poteva essere, la Banca Popolare di Vicenza.

    Noi abbiamo scritto, come scriveva Standard & Poor’s, che il suo downgrading della BPVi, suo cliente, dipendeva anche dal sistema Italia. Non possiamo credere che non sarebbe bastata anche al potente GdV questa completezza d’informazione per mantenere un cliente pubblicitario importante come la Banca Popolare di Vicenza, che deve essere attento anche alla correttezza di informazione verso i risparmiatori visto che opera nel mondo bancario.

    A meno che, dopo avere recuperato, con qualche ritocco di articoli, e redazione, un altro cliente come la Fiera, che fa compagnia ai tanti istituzionali e comunali, come Teatro e Aim, il vertice di Via Fermi non abbia dato credito al taglio secco e immediato di pubblicità bancaria che questo (allora) piccolo mezzo subì solo perché pubblicò anni fa la "mappa dei poteri forti".

    Eppure noi allora non facemmo altro che pubblicare i dati della Camera di Commercio, certamente non opinabili come quelli delle agenzie di rating, un altro argomento, questo, che un direttore da quotidiano top e figlio d’arte, dovrebbe saper usare per attenuare, se lo volesse o se dovesse volerlo, l’impatto sgradito di certe notizie.

    Piuttosto che pigramente nasconderle o darne di svianti.

    Zonin & Zigliotto primattori, Variati e Zuccato di rincalzo

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | domenica 17 giugno 2012

    Pochi hanno riflettuto, almeno pubblicamente, su cosa possa significare, al di là dell’ufficialità di una guida monocorde, il nuovo vertice confindustriale di Vicenza negli equilibri di potere e, quindi, economici del capoluogo e del Vicentino. Che poi hanno a che vedere con quelli dell’informazione, vista la catena di controllo de Il Giornale di Vicenza e di Tva, che pone ai loro vertici proprio Assindustria.

    Abbiamo fin dalla sua nomina ricordato che Giuseppe Zigliotto, ex industriale puro e da tempo investitore di successo in varie aziende, è, sì, socio del past president Roberto Zuccato, ma anche che dal 2003, da circa dieci anni cioè, è, soprattutto, membro importante del Cda della Banca Popolare di Vicenza.

    È lecito, quindi, supporre che il suo padre-presidente Gianni Zonin, da sempre innamorato del GdV, sia ora ben felice di vedere al vertice della proprietà del quotidiano locale un suo fedele: la lotta di Zuccato, vincente ai tempi della sua elezione, per estromettere Amenduni e Ingui da quel vertice ha di fatto portato il giornale di Ario Gervasutti nell’area della Banca Popolare di Vicenza, per giunta costando agli imprenditori soci un bel po’ di milioni di euro per liquidare le quote dei due precedenti potentati singoli, accusati da Zuccato, anche sulle colonne di VicenzaPiù, di influenzare (lui diceva di fatto pilotare) l’ex direttore, poi prepensionato, Giulio Antonacci.

    L’influenza immaginabile sul GdV della Banca di Via Btg. Framarin mitiga, intanto, gli effetti mediatici locali di un rating tra i peggiori delle, comunque, traballanti banche italiane: Standard & Poor’s le ha, infatti, assegnato un BBB- a lungo termine che vuol dire anticamera dei "titoli spazzatura" con, per giunta, un outlook negativo, che vuol dire previsioni di peggioramento, anche per l’aumento delle sofferenze e per l’elevato "indebitamento", come decreta un report di maggio.

    Ma stare sulla plancia di comando di Via Fermi significa anche poter condizionare gli interessi locali, la politica e il sindaco rinnovando in pectore, Achille Variati.

    Da sempre stimato dal nuovo GdV, poi ultimamente e per un po’ in apparente affanno (…programmatico?) su quelle pagine e ora di nuovo in gran spolvero.

    E Roberto Zuccato? Tornato in Ares Line a produrre sedie e svanita la poltrona regionale di Confindustria su cui si diceva volesse sedere, si mormora di un suo interesse per la presidenza della Camera di Commercio, del cui Consiglio e della cui Giunta in scadenza fa istituzionalmente parte.

    La scalata sarebbe ardua senza l’appoggio del presidente confindustriale e un adeguato supporto mediatico.

    E Giuseppe Zigliotto, dicono le voci precedenti, sarebbe più sensibile (e chi non lo capirebbe, specialmente di questi tempi?) alle sirene, monocratiche, della Banca che al richiamo del socio di una delle sue attività, anche se è proprio colui che gli ha fatto da battistrada sull’autostrada verso Palazzo Bonin Longare. E con cui, in tempo di crisi, è difficile (con) dividere programmi e, soprattutto, obiettivi. A meno che non diventi un, sia pur bravo, portavoce del gotha attuale.

    Se solo il futuro ci dirà se le voci sono credibili, intanto il buon Roby deve accontentarsi di far conoscere la sua voce, per la legge del contrappasso? Con i… piccioni viaggiatori.

    Domenico Zonin presidente di Assindustria? Ellero: Gianni pensi ai bilanci della Popolare!

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | mercoledì 4 luglio 2012

    Dopo le indiscrezioni da noi rilanciate, ad oggi senza smentite, sulla cancellazione delle figure dei Past President in Confindustria Vicenza da parte del neo presidente Giuseppe Zigliotto, uomo molto vicino a Gianni Zonin presidente della Banca Popolare di Vicenza nel cui Cda Bepi siede fin dal 2003, abbiamo sentito il professore Renato Ellero sulla sua lettura della decisione. A parte i commenti, arguti, sentiti nei corridoi di Palazzo Bonin Longare ("Gheto visto? Gheto letto? Gheto sentio?") le motivazioni del passo, che abbiamo riportato all’ex senatore perché ce lo commentasse, sarebbero queste.

    «Pino Bisazza resta l’unico grande nemico di Zonin il quale tra 4 anni vorrebbe lanciare alla presidenza di Confindustria Vicenza il figlio Domenico. Bisazza come past president si sarebbe di sicuro opposto fin dalla fase delle consultazioni per cui con lui cancellato dal ruolo di notabile Domenico Zonin non correrà alcun pericolo. Ricapitolando e traducendo: 4 anni fa eleggono Zuccato come cavallo di Troia per lanciare Zigliotto, vero portavoce di Zonin, il quale Zigliotto prepara la strada al giovane Zonin. Gli altri giovani industriali indigeni oggi sono tutti già piazzati e pronti a conquistare, sempre per conto di Zonin senior, palazzo Bonin Longare per piazzare al suo l piano superiore Zonin junior con Giuseppe Zigliotto a fare le parti del Battista».

    In sostanza, capiamo noi, con gli Amenduni in tutt’altre e non certo locali faccende affaccendati e con in tasca qualche milioncino in più pagato dai poveri industriali locali per riacquistare le quote del GdV e chiudere la contesa con Zuccato, Zonin punta a rimanere unico potere forte a Vicenza gestendo, come tutti i capitalisti senza veri capitali di questa Italia, un’azienda, la Popolare, che non è sua ma di tutti i suoi piccoli azionisti. Gli altri industriali rimangono solo sudditi silenziosi o hanno perso la voglia di parlare anche perché attanagliati da una crisi che mette a rischio i loro capitali.

    Ma ora godetevi la lettura del professor Ellero che pubblichiamo in video che vi lasciamo gustare con una sola anticipazione: «Questi non hanno altro da fare tutto il giorno? Ma si occupino dei bilanci della banca dopo il rating negativo!…»

    Video intervista al Prof. Renato Ellero

    Repetita juvant: rifacciamo le sette domande alla Popolare di Vicenza

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | sabato 7 luglio 2012

    Sul n. 235 di VicenzaPiù (26 maggio 2012scorso) rendevamo pubbliche sette domande alla Banca Popolare di Vicenza dopo che, invano, dal 3 maggio avevamo chiesto di porle direttamente al Direttore generale Samuele Sorato e dopo averle a lui inviate perché, al limite, rispondesse anche via mail a noi e, soprattutto, ai lettori (i nostri sono 150.000 medi, unici al mese), suoi correntisti se non azionisti.

    Il diniego («al momento il Direttore non rilascia interviste» ci scrisse la Responsabile Relazioni Stampa) continua e non c’è risposta (anche altri media hanno chiesto senza successo maggiore trasparenza su altri, importanti argomenti) alle domande che, fiduciosi, poniamo di nuovo provando, nel frattempo, a dare ai lettori sulla prima domanda le spiegazioni forniteci da un esperto in finanza dopo un ulteriore report della Standard & Poor’s, che, ricordiamo, è l’agenzia di rating a cui la banca di Gianni Zonin ha contrattualmente commissionato il suo, per il quale paga il relativo fee… Ecco, di nuovo, le domande alla Banca Popolare di Vicenza per il tramite del dg Sorato e di seguito i commenti al punto 1, aggiornato.

    1 - Sono ben diverse le valutazioni fatta dall’agenzia di rating Standard & Poor’s, dei cui servizi vi servite e che ha abbassato il rating a lungo termine a BBB- e quello a breve ad A-3, e gli organi della Banca che hanno apprezzato il valore delle azioni. Ce ne può dare una lettura?

    2 - Quali sono e come sono gestiti i rapporti tra il vostro Istituto e Il Giornale di Vicenza, di fatto l’unico quotidiano cartaceo locale, in considerazione del fatto che il vostro consigliere Giuseppe Zigliotto è anche presidente di Assindustria, che è socia di riferimento dell’editore della testata? Il fatto che tra gli interessi del presidente della Banca Popolare di Vicenza, Gianni Zonin, ci siano partecipazioni nella società editrice de Il Corriere del Veneto, uno degli altri due quotidiani che hanno pagine locali, non può far pensare a un legame troppo intenso con l’informazione locale?

    3 - La Banca è sponsor fondamentale del Vicenza calcio. Come si pone di fronte alle prospettive future del club e alla proprietà che oggi fa riferimento a Sergio Cassingena ma che sembra avvolta da notevoli incertezze?

    4 - Andrea Monorchio, una delle personalità più note nel mondo pubblico, è stato appena confermato nel suo ruolo di Vice Presidente. Qual è il suo apporto specifico alle strategie della BPVi?

    5 - In passato aveva fatto discutere per vari motivi l’ingresso dell’Istituto nel mondo bancario siciliano, area in cui operano anche aziende del presidente. Recentemente è stata completata un’operazione di assorbimento di Banca Nuova, il vostro brand siciliano, nella banca madre, per poi esserne contestualmente scorporata e rimessa in campo di fatto con lo stesso nome. Al di là delle motivazioni tecniche dell’operazione non pensa che assorbire e scorporare abbia ingenerato qualche ulteriore dubbio tra gli azionisti della banca, oltre a quelli sul rating, e ciò anche per la distanza fisica e culturale tra l’area di nascita della Popolare vicentina e un territorio delicato da maneggiare? Perché è proprio a Banca Nuova che fa riferimento l’attività di prestiti con cessione del quinto appena potenziata dal vostro gruppo?

    6 - I rapporti della Banca col territorio, inteso come tessuto economico ma anche come area di intervento benefico e culturale sono apprezzati anche se si sente molto in questo ultimo ambito una sorta di predominanza, per lo meno nella percezione comune, della Fondazione Cariverona. Quali sono le Sue considerazioni al riguardo?

    7- Oggi la Banca Popolare di Vicenza è tra i primi dieci istituti nazionali e, sia pure senza alcun legame societario, ha rilevato il testimone della storica presenza della finanza cattolica nel mondo bancario nel Veneto. C’è un qualche filo conduttore che lega queste due epoche così lontane? La BPVi è un segno della volontà di indipendenza della finanza locale da quella a matrice lombarda oppure, in un’economia globale, il cordone ombelicale col territorio non è più un must né un plus?

    8 - Nel suo periodo come direttore generale quale merito maggiore si attribuisce nello sviluppo dell’Istituto e, se c’è, quale azione non avrebbe compiuto col senno del poi?

    I report della Standard & Poor’s del 16 e 17 maggio sulla Banca Popolare di Vicenza

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | sabato 7 luglio 2012

    Issuers Rated ‘BBB-’ With Negative Outlooks. Banca Popolare di Vicenza ScpA Debt amount 5,737 mil. US$ … The negative outlook on the long-term rating on Banca Popolare di Vicenza ScpA reflects Standard & Poor’s view that the deteriorating economic and competitive environment in Italy could affect the company’s asset quality and capital. As per Standard & Poor’s baseline scenario, BPVi’s NPAs will increase faster in 2012 and 2013 than they did in 2011. We expect that net inflows of NPAs will remain below the 2.5% of customer loans average for the sector in 2012. However, we could lower the ratings if the net inflow of credit losses and NPAs exceeds our expectations…

    Questo, e altro, abbiamo letto sui report del titolo. In attesa dei commenti già richiesti alla banca dei vicentini, abbiamo interpellato un noto esperto locale di finanza che ci ha volgarizzato il senso di quanto scritto da S&P. Quando si declassa un Paese poco dopo vengono declassate la maggior parte delle aziende di quello Stato (ed in particolare le banche. «L’idea è - ci dice - che se l’Italia va male, andranno male anche le Banche italiane che, oltretutto, sono piene di titoli del debito pubblico italiano. Allora il rating della BPVi è sceso di due gradini a BBB-, il livello di quella che in gergo è definita pre-spazzatura, e l’outlook (non si traduce, ma starebbe per le previsioni e si sottintende sul debito a lungo termine) è negativo. In pratica si dice che la Banca non può non risentire del deterioramento del contesto economico e competitivo in Italia che quindi potrebbe influenzare la qualità dell’attivo della Banca. L’attivo per una Banca sono i prestiti che ha concesso alle aziende ed alle famiglie. Se le condizioni economiche dell’Italia dovessero peggiorare è chiaro che aziende e famiglie avrebbero più difficoltà nel restituire i prestiti avuti e si deteriorerebbe così l’attivo della Banca. Poi il report dice che il NPAS aumenterà più velocemente nel 2012 e 2013 di quanto non abbia fatto nel 2011». NPAS è un acronimo che sta per crediti deteriorati, che non producono income (ricavi): For a bank, an Non Performing Asset (NPA) or bad debt is usually a loan that is not producing income. Naturalmente si sta parlando di difficoltà per rimborsare i prestiti da parte della clientela. «In Italia - continua il nostro esperto - il termine più forte è crediti inesigibili, quelli in pratica sui quali ci si mette una pietra sopra. Da noi si usa anche il termine di sofferenze che però è molto simile ma non così drastico come crediti inesigibili, mentre in una ipotetica scala di gravità ci sono i crediti in contenzioso che sicuramente non saranno riscossi per intero dalle Banche, ma probabilmente almeno per una parte. Ora nella terminologia anglosassone si usa NPAS, che si dovrebbe tradurre con crediti deteriorati, quindi non ancora inesigibili, ma per la sua entità (2,5%) ritengo ci si riferisca a qualcosa di più serio, per cui tradurrei NPAS con sofferenze che resta un termine tecnico ma abbastanza conosciuto. Quindi si dice che i sopradetti NPAS resteranno sotto il 2,5% degli impieghi (cioè dell’ammontare dei prestiti concessi dalla Banca) nel 2012: il dato non è comunque malvagio anche se l’obiettivo per una Banca è rimanere sotto il 2% o meno visto il contesto di tassi bassi in cui stiamo. Se invece i NPAS, le sofferenze dovessero aumentare ulteriormente si potrebbe prendere in considerazione di diminuire ulteriormente il rating. Da qui dunque l’outlook negativo, le previsioni negative, che Standard & Poor’s ha associato alla Banca Popolare di Vicenza». Che, per chiudere questo tentativo di rendere comprensibili termini e valutazioni complesse ha un Debt amount di 5,737 mil. US$: questo è l’ammontare totale dei debiti della Banca, cioè, principalmente, il totale dei prestiti obbligazionari emessi e tutt’ora in essere, espressi in dollari Usa.

    Rating S&P della Banca Popolare di Vicenza crolla a BB+ da BBB-. Ma tutto tace

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | sabato 4 agosto 2012

    Come riferito prima dalle agenzie e dai media web e poi oggi anche dai quotidiani italiani, Standard & Poor’s, l’agenzia di rating a cui la Banca Popolare di Vicenza ha affidato la valutazione del suo rating, ieri ha diffuso i suoi dati impietosi per 32 banche italiane tra cui 15 primari istituti bancari e, in particolare, quello presieduto da Gianni Zonin. La BPVi, infatti, si è vista pericolosamente abbassare nuovamente e dopo pochi mesi il rating a lungo termine dal precedente, già preoccupante, BBB- a BB+. Anche l’indice a breve è sceso passando da A-3 a B. Il tutto con outlook (previsioni sul futuro) negativo.

    Sono oltre due mesi che alla banca di Via Btg. Framarin i nostri media hanno chiesto, ripubblicandole anche su ogni numero del quindicinale, spiegazioni per i lettori locali, che in gran misura è lecito pensare siano anche correntisti se non azionisti della Banca. Tutto questo invano, mentre nell’assemblea plenaria dell’Istituto sono stati ufficializzati addirittura dei valori maggiori delle proprie azioni, che, ricordiamo, non sono quotate in borsa e, quindi, non sono sottoposte alle valutazioni del mercato ma valorizzate solo in base a quotazioni tecniche commissionate dalla banca stessa a expertise.

    Lasciando la porta aperta a responsabili contatti che la BPVi volesse avere, per nostro tramite, con chi è interessato alle sue sorti e alle questioni che le abbiamo tecnicamente sottoposto, non possiamo non rendere pubbliche e rinnovare le preoccupazioni che la stampa leader locale non attenua, di fatto, occupandosi anche oggi della crisi bancaria di… Unicredit ma nascondendo da tempo i vari downgrading della banca leader locale, tra l’altro decretati da un’agenzia di rating che dalla Banca Popolare di Vicenza stessa è pagata per fare le suddette valutazioni.

    Che queste risentano del sistema Italia è indubbio, ma non capiamo i motivi dei silenzi interni ed esterni all’istituto, uno dei primi dieci in Italia, recitano le sue referenze interne, per cui, in attesa di stilare eventuali e meditate considerazioni col supporto di tecnici, ci limitiamo a pubblicare di seguito e integralmente il testo che la Standard & Poor’s ha diffuso per informare sul downgrading e per supportare le sue valutazioni.

    Perché i lettori si informino e valutino.

    Tutto e tutti.

    Silenzi parlanti

    Di Giovanni Coviello (Direttore responsabile) | martedì 7 agosto 2012

    Venerdì 3 agosto Standard & Poor’s ha abbassato i rating di molte banche italiane e ha portato al duro BB+ (da BBB-) quello a lungo termine della Popolare di Vicenza e a B (da A-3) quello a breve. Il 4, dopo i media

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