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Quale futuro per la democrazia?: Come rafforzare lo stato liberale in tre mosse
Quale futuro per la democrazia?: Come rafforzare lo stato liberale in tre mosse
Quale futuro per la democrazia?: Come rafforzare lo stato liberale in tre mosse
E-book247 pagine3 ore

Quale futuro per la democrazia?: Come rafforzare lo stato liberale in tre mosse

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Info su questo ebook

Per decenni, il connubio tra democrazia liberale e capitalismo ha garantito benessere e prosperità. Oggi, l’assetto politico ed economico dell’Occidente è minato da diseguaglianze, populismi e politiche identitarie. Invecchiamento e denatalità, una bassa crescita economica e flussi finanziari e migratori mal ponderati alimentano il disagio sociale. Contesti geopolitici, tecnologici ed energetici in rivoluzione fanno il resto, erodendo le democrazie dall’interno. Con rigore accademico, sguardo lucido e una notevole capacità di divulgazione, Alessandro Magnoli Bocchi analizza le minacce più concrete agli istituti liberali, ne individua le cause e presenta le possibili soluzioni, incentrate su politiche oculate di irrobustimento delle istituzioni stesse, redistribuzione dei redditi e promozione della crescita economica: scelte difficili ma necessarie per rilanciare la democrazia in tutto il mondo.

“Il connubio tra democrazia liberale e capitalismo è entrato in crisi: la prima è sopraffatta da populismi e nazionalismi perché il secondo genera disuguaglianza e disincanto."
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2023
ISBN9791254842201
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    Anteprima del libro

    Quale futuro per la democrazia? - Alessandro Magnoli Bocchi

    Capitolo 1

    Minaccia esterna: il contesto, incline alle crisi, debilita la democrazia

    «Forse nell’ombra già si aggirano giganti, che ancora ignoriamo, pronti a sedere sulle spalle di noi nani»

    – Umberto Eco, 2017

    Pandemia e guerra hanno messo a nudo le fragilità di un pianeta interconnesso¹. L’invecchiamento della popolazione² e il cambiamento climatico minacciano il futuro dell’umanità. Quasi un miliardo di persone vive in estrema povertà (Riquadro 5). Metà della popolazione mondiale non ha accesso a Internet (UN ITU, 2023d). La disuguaglianza sgretola le fondamenta della società, mettendo a rischio la democrazia. A lungo ignorate, tali verità sono state rese palesi – tra il 2020 e il 2023 – dalla pandemia e dalla guerra. La Covid-19 e le misure di contenimento del virus hanno causato la peggiore recessione in tempio di pace degli ultimi 100 anni, un calo della scolarità e un aumento dell’analfabetismo (Banca mondiale, 2023abc). Anche i carri armati russi hanno esacerbato le vulnerabilità del mondo quando – il 24 febbraio 2022 – hanno attraversato il confine ucraino, mettendo fine alla Pax Americana.

    Il contesto globale: meno crescita, più incertezza. L’economia mondiale sta decelerando, destabilizzata da sfide importanti: il rallentamento delle economie più rilevanti, tra cui quella cinese, persistenti pressioni inflazionistiche – dovute inter alia alla crisi energetica e all’aumento dei prezzi dei beni alimentari sui mercati mondiali – e il concomitante aumento dei tassi da parte delle maggiori banche centrali. La crescita globale si è più che dimezzata in due anni: dal 6,3% del 2021 al 3,5 nel 2022, e al 3,0 nel 2023 e nel 2024. Il trend è ben al di sotto della media (3,8%) del periodo 2000-19. Se si eccettuano la crisi finanziaria globale del 2008 e la fase acuta della pandemia da Covid-19, è la crescita più debole dal 2001³. Senza crescita, i prossimi shock potrebbero eccedere la capacità di risposta di governi, imprese e cittadini (Roubini e Mihm, 2011; Roubini, 2022).

    1.1 Quadro geopolitico: megatrend da gestire, ordine globale da ridisegnare

    Ignorati dai più, i megatrend trasformano il modo in cui viviamo e lavoriamo. Preoccupati dai nostri assilli quotidiani, tendiamo a trascurare le forze irreversibili⁴ che determinano la nostra vita. Nei secoli scorsi la stampa e il telefono cambiarono per sempre la comunicazione tra esseri umani. La combustione e l’elettricità hanno rivoluzionato la gestione dell’energia. In futuro, simili cambiamenti trasformativi, spesso violenti, potrebbero stravolgere la società, le imprese, l’economia globale e l’assetto geopolitico.

    Con ogni probabilità, il progresso tecnologico contribuirà a un aumento delle diseguaglianze⁵. La crescita dei viaggi spaziali commerciali ridurrà significativamente il costo di lanciare satelliti in orbita. A soli 500 chilometri dalla superficie del globo, le reti satellitari saranno in grado di fornire Internet ad alta velocità nei posti più remoti. In casa e sul lavoro, connessioni permanenti e poco care renderanno possibile la rivoluzione virtuale. Rafforzati dall’intelligenza artificiale (IA), i dispositivi mobili con batterie a lunga durata, l’elaborazione informatica su cloud e l’Internet delle cose (IoT) trasfigureranno la nostra maniera di vivere e lavorare. Ad esempio, la tecnologia indossabile sarà in grado di monitorare i dati sanitari e modellare risposte: i sensori in camicie, scarpe, bottoni e persino lenti a contatto trasformeranno il movimento in energia, monitoreranno la fisiologia e le abitudini, apprenderanno comportamenti, prediranno le intenzioni e invieranno dati – ad esempio a fornitori di servizi sanitari e compagnie assicurative. Non solo: la tecnologia indossabile contribuirà anche a sfumare i confini della realtà. L’identità personale – sesso compreso – sarà quasi certamente definita da un mix di mondo reale, sé virtuale e IA. Se le interazioni umane perdessero appeal, la solitudine e il desiderio di autorealizzazione potrebbero portare gli individui a stabilire legami emotivi con esseri virtuali. È probabile che i contanti scompaiano, e che le criptovalute basate su blockchain diventino mezzo di scambio. Il cambiamento tecnologico in corso ridefinirà anche la privacy e la sicurezza online, ma la regolamentazione normativa – spesso non in grado di tenere il passo con l’innovazione – faticherà a risolvere velocemente le nuove sfide etiche con nuove leggi. Il divario tra chi ha accesso alle tecnologie più avanzate e chi non l’ha (digital divide) aumenterà le diseguaglianze socioeconomiche.

    Tenori di vita asimmetrici rischiano di acuire le dinamiche demografiche e migratorie⁶. La sanità, l’istruzione e i trasporti sono sulla soglia di cambiamenti epocali. I vaccini a Rna messaggero (mRna) – innescando l’appropriata risposta immunitaria – potrebbero porre fine alla malaria, alla tubercolosi e all’Aids. Il sequenziamento del Dna, la genomica e le modificazioni genetiche estenderanno la speranza di vita. La biostampa in 3D e 4D creerà organi per trapianti umani. Lo sviluppo di organoidi (organi di laboratorio) aiuterà a personalizzare la terapia oncologica, risolvendo una delle principali difficoltà della terapia convenzionale – l’eterogeneità del cancro. Soluzioni didattiche personalizzate – supportate da tecnologie come la gamification, la realtà aumentata e l’IA – si adatteranno alle diverse capacità di apprendimento degli studenti. Entro il 2050, è probabile che oltre il 50% dei veicoli sia completamente elettrico e autonomo, compresi autobus e taxi. La guida autonoma e quella assistita dovrebbero prevenire i sinistri e salvare vite (l’errore umano rappresenta ancora il 94% di tutti gli incidenti gravi). Plausibilmente, le city car saranno piccole, lente e squadrate; le auto a lunga percorrenza saranno l’opposto: comode, veloci e aerodinamiche. Entro il 2030, i viaggi aerei saranno ipersonici (un aereo passeggeri viaggerà da New York a Londra in 90 minuti, sopra Mach 5: cinque volte la velocità del suono)⁷ e più ecologici – inclusi quelli sulla Luna. Con ogni probabilità, nei Paesi tecnologicamente avanzati la popolazione invecchierà ulteriormente. L’accesso a sanità ed educazione sarà sempre più asimmetrico: gli ospedali e le scuole dotati di risorse per investire in tecnologie avanzate offriranno servizi di migliore qualità. Le crescenti disparità multidimensionali tra luoghi di residenza effettiva e potenziale innescheranno ragguardevoli flussi migratori.

    Le dinamiche del mercato del lavoro favoriranno contratti e salari più flessibili⁸. Sostituendo il lavoro umano, l’IA rischia di ridurre l’occupazione e i salari; la tendenza in corso – guidata dall’invecchiamento della forza lavoro (l’adozione di robot industriali è in parte dovuta alla carenza di manodopera di mezza età) e dalla pandemia di Covid-19 – è destinata ad accelerare. Le attività di routine facilmente replicabili – la separazione dei materiali, il prelievo e l’imballaggio delle merci – saranno rapidamente delegate alla tecnologia. Il commercio online consegnerà con droni autonomi; i pacchi fino a cinque chilogrammi potrebbero arrivare al cliente in meno di 30 minuti. I lavori impiegatizi – la contabilità, il marketing e i servizi legali elementari (ad esempio, rispondere alle domande ripetitive dei clienti) – seguiranno a ruota. L’IA soppianterà i medici di base e, quasi certamente, la maggior parte degli insegnanti. Inizialmente, l’inadeguatezza delle competenze (skill mismatch) verrà probabilmente risolta con nuove assunzioni, piuttosto che riqualificando i lavoratori. Tuttavia, il modello di carriera a scala poco a poco scomparirà, sostituito da continue transizioni e riqualificazioni (upskilling). Il lavoro a distanza porterà a maggiore disuguaglianza, al ridimensionamento delle aziende e alla migrazione dei lavoratori, deprimendo i mercati immobiliari urbani. In altre parole, le nuove tecnologie, creando lavori altamente specializzati che richiedono competenze avanzate, rischiano di ridurre il potere contrattuale dei lavoratori con competenze obsolete e di accrescere la disoccupazione. Entro 15 anni, circa il 40% degli attuali posti di lavoro potrebbe andare perso a causa dell’automazione. Tali dinamiche alimenteranno le istanze in favore della flessibilizzazione dei contratti di lavoro e dei salari, in nome del raggiungimento della piena occupazione, di una maggiore competitività internazionale e di una maggiore attrattività delle imprese per gli investitori esteri. Per risolvere la situazione, datori di lavoro e dipendenti potrebbero stipulare un accordo nuovo e reciprocamente vantaggioso: i primi cercheranno valore aggiunto, impegno e apprendimento permanente; i secondi domanderanno flessibilità, empatia e motivazioni. Con ogni probabilità, lavoreremo di meno, ma i posti di lavoro a vita saranno una cosa del passato.

    L’emergere di nuovi modelli di business contribuirà ad alterare gli equilibri geopolitici. L’automazione della generazione e dell’analisi dei dati, l’apprendimento robotizzato (machine learning) e profondo (deep learning)⁹ rivoluzioneranno la progettazione, la produzione, il marketing e la fornitura della maggior parte di beni e servizi. Le aziende innovative, in grado di comprendere e navigare tali turbolenze, si convertiranno da incentrate sul prodotto a incentrate sull’utente. Le industrie manifatturiere (ad esempio quella automobilistica) produrranno prodotti altamente personalizzati in strutture geograficamente disperse, aiutate dall’IA nella pianificazione e nel coordinamento a rete della filiera di approvvigionamento. Una connettività accessibile e affidabile catalizzerà la nascita di nuove aziende e prodotti interattivi – ad esempio: media, gioco (gaming) ed e-commerce. Supportate da organizzazioni più veloci e flessibili, le mega-imprese tecnologiche diventeranno monopoliste, controlleranno il loro settore e riscriveranno le regole – attirando talenti e clienti ed eliminando i concorrenti. Tuttavia, alcune piccole imprese – con pochi dipendenti e poche risorse – saranno in grado di accedere ai vantaggi di scala (minori costi e maggiori ricavi) grazie a piattaforme tecnologiche e processi automatizzati. L’innovazione si sposterà nello spazio. Accuse reciproche di violazione della proprietà intellettuale potrebbero ulteriormente inasprire il rapporto tra il Gruppo dei Sette (G7) e la Cina (US ITC, 2011).

    Tra Paesi, le tensioni geopolitiche aumenteranno, accresciute dai costi della carbon neutrality. Le politiche attuali non sono sufficienti per limitare il riscaldamento globale¹⁰. L’attesa non è un’alternativa praticabile; siccità, incendi e inondazioni stanno convincendo anche gli scettici. Tuttavia, la trasformazione ecologica – ovvero il passaggio dai combustibili fossili a un’economia net-zero (i.e. i gas serra prodotti devono essere rimossi dall’atmosfera) – richiede un aumento della spesa pubblica. La decarbonizzazione esige ingenti investimenti pubblici non solo in infrastrutture a basse emissioni, ma anche in ricerca e sviluppo – al fine di raggiungere competenze elevate, specialmente nelle aree di scienza e tecnologia. I Paesi sviluppati, dove la popolazione è in declino, faranno fatica a trovare le risorse¹¹. I mercati emergenti, in cui la popolazione e la dipendenza dal carbonio continuano a crescere¹², si rifiuteranno di accollarsi l’onere. Per raggiungere la decarbonizzazione entro il 2050, il mondo dovrà risolvere tensioni politiche importanti (UN, 2020; FAO, 2021). Proprio mentre la loro rivalità geopolitica si sta accentuando, l’Occidente e la Cina devono accordarsi su chi è responsabile di agire e pagare e cooperare sulle tecnologie necessarie. Potrebbe risultarne un nuovo ordine globale.

    All’interno dei singoli Paesi, i cittadini più giovani chiederanno la riscrittura del patto sociale¹³. In molte nazioni, il decollo della tecnologia digitale e dell’IA potrebbe mettere alla prova la stabilità politica ed economica. In media, gli individui vivranno più a lungo – a livello globale, l’aspettativa di vita è aumentata di oltre sei anni, passando da 66,8 anni nel 2000 a 73,4 anni nel 2019 – ma saranno più poveri e obesi. I giovani – già adirati per la mancanza di opportunità, l’aumento delle disuguaglianze e un ambiente danneggiato – potrebbero rifiutarsi di pagare per i privilegi (ad esempio pensioni e assistenza sanitaria)¹⁴ di concittadini pingui e anziani. I Paesi meno in grado di gestire queste tensioni subiranno rischi di radicalizzazione: i disordini potrebbero portare a etnonazionalismo, perdita di fiducia nella governance globale e a una ricaduta antidemocratica. Per evitare un conflitto intergenerazionale senza precedenti, i cittadini chiederanno un contratto sociale più equo e inclusivo, che dedichi attenzione particolare alle politiche sociali (ad esempio progettazione e ruolo degli ammortizzatori sociali) e al rapporto tra Stato e mercato (ad esempio definizione di standard di condotta per le imprese, quali corporate governance, retribuzione dei dirigenti, diritti degli azionisti e investimenti socialmente consapevoli).

    Ordine globale da ridisegnare¹⁵. La metamorfosi geopolitica in atto da mezzo secolo – le cui parole d’ordine sono frammentazione e competizione – è stata di colpo accelerata dalla crisi russo-ucraina. Lo scenario geopolitico è come un piatto della tradizione nelle mani di un aspirante chef: scomposto da lasciare perplessi, conto (caro) in arrivo. Si è aperta un’epoca nuova, in cui la democrazia liberale – da tempo in crisi – traballerà sotto i colpi polarizzanti dell’autocrazia, e l’impero si riproporrà come sistema socioeconomico alternativo allo Stato-nazione (arrivano alla stessa conclusione autori di diversa estrazione ideologica, quali Hardt e Negri, 2000 e Ferguson, 2003). Il contesto – più che in evoluzione – è in rivoluzione: trattati e confini ignorati, violazioni del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, ritorno della minaccia nucleare. Nei nuovi equilibri globali, i rapporti di forza conteranno più dei vecchi accordi. Gli Stati nazionali verranno confinati a ruoli più marginali; le medie potenze soffriranno le ripercussioni di scelte non loro. Sono troppe le difficoltà per sperare di farcela chiudendo gli occhi e incrociando le dita.

    1.2 Quadro macroeconomico: crescita fragile, inflazione sostenuta, crisi ricorrenti

    Fondamentali fragili, minor sostegno da politiche fiscali e monetarie¹⁶. I problemi principali dell’economia mondiale rimangono irrisolti: 1) i fondamentali macroeconomici sono deboli, al di sotto del potenziale alti livelli di debito – pubblico e privato – limitano gli investimenti e la crescita della produttività; l’invecchiamento della popolazione ridurrà i consumi e aumenterà il risparmio; la disoccupazione manterrà i salari fermi e i redditi reali stagnanti, indebolendo la domanda aggregata; 2) le politiche economiche, di bilancio e monetaria – capaci di sostenere la domanda durante la crisi finanziaria del 2008, la pandemia del 2020-22 e il conflitto russo-ucraino del 2022-23 – faticheranno a coordinarsi e non saranno in grado né di sostenere gli investimenti né di stimolare i consumi; e 3) per la prima volta dopo dieci anni di espansione, la liquidità netta delle banche centrali si contrarrà (Riquadro 3). Come se non bastasse, mentre stagflazione e incertezza frenano gli investimenti, nuove ondate di protezionismo e nazionalismo fiaccheranno la globalizzazione; frizioni e sanzioni ridurranno il commercio internazionale.

    Economia mondiale indebolita, crescita al di sotto del potenziale¹⁷. Nei prossimi anni, il ripristino degli equilibri mondiali verrà ostacolato da un’economia fragile, a rischio recessione. Nella maggior parte dei Paesi la crescita del prodotto interno lordo (Pil) e il reddito pro capite rimarranno al disotto dei livelli pre-pandemici del 2019. A sua volta, tale stagnazione frenerà la domanda aggregata – anche per l’impegno delle banche centrali di mantenere l’inflazione (i.e. indice dei prezzi al consumo – consumer price index) al di sotto dei loro target e imporrà la rilocalizzazione e catene di approvvigionamento più corte, infliggendo danni permanenti alla produttività del lavoro e alla produzione potenziale. Pertanto, la crescita globale non solo si manterrà sotto tendenza, ma rischia anche una decelerazione ciclica, dovuta al rallentamento sincronizzato delle maggiori economie mondiali – Stati Uniti, Cina, Eurozona e Giappone – e alla debolezza del settore tecnologico. I mercati emergenti rimarranno in

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