Mano nella mano: La nostra strada insieme: La nostra strada insieme

Di Roberto Salvo

Mano nella mano racconta le emozioni di una storia d'amore senza fine. Ne narra le difficoltà e le gioie in una relazione nata e vissuta in età matura. Per chi ha già letto "Poi ho visto te", il mio primo libro, eravamo rimasti ad una storia finita male ma poi, come credevo e speravo, sono successe molte cose, emozioni ancora più forti, da raccontare. Ricordate? Avevo scritto: "Credete davvero che una grande storia d'amore si possa mai davvero considerare chiusa?". Ebbene, sono trascorsi ormai 3 anni dall'inizio di questa travolgente storia d'amore e, sia io che Monica, siamo sempre più convinti che questo sia un incontro tra fiamme gemelle che si inseguono nel tempo, tra ragione e destino, tra amore e odio, tra fughe e ritorni, tra odori e sapori, tra pelle e sentimento. Un incontro che talvolta ci ha fatti sentire perduti per poi esplodere ogni volta in tutta la sua meraviglia, un po' folle agli occhi del mondo, non sempre stabile, ma sempre piena d'amore e di passione. Una vita intera, un susseguirsi di esperienze emozionanti, in un lasso di tempo brevissimo rispetto alla nostra età. Emozioni in grado di rendere quasi insignificante la vita precedente, tutte le vite precedenti.

• Lingua: Italiano
• Editore: Youcanprint
• Data di uscita: 14 lug 2023
• ISBN: 9791221487329

Anteprima del libro

Mano nella mano

Vorremmo che

ogni nuovo amore

durasse per sempre

nonostante le nostre

esperienze ci ripetano

disperatamente

che non sarà così.

Per sempre

è la frase più usata

dagli innamorati

dopo Ti amo

perché accompagna

i momenti più belli

verso l’infinito.

In fondo sognamo

tutti un futuro

come quello

dei nostri genitori

o dei nostri nonni:

diventare vecchi,

anche se curvi e malati,

ma andare sempre insieme

nella stessa direzione,

mano nella mano.

Tutto cominciò così

Ho incontrato Monica il giorno prima di un inatteso lock- down che ci avrebbe richiuso in casa per circa due mesi. L’avevo conosciuta in un supermercato sfoderando il meglio della mia simpatia. Ci eravamo piaciuti subito, quasi istintivamente, parlare era facile e anche farla ridere, cosi alla fine della spesa avevo il suo numero di cellulare.

Mi aveva colpito quello sguardo da cerbiatta indifesa ma deciso come una leonessa con i suoi grandi occhi, unica cosa visibile del suo viso dietro la mascherina.

Quel giorno tornando a casa mi è tornato alla mente, come in un flashback, qualcosa di un passato remoto, davvero incredibile ma con un ricordo così nitido, almeno a tratti.

Nel 1860 ero poco più che un ragazzo quando il 5 maggio partii da Quarto insieme ad altri 1.000 uomini per una spedizione che aveva lo scopo di andare a riconquistare quella metà Italia governata ormai da secoli dalla dinastia dei Borbone.

Ci sentivamo fieri di partecipare a una missione così importante, tutti giovani e forti. Indossavamo una camicia rossa ed eravamo guidati dal generale Giuseppe Garibaldi che era famoso per aver già combattuto nelle Americhe per l’indipendenza di vari paesi.

Avevo da poco compiuto 18 anni e nella mia famiglia l’idea che mi arruolassi nel regio esercito era fonte di grande orgoglio, ma per me significava restare senza radici, senza affetti, vedere la morte e il dolore.

Tuttavia, per questa speciale missione, la sola idea di passare alla storia per un’impresa dal sapore leggendario ci rendeva fieri e, come oggi sappiamo, anche vincenti.

Delle battaglie che seguirono ricordo poco, ma l’11 maggio sbarcammo a Marsala, nonostante l’intervento dell’esercito borbonico, e conquistammo così la città.

Il 17 maggio Garibaldi si autoproclamò dittatore delle Due Sicilie in nome di Vittorio Emanuele II.

Mentre sfilavamo per festeggiare la vittoria, tra il popolo la scorsi. Era bella, capelli nerissimi sciolti, carnagione scura, indossava una camicetta bianca e una lunga gonna blu. Le mani sui fianchi, mi fissava con quello sguardo tra la cerbiatta e la leonessa, proprio mentre io fissavo lei. Sembrava sulla trentina, oltre 10 anni più di me.

Quasi sconvolto da questa inspiegabile emozione mi sfilai dalla colonna che marciava e mi diressi verso di lei. Quando le fui vicino la guardai negli occhi e lei abbassò i suoi in un gesto di irresistibile femminilità. Le presi la mano, lei mi seguì. La condussi via ed entrammo in un portone dove ci abbracciammo. Il bacio appassionato che ne seguì sembrò non finire mai, la sua bocca era la mia bocca, il mio cuore batteva forte, il tempo era sospeso.

Subito dopo, sconvolta anche lei, corse via senza dire nulla. Feci solo in tempo a chiederle: Come ti chiami?. Lei si fermò e si voltò per un momento: Carmela. Si portò la mano alla bocca, baciò l’interno delle dita e con un soffio fece volare il bacio verso di me. Continuò quindi la sua corsa confondendosi tra la folla.

Rimasi lì, immobile, inebetito dalla sorpresa.

Lentamente cercai di riprendere il mio posto nella colonna che marciava mentre i marsalesi festeggiavano la liberazione.

Nei giorni seguenti non potei fare a meno di pensare insistentemente a quelle labbra morbide e appassionate.

Le