Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Giochi di dolore: BDSM e sessualità dissidente
Giochi di dolore: BDSM e sessualità dissidente
Giochi di dolore: BDSM e sessualità dissidente
E-book183 pagine2 ore

Giochi di dolore: BDSM e sessualità dissidente

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

BDSM è l'acronimo che si scioglie in Bondage, Disciplina, Dominazione/sottomissione, Sadismo/masochismo. È dunque il termine con cui si designano tutte le attività erotico-sessuali che hanno a che fare con la cessione di potere. E con il dolore. Può, allora, il dolore essere una strada per arrivare a una sessualità dissidente, altra, capace non solo di divertire ma anche di incarnare una nuova visione politica?  E come si rapportano il dolore e il potere? Esiste la possibilità di parità in un rapporto in cui è prevista l'inflizione del dolore fisico? Nella prospettiva di un transfemminismo queer che non vuole separare l'esperienza dalla teoria e la politica dalla pratica, questo libro porta avanti l'indagine sulla varietà delle relazioni nell'epoca contemporanea, attraverso una serie di parole utili per declinare storicamente e politicamente il mondo sfaccettato del BDSM, rivolgendosi a chi già pratica e vorrebbe approfondire l'aspetto teorico, a chi non pratica e vorrebbe iniziare, e a chi non ha intenzione di praticare ma vuole capire perché chi lo fa sembra divertirsi così tanto.
LinguaItaliano
Editoreeffequ
Data di uscita30 nov 2023
ISBN9791281639058
Giochi di dolore: BDSM e sessualità dissidente

Correlato a Giochi di dolore

Titoli di questa serie (24)

Visualizza altri

Ebook correlati

Articoli correlati

Recensioni su Giochi di dolore

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Giochi di dolore - Virginia Niri

    GiochiDiDolore_PrimaEBOOK.jpg

    Indice

    Introduzione

    Potere

    Stigma

    Disciplina

    Droga

    Cura

    Gioco

    Performance

    Prodotto

    Ucronia

    Utopia

    Rito di passaggio

    Fallimento

    Dono

    Comunità

    Rivoluzione

    Glossario

    Bibliografia

    Filmografia

    Giochi di dolore • ebook

    isbn 9791281639058

    Prima edizione digitale: dicembre 2023

    © 2023 effequ Sas, Firenze

    www.effequ.it

    Facebook: effequ | Twitter: @effequ | Instagram: @_effequ_ | TikTok: @_effequ_

    Questo libro:

    Redazione

    Silvia Costantino, Francesco Quatraro

    Conversione digitale

    Francesco Quatraro

    Artwork di copertina

    Ørtica video e grafica • Simone Ferrini

    Attenzione: la riproduzione di parti di questo testo con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore è vietata, fatta eccezione per brevi citazioni in articoli o saggi.

    Questo è un libro digitale indipendente, perché sgomita tra i colossi e prova a dire che c’è.

    Vogliategli bene.

    Virginia Niri

    Giochi

    di dolore

    BDSM e sessualità dissidente

    E che al vostro amore

    si aggiunga

    la coscienza del vostro amore

    Pier Paolo Pasolini

    Introduzione

    Sono unə sadicə. Il termine educato è "Top¹", ma non mi piace usarlo. Sminuirebbe la mia immagine e il mio messaggio. Se volete sapere della mia sessualità, potete avere a che fare con me nei termini che decido io. Non mi interessa particolarmente rendere le cose facili. Il sadomasochismo è spaventoso. È quantomeno metà del suo senso. Scegliamo le attività più spaventose, disgustose, o inaccettabili e le tramutiamo in piacere. Ci appropriamo di tutti i simboli proibiti e di tutte le emozioni rinnegate. Il sadomasochismo è una blasfemia erotica deliberata e premeditata. È una forma di estremismo e dissenso sessuale.

    Mi identifico più profondamente come sadomasochista che come lesbica. Mi ritrovo nella comunità gay perché è qui che questa sessualità ai margini ha iniziato a emergere. La maggior parte delle mie partner sono donne, ma il genere per me non è un limite. Sono la mia immaginazione, la mia crudeltà e la mia compassione a limitarmi, insieme alla golosità e alla forza del corpo dellə miə partner².

    Così Patrick Califia, in una delle pietre miliari della teorizzazione del sadomasochismo, il suo Public Sex. The culture of radical sex. E così, nel mio piccolo, anche io mi considero deliberatamente e premeditatamente blasfemə, dissidente ed estremista. Anche io mi considero più sadomasochista che lesbica, anche per me l’identificazione queer ha il senso della ricerca di radici, di un ambiente che se non sempre è accogliente ha però permesso la formulazione di una cornice di senso – pratica e teorica – in cui posso, ogni giorno, ritrovarmi. Il fatto stesso di ricercare è la mia forza motrice. Non credo nella pentola d’oro in fondo all’arcobaleno, ma credo nell’arcobaleno, scriveva Derek Jarman³, molto prima del rainbow washing. In questa ricerca dell’arcobaleno mi ritrovo nelle etichette di persona non binaria, AFAB, lesbica politica, sapiosessuale, switch sadomasochista. Sono anche biancə, con cittadinanza italiana dalla nascita, abile, ebreə da parte di padre, genitorə di un figlio avuto da relazione eterosessuale, precariə intellettuale, femminista, amante dell’ironia, del surrealismo, dei traslochi e dei riti elettorali.

    Ma andiamo con ordine.

    Perché questo libro? Perché, nella mia vita, avrei tanto voluto che ci fosse un libro così. Non si tratta di convincere che il sadomaso è giusto, né cool, ma di dare gli strumenti per confrontarsi con una modalità pratica di avere un’interazione sessuale, e una modalità teorica di avere a che fare con il potere tra persone. Non un manuale che dica come fare cosa – che è quasi l’unico tipo di pubblicazione che si trova in italiano sul BDSM – ma un manifesto che dica perché farlo.

    Parto dal presupposto che le dinamiche di potere permeino qualsiasi relazione umana. Vedo il potere nella coppia, nella triade, nelle relazioni poliamorose e di anarchia relazionale. Vedo il potere alla coda del supermercato e quando vado a prendermi un caffè, quando mio figlio gioca con amicə e quando i genitori chiacchierano fuori da scuola. Lo vedo – e ne soffro – in tutte le istituzioni che sono ancora totali, o che stanno tornando a esserlo: la scuola, l’ospedale, quella che un tempo era la fabbrica e adesso è un luogo disincarnato di rapporti di lavoro performativi e pervasivi. Lo immagino, perché non ne ho esperienza diretta, in quegli ambienti che sono l’incarnazione stessa del potere: il carcere, l’istituzione militare, i CPR. Lo sento con prepotenza nelle famiglie, nelle case, nella società che mi porta a incarnare dei ruoli, volente o nolente.

    Questo è un piccolo manuale per smascherare il potere, per non averne più paura. Ha qualcosa del manuale di auto-aiuto, ha la valenza politica del partire da sé, e non prova in alcun modo a sostituirsi ad altre modalità di dissidenza che riconosco come più utili, più coraggiose, meno autodirette. Ma al tempo stesso è la proposta di una pratica in cui credo, così come credo nell’autocoscienza, nel personale è politico, nella risata che vi seppellirà.


    1 Per il significato delle parole sottolineate, si rimanda al glossario finale.

    2 Patrick Califia, A secret side of lesbian sexuality, 1979, in Public sex. The culture of radical sex, Cleis Press, New Jersey 2000, p. 159. La scelta di usare lo schwa per la traduzione di questa citazione di Califia è un tentativo di rispettare al contempo la sua storia come militante lesbica sadomasochista e la sua transizione. Tutte le traduzioni dei testi indicati con titolo inglese sono dell’autorə.

    3 Derek Jarman, trad. Nicoletta Vallorani, Ciò che resta dell’Inghilterra, ALET, Padova 2007, p. 209.

    E quindi, di cosa parla?

    Di dolore in ambito erotico. Di potere. Del potere che si esprime attraverso il dolore erotico – accolto o inflitto – e che prende il nome di BDSM. Sono quindici possibili visioni del dolore, senza la pretesa di essere esaustivə e ben consapevole che ne mancano diverse e che si tratta di una visione esclusivamente occidentale – in questo come in altre cose dipendente dal mio posizionamento.

    BDSM è un acronimo che sta per Bondage, Disciplina, Dominazione e Sottomissione, Sadismo e Masochismo. È un termine ombrello, entrato in voga dagli anni Novanta su proposta di Jay Wiseman per sostituire un troppo stigmatizzante sadomasochismo. Come tutti i termini ombrello è allo stesso tempo inclusivo ed escludente, e non a caso sta perdendo terreno in favore di un ancora più ampio kink. Kink è, letteralmente, stranezza; nella pratica, comprende molte forme di sessualità dissidente, sempre più queer, tendenzialmente non penetrative, ma che hanno come vero punto in comune la performance di una disparità di potere.

    Il BDSM è gioco con/nel/contro il potere. È l’esasperazione della disparità, il disvelamento di quanto la struttura della società in cui viviamo abbia plasmato e plasmi la nostra fantasia erotica.

    È la cessione e/o l’acquisizione di un potere totale su un’altra persona: qualcosa a cui la società di oggi ci spinge ad aspirare – versione coloniale neoliberista – oppure ci insegna ad aborrire – versione politicamente corretta. Ma proprio insegnandoci ad aborrirlo, ce lo presenta fin dall’infanzia in ogni sua versione, dalle fiabe ai manuali di storia. Perché la povera cicogna deve mangiare in un piatto impossibile per il suo becco, e la povera volpe digiuna di contrappasso al pasto successivo? Perché non si possono mettere d’accordo? Perché superior stabat lupus? Perché tuttə noi sappiamo perfettamente quali fossero gli atroci metodi dell’Inquisizione, o come Pizarro abbia sterminato gli Inca, o quanto fossero fantasiose le torture dei cinesi – quelli della goccia cinese, proprio loro? (Disclaimer per dimostrare la serietà di questo libro! Pare che la goccia cinese non sia mai stata usata dai cinesi⁴. Fine disclaimer.) In che modo possiamo pensare che insegnamenti di questo tipo, posti nella nostra mente con insistenza morbosa, non influiscano sullo sviluppo delle nostre fantasie? Senza parlare del condizionamento sociale patriarcale, dell’inferiorità come dato acquisito della femminilità, della superiorità imposta alla maschilità.

    Il BDSM, il gioco con il dolore, affonda le sue basi in una cultura del consenso, e ne è forse uno dei portabandiera più fieri. Non esiste gioco BDSM senza che sia prima stato concordato un consenso esplicito tra le parti, talvolta addirittura in forma scritta (perché tra le cose che noi kinkster amiamo più fare c’è il ritualizzare qualsiasi cosa sia ritualizzabile⁵). Il consenso non riguarda solo la possibilità di giocare insieme – quindi se avere un’interazione erotico-sessuale – ma anche i confini che questa interazione può e deve avere. Prima di una scena BDSM si parla di quali pratiche sono escluse (limiti, sia di chi domina che di chi si sottomette), in quali spazi si vuole giocare, se è possibile coinvolgere altre persone, quanto può durare la scena, quali sono le aspettative sul futuro immediato (aftercare, ovvero come ci prendiamo cura reciprocamente di noi una volta finita la cessione di potere), quali zone del corpo possono essere coinvolte, se è plausibile un’interazione genitale o meno (e se la questione non viene definita significa che la risposta è no, e non viceversa: il consenso a una scena BDSM non è il consenso a forme di sessualità più tradizionali). Al di là di questa negoziazione iniziale, sulla carta le comunità kink si dividono tra chi applica la regola del SSC – Sano, Sicuro e Consensuale (ovvero nessuna interazione che presenti rischi potenziali per la salute delle persone coinvolte, che è stata la regola d’oro per le attività BDSM per un paio di decenni, dalla sua elaborazione nel 1983) e chi trova il SSC irrealistico e preferisce definire la propria pratica RACK – Risk Aware Consensual Kink (ovvero so a quali eventuali rischi sto andando incontro e li accetto in piena consapevolezza).

    Questo libro parla di gioco con il dolore in ambito queer.

    La prima motivazione è che, banalmente, è l’ambito a cui appartengo, e che ho frequentato di più. Le origini della mia spinta comunitaria sadomasochista derivano per onestà dall’ambito etero, in particolare attorno a quel luogo meraviglioso che era il sito Legami.org una quindicina di anni fa. Ma se tramite Legami ho trovato un ambiente di crescita, amicizie fondamentali e gli spunti di appartenenza e orgoglio (peraltro, intravisti soprattutto in persone queer) che hanno contribuito a fare di me ciò che sono oggi, a livello di pratica il mio BDSM eterosessuale è stato perlopiù privato (nel doppio senso di meno politico e meno pubblico – due cose che per me vanno di pari passo).

    La seconda motivazione è che il BDSM queer è molto più interessante. Sono più divertenti le dinamiche di gioco, che riescono spesso a esulare da una spinta più consumistica che invece caratterizza feste (e dinamiche) etero, ma soprattutto il terreno è molto più fertile per una riflessione teorica – e lo è sempre stato. Dagli anni Settanta a oggi, da quando si è iniziato a ragionare sul sadomasochismo/BDSM come pratica di dissidenza sessuale sovversiva, tutte le riflessioni sono arrivate dagli ambiti queer: leather, dyke e frocie, seguendo la loro stessa nominazione.

    La terza e ultima motivazione è che il gioco con il dolore è di per sé queer, intendendo con questo termine l’uscita dalla norma cis-eteropatriarcale, la potenza creatrice-distruttrice della pratica, la sua capacità di sovvertire le norme, la potenziale pansessualità di chi intende il kink come proprio orientamento sessuale, il riconoscimento della sessualità come spinta diffusa nella società, legata a doppio filo con il potere.

    Che il gioco sadomasochista, con il dolore e con il potere, possa avere un portato rivoluzionario ed euristico non sono certo la prima persona a dirlo. Questo libro deve molto

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1