Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Trafficanti d'auto: Una storia di malavita milanese
Trafficanti d'auto: Una storia di malavita milanese
Trafficanti d'auto: Una storia di malavita milanese
E-book204 pagine2 ore

Trafficanti d'auto: Una storia di malavita milanese

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Milano, anni '80. Un ambizioso Yuppie e un ladro  Professionista, sono i Capi di un'Organizzazione Criminale attiva nel Traffico d'Auto di lusso.
Protetti dalla Mafia e con l'appoggio di persone insospettabili, hanno raggiunto fama e successo, ma tutto ha un prezzo. Castelli racconterà la sua Milano, in un crescendo di Violenza, Tradimenti e Vendette, dentro una città dove contano solo i soldi.
LinguaItaliano
EditoreSicario
Data di uscita3 nov 2020
ISBN9791220215664
Trafficanti d'auto: Una storia di malavita milanese

Correlato a Trafficanti d'auto

Ebook correlati

Thriller criminale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Trafficanti d'auto

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Trafficanti d'auto - Sicario

    1

    Milano è stata la mia città per molto tempo. Traffico, locali notturni, boutique alla moda e parecchio denaro in circolazione. Negli anni '80 vendevo automobili ed era un'attività che mi rendeva molto. Lavoravo per l'Avvocato, un principe del foro con la passione per le quattro ruote e potevo vantare tra i miei clienti noti imprenditori, personaggi dello spettacolo e calciatori, ma c’era anche un’altra particolare categoria di clientela, amante delle auto di lusso: i malavitosi.

    Tenevo moltissimo alla mia immagine, curando in modo quasi maniacale l'abbigliamento, prediligendo completi sartoriali e scarpe su misura. Frequentavo lo Sporting, la palestra più in della città, non tanto per allenarmi, ma per coltivare i contatti giusti nella Milano bene , utili per la mia attività. Vivevo in corso Buenos Aires, dove alcuni anni prima avevo acquistato un bellissimo appartamento fatto arredare da un noto architetto milanese. Quello era il mio rifugio, dove spesso organizzavo incontri con donne sposate, stanche della solita routine familiare o aspiranti modelle sbarcate in città in cerca di fortuna. Lavoravo molto e avevo pochissimo tempo libero, ma i soldi che riuscivo a guadagnare compensavano sempre tutto. Iniziavo il lunedì e finivo il sabato sera, senza sosta e oltre a vendere le auto dell'Avvocato, trattavo anche qualche affare per conto mio.

    Non potevo lamentarmi, soprattutto sapendo da dove ero partito molti anni prima. Poi qualcosa ha iniziato a cambiare, lentamente, senza che me ne accorgessi, dopo quella sera d'autunno. Ricordo che fuori pioveva e stavo discutendo al telefono con un cliente. Vidi parcheggiare davanti all'autosalone una Jaguar scura e dall'ingresso principale entrò un uomo sulla quarantina d’anni, alto, molto elegante, con i capelli brizzolati. Congedai la persona con cui ero al telefono e mi alzai subito dalla scrivania del mio ufficio per andargli incontro, fermando subito un collega pronto ad accoglierlo.

    - Ci penso io, - gli dissi.

    Mi avvicinai lentamente, abbottonandomi la giacca doppiopetto e sistemandomi i polsini della camicia.

    - Buonasera , p osso aiutarla?

    - Buonasera - rispose sorridendomi.

    - Corrado Castelli, lieto di conoscerla.

    - Ottaviani, piacere mio.

    Durante quella vigorosa stretta di mano, pensai a quel nome, che mi pareva di conoscere.

    - Castelli, ha detto?

    - Sì, ci conosciamo?

    - Mi ha parlato molto bene di lei un caro amico.

    - Posso sapere chi è il suo amico, se non sono troppo indiscreto?

    - Marra.

    Marra era un noto ristoratore milanese, mio fedelissimo cliente.

    - Sì, è un ottimo cliente della nostra concessionaria - risposi con soddisfazione.

    Devo ammettere che più guardavo quell'uomo e più mi piaceva. Aveva parecchio carisma e non capitava tutti i giorni di incontrare persone del genere, anche in una città come Milano.

    - Vediamo se riesce a vendere un'auto anche a me, Corrado.

    - Ci provo. Sta valutando un modello in particolare?

    - Non ho ancora le idee chiare, ma vorrei sostituire la mia Jaguar. Qualcosa di sportivo, ma senza esagerare. Mi piacciono le automobili comode e allo stesso tempo veloci.

    - Se posso permettermi, avrei un’auto molto particolare da proporle e che potrebbe interessarle. Prego, mi segua , signor Ottaviani.

    Ci accomodammo nel mio ufficio, con in bella vista una cassaforte degli anni '30 e quadri raffiguranti auto d'epoca, che facevano sempre un certo effetto sulla clientela. Ottaviani si accese una Marlboro con un Dupont in oro massiccio e ne offrì una anche a me, porgendomi il suo portasigarette.

    - Allora Corrado, cos'ha da propormi di così interessante?

    - Una Mercedes 560 SEC con pochi mesi di vita. L'auto appartiene ad un mio affezionato cliente, deciso a venderla. Un esemplare raro per accessori e abbinamenti. Telefono, interni in pelle e poi di un colore scelto su campione.

    - Su campione?

    Ottaviani sembrava essere sempre più interessato alle mie parole.

    - Bianco perla, per l'esattezza.

    - Da come la descrive mi incuriosisce parecchio. E la mia Jaguar?

    - Nessun problema. Mi occuperei personalmente della rivendita, anzi avrei pronti un paio di potenziali acquirenti a cui proporla.

    - É possibile visionare la Mercedes del suo cliente?

    - Non adesso. Dovrei organizzarmi con il proprietario. Se desidera possiamo fissare un incontro nei prossimi giorni. Prenderei accordi per avere la Mercedes e verrei a trovarla direttamente.

    - Non ha accennato il prezzo a cui l’auto è in vendita, Corrado.

    - Centocinquanta milioni, ma ho un leggero margine di trattativa.

    - Pagherei la somma interamente in contanti.

    - Nessun problema .

    Si prospettava per me un affare molto redditizio con la vendita della Mercedes.

    Ottaviani spense la sigaretta nel posacenere in cristallo appoggiato sulla scrivania e si alzò in piedi.

    - Facciamo così: venga a trovarmi con l'auto, una di queste sere al night club Montecarlo, sono il proprietario. Lì avremo modo di approfondire. Ci conto, Corrado.

    - Certamente, con molto piacere.

    Gli consegnai il mio biglietto da visita e ci congedammo con una stretta di mano. Ottaviani lasciò l'ufficio alle sue spalle e in pochi attimi uscì dal parcheggio a bordo della Jaguar scura.

    Invano, cercai ancora di ricordare dove avessi sentito il suo nome.

    Passò un giorno e non ero troppo convinto di portare avanti la trattativa della Mercedes. C'era qualcosa che non mi convinceva e dovevo essere molto prudente quando trattavo affari per conto mio. Pensai a Felice, il proprietario di un bar che frequentavo spesso. Forse lui avrebbe potuto darmi qualche informazione su Ottaviani.

    - Caffè, Corrado?

    Feci cenno di sì, con la testa.

    - Come vanno le vendite?

    - Non posso lamentarmi, Felice.

    Mi piaceva quel piccolo bar e quasi tutti i pomeriggi, prima di tornare in ufficio, mi fermavo sempre a sorseggiare un espresso.

    - Felice, tu sei sempre stato nel giro dei locali a Milano. Hai mai sentito parlare di un certo Sante Ottaviani?

    Sentendo pronunciare quel nome, mi fissò dritto negli occhi e confesso che la sua espressione non mi piacque affatto. Forse il mio sesto senso aveva ragione? Chi era Sante Ottaviani?

    - Perché vuoi saperlo?

    - É venuto in concessionaria l'altra sera.

    - Stai attento.

    - Per quale motivo?

    Temevo la risposta, ma dovevo assolutamente sapere con chi stavo per trattare un affare così importante.

    - É un pezzo grosso qui, a Milano. Nel suo locale, girano molti esponenti della malavita che si affidano a lui per certi traffici. Anche politici importanti fanno affari con lui. Questo è quello che so e, se fossi in te, prenderei le debite distanze da quel tipo.

    - Ricordavo vagamente di aver già sentito il suo nome e allora te l'ho chiesto.

    - Lo avrai letto sulle pagine di cronaca nera. L'estate scorsa la questura ha messo i sigilli al suo night club.

    - A vederlo, non si direbbe un malavitoso.

    - È vero Corrado e questa è sempre stata la sua forza.

    - Lo hai conosciuto personalmente?

    - Una decina di anni fa, quando frequentavo le bische, prima di aprire questo bar. Lo incontravo spesso. Qualcuno sosteneva che avesse interessi personali nel gioco d'azzardo in città e che fosse a capo di un 'organizzazione .

    Nel frattempo nel bar entrarono altre persone e la conversazione fu interrotta. Salutai e uscii per tornare in ufficio.

    Appena varcato l'ingresso dell’autosalone la voce di Paola , la receptionist, catturò la mia attenzione.

    - Corrado! Ha telefonato l'Avvocato. Ti aspetta domani alle undici nel suo studio.

    - Ti ha detto altro?

    - No, solo questo. Ha chiamato la sua assistente.

    Un brivido mi attraversò il corpo, ma cercai di stare calmo senza far trasparire il mio stato d’agitazione. Non era buon segno essere stato convocato dall’Avvocato nel suo studio di corso Venezia.

    Il resto del pomeriggio passò velocemente e lasciai l'ufficio intorno alle 19.30 dirigendomi verso lo Sporting. Frequentavo quel posto dal giorno della sua inaugurazione e mi piaceva parecchio. Appena arrivato mi cambiai nello spogliatoio e in pochi minuti iniziai il mio allenamento nella sala attrezzi. Quel giorno sentivo proprio il bisogno di muovermi. I pensieri mi attanagliavano sempre di più e dovevo cercare di rilassarmi. Appena finito passai in sauna e subito dopo feci una doccia rigenerante. Lasciai la palestra un paio d’ore dopo.

    Erano quasi le ventitré e mentre mi dirigevo verso casa, non riuscivo a smettere di pensare all'incontro del giorno dopo, con l'Avvocato.

    Ci fu un improvviso rallentamento a causa di alcuni lavori in corso e le auto iniziarono a fermarsi, formando una piccola colonna. Con la coda dell'occhio, vidi dall'altra parte della strada una ragazza, molto giovane, ferma sul bordo del marciapiede. Sembrava molto bella, ma era distante e non riuscivo a metterne a fuoco il volto. L’ingorgo si dissolse e tutte le auto si incanalarono in un'unica corsia. Misi la freccia, feci inversione e tornai indietro. Dopo pochi metri la rividi nello stesso punto di qualche secondo prima. Mi avvicinai sempre di più. Accostai facendo scendere il finestrino lato passeggero della mia auto e la sua immagine diventò nitida. Era bellissima. Mora, carnagione olivastra e molto alta.

    - Ciao.

    - Ciao - rispose sorridendo.

    - Come ti chiami?

    - Mia.

    - Sali.

    - Cinquantamila lire - disse prima di salire in auto.

    Annuii con la testa.

    Indossava stivali scuri fin sopra al ginocchio, un cappotto a scacchi grigi e neri e una lunga sciarpa bianca. Tolse i guanti e notai le mani curate, con unghie a mandorla smaltate di rosso. Mi piaceva parecchio il suo profumo e glielo feci notare.

    - Dove andiamo?

    - La prossima gira a destra e poi a sinistra.

    Mi voltai più volte a guardarla, era davvero molto bella. Arrivammo in un parcheggio, semi deserto. Qualche auto parcheggiata, resti di bottiglie di vetro rotte ed un paio di lampioni accesi.

    - Parcheggia lì in fondo.

    Seguii le sue indicazioni e poi spensi il motore. Accesi la luce interna dell'auto e i nostri sguardi s'incrociarono. I suoi occhi color nocciola erano penetranti.

    - Prima i soldi - disse.

    - Certo.

    Le diedi una banconota da cinquantamila lire, che con destrezza nascose dentro agli stivali. Sfilò dalla borsa una scatola di preservativi ed un pacchetto di fazzolettini di carta, poi iniziò a spogliarsi.

    - Aspetta, parliamo un po' prima.

    - E di cosa, non vuoi scopare?

    - Sì, prima però scambiamo qualche parola.

    - Sono qui per lavorare, non per fare conversazione, tesoro.

    Il tono fu molto duro, ma nascondeva una dolcezza mascherata.

    - É molto che fai questo lavoro?

    - Da tre mesi.

    - Sei giovanissima, quanti anni hai?

    - Ventitré.

    Tolse il cappotto e il dolcevita, rimanendo in reggiseno. Aveva un corpo stupendo.

    - Tu che lavoro fai?

    - L'impiegato

    Guardò il mio orologio, un Cartier d’oro, poi mi fissò senza dire niente.

    - Abiti a Milano?

    - Vicino , e tu?

    - Non lontano da qui.

    Avrei voluto portarla a casa mia, la tentazione era forte.

    - Non hai paura di lavorare per strada di notte?

    Non mi rispose, ma i suoi occhi color nocciola incontrarono ancora una volta i miei. Accennai un bacio, ma si scostò subito.

    - Niente baci con i clienti. Se vuoi scopiamo con il preservativo e basta. Non faccio altro.

    Dopo una decina di minuti entrò nel parcheggio un'auto spegnendo i fari. La ragazza si innervosì.

    - Problemi?

    - Tesoro , cosa vuoi fare?

    - Corrado, il mio nome è Corrado.

    Passò un minuto e ci fu un doppio flash di fari abbaglianti. Provenivano dalla macchina in sosta a pochi metri da noi. Mia si rivestì velocemente.

    - Tempo scaduto. Devo andare, Corrado. Mi spiace.

    Aprii la portiera dell'auto con molta fretta, come se stesse scappando.

    - Aspetta, ti riaccompagno!

    Mia non rispose.

    La vidi allontanarsi velocemente, avvolta da una leggera pioggia autunnale, fino a scomparire dalla visuale dello specchietto retrovisore. L'auto in sosta accese i fari e ripartì. Rimasi fermo nel parcheggio qualche minuto, ripesando a quell'incontro. Forse era stato tutto un sogno.

    Tornai a casa, senza riuscire a prendere sonno. Pensai a Ottaviani, alle parole di Felice sul suo conto, all'appuntamento con l'Avvocato l'indomani mattina e a Mia. Inutile dire che quella fu una notte insonne.

    2

    Il mattino seguente arrivai puntuale in corso Venezia.

    - Buongiorno, sono Corrado Castelli, l'avvocato mi attende.

    - Un attimo, signor Castelli.

    Mi trovavo nel quartier generale dell'Avvocato, il luogo dove risolveva le questioni delicate e non era buon segno per me essere stato convocato. La segretaria mi fece segno di entrare nello studio. Quando entrai, l’Avvocato era seduto sulla sua poltrona in pelle marrone e spense il sigaro appena mi vide. Non salutò e capii che tirava brutta aria.

    - Si sieda Castelli - disse fissandomi dritto negli occhi.

    - Grazie avvocato.

    Ci fu una lunga pausa di silenzio e i niziai leggermente a sudare.

    - Castelli, lei lavora per la mia organizzazione da quattro anni e i risultati sono sempre stati molto buoni. Si è guadagnato la mia fiducia e quella delle persone che lavorano insieme a lei. Con me, ha avuto la possibilità di guadagnare molto, forse più di quanto avrebbe mai immaginato. Però, ad un certo punto, si è fatto prendere la mano, spingendosi un po’ oltre.

    Le cose stavano prendendo una brutta piega e cercai di mantenere la calma.

    - Lei ha trattato in proprio alcuni affari, intascando alle mie spalle parecchi milioni. Mi ha deluso molto, Castelli.

    - Non la capisco Avvocato.

    - Lei è un giovane ambizioso, forse troppo, ma ha commesso qualche errore.

    - Continuo a non capire.

    - Sono state firmate un considerevole numero di procure a suo favore, di auto appartenenti alla clientela della mia concessionaria, che lei ha abilmente gestito autonomamente.

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1