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Giallo ginestra
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E-book209 pagine2 ore

Giallo ginestra

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Info su questo ebook

Castelvecchio, paesino ai piedi delle colline modenesi, si sveglia una mattina con la notizia di un duplice omicidio. Efferato, come spesso sono i delitti che si consumano in paesini tanto tranquilli da essere noiosi, inspiegabile, come spesso sono i delitti che coinvolgono personalità rispettabili, come i coniugi Gandolfi, stimati professionisti ormai in pensione. Le indagini ufficiali sembrano disegnare uno scenario inquietante, fatto di ambizione, usura e criminalità organizzata. Investigatrice quieta e meticolosa, Lara segue invece il filo di dettagli che la condurranno lontano nel tempo, sulle tracce di un passato sfuggente e inconfessabile. Con intuito e intelligenza, Lara riuscirà infine a risolvere il mistero ma non ad evitare altro sangue. Un secondo thriller dopo Rosa Spia che ha al suo centro le donne e il loro corpo, le donne e la loro intelligenza.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mar 2024
ISBN9788868995096
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    Anteprima del libro

    Giallo ginestra - Collettivo MAMA

    Capitolo uno

    «Questa tovaglia è meravigliosa!»

    Lara e Jessica erano in piedi accanto alla tavola apparecchiata con cura e si guardavano attorno: il giardino era piccolo ma molto accogliente, chiuso da una siepe di semplice edera e circondato da cespugli di ortensie bianche. Lungo il viale erano accese delle candele e tra la casa e la siepe era appesa una fila di lucine; il rumore del traffico arrivava affievolito, un ronzio lontano.

    Lara non conosceva a fondo gli ospiti e l’invito a quella serata l’aveva sorpresa: era la prima volta che aveva occasione di cenare a casa di Rossella e Mauro Gandolfi, ai quali la sua collega Jessica era molto legata.

    Attorno a lei tutto era di buon gusto, evidentemente scelto con attenzione, dalle ceramiche marocchine al centrotavola di fiori freschi: la tovaglia con il bordo all’uncinetto aveva attirato la sua attenzione e in quel momento ne teneva in mano un lembo.

    «Non se ne vedono più così» mormorò.

    Jessica fece una smorfia.

    «È tutto un po’ vecchio, però.»

    «Ma cosa dici? È tutto perfetto, di un gusto davvero raffinato! Sembra una versione in miniatura di un giardino incantato!»

    «A me non sembra questo gran lusso. Tra l’altro non diventerà un po’ troppo buio per mangiare, con quelle lucine minuscole?»

    Lara sbuffò, com’era possibile che l’amica non cogliesse l’atmosfera di quel luogo? Decise di lasciar perdere e le si rivolse cambiando discorso.

    «Tua zia dov’è finita? E i padroni di casa?»

    «Saranno presi da qualche discussione sui massimi sistemi, immagino. Speriamo che non abbiano intenzione di rompere le scatole tutta la sera.»

    «Jessica, ma insomma! Sei più critica del solito! Qualcosa non va?»

    «Quel cretino di Giovanni, come sempre…» sbuffò la donna.

    Jessica conviveva da tempo con Giovanni, un suo coetaneo, simpatico e pieno di vitalità, al quale la donna però rimproverava una forma acuta di sindrome di Peter Pan.

    «Cosa ha combinato il cretino questa volta?» chiese Lara calcando la voce sulla definizione affibbiata al ragazzo.

    «Giovanni e io litighiamo sul serio solo su un argomento, lo sai.»

    «Non si sente pronto per diventare padre? Ne avete parlato ancora?»

    «Sì, eccome! E lui cosa ha fatto? Ha dato la sua disponibilità ad andare in trasferta all’estero e tra qualche settimana comincerà a viaggiare!» rispose Jessica con tono seccato.

    «Potrebbe rivelarsi un’ottima esperienza, aiutarlo a crescere» provò a suggerire Lara.

    «Ma se lui comincia a vivere con la valigia in mano come lo cresciamo un figlio?» chiese Jessica, rivolgendole uno sguardo carico di frustrazione.

    Lara la guardò con dolcezza. Anche lei e Luca, suo marito, avrebbero voluto un figlio che non era mai arrivato e ora non avevano più l’età per essere genitori. Rivedersi nell’amica le fece provare una fitta di malinconia alla quale non voleva dare ascolto.

    «Ma non parliamone ora» aggiunse Jessica, «la serata si preannuncia già abbastanza difficile.»

    «Cosa intendi dire? Non mi pare.»

    «Perché non hai consultato la situazione astrale! La posizione di Marte indica ombre oscure, tragedie e catastrofi» asserì con sicurezza Jessica, appassionata di ogni sorta di scienza divinatoria.

    Lara, poco incline ad assecondare le fumose profezie dell’amica, scosse la testa sconsolata poi, insieme, si diressero verso l’ingresso della casa. Dalle finestre aperte giungeva una musica ritmata, il suono di un violino e una canzone scandita come una filastrocca. Le due donne, dopo essersi servite un bicchiere di aperitivo analcolico, raggiunsero Mauro e Rossella, seguendo la musica.

    La stanza era arredata con gusto: mobili minimali si alternavano a oggettistica etnica. Al centro dell’ambiente una donna sorrideva, in atteggiamento un po’ formale: la serata era stata organizzata per festeggiare il suo ritorno a Castelvecchio e Daniela Donini sembrava goderne. I capelli scuri dal taglio impeccabile e la giacca elegante risultavano leggermente stonati in quell’ambiente rilassato.

    Accanto a lei sedeva Mauro, concentrato sulla copertina di un vinile; la moglie Rossella si rivolse verso Lara e Jessica che stavano entrando.

    «Vi siete servite, brave! Vi piace l’aperitivo?»

    «È squisito, Rossella, voglio assolutamente la ricetta!» rispose Lara con gentilezza.

    «Non è opera mia! Anya si è offerta di prepararmi una caraffa della sua specialità quando è venuta ad aiutarmi nelle pulizie.»

    «Abbiamo anche del vino, non preoccupatevi!»

    Mauro era intervenuto nella conversazione senza alzare gli occhi dal retro dell’album. Era un uomo magro e alto, lo sguardo trasognato e gli occhiali da vista gli davano l’aria di uno studioso perso nel suo mondo.

    Daniela alzò lo sguardo verso la nipote:

    «Jessica, ti ricordi questa musica? La ascoltavamo spesso quando eri piccola!»

    «Mi ricordo zia, mi ricordo… ma non ho mantenuto la passione per questo genere di musica» rispose la ragazza con una smorfia.

    «E fai bene Jess, questa roba è una gran lagna!»

    Tutti si rivolsero verso il ragazzo che era appena entrato. Rossella intervenne nella conversazione per fare le presentazioni.

    «Cesare, ti ricordi di Daniela? È la zia di Jessica e non torna spesso al paese.»

    «Ma certo che so chi è Daniela, stai scherzando mamma? L’unica abitante di Castelvecchio che abbia combinato qualcosa nella vita, l’unica che sia diventata qualcuno! Per me lei è un mito, signora Donini!»

    Il ragazzo fece un profondo inchino davanti alla donna, che sembrò molto compiaciuta di fronte all’apprezzamento di Cesare e rispose divertita:

    «Non pensare che sia stato facile, ragazzo!»

    Rossella rise con gli altri ma poi intervenne per troncare il discorso. Lara notò che sembrava in apprensione, come se temesse che il figlio fosse poco opportuno. Fu questione di un attimo, poi la padrona di casa prese sotto braccio Daniela sorridendo di nuovo.

    «Adesso tutti in giardino, avanti! Godiamoci questa serata meravigliosa!»

    Cesare si infilò in cucina e un attimo dopo ne uscì con una bottiglia di vino bianco che stappò appena fu in giardino; riempì i bicchieri di Jessica e Lara, mentre il padre e la madre mostravano a Daniela alcuni cespugli di rose antiche delle quali Rossella andava particolarmente fiera.

    Lara non aveva mai avuto occasione di vedere Jessica e Cesare insieme e si meravigliò di quanto fossero intimi: avevano una naturalezza nel rapporto corporeo che derivava da un’evidente conoscenza di lunga data. Cercò di ricordare se tra i due ci fosse mai stato un qualche legame sentimentale, ma non le pareva. Era davvero un bel ragazzo, comunque. Aveva gli occhi chiari del padre, i capelli folti e mossi, un fisico asciutto e muscoloso. Chissà quante ragazze aveva intorno, si chiese Lara, bevendo un sorso di vino. Sapeva però che era da tempo legato a una sua coetanea del paese, Veronica Vivaldi: un legame solido, a sentire Jessica, anche se la donna era sempre in giro per il mondo per lavoro.

    «Tuo marito è Luca, vero? Il geometra?» chiese Cesare rivolgendosi a Lara, che si sentì leggermente in imbarazzo di fronte al suo sguardo diretto.

    «Lo conosci?»

    «Eccome! Ho passato più tempo nel suo ufficio che a casa mia, quando ho ristrutturato su al borgo di Roccavera per aprire il ristorante… in questo paese è quasi impossibile fare qualcosa, le carte non finiscono mai!»

    «Luca ti è stato d’aiuto?»

    «Senza di lui non ne sarei venuto fuori, lo ammetto! È in gamba, tuo marito!»

    «Non insistere con i complimenti Cece, Lara e Luca si sono appena lasciati.»

    L’intervento di Jessica bloccò il sorriso di Cesare e Lara le scoccò un’occhiata irritata.

    «Non credo che a Cesare interessi la storia di una vecchia coppia» cercò di chiudere Lara.

    «Vecchia coppia? A guardare te, non viene in mente niente di vecchio!» ribatté lui.

    Lara era una donna alta, dalle forme morbide e abbondanti. Di solito era piuttosto disinteressata a tutto quello che riguardava la moda e prediligeva la comodità, ma quella sera si era vestita con cura: un elegante abito color malva faceva risaltare i suoi occhi grigi e l’incarnato chiaro.

    «In effetti, Lara, sei in gran forma e questo vestito ti sta d’incanto! Non sembri nemmeno tu!» aggiunse Jessica con un sorriso ironico.

    «La porto via, che ne dici?»

    Cesare prese Jessica per il gomito e i due si allontanarono chiacchierando fitto.

    Lara si avvicinò al tavolo dove Daniela stava raccontando qualcosa a Rossella con un’espressione tesa. Si interruppe non appena la vide avvicinarsi e sfoderò il sorriso che tante volte Lara aveva ammirato sullo schermo, mentre salutava i telespettatori al termine del notiziario.

    «Allora Lara? Come va? Sempre soddisfatta della tua vita paesana?»

    «Sempre, cara Daniela» disse Lara rispondendo a tono al leggero sarcasmo della donna.

    «E Milano, sempre eccitante?»

    La risposta di Daniela fu evasiva.

    «Più o meno sì, diciamo di sì. Qualcosa succede sempre.»

    In quel momento dal cortile anteriore della casa apparve una coppia: un uomo atletico e abbronzato insieme alla sua compagna, una cinquantenne spigliata e senza un filo di trucco. L’uomo, Giorgio, aveva in mano una bottiglia di vino che venne sistemata in frigo. Ci furono baci e strette di mano e poi tutti si misero a tavola.

    Cesare salutò tutti, poi tornò di fretta ai suoi impegni di lavoro. Lara si preparò a gustarsi la cena chiedendosi come mai la serata non ingranasse, come se l’atmosfera fosse un po’ elettrica. Istintivamente guardò il cielo per cercare segni di un temporale in arrivo, ma era perfettamente sereno.

    Al rientro Lara si sentiva più leggera, grazie alle risate e ai diversi bicchieri di vino fresco. Jessica e Daniela la lasciarono in centro, a un centinaio di metri da casa, e quei pochi minuti nella notte le fecero l’effetto di una sferzata rigenerante.

    La serata, nonostante qualche impaccio iniziale, era andata bene. La cena era stata gustosa ma leggera e dopo aver mangiato si erano lanciati in una divertente sfida a burraco, dalla quale a un certo punto Mauro e Giorgio si erano defilati per fumarsi un buon sigaro accompagnato da un bicchiere di rum: pare si trattasse di un’abitudine alla quale i due amici non rinunciavano mai.

    La serata era terminata ascoltando con piacere gli aneddoti di Daniela riguardo all’ambiente televisivo. Da molti anni la donna era uno dei volti più conosciuti di una famosa emittente privata e Lara non aveva spesso occasione di parlarle: l’aveva trovata presuntuosa come la ricordava, anche se le era sembrato di cogliere un’ombra di inquietudine nel suo sguardo.

    Invece Giorgio e la compagna sembravano molto tranquilli e molto presi dalla loro passione per le camminate e le arrampicate. L’uomo, medico come Mauro, era un vecchio amico della coppia dai tempi dell’università. Questi rapporti che duravano negli anni erano uno degli aspetti che Lara amava di più della vita di paese, dove perdersi era difficile e ci si conosceva tutti. Con un sospiro aprì la porta del cancelletto che dava sul cortiletto della casa dove viveva da tanti anni. Qualche mese prima suo marito Luca si era trasferito al piano di sopra. Avevano deciso insieme che il loro matrimonio aveva bisogno di un cambiamento per non rischiare di spegnersi definitivamente e Lara si era fatta trascinare da Luca in quella pazzia: separarsi per ritrovarsi, si erano detti.

    Lara cominciava a pensare che fosse stata una buona idea. Le piaceva uscire più spesso e accettare inviti ai quali in passato avrebbe detto di no per pigrizia. Ora che la casa era vuota la spinta a vedere gente era più forte. Anche il marito era spesso fuori e questo rendeva i loro appuntamenti molto più interessanti che in passato. Luca l’aveva invitata a cena diverse volte e tutto era andato molto bene. Anzi, ora che ci pensava, era il momento di contraccambiare. Accese la luce dell’ingresso e strappò un foglio dal bloc-notes che trovò sul tavolino. Scrisse veloce due righe di invito per Luca, chiudendo con due versi di Anna Achmatova: La porta è socchiusa, / dolce respiro dei tigli…

    In silenzio fece le scale fino al terzo piano: aveva notato che le luci dell’appartamento erano spente e immaginò che il marito dormisse. Infilò il biglietto sotto la porta d’ingresso e scese le scale scalza, come era salita. Il motore di un’auto si accese accanto alla casa e le luci dei fari illuminarono le pareti, animandole di ombre.

    Capitolo due

    Lara dormiva profondamente: la stanza era fresca e dalla finestra socchiusa entrava una leggera brezza. Da quando Luca si era trasferito ed era sola aveva preso l’abitudine di non spegnere il telefono: lo teneva acceso sul comodino, in carica. Quando lo sentì vibrare le bastò allungare il braccio. La voce di Jessica tremava e per un attimo le sembrò di essere finita dentro a un incubo.

    «Lara, vieni subito. È successa una cosa terribile.»

    «Jessica, ma dove sei? Cosa dici?» rispose ancora assonnata.

    «Sono in caserma, vieni subito qui. È successa una disgrazia a Mauro e Rossella, li hanno trovati morti. Aldo sta chiamando tutti quelli che erano presenti alla cena di ieri sera, vieni, siamo qui con Arianna.»

    Aldo era il maresciallo dei Carabinieri di Castelvecchio e sua moglie Arianna era una buona amica di Lara, nonché una fanatica lettrice di romanzi gialli.

    «Ma cosa… come morti, come in caserma? Cosa è successo?»

    Il respiro di Lara era corto, le parole le uscivano a fatica; mentre cercava il piccolo interruttore dell’abat-jour fece rotolare sul pavimento il bicchiere d’acqua posato sul comodino.

    «Non ci hanno detto molto, solo che sono morti. Spicciati, noi siamo già qui.»

    Jessica concluse seccamente la conversazione e Lara si alzò intontita, facendo attenzione a non pestare i frammenti del bicchiere rotto. Accese la macchinetta del caffè e se ne versò una doppia dose. Appena più sveglia raccolse i cocci, si lavò il viso, infilò i vestiti della sera prima e uscì.

    Le parole di Jessica le erano esplose nella testa mentre non era ancora del tutto sveglia e ora si sentiva come sospesa. Girò l’auto e invece di andare subito in caserma guidò verso la casa di Rossella. Era ancora buio e per strada a quell’ora di notte non c’era nessuno.

    Castelvecchio era un piccolo paese adagiato su un ultimo lembo di pianura padana, poco prima delle morbide colline dell’appennino modenese. Dopo l’incrocio vide salire verso il cielo, in lontananza, una luce bianca e accecante, proprio all’altezza della casa che l’aveva accolta la sera prima: immaginò che fossero i fari di un generatore. Avvicinandosi vide le luci dei lampeggianti blu, poi due ambulanze e le auto delle forze dell’ordine. Il battito del suo

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