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A Trapped Squirrel
A Trapped Squirrel
A Trapped Squirrel
E-book317 pagine3 ore

A Trapped Squirrel

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Info su questo ebook

L'attività di serial killer, per due pensionati settantenni, è già di per sé difficile. Se poi ci si mette di mezzo la pandemia da Covid-19, che svuota le strade e obbliga al coprifuoco notturno, ecco che l'impresa diventa quasi impossibile.

Per questo motivo, Guido e Diego, alias lo Scoiattolo Gentile, sono costretti a reinventarsi e hanno deciso di sfidare ogni regola.

La loro è una storia di ingegno e astuzia in una città silenziosa, dove ogni strada vuota risuona delle loro imprese. E poi c'è Augusto, un intruso impertinente, che senza saperlo si intromette nei loro piani. Mentre una banda di ladri ambiziosi e un gruppo di preadolescenti curiosi si uniscono al gioco, ogni azione si intreccia in una rete sempre più complessa.

In questo romanzo, l'avventura è un lusso raffinato, tessuto con fili di coraggio e spirito ribelle. Questa non è solo una storia di azione; è una celebrazione della tenacia e dell'astuzia umana, un inno a chi osa sfidare l'ordinario per raggiungere l'eccezionale.
LinguaItaliano
Data di uscita6 feb 2024
ISBN9791222723518
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    Anteprima del libro

    A Trapped Squirrel - Maurizio Lira

    1 Preludio

    1 Aprile 2020, ore 7:20

    Come può un serial killer, ancorché serio e professionale, fare il suo onesto lavoro durante un lockdown?

    Già è difficile trovare la vittima giusta in tempi normali… figurarsi quando se ne stanno tutti rintanati in casa!

    Non è come sorprenderli per strada. In casa ci devi entrare. Devi forzare la serratura, devi fare piano, devi stare attento a non lasciare tracce, impronte o altro.

    Per non parlare del fatto che non hai la certezza assoluta che la vittima sia in casa da sola. Anzi, a ben vedere, non sai nemmeno se davvero sia in casa.

    Una situazione del genere è già difficile per una persona giovane e in forma, figurarsi per due pensionati quasi settantenni!

    Guido scosse la testa, rassegnato. No, un'attività come quella era assolutamente insostenibile.

    Obtorto collo doveva ammettere che Diego aveva ragione, meglio sospendere temporaneamente la carriera di serial killer, almeno fino al termine della pandemia, e dedicarsi a qualcosa di più semplice.

    Guido Cavalcato e Diego Liturgico erano coetanei ed erano amici fin dalle elementari. Un’amicizia interrotta solamente quando, in seguito al pensionamento anticipato di Diego, che Guido riteneva essere stata un’ingiustizia nei suoi confronti, si erano persi di vista per un annetto abbondante.

    Era stato Diego, quando anche l’amico era finalmente andato in pensione, a riallacciare i rapporti. E l’aveva fatto con un’idea a dir poco bizzarra. Per spezzare la noiosa monotonia che accompagnava il loro irreversibile status di pensionati, perché non intraprendere una nuova attività?

    Un'attività stimolante, dinamica, adrenalinica: il serial killer.

    Dapprima scioccato, Guido, si era vieppiù appassionato all’idea e, ben presto, era diventato lui stesso la mente della coppia di assassini che aveva deciso di farsi chiamare ‘Lo Scoiattolo Gentile’.

    O almeno queste erano le loro fantasie, perché, in realtà, delle tre vittime di cui lo Scoiattolo già amava fregiarsi, una sola era morta sul serio, e non per mano loro, bensì di vecchiaia.

    Guido tamburellò con le dita sul volante e guardò l’amico, seduto al posto del passeggero. Diego aveva gli occhi aperti, ma lui era certo che stesse dormendo. La bocca spalancata e il filo di bava che ne colava, per chi li sapeva cogliere, erano indizi più che sufficienti.

    E pensare che era stata sua l’idea di uscire all’alba per fare un sopralluogo.

    Bisogna essere certi che a quell’ora non ci sia in giro nessuno, così aveva detto.

    Guido aveva obiettato che, stante il lockdown, era più che probabile che non ci fosse in giro nessuno a ‘qualsiasi’ ora, ma Diego era stato irremovibile. Questa trasformazione di Diego aveva dello sbalorditivo. Prima dell’avvento del Covid-19 era sempre stato un tipo accomodante, remissivo, poco propenso a prendere l’iniziativa. Ora invece era intraprendente, propositivo, caparbio. Da quando Guido lo conosceva, e si parla di più di sessant’anni, Diego non era mai stato così. Niente da dire, il lockdown sembrava avergli fatto proprio bene.

    Almeno fino a quel momento. L’addormentarsi nei posti più improbabili era tipico del Diego versione 1.0.

    Guido stava allungando una mano per scrollarlo quando qualcuno bussò al finestrino lato guida. Prima di potersi voltare, vide Diego, svegliato di soprassalto, sollevare il capo dal poggiatesta e sbarrare gli occhi. Quando Guido, a sua volta, girò la testa verso il finestrino, il suo cuore perse mezzo battito.

    L’agente della Polizia Stradale, mano guantata di nero, bussò nuovamente sul vetro. Poi fece cenno di abbassare il finestrino. Indossata in tutta fretta la mascherina chirurgica obbligatoria, prima di abbassare il vetro, Guido si voltò a controllare che Diego avesse fatto lo stesso. Sperò in cuor suo che l’agente avesse passato una nottata tranquilla e che non si offendesse per la vistosa linguaccia stampata sulla mascherina dell’amico. Recuperata la calma, fece fare un quarto di giro alla chiave di avviamento e abbassò il finestrino elettrico.

    «Buongiorno agente. Tutto bene?», disse, con il tono di voce il più neutro possibile.

    L’agente si abbassò leggermente, per guardare nell’abitacolo: «Cosa ci fate in giro, voi due?»

    «Si va a fare la spesa, agente», rispose Guido, come sempre il più pronto dei due.

    «A quest’ora?», l’agente li guardò dubbioso.

    «E’ per non trovare ressa… Sa… Il distanziamento. Prendiamo il posto davanti al supermercato, per essere i primi ad entrare»

    «E allora perché siete fermi qui da quindici minuti?»

    «Perché… perché… ci siamo resi conto che effettivamente è un po’ ‘troppo’ presto, visto che il parcheggio del supermercato non è ancora aperto»

    L’agente li squadrò di nuovo. Poi non trovando nulla da obiettare alla loro scusa, cambiò tattica.

    «Comunque non va bene lo stesso. Il suo amico qui dovrebbe stare seduto dietro, lo sa, vero? A meno che voi due non viviate insieme...»

    «Ah, ma certo! Noi viviamo nella stessa casa», confermò Guido.

    Diego lo guardò strano: «Guido, ma che dici?»

    «Non dobbiamo vergognarci a dirlo. Non dobbiamo nasconderci, Diego», disse l’amico prendendolo per mano. «Siamo nel 2020, l’agente non si scandalizzerà di certo. Vero agente?»

    «Certo, certo. E così voi due sareste… congiunti?», il poliziotto si chinò nuovamente, per guardarli meglio.

    «No! Congiunti no!», si scandalizzò Diego.

    «E’ solo un amore platonico, in realtà…», disse Guido, cercando di mettere una pezza alla reazione dell’amico.

    «Farò finta di credervi. L’autocertificazione ce l’avete?»

    «Certo, agente. Eccola!», disse Diego, porgendogli un foglio di carta.

    «Qui dice che state andando dal medico per una visita urologica»

    «Oh, mi scusi. Le ho dato quella sbagliata»

    Frugando nel cruscotto, Diego tirò fuori un plico di carte e cominciò a sfogliarle.

    «Veterinario… no. Cimitero, dentista, figlio che ha avuto un incidente… Supermercato, eccolo qui!»

    Porse il nuovo foglio al poliziotto.

    «E il suo?», disse l’agente, rivolto a Guido.

    «Quello non va bene per tutti e due?», chiese lui, ingenuamente.

    «E no… questo vale solo per il suo amico… Diego», lesse l’agente sul foglio.

    «E se non ce l’avessi?», chiese Guido.

    «E allora ne dobbiamo compilare un altro… cominci col favorire un documento, prego»

    Presa in mano la carta d'identità, l'agente lesse ad alta voce: «Guido Cavalcato, nato a …, il … Mmmm, andiamo male. Vedo che la sua residenza è diversa da quella del suo amico»

    «E va bene, agente. Ci ha beccati. In realtà siamo solo amanti clandestini»

    «Guido!», trasecolò Diego.

    «Dai tesoro», fece l’amico, accarezzandolo su una guancia. «Non avere paura. Sono certo che il bravo agente qui è una persona comprensiva…»

    «Intanto mi dia anche i suoi documenti, signor Liturgico, che facciamo un controllino. Voi non muovetevi di qui. Non pensateci nemmeno!», disse il poliziotto, ignorando l’ammiccamento di Guido.

    Presa la tessera di Diego, si allontanò verso la macchina di pattuglia.

    «Ma Guido, perché gli hai detto che siamo amanti?»

    «Vuoi forse che ci dia una multa? Sono quattrocento cucuzze a cranio, te lo sei dimenticato?»

    «Certo che no, ma potevi inventarti qualche altra scusa, no?»

    «E’ la prima che mi è venuta in mente»

    «Va beh… ma amanti…»

    «E allora la prossima volta pensaci tu, che sei tanto bravo»

    «Ci puoi scommettere! E…»

    «Zitto! Che sta tornando»

    L’agente li raggiunse e porse loro i documenti: «Già state litigando? Allora è amore vero! L’amore non è bello se non è litigarello. Dico bene?»

    «Oh, se sapesse…», disse Guido, allungando una mano verso la gamba dell’amico, che gliela allontanò con uno schiaffo.

    «Sentite», disse il poliziotto. «Voglio credervi. Per questa volta non prendiamo provvedimenti, ma vi consiglio di non farvi beccare di nuovo in giro. Certi miei colleghi non sono comprensivi come me»

    «Grazie agente», fece Guido, civettuolo.

    «E, se proprio non potete fare a meno di fare certe cose, vi consiglio di trovarvi un luogo più appartato. D’accordo?»

    «Certo agente, non mancheremo»

    Messa in moto l’auto, si allontanarono in tutta fretta, mentre Diego, rosso come lo zucchetto di un cardinale, cercava di sprofondare nel sedile.

    2 Chi ha tempo...

    20 Febbraio 2020, ore 12:30

    «Allora, cosa vi porto per il brunch?»

    «Il bran cosa? Se è alcolico, per me no, grazie», disse Diego.

    «E’ una cosa che mangiano i giovani, Diego», intervenne Guido.

    «E’ inglese», cercò di spiegare il giovane cameriere. «E’ l’unione di breakfast e lunch. E infatti è una via di mezzo tra la colazione e il pranzo…»

    Poi, vedendo che Diego continuava a non capire, desistette dal suo caritatevole intento: «Facciamo quello della casa, va bene?»

    «Andrà benissimo», approvò Guido, per tagliare corto.

    «Thè o caffè?», chiese di nuovo il cameriere.

    «Ah, quindi qualcosa di normale c’è…», punzecchiò Diego.

    «E’ la parte breakfast»

    «Vanno bene due caffè, grazie», disse Guido, che non vedeva l’ora di liberarsi del ragazzo.

    Il giovane, eseguita una pirouette degna del palco della Scala, si allontanò canticchiando, mentre Diego lo seguiva con lo sguardo, scuotendo la testa.

    «Non capisco perchè i giovani d’oggi si fanno la barba sopra le orecchie, invece che sul mento»

    «E’ la moda, Diego», sorrise Guido.

    L’idea di trovarsi al Bar Dotto era stata sua. Il locale era stato chiuso per quasi un anno, dopo aver cambiato gestione diverse volte in pochi mesi. Quando Guido aveva saputo che, dopo una lunga ristrutturazione, l’avevano finalmente riaperto, gli era sembrata una buona idea andare a vedere come l’avevano sistemato. A maggior ragione in considerazione del fatto che i locali dove potersi trovare per progettare il loro piani si stavano esaurendo. O il Bar Dotto o cominciare a derogare alla regola di non frequentare due volte lo stesso posto. Quello che non si aspettava era la radicale trasformazione subita dal bar. L’osteria che si ricordava, era ora un locale moderno, in stile americano. Tutto luci, musica di sottofondo e camerieri griffati.

    Come sempre Guido e Diego si erano accomodati nel posto più appartato della sala.

    «Allora… Diego, dimmi che hai trovato una possibile vittima»

    «Macché», rispose l’amico. «Non riesco proprio a trovarne nessuna che mi stia sul culo…»

    Eggià, la seconda regola dello Scoiattolo Gentile.

    Quando avevano intrapreso la singolare carriera del serial killer, su insistenza di Guido avevano deciso di darsi delle regole ben precise.

    La prima era che il loro obiettivo dovesse essere una donna, visto che i due non sarebbero riusciti a sopraffare un uomo.

    La seconda che la potenziale vittima dovesse risultare antipatica ad almeno uno di loro due.

    La terza e ultima, che la ragazza, a loro insindacabile giudizio, assomigliasse a un personaggio famoso.

    La ricerca della vittima però stava languendo da diversi mesi. Non che fossero rimasti totalmente inattivi. Da quando le imprese dello Scoiattolo erano diventate di dominio pubblico, avevano già fatto un altro paio di tentativi, che però, loro malgrado, erano miseramente falliti.

    Nel primo caso avevano puntato una scorbutica impiegata della banca dove Guido teneva i propri risparmi. Vagamente somigliante a Sandra Bullock, era stata colta da Guido a sparlare di lui ad un collega, descrivendolo come un vecchio rimbambito. E solo per aver sbagliato a fare un bonifico online.

    A salvarla dalla giusta punizione dello Scoiattolo Gentile, quando ormai tutte le mosse erano state studiate nel dettaglio, era stato un incidente capitato a Diego. Incidente che l’aveva tenuto fuori dai giochi per ben tre settimane. Periodo durante il quale la fortunata bancaria era stata trasferita.

    Il secondo tentativo invece era fallito prima ancora di cominciare. La potenziale vittima, che in questo caso era una giovane cameriera, servendoli a cena, aveva scambiato Diego per il padre della sua compagna Alessandra. La cosa aveva chiaramente inorgoglito la donna, ma Diego, che per almeno una settimana aveva dovuto subire le sue prese in giro, se l’era legata al dito.

    Pur di fargliela pagare, Diego si era inventato una discutibile somiglianza con una delle tante pseudo influencer che frequentavano gli studi televisivi, della quale, peraltro, neanche si ricordava il nome. Purtroppo per loro, però, avevano presto scoperto che il di lei fidanzato, oltre che bodybuilder, era un tipo piuttosto geloso e non la lasciava sola un secondo.

    «Ti stai rammollendo, Diego». Lo rimproverò Guido. «La vita ti va troppo bene. Se non ti conoscessi come ti conosco, potrei quasi dire che sei felice…»

    «Beh… felice… non esageriamo».

    Metodico e abitudinario, Diego non aveva mai amato sbilanciarsi troppo.

    «Però non puoi negare che con Alessandra ti va alla grande»

    Alessandra Chiesarossa, avvenente sessantenne, era stata la psicologa di Diego. In barba ad ogni etica professionale, seduta dopo seduta, si era perdutamente innamorata di lui, finendo per perdere un paziente, ma guadagnando un compagno di vita.

    «Ah, sì! Non mi posso davvero lamentare, anche se a volte è un po’ eccessiva, con la sua voglia di sperimentare sempre cose nuove», ammise Diego, evitando lo sguardo dell’amico.

    Non gli aveva mai confessato che lo stiramento alla coscia destra che aveva fatto saltare l’agguato alla bancaria era stato causato da una nuova pratica sessuale fortemente voluta dalla Chiesarossa.

    «Non me lo dire...», disse Guido, alzando la mano destra e scuotendo la testa.

    «Cosa intendi?», fece l’amico, drizzando le orecchie.

    «Niente di quello che pensi, non fare lo scemo… Lo sai che Alessandra e Claudia si parlano, vero?»

    Claudia era la moglie di Guido. Dieci anni più giovane di lui e in pieno ardore post menopausa.

    «Si, e quindi?»

    «Beh, potresti dire alla tua bella di conservare un po’ di consigli per voi due. Non so cosa le abbia messo in testa, a Claudia, ma sono almeno tre settimane che non riesco più a dormire come si deve»

    «Soffri di insonnia?»

    «No. E’ che, finiti gli esercizi suggeriti dalla tua regina delle Amazzoni, mi fanno male tutti i muscoli e non so più dove girarmi»

    Diego, soffocò un sorriso. Sapeva benissimo a cosa si riferiva l’amico, lui stesso ci era passato.

    «Non ti preoccupare», cercò di rassicurarlo. «Col tempo i muscoli si abituano. Passerà tutto. Vedila così: per il prossimo agguato avremo un fisico più allenato»

    «Già… il prossimo agguato…», sospirò Guido. «Se continuiamo così, prima del prossimo agguato potremmo anche essere già morti»

    Diego si toccò le parti basse, prima di ribattere.

    In quel momento tornò il cameriere che, fraintendendo il gesto, fece un gran sorriso a Diego, mentre posava sul tavolino due grosse tazze piene di un liquido marroncino.

    «E questo cosa sarebbe?», chiese Guido.

    «Sono i caffè che avete chiesto»

    «Caffè? Questa roba?»

    «Caffè lungo, all’americana», ribatté il cameriere, senza perdere il sorriso. Sembrava quasi se lo fosse tatuato in faccia, cosa peraltro non così inverosimile.

    Diego e Guido si guardarono.

    «Fanno 40 euro. Dovreste pagare ora, per favore»

    «Lascia Guido, faccio io», disse Diego, tirando fuori una banconota da 5.

    «Ehm… 40, non 4. Sono 20 a testa»

    «Cosa? Ma siamo impazziti!», sbottò Guido. «40 euro per due tazze di brodaglia»

    «Caffè», lo corresse il ragazzo. «E non c'è solo questo. Il servizio è a buffet. Potete prendere tutto quello che volete…»

    «Ah», fece Guido, calmandosi un pochino. «E dove sarebbe questo buffet?»

    «Vede là, dove ci sono quelle persone?», disse il cameriere, indicando il lato opposto del locale.

    Quelle persone erano una massa informe di corpi umani, accalcati uno sull’altro e scossi da continui spasmi, quasi si trattasse di un unico organismo in pieno travaglio. Guido era sicuro di aver già visto una scena simile nell’Inferno di Dante illustrato dal Doré.

    Riguardo al buffet dovette fidarsi della parola del ragazzo, visto che la calca ne impediva completamente la visuale. Riluttante, posò due biglietti da 20 sulla mano protesa del cameriere che, dopo aver preso i soldi, si chinò verso di loro con fare complice: «Fareste bene a sbrigarvi, tra venti minuti il buffet chiude»

    Dopo quindici minuti di battaglia all’arma bianca, i due pensionati riuscirono a tornare al loro posto con: nr. 4 briochine salate farcite con una fettina di salame Milano; nr. 3 grissinoni aromatizzati al rosmarino; nr. 1 micro-tramezzino al salmone che, a giudicare dal suo stato, doveva essere già passato da almeno altre quattro mani; nr. 2 mezze porzioni di pasta fredda che non avrebbero sfamato neanche un bambino dell’asilo; nr. 1 uovo sodo, che i due si divisero da buoni amici. In compenso Diego aveva rimediato una macchia di maionese sulla giacca e Guido aveva perso due bottoni della camicia.

    «E questo me lo porto a casa!», disse Guido con astio, mettendosi in tasca il salino da tavolo. «E’ il minimo, per 40 euro»

    «Torniamo a noi», disse Diego alla fine del pranzo (o brunch, che dir si voglia). «Cosa intendevi con ‘Se continuiamo così’?»

    «Intendo che con ‘sto Coronavirus non so come andrà a finire»

    «Io non mi preoccuperei più di tanto. Mica mangiamo i pipistrelli qui! Dicono che basta stare lontano dai cinesi…»

    «La fai facile tu. Guarda che è un attimo che arrivi anche qui da noi»

    «Ma se hanno bloccato i voli dalla Cina»

    «In Italia. E se passano dalla Germania o dalla Francia?»

    «E va beh. Quanti vuoi che siano… e se anche ne dovessero arrivare uno o due, siamo pronti, no? Hai visto quei due turisti cinesi; subito bloccati e ricoverati in ospedale. Io dico che possiamo stare tranquilli»

    «Non lo so, Diego…»

    «Ad ogni modo, a che serve preoccuparsene? Se arriva il virus, qualcuno se ne farà carico. Noi abbiamo altro a cui pensare»

    «E cioè?»

    «Ho fatto un giro in garage ieri…»

    Il garage di Diego era il locale dove i due avevano deciso di portare a conclusione i loro efferati crimini. Trasformato in killer room, in stile Dexter, in realtà fino a quel momento aveva assistito solo alla morte di uno sfortunato topolino e di un paio di galline, peraltro non uccise da loro ma dal cane di Diego, ribattezzato Killer proprio in quell’occasione.

    «E...?», chiese Guido.

    «Avrebbe bisogno di una sistemata; metà dei cellophanes si è staccata e temo ci siano anche i topi. Ho trovato alcune loro cacche»

    «Saranno i parenti di quello che hai ucciso, che si vogliono vendicare»

    «C’è poco da scherzare, Guido. Ce ne dobbiamo liberare. E il garage va sistemato»

    «Ok, ok. Lo faremo. Visto che non abbiamo nessuna potenziale vittima, abbiamo tutto il tempo che vogliamo …»

    Terminata la pasta fredda, i due amici si salutarono, dandosi appuntamento a casa di Diego per il sabato successivo, ignari che proprio quel giorno un atletico trentottenne si stava recando per la seconda volta in ospedale lamentando gravi problemi respiratori.

    3 La vita non si ferma

    8 Marzo 2020, ore 12:30

    «E questo cos’è?», si chiese l’ispettore capo Ottaviani, rigirando tra le dita il ciuccio che aveva trovato sulla scrivania.

    Vincenzo Ottaviani, 36 anni, romano di origini e lombardo di adozione, per deformazione professionale evitava di saltare subito alla conclusione più ovvia.

    Laureatosi a pieni voti in Giurisprudenza a Roma ed entrato nella Polizia di Stato subito dopo, era stato trasferito al Nord un paio di anni prima, a causa della troppa solerzia dimostrata nel perseguire alcuni intoccabili del sottobosco romano. E lì al Nord aveva trovato il successo e, soprattutto, l’amore.

    Solo nove mesi prima era stato promosso a ispettore capo grazie alla brillante conduzione di un paio di indagini che avevano coinvolto alcuni personaggi influenti dell'élite milanese.

    In quanto all’amore, il suo, nelle vesti dell’agente scelto Angela La Bella, si era appena affacciato alla porta del suo ufficio e stava osservando divertita la sua espressione stupita mentre lui ispezionava il ciuccio in cerca di un qualche indizio.

    Angela prestava servizio nella stessa Questura di Vincenzo. E’ lì che si erano conosciuti, ed è lì che si erano innamorati. Angela era anche la nipote

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