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Infinity
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E-book291 pagine3 ore

Infinity

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Info su questo ebook

Infinity è il romanzo finale della saga dedicata a Julian Noah Edrington, diciassettenne conte londinese e ultimo discendente della sua nobile casata, con un difficile passato di lutto e atrocità alle spalle.

Dopo tanto dolore ha infine trovato la forza di tornare a vivere grazie al suo compagno Rey e alla loro incredibile storia d'amore.

Tuttavia stavolta è proprio la vita a mettere il giovane nobile a dura prova, perché adagiato in una pace apparente, insieme alle persone che ama, sarà improvvisamente disturbato dai suoi demoni del passato e comincerà a nutrire l'ultima esigenza che lo separa dalla felicità e la pace finale: quella di vendicare i suoi genitori, assassinati brutalmente sette anni prima, quando lui era solo un bambino.

Julian e Rey in quest'incredibile storia si troveranno a rischiare tutto, ancorati alla sola consapevolezza del loro vero amore.
LinguaItaliano
Data di uscita13 feb 2017
ISBN9788892649095
Infinity

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    Anteprima del libro

    Infinity - Cristiano Pedrini

    pensiamo

    Capitolo I

    Il mio regalo sei tu

    Hai visto qualcosa d’interessante? domandò Abbigail avvicinandosi al bancone dell’elegante negozio, l’ennesimo in cui avevano messo piede in quel caldo pomeriggio londinese. Ormai erano ore che la donna stava accompagnando Julian lungo le vie dello shopping, alla ricerca di qualcosa che riscuotesse i favori di quel suo nipotino perfezionista.

    Da quando aveva scoperto che il compleanno di Rey era imminente e commesso il tragico errore di comunicarlo al giovane conte, per lei e per tutti coloro che erano alla magione, era iniziata un’autentica tortura.

    Cosa posso regalargli?

    Questa frase era divenuta un ritornello insopportabile che usciva dalla bocca del ragazzo ogni volta si trovasse in compagnia di chiunque, del giovane compagno, scatenando il più delle volte un fuggi fuggi generale, ovvero l’unica via di salvezza per evitare di essere investiti dai suoi commenti mordaci a ogni suggerimento che si aveva l’ardire di proporre.

    Finalmente, vinta più dalla disperazione, la donna aveva acconsentito ad accompagnarlo alla ricerca di un dono. Tutto affinché quel tormento potesse terminare!

    Per la prima volta pensò seriamente di rinchiudere il suo adorato Julian in una delle segrete della villa e lasciarlo lì fino a quando il giorno del compleanno fosse passato.

    Ma vederlo mentre si affannava a cercare qualcosa di speciale per il suo adorato partner dai lungi capelli corvini, proprio lui che non si era mai preoccupato di darsi simili pensieri, la rendeva immensamente felice.

    Il giovane lord si allontanò dalla donna che rimase invece davanti a una vetrina dove facevano bella mostra di sé diverse spille, tutte in oro bianco e arricchite da pietre preziose di ogni genere.

    Erano entrati in quell’importante oreficeria da diverso tempo e, anche in quel posto, Julian non era riuscito a trovare nulla che lo avesse colpito.

    La informò che avrebbe visitato ancora qualche altro negozio prima di ritornare a casa e lei gli ricordò di non fare tardi.

    Aveva cercato per ore il regalo perfetto per Rey, trovando molti oggetti che a lui non sarebbero di certo dispiaciuti, ma che non riteneva all’altezza per quell’importante occasione. Anche se si volevano bene, doveva ammettere che erano molto diversi, figli di esperienze di vita così lontane tra loro da renderli dissimili ma mai davvero distanti e, con il trascorrere del tempo girovagando per i negozi del centro, iniziava a dubitare di essere in grado di trovare qualcosa di davvero speciale per il suo compagno. Senza contare che era da molto che non sceglieva un dono per una persona importante. Anche quando si trattava del compleanno di sua zia, si limitava a incaricare Giles per risolvere l’incombenza.

    Invece stavolta si era intestardito a volerci pensare personalmente, purtroppo con un esito a dir poco disastroso!

    «Riceverà già molti regali, forse non si accorgerà neppure se non ci sarà il mio…» Pensò Julian, uscendo dall’ennesimo esercizio a mani vuote.

    Ma che sto dicendo? disse a voce alta. Rimarrebbe deluso se mi presentassi senza neppure un piccolo dono aggiunse, incamminandosi verso la strada affollata. No, mi correggo, non rimarrebbe deluso. Sono io che lo sarei davvero, perché non sarei stato capace di salvare neppure le apparenze ammise, continuando a guardare le vetrine che si aprivano davanti ai suoi occhi una dietro l’altra.

    Prese dalla tasca il cellulare per controllare che ora si fosse fatta e sbiancò quando si accorse che mancava solo poco più di un’ora all’inizio della festa a sorpresa. In quel momento, come se la sua mente volesse di nuovo distrarsi dall’affannosa ricerca, gli balenò in testa un nuovo pensiero. Proprio quello legato al suo smartphone che era un regalo del compagno, ricevuto soli pochi giorni prima.

    La sua mente lo riportò a quella mattina, quando si svegliò e si accorse che era solo. Il lato sinistro del letto era vuoto e le lenzuola spostate di lato…

    Sbadigliò e si stirò, strizzando gli occhi contro la luce del sole. Girò le gambe oltre il bordo del letto quando si accorse che qualcuno aveva legato alla sua caviglia destra un piccolo fiocco dorato, dal quale si svolgeva un nastro di stoffa dello stesso colore che correva lungo il pavimento, in direzione del salottino davanti al caminetto.

    Chiamò Rey ma non ottenne risposta.

    Si alzò e segui quella fascia fino a giungere al tavolino davanti al divano, dove trovò un pacchetto avvolto con lo stesso nastro che l’aveva lì condotto.

    Lo prese tra le mani e lo scartò.

    Avvolto in un drappo azzurro c’era uno telefonino, un modello di ultima generazione.

    D’improvviso qualcuno gli coprì gli occhi.

    Sorpresa! sussurrò il giovane segretario appoggiandosi alle sue spalle.

    Ma cosa significa?

    L’uomo lo baciò sulla fronte sorridendogli. É un piccolo regalo per te.

    Non era necessario, credimi.

    Accendilo… lo invitò.

    Perché?

    Accontentami, dài!

    Julian attivò il cellulare e a un tratto il suo viso cambiò colore, diventando rosso come quello di un gambero.

    Con gli occhi increduli si voltò verso di lui.

    Bastardo! Credevo che l’avessi fatta sparire! esclamò mostrando l’immagine che era comparsa sul grande schermo a colori.

    Perché relegare nell’oblio un’immagine così tenera?

    Il ragazzo tornò con lo sguardo su quella fotografia. Rey l’aveva scattata, con il suo cellulare alcuni giorni prima. Julian stava ancora dormendo e lui ne aveva approfittato per avvicinarsi e dopo aver appoggiato il capo sul cuscino accanto al ragazzo, aveva scattato una foto dall’alto di loro due insieme.

    Ed eccoli lì, uno vicino all’altro, mezzi nudi sul letto. Il più grande con la sua solita espressione sorniona e il minore con il viso immerso nella quiete del sonno: una quiete che sembrava impossibile da scalfire.

    Sei così sereno in questa foto. Non potevo cancellarla.

    Tanto lo sapevo che avresti fatto di testa tua. Comunque grazie per il regalo. Spero che tu non abbia speso troppo! gli sorrise, abbracciandolo timidamente.

    Non preoccuparti, con lo stipendio che mi passi, non ho di questi problemi…

    Ho letto che questi modelli hanno un touchscreen molto sensibile… aggiunse, appoggiando le mani sulle natiche del compagno e massaggiandole poi lentamente.

    Ti riferisci al telefono o al mio fondoschiena? protestò Julian, cercando di scostarlo.

    É colpa tua. Ti diverti a restare davanti a me senza metterti qualcosa addosso, quindi come credi che mi possa sentire?

    L’altro si guardò nello specchio appoggiato alla parete a pochi passi da lui.

    Indossava solo degli shorts blu, in fondo sotto le lenzuola si stava caldi nonostante la stagione.

    É un modo divertente di provocarti rise.

    L’uomo gli scostò i capelli disordinati che scendevano sopra gli occhi ilari, accarezzandogli il viso…

    Il suono del clacson di un’automobile riportò il giovane lord al presente. Si voltò e vide accanto al ciglio della strada una vettura di colore grigio.

    Dall’abitacolo si sporse Clarissa, salutandolo con la mano. Hei, vuoi un passaggio?

    E tu che ci fai da queste parti? le domandò, abbassandosi verso il finestrino aperto.

    Stavo andando alla festa per Rey. Non ricordi neppure di avermi invitato? A proposito, non dovresti andarci anche tu?

    Sì, sì, certo.

    Bene, allora lo vuoi un passaggio oppure no?

    Julian non se lo fece ripetere un’altra volta, salì e richiuse lo sportello, allacciandosi la cintura di sicurezza. Cedo alla violenza! disse ridendo e accettando quella gentilezza.

    La donna sorrise e poi mise in moto il veicolo, lanciandolo in direzione della villa degli Edrington un istante più tardi.

    Guarda che cosa ho trovato per il tuo bel cavaliere gli disse il sovrintendente, prendendo dal sedile posteriore una bottiglia di vino racchiusa in un elegante cofanetto di legno.

    É il tuo regalo per lui?

    Esatto. É un Richbourg imbottigliato da Henri Jayer, un vino rosso prodotto a Vosne Romanée.

    Non hai badato a spese.

    Quando abbiamo chiacchierato, giorni fa mentre ti aspettavamo alla Gallery, mi ha detto che ama i vini, ma non credo potrebbe mai permettersi una bottiglia del genere. Così ho risolto io il problema.

    Capisco disse il ragazzo appoggiando il prezioso oggetto tra le sue gambe. Lo accarezzò lentamente, fissando distrattamente fuori dal finestrino.

    Perché non me la vendi? le chiese a bruciapelo.

    Vederti la bottiglia? E perché?

    Julian si voltò di nuovo verso la donna. Chinò la testa sul prezioso vino e sospirando ammise: Non sono riuscito a trovare un regalo adatto per lui.

    E vorresti rimediare così? rispose Clarissa continuando a tenere lo sguardo sulla strada. Mi deludi, Lord Edrington.

    Egli sprofondò nel comodo sedile di pelle. Solo ora si rese conto di essersi reso ridicolo ai suoi occhi formulando una tale richiesta.

    Guarda che il tuo bel segretario non ha bisogno di alcun dono da parte tua. Gli basta già la tua sola presenza gli confessò, poggiandogli una mano sulla gamba.

    Allora Rey aveva ragione osservò lui con tono assorto.

    Ragione su cosa?

    Che tu in fondo vuoi davvero corteggiarmi…

    La donna strinse con la mano il muscolo dell’arto, facendo sobbalzare Julian per il dolore.

    Ahi! Ma che fai?

    Non sono certo insinuazioni da fare a una signora. Guarda che ho il più del doppio dei tuoi anni, carino! commentò ancora la donna e insieme risero di gusto, procedendo verso la festa.

    La veranda della magione era stata scelta per ospitare la festa a sorpresa organizzata per Rey.

    Nelly si era occupata di addobbarla con una miriade di palloncini colorati e di striscioni, appesi a ogni angolo del locale, mentre Giles aveva pensato al rinfresco, cucinando una grossa torta alle mandorle e altre squisitezze che abbondavano sul tavolo ricoperto da una lunga tovaglia bianca di lino. A Green era invece toccato il compito di recuperare bevande e vini per tutti.

    Per tutta la giornata erano stati bene attenti a evitare che lo zelante segretario si accorgesse dei preparativi e avevano fatto di tutto per non insospettirlo. Anche Thomas era stato al gioco e l’aveva convinto ad aiutarlo per prepararsi ai test d’ingresso alla scuola che avrebbe iniziato a frequentare di lì a pochi giorni.

    E naturalmente, visti i suoi trascorsi da buon insegnante, Rey non si era certo potuto sottrarre a quella richiesta.

    Da un paio d’ore erano quindi rinchiusi nella biblioteca e stavano ripassando ogni genere di nozioni: storia, arte, geografia…

    Bene, Thomas. Ricordati che per il superare il test non dovrai fare più di due errori per ogni modulo gli ricordò l’uomo, richiudendo le pagine del libro che aveva davanti agli occhi.

    Sì. Ho capito. Spero davvero di farcela aggiunse il ragazzino, stiracchiandosi contro la sedia.

    Devi farcela! sibilò l’altro, appoggiando le mani giunte sul tavolo. Julian ha messo più di una buona parola per te con il rettore della scuola e l’ha convinto a inserirti nonostante le lezioni fossero già iniziate.

    Davvero? Non me lo aveva detto. La sua espressione cambiò, impensierendosi dopo aver udito quell’affermazione. Mi auguro di non deluderlo.

    Non lo farai. Ne sono certo. Lui si comporta con te come un fratello maggiore. Si preoccupa e vuole esserti solo di aiuto, anche se non lo dà a vedere.

    Ormai sono qui da quasi tre settimane e tutti mi hanno accolto bene. La zia di Julian, Giles, Nelly… riconobbe guardandolo. E anche tu… soggiunse ridendo.

    Devo ammettere che quando ti ho trovato nel letto, la prima notte in cui hai dormito qui, ero alquanto seccato gli confidò cingendo le braccia.

    Lo immagino.

    Per la verità ero più contrariato con Julian che te lo aveva permesso. Ma conoscendolo potevo anche pensare che l’avesse fatto solo per prendersi una rivincita su di me.

    Una rivincita. E per cosa?

    Nulla di particolare, un banale bisticcio che avevamo avuto poco prima. Del resto è quasi impossibile non averne con quel caratterino che si ritrova ammise Rey, rialzandosi.

    Mi spiace. Non volevo creare dissapori tra voi.

    L’uomo andò verso il piccolo mobile, dove era appoggiata una caraffa con dell’acqua fresca e ne versò un po’ in uno dei bicchieri di cristallo.

    Il rumore che scaturiva mentre quella si riempiva, gli fece ricordare velocemente quell’episodio, riportandolo indietro alla mattina in cui, svegliandosi, ebbe quella sorpresa.

    Al risveglio Rey si accorse che era già l’alba. Il temporale della notte prima era solo un ricordo. Il cinguettio di alcuni uccelli, che saltavano da un ramo all’altro dagli alberi vicini, aveva sostituito il tintinnare della pioggia e un timido sole illuminava tutta la stanza.

    Quando si voltò verso il lato di Julian, si accorse però che qualcosa era diverso da come l’aveva lasciato prima di addormentarsi.

    Non vide i capelli neri del suo partner poggiati sul cuscino ma una capigliatura castana.

    Si alzò quindi di scatto, accostandosi.

    Thomas… mormorò.

    Il ragazzo però dormiva profondamente, rannicchiato dentro un bozzolo fatto con le lenzuola.

    Ma dov’era finito il suo piccolo lord?

    A un tratto udì lo scroscio d’acqua provenire dal bagno.

    Si alzò, si rimise i pantaloni stando attendo a non destare l’inatteso ospite e andò alla porta, aprendola e sbirciandovi all’interno.

    Il lord era davanti al grande lavabo e si stava sciacquando il viso.

    Si avvicinò, sorridendo nel vedere come la sua mano tastasse ripetutamente il piano di marmo alla ricerca di una salvietta mentre teneva gli occhi chiusi, in parte ancora coperti dal sapone che non era riuscito a ripulirsi del tutto.

    Prese un telo bianco e glielo diede, restando proprio dietro a lui.

    Julian si asciugò con cura il viso e aprendo gli occhi si accorse dell’uomo alle sue spalle.

    Per nulla spaventato da quell’apparizione si voltò e appoggiandosi al bordo del mobile, incrociò le braccia e gli sorrise.

    Immagino tu abbia già notato che abbiamo avuto un ospite inatteso stanotte.

    Per l’appunto. Vorresti spiegarmi?

    Prima che la tua gelosia inizi a galoppare voglio dirti che per Thomas io posso e voglio essere solo un amico… o meglio, un fratello maggiore. Quindi non sarà certo l’amore della mia vita lo rassicurò.

    Oh bene. Visto che quel posto è già occupato e lui è soltanto poco più di un bambino...

    Provvisoriamente sì rise Julian indicando il compagno.

    Come provvisoriamente?

    Ho solo diciassette anni anch’io. Forse un domani troverò qualcuno con qui concludere la mia esistenza. Si avvicinò a una sedia e indossò la camicia chiara che era riposta sulla spalliera.

    E io? chiese Rey battendosi le mani sul petto.

    Tu? Boh, non so se avrai la pazienza di sopportarmi fino ad allora replicò il giovane, infilandosi un paio di pantaloni beige.

    Per lo meno riconosci che starti vicino è davvero un’impresa…

    É da quando mi conosci che mi senti dire che sono un ragazzino viziato, arrogante e dispotico osservò Julian, mentre si allacciava delle scarpe sportive di colore bianco.

    All’improvviso Rey lo sollevò di peso, prendendolo in braccio.

    Hei, che ti prende! Mettimi subito giù! protestò quello, dimenandosi.

    Sei anche la persona che ha dato ospitalità al figlio del suo peggior nemico e che non si è tirato indietro quando si è trattato di salvare la mia vita e quella di tutti coloro che erano rimasti imprigionati in quel carcere gli sussurrò.

    Lentamente appoggiò il viso sui suoi capelli. Una dolce fragranza, simile a quella della menta, gli riempì le narici. Si ricordò che la sera prima si era fatto una doccia e il profumo di quell’essenza era ancora intensa.

    Smettila di fare la parte del duro. Almeno con me, ogni tanto gli disse uscendo dalla stanza.

    Oltrepassarono il letto e notarono che ormai era vuoto. Thomas non c’era più.

    Ma dove è andato? chiese Rey.

    Forse ti ha sentito sbraitare e si sarà spaventato - rispose il nobile cingendogli le braccia al collo - ora pensi di farmi scendere o preferisci che ti morda?

    Oh no, adesso scendiamo a fare colazione!

    Lo sguardo del ragazzo divenne furente. Stai scherzando?! Avanti, fammi scendere! ordinò agitandosi.

    Imperterrito e sordo a quelle richieste, nonostante il tono della voce del lord aumentasse a ogni suo passo, il segretario oltrepassò la porta della stanza avviandosi lungo il corridoio.

    Se ora non ti fermi, mi metto a urlare per davvero!

    Non credo che lo farai. Altrimenti tutti accorrerebbero e ti vedrebbero tra le mie braccia.

    Stupido testardo! rispose con il viso visibilmente imbronciato. Ma perché ti ostini a…

    Perché, come tu hai detto poco fa, noi siamo insieme provvisoriamente, quindi devo assaporare ogni momento rispose iniziando a scendere lungo l’imponente scalinata.

    Smettila! - replicò corrucciandosi - Lo sai benissimo che scherzavo!

    L’uomo si arrestò sul pianerottolo della scala, guardò il suo giovane lord lasciandosi trasportare, come spesso gli accadeva, da quell’attrazione che sentiva crescere ogni volta che lo metteva alle strette. Perché mi stai guardando in quel modo?

    Quale modo? Rey sorrise dissoluto.

    Come se volessi…

    Baciarti?

    Esatto! ripose Julian, inarcando le lunghe sopracciglia.

    Mi hai scoperto. Non ho davvero più segreti per te disse accostando le labbra alle sue.

    Il primo flebile bacio della giornata… al quale però ne seguì un secondo e poi un terzo, che furono sempre più intensi e lunghi.

    Sempre più profondi.

    Le mani del ragazzo scivolarono lungo la testa del compagno spingendola contro la sua.

    Un forte colpo di tosse però li interruppe.

    Entrambi si voltarono, abbassando lo sguardo verso il fondo della scala e vedere davanti a loro la zia Abbigail in compagnia di un’altra donna.

    Il conte la riconobbe all’istante. Clarissa…

    Voi due iniziate sempre così le vostre giornate? domandò divertita il sovrintendente.

    Rey, ti senti bene? domandò Thomas, osservandolo perplesso.

    L’uomo si riprese, ricordandosi dove fosse e abbandonando quel piacevole e imbarazzante flashback che ancora una volta gli aveva invaso la mente.

    Sì. Stavo riflettendo…

    Davvero, su cosa?

    Stavo pensando che Julian è sparito da stamattina e non si è ancora fatto vivo. Tu sai dove aveva intenzione di recarsi? chiese ritornando verso il tavolo.

    Il ragazzo sollevò le spalle. Credo avesse delle commissioni da fare con sua zia.

    Ah… ribatté l’altro, senza nascondere la propria sorpresa. Allora prepariamoci a vederlo rientrare con un diavolo per capello. Normalmente quando supera i trenta minuti consecutivi con quella donna, vengono a galla tutti i suoi istinti peggiori soggiunse con tono rassegnato. Forse un buon tè lo rasserenerà, distogliendolo da strani intenti.

    Si avviò verso la porta ma Thomas si alzò velocemente, frapponendosi. Aspetta! Non abbiamo finito qui.

    Rey gli appoggiò la mano sulla spalla, tranquillizzandolo. Non credo che il mio aiuto ti necessiti oltre. Da quello che ho visto, te la stai cavando alla grande.

    Grazie ma… tentennò Thomas fissando l’orologio. Aveva garantito a tutti che sarebbe riuscito a trattenere Rey fino all’ora di cena e mancava ancora una buona mezz’ora.

    Cosa poteva inventarsi senza suscitare sospetti?

    Se Rey si fosse recato in cucina avrebbe visto i preparativi di Giles, doveva inventarsi qualcosa…

    C’è qualche motivo particolare per cui devo andarmene? disse quindi all’improvviso, senza avere ancora chiaro come trattenere il suo insegnante.

    Ecco, no, solamente pensavo che…

    Finalmente la porta della stanza si aprì, togliendo il tredicenne studente da quella situazione imbarazzante.

    Abbigail fece capolino dalla porta salutandoli affabilmente come sua abitudine.

    Rey! Meno male che sono riuscito a trovarti.

    Milady, avete già terminato le vostre commissioni?

    Oh sì! rispose quella entrando nella biblioteca.

    E il Signorino?

    Mi piacerebbe risponderti di averlo trasformato in un dolce e simpatico principe azzurro - sospirò lei, alzando gli occhi al soffitto - ma purtroppo ho riportato indietro il solito adorabile sfrontato.

    Almeno ci ha provato l’uomo sorrise sollevando le spalle. E ora dove si è rintanato?

    "Immagino sia nel suo studio. Doveva fare delle telefonate all’Edrinchilds. Ma ora basta parlare di mio nipote. Era te

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