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L'isola degli amori segreti
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L'isola degli amori segreti
E-book77 pagine1 ora

L'isola degli amori segreti

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Info su questo ebook

Elafonissos, l’isola più bella e selvaggia della Grecia: è la meta di Diego, che lascia per un po’ il suo bel condominio alla Garbatella, per andare a lavorare come fotografo di scena sul set di un film che si girerà proprio in quella perla del Mediterraneo. Diego è entusiasta, è l’occasione che aspettava. Quello che non si sarebbe invece mai atteso è un incontro capace di sconvolgergli la vita. Lei si chiama Zoe e la sua bellezza riluce come quella di una dea. Occhi neri, profondi, una massa di capelli scuri che ricadono su spalle flessuose. Diego ne è incantato. Ma le riprese di un film non durano in eterno, e dopo l’ultimo ciak lo attende un volo per Roma. Che ne sarà di lui e Zoe?
Livia Ottomani
È un collettivo di autori che si sono incontrati cinque anni fa a un corso di scrittura e poi, non potendo più fare a meno della reciproca compagnia, hanno deciso di scrivere un romanzo che li legasse per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita30 mag 2018
ISBN9788822722546
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    Anteprima del libro

    L'isola degli amori segreti - Livia Ottomani

    Indice

    Cover

    Collana

    Colophon

    Frontespizio

    L'isola degli amori segreti

    en

    1987

    Prima edizione ebook: giugno 2018

    © 2018 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-2254-6

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Corpotre, Roma

    Livia Ottomani

    L'isola degli amori segreti

    omino

    Newton Compton editori

    La zip si chiude con un leggero fruscio. Diego, fermo davanti al letto, fa un rapido inventario. Magliette, mutande, calzoni lunghi e corti, giacca a vento… Apre il marsupio e controlla. Biglietto aereo, carta d’identità, soldi. C’è tutto. Trascina il trolley davanti alla porta d’ingresso, poi va in cucina e riempie la ciotola di croccantini. Ma stavolta Commodilla non arriva al galoppo.

    Diego raggiunge il salotto, si inginocchia davanti al divano e accosta il viso al pavimento.

    «Dài Commodilla, esci. Non mi vuoi proprio salutare?».

    La gatta è raggomitolata in un angolo e il suo sguardo truce dice: «Fottiti!». Poi gira la testa come una regina offesa. Ha un rapporto conflittuale con le valigie: quando le vede in giro va in crisi.

    Pazienza, le passerà, si dice Diego rialzandosi. Sistema lo zaino sulle spalle, la borsa con il materiale fotografico a tracolla, porta il trolley sul pianerottolo e chiude la porta di casa.

    La discesa dal terzo piano senza ascensore lo fa sentire come uno sherpa di ritorno dalla scalata del K2, ma la fatica non smorza l’euforia.

    Finalmente è fuori, nel cortile del lotto v.

    «Diego! Dove te ne vai stavolta?».

    Preso in contropiede, Diego si blocca. Immerso nei suoi pensieri, non l’ha vista arrivare.

    «Ciao Anita! Sono in partenza per la Grecia! Che ne dici, vieni con me?»

    «Troppo tardi… me lo dovevi dire prima…».

    «Mannaggia… lo sai che ti porterei in capo al mondo!», esclama Diego facendole l’occhiolino. È vero. La porterebbe anche in capo al mondo. Lui e Anita, quasi coetanei, sono cresciuti insieme in quel lotto della Garbatella. Anita era sempre stata un maschiaccio rosso malpelo poi, quasi da un giorno all’altro, era diventata uno schianto di ragazza. E Diego ci aveva provato, ma invano. Lei lo considerava come un fratello maggiore.

    Anita scoppia in una risata. «Sempre il solito…».

    «Ma sono serissimo. Sei tu che fai finta di non accorgertene…».

    «Dài, parliamo seriamente. Di che si tratta stavolta?»

    «Mia cara… tu non ci crederai, ma ho avuto una vera botta di culo. È arrivato il mio momento… Finalmente farò il fotografo di scena in un film importante, una produzione internazionale. Forse è la volta buona che dico basta ai cinepanettoni! Hollywood sto arrivando…». Magari, pensa Diego, forse è un po’ eccessivo per una produzione italo-greca… internazionale è internazionale però!.

    «Accidenti! Ma sono proprio contenta! E quanto starai fuori?»

    «Non so bene, si vedrà».

    «E la casa? E il gatto?»

    «Tutto sistemato. Verrà ad abitare da me l’amico di un mio amico. È un tipo fidato. Per il gatto mi sono già messo d’accordo con tua madre proprio stamani. Le ho lasciato le chiavi e finché non arriva il tizio, provvederà lei a sfamare la belva». Poi, dando un’occhiata all’orologio: «Anita, devo proprio andare, altrimenti perdo il volo».

    I due si guardano negli occhi, si sorridono.

    «In bocca al lupo Diego!».

    «Crepi!».

    Anita, ferma in mezzo al cortile, lo osserva andare via. Sono nati e cresciuti nel lotto, lui, più grande di quattro anni, ora ne ha trentatré. Da ragazzina se ne era quasi innamorata, ma lui la trattava come la sorella minore. Poi, quando era cresciuta, Diego aveva cominciato a guardarla in un certo modo… insomma si era accorto di lei, ma ormai, per Anita, lui era solo un amico di cui andare fiera, con un che di indefinibile che incantava le ragazze. Un po’ robusto ma atletico, con un lato B che fa concorrenza a quello di Bruce Springsteen, i capelli castani mossi. E un sorriso disarmante che gli fa brillare le pagliuzze d’oro negli occhi.

    Mi mancherai, pensa Anita incamminandosi verso casa.

    In aeroporto fila tutto liscio. Il volo è particolarmente rapido, merito della chiacchierata con la vicina di posto, una bella signora di Roma, incallita viaggiatrice, con i capelli corti sale e pepe e un bel rossetto rosso fuoco. Dopo l’atterraggio, Diego ritira il bagaglio e Atene l’accoglie con la sua dolce temperatura di aprile. Ha preso una stanza in un albergo vicino alla fermata degli autobus che lo porteranno sul set, a Elafonissos, uno dei tanti paradisi della Grecia.

    Quando la mattina dopo sale sull’autobus, si ricorda di non aver fatto colazione, e a Sparta approfitta della sosta di mezz’ora per rimediare. Ha una fame da lupo e dopo lo yogurt con il miele, due baklava e un caffè doppio, ha tempo anche per un giretto. Sotto la piazzola di sosta si vedono le rovine della città; Diego prende la fotocamera per qualche scatto. La statua di Leonida brilla al sole e l’inquadratura dal basso la rende imponente. Un’ultima foto e risale sull’autobus, arriva al porto e prende il piccolo traghetto che lo porterà sull’isola.

    Che paradiso. Che luce!, pensa Diego mentre inspira una boccata di brezza salina proveniente dal mare. Non ha una grossa attrezzatura fotografica con sé, entra tutta in una borsa. Di solito usa un corpo macchina e tre obiettivi, ma questa volta ha voluto strafare, si è portato anche una 5D acquistata per l’occasione, nel caso la sua fidata Leica lo mollasse proprio sul più bello. Non c’è niente di più insidioso della salsedine e della finissima sabbia di un’isoletta greca per la sua attrezzatura. Una volta sbarcato, fa qualche foto al porto, al traghetto che

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