Dolore e rinascita (Con-vivere con le malattie autoimmuni)
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Recensioni su Dolore e rinascita (Con-vivere con le malattie autoimmuni)
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Anteprima del libro
Dolore e rinascita (Con-vivere con le malattie autoimmuni) - Antonella Bianchi
Ringraziamenti
Ringrazio il primo medico che mi fece capire che il dolore non è solo fisico e che mi ha accolto con comprensione e gentilezza.
Grazie a mio marito e a mia mamma che, nonostante tutto, mi sono sempre stati accanto e mi hanno supportata in tutte le mie iniziative.
Un sentito ringraziamento a chi mi ha fatto capire che una buona alimentazione è fondamentale per stare bene, dentro e fuori, e che mi ha accompagnato in questo meraviglioso percorso di scoperta che non finisce mai.
Prefazione
a cura di
Rosa Parrella
Non tutti i mali vengono per nuocere
È con profonda ammirazione che mi trovo a scrivere queste parole di introduzione per il libro intimo e coraggioso di Antonella Bianchi, Dolore e Rinascita.
Nel tempo, con una carriera che abbraccia anni di esperienza nel campo della salute e del benessere, Antonella ha dimostrato un impegno ineguagliabile nel fornire supporto e speranza a coloro che affrontano le sfide delle malattie autoimmuni, come me.
Da un punto di vista personale, ho avuto il privilegio di incontrare Antonella sia come collega che come professionista. In quest’ultimo contesto ho potuto apprezzare la sua dedizione e la sua saggezza in misura ancora più profonda, soprattutto nel condividere con me la sua storia e i suoi preziosi consigli.
Il dolore, alla fine, non è solo dolore fisico, per lei. La sofferenza fisica cela sempre un malessere intimo e profondo che deve essere affrontato per stare meglio.
Il coraggio e la forza con cui ha fronteggiato la sua personale battaglia con le malattie autoimmuni hanno ispirato non solo me, ma anche coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerla e lavorare con lei.
In questo libro sincero e commovente, Antonella condivide non solo la sua vicenda personale, ma anche una conoscenza scientifica e pratica delle dinamiche delle malattie autoimmuni. Attraverso la sua esperienza diretta e la sua formazione accademica, ha sviluppato un approccio olistico unico che si concentra non solo sulla gestione dei sintomi, ma anche sull’empowerment del paziente.
Dolore e Rinascita è molto più di una semplice autobiografia; è una guida preziosa per coloro che lottano con la complessità delle malattie autoimmuni. Con saggezza e calore, Antonella invita i lettori a comprendere le sfide di queste condizioni, spesso debilitanti, e offre consigli pratici che possono migliorare significativamente la qualità della vita di coloro che sono affetti da tali patologie e di cui tutti i suoi clienti possono beneficiare.
Questo libro è una testimonianza vivida dell’importanza di prendersi cura di sé stessi e di cercare il supporto di professionisti competenti. Con la sua narrazione coinvolgente e il suo approccio empatico, Antonella ci ricorda che la guarigione non è solo una questione fisica, ma richiede anche un impegno emotivo e spirituale profondo. Spero che i lettori di questo libro possano trovare ispirazione e conforto nelle parole di Antonella, e che possano intraprendere il loro viaggio verso il benessere con rinnovata speranza e determinazione.
Lasciatevi guidare da questa straordinaria voce nell’abisso della malattia e nell’ascesa della rinascita, e scoprirete la forza e la resilienza che risiede dentro ognuno di noi.
Sono grata, infine, ad Antonella per avermi reso parte integrante del processo di creazione di quest’opera in veste di tutor editoriale ma, soprattutto, di amica!
Milano, 31 ottobre 2023
Rosa Parrella, scrittrice, articolista e coach editoriale, è autrice di romanzi, blog e raccolte di racconti. Tiene corsi di scrittura creativa e autobiografica e conduce Cabaret Letterari.
Tu che sei nata dove
c’è sempre il sole
Sopra uno scoglio
che ci si può tuffare
E quel sole ce
l’hai dentro al cuore
Sole di primavera
Su quello scoglio in maggio
è nato un fiore
Fiore di maggio
(Fabio Concato)
Perché
Con le bellissime parole di Fiore di maggio voglio iniziare la mia storia. Mi chiamo Antonella, da sempre per tutti solo Anto
. Sono nata a Savona, in Liguria, cinquantuno anni fa, un giorno di maggio.
È vero, il sole ce l’ho dentro al cuore, così come il mio adorato mare. Un giorno, mio figlio Davide, con l’innocenza della sua età, mentre canticchiavo questa canzone, mi chiese: «Mamma, ma tu sei nata davvero su uno scoglio?»
Forse sì, non lo so. Magari in un’altra vita. Comunque, adoro la natura, così come gli animali e tutti gli esseri viventi che abitano, come me, questo pianeta. E adoro soprattutto i gatti, da sempre.
Leggenda narra che, sin da quando ero bambina, correvo dietro a tutti i baffuti che incontravo per strada, per portarmeli a casa. Naturalmente, come nella maggior parte delle famiglie, ciò non mi fu permesso per tanto tempo.
Succede…
Mia mamma, che però in qualche maniera assecondava i miei desideri di avere un cucciolo, quando avevo dieci anni, fece sì che una sua amica mi regalasse un gatto rosso senza che mio padre potesse opporsi.
I termini dell’adozione, però, erano chiari e severi: il gattino poteva entrare in casa solo per mangiare. Durante tutto il resto della giornata doveva rimanere in giardino. Per me era abbastanza. Finalmente avevo il mio compagno di avventure che, durante le mie assenze, bighellonava nelle campagne adiacenti.
Questo però, non andava bene a uno dei nostri vicini che, un giorno, gli sparò col fucile. Il gatto sopravvisse per poco perché lo aveva ferito alla testa e mio padre decise di accompagnarlo sul ponte dell’arcobaleno¹, accogliendo il suggerimento del veterinario che auspicò la soppressione dell’animale.
Il suo ricordo è ancora nel mio cuore. Ciò che resta più vivida, però, è la memoria di quello che successe dopo la morte del mio cucciolo.
I miei genitori non affrontarono il lutto con me. Mi sono resa conto, solo dopo essere diventata madre, che i miei non seppero accogliere il mio dolore. Forse non avevano le competenze per lenirlo. Accade, non è la fine del mondo, ma è così e solo in quel momento compresi che dovevo gestire da sola quel dolore originato dal trauma, come se non fosse successo niente.
A casa mia, come in tante famiglie del mondo, si gestivano in questa maniera le emozioni. Si ignoravano o si reprimevano. In qualche modo, però, i miei genitori cercarono di mitigare la mia disperazione regalandomi un altro gatto poco tempo dopo. Era l’ultimo di una cucciolata nata in una cascina lì vicino. Era talmente selvatico che, pur provando per un po’ di tempo, non riuscimmo a prenderlo, fino a quando dovemmo architettare una trappola.
Temevo che, data la sua indole, non si sarebbe mai abituato a vivere in casa. E invece diventò uno dei gatti più coccoloni e affettuosi che io abbia mai avuto.
Lo chiamai Titti e rimase con noi per ben quindici anni; poi, ahimè, anche lui volò sul ponte, spezzandomi il cuore.
Ma i miei genitori, comunque, mi avevano dato la possibilità di amare ed essere amata di nuovo da un animale. E anche così andava bene. Basta provarci a fare del bene alle persone.
Ed