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L'amante di Isabella
L'amante di Isabella
L'amante di Isabella
E-book136 pagine1 ora

L'amante di Isabella

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Info su questo ebook

Un gioviale adolescente inizia il suo lavoro presso la Natwest Bank, ad appena diciassette anni.
Lì conosce quelli che saranno i suoi colleghi di lavoro. Tra loro c'è Isabella, un'attraente impiegata che, fin dal primo momento, lo colpisce in modo davvero speciale.
Con il passare dei tempo, tra i due nasce una fortissima amicizia, che poi lascerà spazio a un vortice di sentimenti contraddittori dai quali sarà quasi impossibile scappare.
I due sono attesi da un cammino lungo e molto complicato, nel quale dovranno lottare contro sé stessi, mettendo a dura prova, giorno dopo giorno, i propri limiti e la propria resistenza emotiva.
Una storia d'amore piena di suspence ed emozioni, dal primo all'ultimo capitolo.
Ti innamoreresti di una persona sapendo che è già impegnata?
Potresti amarla lo stesso?

Nota dell'autore:
Tutti i personaggi raffigurati in quest'opera di narrativa hanno 18 anni o più.

LinguaItaliano
Data di uscita25 gen 2024
ISBN9798201646981
L'amante di Isabella
Autore

Franklin Díaz Lárez

Franklin Díaz es abogado, especialista en inmigración, en docencia universitaria y escritor.Ha escrito y publicado los siguientes textos:Novelas:* El Amante de Isabella* Mis Genes Malditos* Las Baladas del Cielo* El Último Prefecto* La Casa del Columpio* Ramny y la Savia de Amor* Crónica de un Suicidio* El Aroma del MastrantoLibros de Autoayuda:* Siempre Puedo Continuar* De Esclavo a Empresario* El método PHILLIPS para dejar de fumar* RELAX al Alcance de Todos* Somos ResilientesTextos Didácticos:* La Gestión Inmobiliaria - Teoría y Práctica del Mundo de los Negocios Inmobiliarios* El Gestor Inmobiliario (Fundamentos Teóricos)* El Gestor Inmobiliario (Contratos y Formularios)* Quiero Publicar mi Libro.* Autopublicación en Papel (Createspace - Lulú - Bubok)* Guía Práctica del Camarero* El Vendedor de IdeasRelatos:* Susurros de AmorBlog:http://diazfranklin.wordpress.com

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    Anteprima del libro

    L'amante di Isabella - Franklin Díaz Lárez

    INTRAPPOLATO

    Se il grido del padre Dylan si sentì così forte quel pomeriggio, fu perché le porte della chiesa erano chiuse. Il suono tentò di uscire, ma non poté passare da nessuna parte.

    -Ma cosa fate, decerebrati?- ruggì come un leone.

    Proprio in quel momento, io stavo per infilare l’ostia nella bocca spalancata di mio fratello Bernie. Avevo già pronunciato le parole sacramentali Il corpo di Cristo, e lui aveva risposto con la sua Amen.

    E non era un’ostia piccola, di quelle che si danno normalmente per la comunione, ma di quelle grandi, che prendeva il parroco per la messa. Nella mano sinistra avevo il calice splendente con il vino dentro, e per completare l’opera portavo una di quelle sottane che usano i vescovi nelle messe più importanti, oltre al copricapo.

    Bernie, invece, si era avvolto il vestito da sagrestano sulla testa come un turbante, facendo finta di essere una delle tante vecchiette che andavano ogni giorno a messa. Uno spettacolo incredibile.

    Quando sentimmo il grido rimanemmo paralizzati, tesi come due pietre.

    -Gliel’avevo detto, padre- disse il sagrestano accanto –Quei due sono incorreggibili.

    Così terminò la nostra prima esperienza nel mondo del lavoro, se si può considerare un lavoro quello del chierichetto. Per noi fu più un passatempo e un divertimento. Ci mettevamo i vestiti del sacerdote e del sagrestano quando la chiesa era chiusa, rubavamo le ostie per mangiarle di nascosto, prendevamo in prestito monete delle offerte per andare a prendere gelati e dolcetti... Insomma, cose da bambini. Non avevamo ancora neanche compiuto gli undici anni: Bernie ne aveva dieci, io otto.

    Dal modo in cui il sacerdote ci mandò via, probabilmente a lui non erano sembrate semplicemente cose da bambini.

    Mentre fuggivamo spaventati, lasciando cadere le ostie, il calice con il vino e gli abiti, lo sentimmo urlare:

    -Ecco, bravi, andatevene e non tornate più! Blasfemi incorreggibili!

    Non l’avevamo mai visto così arrabbiato. Forse fu per questo che non volemmo più tornare in chiesa. Il nostro entusiasmo per la religione fuggì come noi quel giorno.

    Molti anni dopo, in un pomeriggio in cui la chiesa era deserta e in assoluto silenzio, una figura con forma umana arrivò trascinandosi dietro a fatica quella carcassa che gli faceva da corpo. La sua espressione rammaricata mostrava una gran sofferenza. Cercava un posto tranquillo in cui liberarsi del proprio spirito, e con esso dei continui dolori che le tormentavano l’anima. Quella figura ero io.

    In passato, durante la preadolescenza, avevo avuto una seconda esperienza di lavoro. Feci il facchino in un lussuoso hotel della mia città. Accompagnavo i clienti nelle camere, gli portavo le valigie e aspettavo le mance. Smisi quando lo zio Bryan rimase vedovo. Mia madre pensò che, invece di continuare a lavorare, avrei fatto meglio a trasferirmi a Londra con lui per fargli compagnia. Era rimasto solo, dato che né lui e né sua moglie avevano mai voluto figli. Mi toccò fare per un po’ il figlio in prestito.

    Lo zio Bryan mi trattò come il figlio che non aveva mai avuto. Mi iscrisse a un corso di impiegato bancario presso la London Banking Academy. Terminai i tre anni di studio superando tutte le materie. Mi diedero un certificato in cui si diceva che avevo completato con successo il corso. Avevo appena compiuto diciassette anni.

    Mia madre mi chiese di tornare a Birmingham con lei e i miei due fratelli. Erano quasi quattro anni che vivevamo lontani, troppo tempo. Lo zio Bryan si era ormai ripreso dalla sua depressione. Poi venni a sapere che, quando me ne andai, pianse quanto aveva pianto per la perdita di sua moglie.

    Mia madre non voleva che continuassi a vivere lontano da lei e dai miei fratelli. Consigliò allo zio di comprarsi un cagnolino o un gattino, o di cercare qualche altro intrattenimento, per non stare sempre solo e triste. Lui lo fece: andò al canile municipale e adottò un bassotto, che chiamò Simba.

    Tornai a Birmingham diversi mesi prima di compiere i diciotto anni, e iniziai a cercare lavoro. Per giorni girai quasi tutte le banche della città, per consegnare il mio curriculum vitae. Mi dicevano tutti la stessa cosa: Grazie, ti faremo sapere.

    Poi successe una cosa molto curiosa: trovai lavoro proprio il giorno in cui non ero andato a cercarlo. La colpa fu di mio fratello Bernie.

    -Hai consegnato il curriculum anche in questa banca?- mi domandò mentre passavamo davanti alla Natwest Bank.

    -No- risposi –È una di quelle che mi mancano.

    -Entriamo a chiedere- disse senza pensarci su.

    La sua singolare proposta mi sorprese.

    -Sei pazzo?- esclamai –Non ho il curriculum con me. E non sono neanche ben vestito. Sembriamo due straccioni.

    -Avanti, andiamo!- insistette deciso –Non abbiamo niente da perdere a chiedere.

    Prima che potessi rispondere qualsiasi cosa, entrò nella Natwest Bank. Lo seguii.

    Eravamo davvero vestiti come due vagabondi: ciabatte di gomma, magliette a maniche corte e pantaloni fino al ginocchio. E poi stavamo sudando come due cammelli. Era pieno agosto, ed era quasi mezzogiorno. Era insolitamente caldissimo, e non era proprio piacevole. Le temperature si aggiravano sui trenta gradi centigradi.

    Appena ci avvicinammo al bancone, un impiegato sulla quarantina e oltre, elegante e vestito in maniera impeccabile con giacca e cravatta, ci chiese in cosa potesse esserci utile.

    -Vorremmo parlare con il direttore- disse Bernie in modo disinvolto.

    Non pensava mai prima di parlare, era sempre stato così: diceva la prima cosa che gli veniva in mente.

    -Sono io- rispose l’uomo in tono freddo e aspro –Cosa volevate?

    -Stiamo cercando lavoro- rispose immediatamente Bernie –Bè, non tutti e due, solo lui.

    E mi indicò con lo sguardo.

    Il direttore aggrottò leggermente la fronte, un po’ stranito. Poi si piegò leggermente in avanti sul bancone per guardarmi per intero.

    -Ma tu...- disse titubante –Non sembri alla ricerca di un lavoro. Almeno non in una banca.

    -No...- mi affrettai a dire arrossendo –Mi perdoni, signor direttore. In realtà oggi non stavo andando a cercare lavoro. Passavamo da queste parti, e mi sono chiesto se non aveste bisogno di personale. Ho appena terminato una formazione come apprendista alla London Banking Academy.

    -Mmmh- mormorò il direttore –Una grande accademia. Hai il curriculum con te?

    -No- risposi desolato –Mi spiace.

    -E hai già fatto gli stage?- mi domandò.

    Improvvisamente vidi passare davanti a noi un’impiegata della banca, che camminava come una modella sulla passerella.

    -Quali stage?- domandai spiazzato, contemplando attonito quello spettacolo.

    -Quelli del corso che hai detto di aver fatto- rispose il direttore, risvegliandomi da quello stordimento.

    -Ah... Sì... Certo- balbettai, girandomi nuovamente verso di lui –Li ho fatti lì, a Londra.

    -In che banca?

    -Alla Lloyds Bank.

    -Mmmh...- mormorò –Ottimo. Senza dubbio una grande banca. E perché non sei rimasto a Londra a lavorare da loro?

    -Non avevano bisogno di personale quando ho terminato il corso. Mi hanno detto che mi avrebbero chiamato quando avrebbero avuto bisogno, ma non potevo aspettare. Sono dovuto tornare a Birmingham perché qui ho la mia famiglia.

    -Capisco- rispose –Immagino che avrai i certificati degli stage alla Lloyds Bank, e del corso.

    -Sì, li ho tutti. Se vuole gliene porto una copia domani, insieme al mio curriculum, così può dargli un’occhiata.

    -Va bene...- disse non del tutto convinto –Stavamo facendo proprio ora una selezione per un posto di lavoro nel reparto di contabilità. Avevamo già finito di ricevere tutti i curriculum, ma va bene, porta pure il tuo domani. Lo manderemo alla direzione del personale, e loro decideranno. Provare non costa nulla.

    -Molte grazie, signor...

    -Davies- disse completando la mia frase –Jeffrey

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