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L hotel delle meraviglie: Harmony Collezione
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E-book154 pagine2 ore

L hotel delle meraviglie: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Questa sì, che è una grande idea!

Kendra Westmore è sicura che anche il suo adorato nonno, che gliel’aveva lasciata in eredità, sarebbe d’accordo: la loro villa di famiglia sarebbe potuta diventare l’hotel più moderno e panoramico della regione di Lakeview.

Qualcuno, però, sta cercando di...
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967560
L hotel delle meraviglie: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    L hotel delle meraviglie - Grace Green

    successivo.

    1

    «Non voglio che tu mi accompagni in classe, mamma. Compirò otto anni, il mese prossimo; non sono più una poppante!» insistette Megan Westmore, con un'espressione determinata nei begli occhi scuri.

    «Ma non sei mai stata alla scuola elementare di Lakeview, e le lezioni sono incominciate già da quattro giorni.»

    «Mamma, ti dico che so cavarmela da sola. Ne ho parlato con la mia maestra privata, venerdì scorso, e so perfettamente dove andare» dichiarò la bambina, mentre scendeva dall'auto.

    Kendra Westmore la guardò sorpresa, come se non riuscisse ancora a capacitarsi che quella fosse davvero sua figlia. La loro somiglianza fisica era notevole, e questo lasciava adito a pochi dubbi. Entrambe avevano capelli lunghi e chiarissimi, occhi castani, una costituzione fine e minuta. Ma per quanto riguardava i loro caratteri, erano agli antipodi. Megan era sicura di sé e non aveva paura di nulla, mentre Kendra...

    «Ciao, mamma. Ci vediamo alle tre e mezzo» la salutò la figlia, mentre si assestava lo zainetto sulle spalle e si allontanava senza voltarsi indietro.

    Kendra sospirò. Sapeva di essere un po' troppo protettiva nei riguardi della figlia, ma non riusciva a correggere quell'atteggiamento. Megan era tutto quello che aveva al mondo, e sarebbe morta se le fosse accaduto qualcosa.

    Il suono della campanella la fece sobbalzare.

    Esitando, mise in moto la vettura. Ma proprio nel momento in cui si immetteva nel traffico, un furgone rosso le tagliò la strada e accostò al marciapiede. Kendra frenò di colpo ed evitò l'urto soltanto per pochi centimetri. Sforzandosi di rimanere calma, attese che l'altro automobilista facesse scendere il suo passeggero.

    Una bambina, che poteva avere all'incirca l'età di Megan, ma più robusta e con una folta capigliatura nera, scese dal furgone. Si allontanò di corsa dicendo: «Ciao, papà! Grazie per il passaggio! Ci vediamo più tardi!».

    L'uomo suonò il clacson per salutarla, poi rimise in moto. Ma si fermò all'improvviso, con grande stridore di freni.

    Kendra fu di nuovo costretta a frenare di colpo. Cominciava a innervosirsi quando vide che l'automobilista era sceso dalla sua vettura.

    «Ehi, Jodi! Oggi non è la giornata dell'hot dog?» gridò l'uomo.

    «È vero!» rispose la bambina, mettendosi a correre verso di lui.

    L'uomo si avvicinò al cancello, prese il portafogli dalla tasca e diede in fretta una banconota alla bambina. Nel frattempo Kendra tamburellava nervosamente con le dita sul volante. Poi la piccola si allontanò di corsa e in un attimo raggiunse i suoi compagni. A quel punto il padre si avviò lentamente verso il furgone.

    Kendra lo fissò con malcelata impazienza.

    Era alto, e aveva capelli neri e ondulati. Era abbronzatissimo e, a suo modo, molto attraente. Aveva un fisico muscoloso, modellato dai jeans attillati e dalla maglietta scura.

    L'uomo si girò verso Kendra, e i loro sguardi si incontrarono. Lui sorrise, un sorriso aperto e cordiale. Mentre rimetteva il portafogli in tasca, disse: «Bambini! Lei deve...». Ma si interruppe di colpo, sgranò gli occhi e rimase immobile. L'aveva riconosciuta esattamente nello stesso istante in cui lei aveva riconosciuto lui.

    Kendra deglutì nervosamente e lo fissò in viso. L'aria fra di loro parve diventare elettrica, come era sempre accaduto ogni volta che lei lo aveva guardato, in passato. Era una sensazione strana, qualcosa che le era accaduto soltanto con lui.

    Allora, però, lui non era un uomo. Era un ragazzo, un ribelle sempre pronto a cacciarsi in qualche guaio.

    Quello non fa per te, signorina!

    Kendra lo aveva capito benissimo, anche prima che suo nonno esprimesse la propria opinione. Sapeva bene che fra loro c'erano troppe differenze.

    Adesso si chiedeva che cosa stesse pensando lui. Forse le stesse cose che pensava lei. Del resto lei non aveva mai fatto mistero del disprezzo che provava per quel bullo di paese.

    Il sorriso dell'uomo non era più strafottente o amichevole... era diventato sarcastico.

    Sì, lui ricordava perfettamente...

    «Guarda un po' chi c'è! Quella snob della Westmore! Sei venuta a prenderti la tua eredità, vedo» la salutò, mentre si avvicinava all'auto con il passo dinoccolato che lo caratterizzava fin da ragazzo.

    «Ecco quel buono a nulla del giovane Spencer!» commentò lei, di rimando. «Ti spiacerebbe togliere quel rottame dalla strada? Avrei una certa fretta.»

    Erano soltanto le nove del mattino, ma faceva già molto caldo. Kendra sentiva il sudore colarle sul petto, sotto la camicetta gialla scollata.

    «Sei venuta per vendere le vecchie proprietà di famiglia e poi ripartire? Ho sentito che ti sei sposata. Anche tuo marito si trova qui, a Lakeview?» chiese lui, rivolgendo lo sguardo alle mani di Kendra.

    Lei stringeva il volante, e sull'anulare sinistro era ben visibile una fede nuziale. Per un attimo si sentì in imbarazzo e pensò che avrebbe comprato anche un anello di fidanzamento, tanto per rendere più credibile tutta la storia. Tuttavia non era a quell'uomo che doveva dare spiegazioni.

    «Insomma, ti vuoi spostare? Come ti ho già detto, ho molto da fare...»

    «Perché tanta fretta? Non vuoi prendere un caffè insieme a me, in ricordo dei vecchi...»

    Non poté finire la frase perché lei aveva innestato la retromarcia e dopo una rapida occhiata allo specchietto aveva messo in moto all'improvviso. Lui balzò di lato con un'esclamazione di sorpresa, e Kendra si allontanò soddisfatta.

    Attivò la freccia e svoltò nella strada principale. Si allontanò il più in fretta possibile, per quanto il limite di velocità le consentiva, senza guardare lo specchietto retrovisore per controllare se lui la stesse seguendo.

    Ma mentre si dirigeva a casa lungo la strada principale che costeggiava il lago, il ricordo di quell'incontro fortuito rimase nella sua mente come una sensazione sgradevole.

    Erano passati più di otto anni da quando era partita da Lakeview, nell'interno della Columbia Britannica, e in tutto quel tempo non aveva mai pensato nemmeno una volta a Brodie Spencer. Non ne avrebbe avuto alcun motivo, del resto. Lui non aveva mai significato nulla nella sua vita. Il padre di lui, Danny, era stato il giardiniere della famiglia Westmore, e in estate Brodie lo aiutava con il lavoro. Per questo Kendra lo aveva conosciuto.

    Lui era di due anni più grande, perciò anche a scuola i loro rapporti erano stati molto limitati, e Kendra non se ne era mai dispiaciuta. Ora voleva che le cose rimanessero esattamente come erano sempre state, fra di loro.

    La Compagnia di costruzioni Lakeview era in piena espansione. I suoi uffici, che comprendevano anche magazzini per il legname e per il materiale edilizio, occupavano diversi acri alla periferia orientale di Lakeview.

    Brodie si recò direttamente là dalla scuola.

    Dopo avere parcheggiato il furgone nel cortile sterrato, salì i gradini di legno dell'entrata posteriore degli uffici.

    Mentre percorreva il corridoio udì delle voci che provenivano dalla stanza in fondo. Riconobbe subito il tono caldo di Mitzi. Aprì la porta mentre Pete le stava dicendo: «... ha firmato ieri il contratto. È un lavoro importante, Mitzi».

    «Lo affiderò a Sam Fleet.»

    «Sì, Sam se la può sbrigare bene. Oh, ciao, capo» lo accolse Pete, il contabile della compagnia, non appena vide Brodie sulla soglia.

    I capelli gonfi e voluminosi di Mitzi si mossero quando lei si alzò in piedi. Si sistemò la gonna corta di un vestito di maglia bianca con grandi cuori ricamati color fucsia e annunciò: «Vado a prepararti il caffè, capo».

    «Preferisco un tè freddo, Mitzi, grazie.»

    Mentre la segretaria attraversava l'ufficio in equilibrio sui tacchi altissimi, Brodie si diresse verso la scrivania e prese un fascio di carte.

    «Ho sentito che stavate parlando di un grosso lavoro, Pete.»

    «Infatti. Si tratta della proprietà Westmore, Villa Rosemount. È una splendida tenuta sulla riva occidentale del lago, sulla collina. C'è un panorama fantastico.»

    «Lo so» dichiarò Brodie, asciutto. Pete era arrivato soltanto da sei mesi, per questo non conosceva ancora molto bene i paraggi, così lui gli spiegò: «Il proprietario è morto di recente. Si chiamava Edward Westmore. Si è arricchito giocando in borsa. Suo figlio Kenneth e la nuora Sandra sono morti una ventina di anni fa. La loro unica figlia, la nipote del vecchio Westmore, ha ereditato tutto. E così, è stata lei a firmare l'incarico, vero?».

    «Ha messo nero su bianco, sulla linea tratteggiata. Vuole che le ristrutturiamo la cucina.»

    «Vuole trasferirsi a Rosemount, oppure ha intenzione di vendere?»

    «Vuole tenerla per sé. Ha chiesto installazioni professionali nella cucina perché vuole trasformare la villa in una pensione. Vuole anche demolire lo scalone principale e sostituirlo con qualcosa di più leggero e meno ingombrante, come una scala a chiocciola.»

    «Davvero vuole demolire lo scalone di mogano? Dev'essere impazzita! Si tratta di una vera opera d'arte! Se penso a quegli intarsi...!»

    «Sì, sono d'accordo con te. Ho provato a dissuaderla, e mi ha subito zittito. È cortese e gentile, ma appena ho espresso la mia opinione...!»

    Brodie scosse la testa. «Ho sentito che Mitzi vuole affidare l'incarico a Sam...»

    Mitzi rientrò nella stanza e porse al capo il bicchiere di tè freddo. «Sì, proprio così. Oh, prima che me ne dimentichi, capo... Ha telefonato Hayley. Ha detto di comprare un paio di litri di latte, tornando a casa. Lei non ha tempo di andare a fare la spesa.»

    «Latte. Va bene.»

    «Ha detto anche che dev'essere latte scremato.»

    Brodie sorrise. «Le donne mi comandano a bacchetta! Ma a casa mia i pantaloni li porto io, eh?»

    Bevve qualche sorso di tè, poi appoggiò il bicchiere sul tavolo di Pete. «Allora, Mitzi, a proposito di quel lavoro per i Westmore... Ne hai già parlato a Sam?»

    «Non ancora.»

    «Allora non dirgli niente. Me ne occuperò io stesso» annunciò Brodie, mentre si avvicinava alla finestra e guardava fuori. Anche se era ancora presto, tutti erano in piena attività. Alcuni clienti camminavano lungo le cataste ordinate di legname, e gli scaricatori stavano sistemando le merci. I camion andavano e venivano, mentre delle donne gironzolavano nel reparto giardinaggio, cercando le occasioni di fine stagione.

    «Be', buona fortuna. Avrai una bella gatta da pelare, a discutere con la signora Westmore» commentò Pete.

    «Non è la signora Westmore. Era una Westmore, adesso non so quale sia il suo cognome da sposata.»

    «Basta guardare la firma sul contratto» osservò Mitzi, prendendo le carte che Brodie aveva in mano e sfogliandole fino a quando non trovò il foglio che stava cercando.

    «C'è scritto Kendra Westmore! Be', si vede che ha voluto mantenere il suo cognome da ragazza. C'è chi sceglie di non cambiare cognome. Per conto mio, non lo capisco. Se ami davvero un uomo, dovresti volere prendere il suo cognome, e vorresti che anche i tuoi figli si chiamassero come lui, non vi pare? Be', i pettegolezzi, in paese, dicono che la Westmore e suo nonno

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