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E-book330 pagine3 ore

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Info su questo ebook

La vita di Rhys Cole ha sempre ruotato attorno all’hockey. Era cresciuto sapendo che un giorno avrebbe giocato nella National Hockey League, ma quando il suo sogno non si realizza, sceglie la soluzione più ovvia: diventare un cronista di hockey per una rete sportiva locale. Quando scopre che la sua ragazza lo tradisce con uno sconosciuto nel suo letto, si dirige al bar in fondo alla strada per sfogarsi un po’.

Dopo aver ottenuto un grande successo nel campo del giornalismo occupandosi di servizi in condizioni metereologiche estreme e aver lavorato duramente, Ashtyn Valor è diventata la conduttrice del notiziario notturno. Poiché ha raggiunto i suoi obiettivi professionali, Ashtyn è pronta a fare il passo successivo con il suo ragazzo, ma quando lui la lascia all’improvviso, Ashtyn decide di stordire il dolore andando a bere nel bar più vicino.

Rhys e Ashtyn si aspettavano una serata a base di alcolici per dimenticare quella dolorosa notte di ottobre. Quello che non si aspettavano era di incontrare qualcuno che potesse proteggerli dall’oscurità dei loro cuori infranti.

O che le loro storie potessero intrecciarsi pericolosamente…

Quando l’ossessione diventa troppo rischiosa, Ashtyn si rifugia tra le braccia di Rhys. Ma sono davvero al sicuro?

Il gioco dell’amore non smette mai di sconvolgere le vite delle persone.

E il loro gioco è appena iniziato.

LinguaItaliano
Data di uscita11 gen 2020
ISBN9781547528462
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    Anteprima del libro

    Usami - Kimberly Knight

    DEDICA

    A Jeremy Roenick: Se per caso dovessi mai leggere questo libro, spero non rimanga deluso dal tuo personaggio. Sei uno dei migliori per me e ricordo ancora il tuo cinquecentesimo punto quando giocavi con una delle più grandi squadre di hockey. Grazie.

    PROLOGO

    Rhys

    Quattordici anni

    Il liceo fa schifo.

    In realtà, essere una matricola è un vero incubo. I miei genitori mi dicevano sempre che il liceo sarebbe stato il periodo più bello della mia vita, ma non sapevo quando sarebbe successo perché, al momento, lo odiavo.

    Ero davanti al mio armadietto per prendere i libri della quinta ora quando lo vidi. Attraversò la porta in fondo al corridoio, e non era solo. Non lo era mai. Non capivo perché tutti volessero essere suoi amici. Forse perché avevano paura di lui.

    Per me era così.

    Quell’idiota andava all’ultimo anno e non faceva altro che terrorizzare le matricole. Giocavamo entrambi nella squadra di hockey della scuola, e durante gli allenamenti riusciva sempre a farla franca quando mi sbatteva contro gli armadietti. Raccontava sempre stronzate e si prendeva gioco di tutti. Non importava chi fossimo o se avessimo mai fatto qualcosa per offenderlo. Trovava piacere nel comportarsi da stronzo con tutti, e a quanto pare ero io a pagarne le maggiori conseguenze, soprattutto dopo che durante l’ultima partita il coach aveva nominato me titolare e non lui.

    Ero stanco di essere maltrattato, spinto e deriso. Per questo motivo, ogni giorno dopo gli allenamenti cominciai a usare i pesi che mio padre teneva in garage nella speranza di diventare muscoloso e prenderlo a calci nel sedere. Volevo soltanto che mi lasciasse in pace così avrei potuto divertirmi con i miei amici. Comportarmi da normale liceale. Non mi andava di correre in preda alla paura perché un idiota credeva che trattarmi come un sacco da box fosse un’attività extrascolastica.

    Tuttavia, mancavano ancora parecchi mesi al suo diploma.

    Misi i libri che mi sarebbero serviti per il resto della giornata e per i compiti a casa nello zaino, sperando di fuggire prima che lui mi vedesse. Proprio quando stavo per attraversare la porta dall’altro lato del corridoio, lo sentii.

    «Ehi, finocchio!»

    Non mi fermai.

    «Cole!» urlò alle mie spalle. «Aww, il marmocchio sta tornando a casa dalla mammina.»

    Il gruppo di ragazzi al suo seguito cominciò a ridere di me, ma non mi voltai né smisi di camminare. Forse se pensava che non lo avessi sentito mi avrebbe lasciato in pace.

    Percepii i suoi passi sprofondare nella neve e, prima che me ne rendessi conto, il mio zaino finì per terra. Mi voltai per raccoglierlo, cercando di non guardarlo, ma la rabbia prevalse su di me. Lo fissai. In quel momento, mi sarei finalmente ribellato a quel coglione. Non mi importava se lui e i suoi amici mi avrebbero picchiato. Ero stanco, ma prima che potessi aprire bocca, mi fermai.

    Aveva in mano un coltello.

    Abbassai lo sguardo sul mio zaino e vidi che le cinghie erano state tagliate. Per questo è scivolato dalle mie spalle. Quando provai ad alzarmi, mi spinse facendomi finire per terra e la neve cominciò a bagnare i miei jeans.

    Scalciò della neve contro il mio viso prima di parlare. «Credi di essere un grande giocatore di hockey che può venire nella mia scuola e prendere il mio posto, finocchio? Non vali un cazzo. Spera di non incontrarmi fuori dal campus perché, se dovesse accadere, non riuscirai nemmeno a camminare dopo che ti avrò preso a calci. Guardati le spalle. Tornerò titolare in un modo o in un altro.» Mi lanciò altra neve e poi andò via seguito dai suoi scagnozzi.

    Continuarono a ridere quando rientrarono. Non vedevo l’ora di tornare a casa e sollevare il doppio dei pesi per diventare più grosso nel minor tempo possibile. Un giorno si sarebbe pentito di avermi preso di mira.

    Quel giorno in cui finalmente lo avrei preso a calci in culo.

    CAPITOLO UNO

    Ashtyn

    Oggi

    ––––––––

    «Qui Ashtyn Valor. Grazie per avermi seguito. Buona notte, Chicago.»

    Feci un lieve cenno con il capo quando sorrisi, disegnando un piccolo cuore su un foglio in attesa del segnale che mi confermasse che non fossimo più in onda.

    «E abbiamo finito.» La gente cominciò a muoversi alla fine della trasmissione.

    Il mio studio era diverso dalle solite stazioni televisive locali. Di solito, le redazioni usavano lo stesso presentatore per il notiziario delle cinque, delle sei e delle dieci, ma noi andavamo in onda solo alle cinque e di notte, e ogni fascia oraria aveva un conduttore diverso.

    Dopo la laurea specialistica in giornalismo, mi ero data da fare fino a diventare la conduttrice del notiziario notturno. Sarebbe stato grandioso condurre entrambi i notiziari, ma negli ultimi due anni mi ero concentrata sull’ultima fascia oraria, concedendomi il tempo di occuparmi della casa prima di arrivare in studio alle quattro di pomeriggio. Inoltre, funzionava perfettamente con gli orari del mio ragazzo. Corey era un controllore del traffico aereo all’O’Hare e lavorava di notte, anche se i suoi turni variavano mentre io ero occupata dal lunedì al venerdì. Comunque, per noi andava bene così perché eravamo in grado di far funzionare la nostra storia.

    «Ci vediamo domani,» dissi a Mitch, il mio co-presentatore, quando mi tolsi il microfono.

    «Buona notte,» rispose, non appena mi alzai.

    «I tuoi fiori settimanali sono arrivati.» Abby, l’amica più cara che avevo in redazione, sogghignò quando mi avvicinai. Fisicamente eravamo molto diverse, ma i nostri caratteri erano davvero simili. Io ero bionda, mentre lei era bruna. Io avevo gli occhi verdi, lei li aveva castani. Inoltre, avevo dieci centimetri più di lei.

    «Se solo fossero un regalo del mio vero ragazzo,» mormorai, continuando a camminare verso la mia scrivania. Era da almeno un anno che ricevevo dei fiori da un ammiratore segreto. Li adoravo perché rallegravano il mio ufficio, ma avrei preferito fosse il ragazzo che frequentavo da più di dieci mesi a inviarmeli.

    Scorsi subito le rose rosse non appena mi avvicinai alla scrivania. Ogni volta erano accompagnate da un biglietto. Nel primo il mio ammiratore segreto aveva scritto:

    Cara signorina Valor,

    Questa sera era stupenda.

    -AS

    Poi erano cambiati:

    Cara Ashtyn,

    Sei la donna più bella del mondo.

    -AS

    E quello della scorsa settimana era al limite dell’inquietante:

    Cara Ashtyn,

    Sei tu ciò a cui penso quando qualcuno mi chiede che cosa occupa i miei pensieri.

    -AS

    Presi il bigliettino del mazzo di quella sera.

    Cara Ashtyn,

    Mi pensi quanto io penso a te?

    - AS

    Immaginavo che AS stesse per ammiratore segreto. Aveva senso. Presi il biglietto, lo gettai e afferrai la borsa per tornare a casa.

    Heart.png

    Quel giorno Corey avrebbe finalmente incontrato la mia migliore amica, Jaime.

    Ci conoscevamo dal liceo e, date le nostre vite frenetiche, non avevamo avuto molte occasioni di vederci da quando uscivo con Corey. Era difficile vedersi perché lavoravo la sera e trascorrevo i fine settimana con il mio ragazzo quando era libero, ma questa sera saremmo finalmente usciti in un doppio appuntamento.

    Cominciava a fare un po’ fresco la sera, così indossai un paio di jeans, una camicia nera e rosa a fiori con le spalle scoperte e scarpe con il tacco. Avevo raccolto i capelli biondi in una coda alta e indossato degli orecchini pendenti d’argento abbinati a una collana.

    Misi piede fuori dalla mia stanza, pronta a uscire, e notai Corey seduto sul mio divano che guardava la televisione. «Pronto?»

    Sospirò e prese il telecomando per spegnere la televisione. «Immagino di sì.»

    Mi fermai prima di raggiungere la porta. «Non ti va di uscire?»

    «Non capisco perché dobbiamo cenare con i tuoi amici.»

    Indietreggiai e fissai i suoi occhi nocciola. «Che vuoi dire?»

    «Mi basta stare con te.»

    «Non vedo la mia amica da mesi.»

    «Per questo ho accettato di uscire questa sera.» Si allisciò i capelli biondi e afferrò la sua giacca nera.

    «Che cosa c’è che non va nei miei amici?» Ogni volta che suggerivo di fare qualcosa con loro, lui era sempre impegnato a lavoro.

    «Niente. Solo non capisco perché vuoi frequentarli.»

    «Stai scherzando, giusto?»

    «Perché dovrei?» Aprì la porta. «Preferirei restare a casa a guardare la partita.»

    Durante il campionato di baseball, era difficile scrollare Corey da davanti alla televisione perché i Cubs non erano così male negli ultimi tempi. Pensavo che questa storia sarebbe finita una volta terminata la stagione, ma poi era cominciato l’hockey. Era diventata la sua nuova ossessione. Certo, vivevamo a Chicago ed era uno sport molto seguito in città, ma lui non perdeva nemmeno una partita.

    Non avevo alcun problema con gli sport. In effetti, dovevo conoscere le basi con il lavoro che facevo. La cosa che mi infastidiva era che per Corey fosse la sua priorità quando avrei dovuto esserlo io. Aspettavo sempre con ansia il sabato, giorno della partita dei Cubs, perché mi portava fuori a cena e adesso stava facendo lo stronzo perché non gli andava di uscire con i miei amici.

    «Va bene. Lascia stare.» Mi voltai e mi incamminai verso la mia camera per cambiarmi, ma lui mi fermò qualche secondo dopo.

    «No, aspetta. Mi dispiace. Verrò, ma hai intenzione di indossare quello?»

    Che diavolo? Mi girai lentamente verso di lui. «Sì.»

    «Non credi di essere un po’ troppo nuda?»

    Aggrottai la fronte. «Indosso dei jeans.»

    «Intendo le spalle.»

    «Mi prendi in giro?»

    «Non mi va che la gente fissi ciò che è mio.»

    Risi per niente divertita. «Sono solo spalle!»

    Il viso di Corey cominciò a diventare paonazzo, e poi prese un respiro profondo. «D’accordo, ma prendi una giacca.»

    «Come ti pare,» sibilai quando afferrai la giacca di pelle. Avevo già programmato di indossarla perché fuori l’aria era un po’ frizzante.

    Non parlammo durante il tragitto in auto verso il ristorante. Non avevo mai sentito che qualcuno non fosse interessato a conoscere gli amici del proprio partner. Forse accadeva che non si frequentassero perché non andavano d’accordo, ma di certo non poteva succedere se non si erano mai incontrati prima. Comunque, non appena entrammo nel ristorante, cercai di sorridere e corsi ad abbracciare la mia amica Jamie.

    «Come stai?» Mi allontanai per osservare il suo corpo snello. «Sei fantastica!»

    «Grazie.» Jaime era raggiante, e i suoi occhi nocciola risplendevano con le luci che decoravano la sala. Spostò i suoi capelli biondi dietro le spalle e mi disse: «Anche tu.»

    Poi mi concentrai su suo marito. Con i suoi capelli corti e neri e gli occhi blu sembrava quasi provenire da una terra esotica. Jamie era stata davvero fortunata ad averlo conquistato. Lo abbracciai. «È bello vederti, Chase.»

    «Lo stesso vale per me, Ashtyn,» disse.

    «Corey, ti presento la mia amica, Jaime, e suo marito, Chase. Ragazzi, lui è Corey.»

    Si strinsero la mano e poi aspettammo qualche minuto prima di accomodarci al nostro tavolo. Corey e Chase parlarono di sport mentre cercai di recuperare il tempo perduto con la mia amica. Il cibo era delizioso e andò tutto alla grande finché non arrivò il conto.

    «Dato che questa serata è stata un’idea di Ashtyn, mi sembra giusto che sia lei a pagare, no?» Corey scoppiò a ridere.

    Gli lanciai un’occhiataccia, ma poi mi affrettai a sorridere e accettai per evitare una lite. Chase si offrì di pagare il conto, ma gli dissi che ci avrei pensato io. Corey aveva ragione. Era stata una mia idea, e per me non era un problema pagare perché guadagnavo abbastanza per non dipendere da un uomo.

    Heart.png

    «Qui Ashtyn Valor. Grazie per averci seguito. Buona notte, Chicago.»

    Un’altra settimana a lavoro, e un’altra consegna di fiori il lunedì.

    Ashtyn,

    Quando sorridi, la mia TV si illumina.

    -AS

    Quanto tornai a casa venerdì, mi sorprese trovare Corey ad aspettarmi. Non vivevamo insieme e pensavo fosse di turno, quindi non credevo che lo avrei visto.

    «Ehi,» lo salutai, lanciando le chiavi nel piatto al centro del tavolino che si trovava accanto alla porta di ingresso.

    «Ehi,» rispose, senza alzarsi dal divano.

    «Non lavoravi questa sera?» domandai, togliendomi le scarpe.

    Si massaggiò il collo e si alzò. «Dobbiamo parlare.»

    Ebbi un tuffo al cuore. Le due parole che nessuno voleva sentire. Rimasi immobile in attesa che continuasse.

    «Cazzo,» sospirò e tornò a sedersi. «È dura e non voglio che reagisca male.»

    Continuai a non muovermi. Non ci riuscivo. Il mio cuore cominciò a battere forte e temetti il peggio. Era stato licenziato? Voleva rompere con me? Mi aveva tradito? Stava male? Diverse domande occuparono la mia mente ma nessuna parola uscì dalla mia bocca.

    «Siediti.» Corey accarezzò il cuscino accanto a lui.

    Scossi il capo. «Dimmelo e basta.»

    Prese un altro respiro profondo e scostò lo sguardo, fissando la finestra. «Ho pensato parecchio ultimamente e credo che sia arrivato il momento.»

    «Il momento per cosa?» Non ero nemmeno sicura del perché lo avessi chiesto. Avevo la sensazione di conoscere già la risposta.

    «Puoi sederti, per favore?»

    Incrociai le braccia al petto. «Puoi sputare il rospo e basta?»

    Corey ringhiò. «Ho visto la tua bacheca su Pinterest. L’hai lasciata aperta l’altro giorno.»

    Sbattei le palpebre, non comprendendo che cosa avesse a che vedere Pinterest con tutto questo. «E?»

    «Vogliamo cose diverse.» Si strinse nelle spalle.

    «Cose diverse? Ad esempio preferisco preparare i biscotti con la farina di mandorle mentre tu usi quella classica?» chiesi in tono sarcastico.

    Sgranò gli occhi. «Cosa?»

    «Non capisco perché le mie ricette o la lista delle cose da fare abbia a che vedere con ciò che vogliamo dalla vita.»

    «Non è quello che ho visto.»

    «Che cosa hai visto allora?»

    «Avevi una cartella o una roba simile su un ipotetico matrimonio.»

    Il mio cuore si fermò. Non potevo credere che stesse accadendo. Ogni donna che desiderava sposarsi aveva una cartella sul proprio matrimonio. Il mio era un segreto, e non ero nemmeno fidanzata ufficialmente, ma avevo solo raccolto un po’ di roba sul web. Non stavo organizzando il mio matrimonio con Corey. Erano solo delle idee e non mi aspettavo di certo che Corey le scoprisse.

    «Sono confusa,» alla fine ammisi.

    «Vuoi che lo dica chiaramente?»

    «Perché una bacheca sul matrimonio dovrebbe essere un problema?» Non avevamo mai parlato di matrimonio. Credevo che fossimo indirizzati verso quella strada perché stavamo insieme da quasi undici mesi.

    «Lo è perché non voglio sposarmi.»

    Sentii una fitta al cuore. «Con me?»

    «Mai,» disse senza ammettere repliche.

    «Allora vuoi lasciarmi?» sussurrai.

    Corey si alzò per raggiungermi, ma indietreggiai e lui sospirò. «Ash, non voglio ferirti, ma credo sia la cosa migliore. Siamo stati bene per alcuni mesi, ma vogliamo cose diverse dal futuro.»

    «Credevo che mi amassi.» Una lacrima mi rigò il viso.

    «È stato bello finché è durato.» Fece un altro passo avanti, senza confermare che una volta me lo avesse detto.

    Io continuai a indietreggiare. «Finché è durato?»

    Sogghignò. «Credi di essere l’unica donna che frequento?»

    «Cosa?» urlai.

    «Ce ne sono altre, Ashtyn.»

    «Avevi detto di amarmi.»

    «Ti ho detto solo ciò che volevi sentire.»

    Altre lacrime bagnarono il mio viso. «Non è un gioco.»

    «Non lo è?»

    «Hai trentasette anni. Di solito andare in giro a scopare non è un comportamento da ventenni?»

    «Possiamo parlarne quanto ti pare, ma è questa la mia decisione, mi dispiace.»

    «Fuori!» urlai e spalancai la porta. «Esci subito!»

    Sorrise quando si avvicinò alla porta. «Ti chiamerò domani per farti sapere quando passerò a prendere la mia roba.»

    «Sarai fortunato se non la brucerò,» dissi a denti stretti.

    «Non è nel tuo stile, tesoro.»

    «Chi diavolo sei?» Non era il ragazzo che avevo frequentato nell’ultimo anno. Sembrava che fossi uscita con uno psicopatico.

    Si fermò per voltarsi mentre lo fissavo dalla porta del mio appartamento. «Non capisci? Ho finto perché sei davvero sexy.»

    E poi andò via.

    Osservai la porta chiudersi e poi crollai a terra, lasciando che le lacrime rigassero il mio viso mentre il cuore andava in mille pezzi. Com’era successo? Perché? Una parte di me sentiva di essere responsabile. Avevo aspettato a lungo di trovare la persona giusta. Avevo dedicato tutto quel tempo alla mia carriera e, adesso che avevo superato i venti, speravo che fosse arrivato il momento di avere una famiglia tutta mia.

    Mi sbagliavo.

    Era quasi mezzanotte, così mi misi sotto la doccia e continuai a piangere. Le mie lacrime si mischiarono all’acqua mentre la mia vita andava in fumo.

    Proprio come la storia con Corey.

    Dopo il mio momento di autocommiserazione, indossai il pigiama e piansi finché non mi addormentai.

    Heart.png

    Quando mi svegliai il mattino seguente, i miei occhi erano gonfi e arrossati per tutte le lacrime che avevo versato la notte precedente. Non potevo ancora credere che Corey avesse rotto con me, o che mi avesse detto che mi stava usando solo perché gli piacevo fisicamente.

    Lo odiavo, cazzo.

    Mentre la mia tazza si riempiva di caffè, aprii la porta e raccolsi il giornale. Anche se oggi era sabato ed ero libera, dovevo tenermi aggiornata su ciò che accadeva nel mondo. La mia vita ruotava attorno alle ultime novità. Non appena osservai la pagina principale, una parte di me si aspettava di leggere:

    Ultime notizie: Ashtyn Valor e Corey Pritchett hanno rotto.

    Ovviamente, la fine di una relazione non era di certo argomento da prima pagina se non sei una persona famosa. Io ero solo la presentatrice di un’emittente locale e non parlavo molto della mia vita privata, ma a Chicago ero piuttosto conosciuta. L’anno scorso avevo anche partecipato da sola al Chicago/Midwest Emmy Awards perché lui doveva lavorare. O almeno era quello che mi aveva detto, ma cominciavo a pensare che fosse con un’altra.

    Dopo la seconda tazza di caffè, il mio telefono vibrò segnalandomi l’arrivo di un messaggio di Corey.

    Corey: Mi hanno chiamato per una sostituzione. Passerò verso le otto per prendere le mie cose.

    Non gli risposi.

    Decisi di cambiarmi per allenarmi nella palestra del palazzo e corsi trenta minuti per scaricare la rabbia.

    Heart.png

    Alle 19:48 di quella sera feci una doccia, indossai i jeans che Corey adorava perché diceva sempre che valorizzassero il mio sedere, e un maglione nero che lasciava la spalla scoperta. Volevo fargli credere che stessi bene, anche se, in realtà, non credevo che mi sarei mai ripresa. Amavo Corey...

    O almeno era quello che pensavo.

    È possibile disinnamorarsi così velocemente? Era più facile credere che fosse vero perché ero arrabbiata e ferita allo stesso tempo.

    Alle 19:55 andai alla ricerca di un po’ di vino. Pensavo che forse Corey avesse bevuto il resto della bottiglia, ma la trovai ancora mezza piena sul bancone, così mi versai un bicchiere di quel liquido borgogna.

    Alle 19:58 finii di bere e mi versai il resto del vino, questa volta sorseggiandolo mentre leggevo le notizie sul web.

    Alle 20:09 sentii bussare alla porta. Corey aveva ancora la chiave, quindi mi aspettavo che entrasse da solo. A ogni modo, dovevo accertarmi che me la restituisse.

    Mi avvicinai alla porta, cominciando già a sentire l’effetto del vino, e la aprii incrociando il suo bellissimo viso. Voglio dire, quel viso da idiota. Dovevo ricordare a me stessa che fosse un coglione, ma buon Dio, amavo il suo viso. Adoravo il modo in cui la sua barba mi solleticava quando era tra le mie gambe. Il modo in cui gli tiravo i capelli quando venivo. E i suoi occhi nocciola che luccicavano con le prime luci dell’alba quando sorrideva con quella fossetta adorabile ogni sabato mattina.

    No! Smettila, Ashtyn! Mi rimproverai.

    «Ciao,» mi salutò come se la notte prima non fosse accaduto niente.

    «Ciao?» I miei occhi divennero due fessure. «Credi che sia felice di rivederti?»

    «Ti ho inviato un messaggio.»

    «Non me ne frega un cazzo.»

    «Lascia che prenda le mie cose e poi andrò via.»

    «Prima ridammi la chiave.»

    Mise la mano in tasca e me la diede. La provai per assicurarmi che fosse quella giusta, e poi presi la scatola che avevo preparato per lui, spingendola contro il suo petto. «Ecco. Addio.»

    Cominciai a chiudere la porta, ma lui mi fermò. «Un’ultima scopata da addio?»

    Sbuffai. «Sì, ci penso io.» Portai indietro la gamba e gli diedi un calcio nelle palle. «Fottiti!»

    Sgranò gli occhi prima di lasciar cadere la scatola. Alcuni oggetti si sparpagliarono sul pavimento, così li scalciai e chiusi la porta. Non so per quanto tempo si lamentò dietro la mia porta, ma alle 20:34 uscii per comprare altro vino.

    Il freddo penetrò attraverso i miei jeans. Avevo assolutamente bisogno di altro vino per stordire il dolore e attenuare il freddo. Eravamo a fine ottobre e la temperatura era sotto i dieci gradi. Inoltre, considerata la mia fortuna, stava anche piovendo. Non avevo idea che il cielo stesse piangendo come me. E, ovviamente, avevo lasciato l’ombrello in casa. Ero troppo arrabbiata e triste per preoccuparmene, così cominciai a percorrere la città alla ricerca del negozio di alcolici più vicino. Camminai sotto i balconi per evitare di bagnarmi finché non vidi un bar a pochi

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