Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Crimson, il colore del sangue
Crimson, il colore del sangue
Crimson, il colore del sangue
E-book316 pagine3 ore

Crimson, il colore del sangue

Valutazione: 5 su 5 stelle

5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Una tenuta di montagna isolata. Un laboratorio nascosto. Un oscuro segreto che minaccia il futuro dell'intera razza dei vampiri.

Quando la vampira Emilie accetta un nuovo lavoro come tata nella remota casa di montagna del dottor Owen Bennett, l'ultima cosa che si aspetta è di essere gettata a capofitto in un pericoloso mistero.

Dopo aver trascorso gli ultimi cento anni credendo di essere sola al mondo, l'innegabile chimica con il bello ed eccentrico Owen⎯che lei sospetta possa essere anche un vampiro⎯promette un futuro che non avrebbe mai pensato possibile.

Ma... le cose a casa Bennett non quadrano.

L'ex moglie di Owen è apparentemente scomparsa, e lui si rifiuta di rivelare per chi lavora, tenendo la sua ricerca sotto chiave.

Determinata a scoprire la verità, Emilie scopre un segreto che ha gravi ripercussioni per tutti i suoi simili.

Quando intervengono forze oscure, Emilie è costretta a fare una scelta impensabile - tra l'amore appena nato o ciò che sa essere giusto.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita8 apr 2022
ISBN9781667430713
Crimson, il colore del sangue

Correlato a Crimson, il colore del sangue

Ebook correlati

Gialli per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Crimson, il colore del sangue

Valutazione: 5 su 5 stelle
5/5

1 valutazione0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Crimson, il colore del sangue - T.L. Christianson

    #

    Crimson

    Il colore del sangue

    #

    di T.L. Christianson

    Capitolo uno

    1

    Agosto

    #

    Guardando le mie indicazioni scritte a mano, sospirai e feci marcia indietro. Secondo il GPS della mia auto, non c'era nemmeno una strada qui. Mi ero persa da circa mezz'ora, cercando di trovare la mia nuova casa.

    Scendendo dall'auto sulla strada sterrata, tirai fuori il mio cellulare e lo guardai.

    Non c'era campo. Ovviamente.

    La montagna mi circondava come una siepe protettiva. Guardai la sottile striscia di cielo tra gli alti pini e mi venne l'ispirazione.

    Aprii il bagagliaio della mia Tesla e frugai nella mia valigia finché non trovai i documenti. Annusai i bordi e la firma del dottor Bennett.

    Sapevo come l'avrei trovato.

    Era estate, e se fosse passato di qui con i finestrini aperti, sarei stata in grado di seguirne l'odore.

    La mia identità attuale era nuova di zecca. Mi ci ero più o meno imbattuta quando era morta la mia vicina del piano di sotto a New York. Elizabeth Kepner viveva da sola e stava per conto suo. Inoltre, ci assomigliavamo molto. Era una studentessa laureata alla Columbia University e aveva appena conseguito il suo Master in Insegnamento.

    Poco dopo aver trovato il suo corpo, mi resi conto che aveva accettato un lavoro di insegnante fuori dalla piccola città di Durango, in Colorado. Gli studenti erano i figli di un vedovo e vivevano in una tenuta isolata.

    Era proprio il tipo di distrazione di cui avevo bisogno in questo momento.

    Niente folla, poche persone e spazio aperto.

    L'aria calda di montagna dai finestrini aperti turbinava nell'auto. Sorrisi e annuii quando sentii il profumo. Per me, i profumi avevano un colore e vidi il filo verde sinuoso girare a sinistra più avanti.

    Respirando l'aria fresca di pino e seguendo la scia del profumo, ero felice di essere finalmente sulla strada giusta. Decisa a recuperare un po' di tempo, portai l'auto ad una velocità che metteva a dura prova la sua stabilità.

    Dopo alcuni minuti, alti cancelli di ferro bloccarono la stretta strada sterrata e rallentai fino a fermarmi. Scrutando la boscaglia da entrambi i lati, scoprii che il recinto continuava fuori dalla vista in entrambe le direzioni.

    Cominciai a sentire un brivido lungo la schiena e il mio sesto senso mi fece seccare la bocca.

    Schiacciai il pulsante dell'interfono e attesi una risposta.

    Chi è? La voce di una donna con un forte accento arrivò dall'altoparlante .

    Sì, salve, sono Elizabeth Kepner. Sono la nuova insegnante? La mia voce termino' con un tono interrogativo.

    Lei non rispose.

    Voltati, lascia questo posto.

    Sussultai tenendo la testa alta. Sono un vampiro; di cosa dovrei avere paura? Ok, a parte l'argento.

    I cancelli si aprirono, e seguii il tortuoso vialetto di ghiaia tra gli alberi e attraverso un prato. Là, attraverso l'erba alta, annidata in un ampio boschetto di pioppi verdi e bianchi, si trovava una grande casa vittoriana.

    Valigia alla mano, ho cercato di sbirciare attraverso le antiche finestre di vetro che circondavano la porta d'ingresso prima di suonare il campanello.

    La casa era buia, quindi dopo essere rimasta lì per diversi momenti, bussai con la mano libera.

    C'è nessuno?

    Proprio in quel momento, un SUV blu entrò in vista attraverso il prato, con le gomme che scricchiolavano sul vialetto di ghiaia. Mi voltai, guardandolo, mentre girava intorno alla casa e parcheggiava di lato. Scendendo i gradini dell'ornato portico anteriore, seguii il selciato verso il vociare dei bambini.

    Due ragazzini coi capelli colore dell'oro vennero verso di me. I due monelli non impiegarono nemmeno un momento per chiedermi chi fossi o addirittura guardarmi dall'alto in basso prima di attaccarsi a me con abbracci ed esclamazioni.

    Ciao, Elizabeth! Sono Becca. Papà dice che sei di New York e lui lavora a New York. Ha anche detto che prima vivevi in Texas. Ci sono stata; i nonni vivono lì. Siamo andati all'Alamo. Hai visto l'Alamo? Continuò a chiacchierare mentre il canto di sirena del suo sangue mi chiamava.

    Deglutii e trattenni il respiro. Posso farlo. La esaminai e mi chiesi se mio figlio sarebbe stato così. I suoi occhi brillavano di un blu brillante, le sue guance erano rosse e trecce dorate le correvano lungo la schiena.

    Sì, sembra quasi che possa essere mia figlia.

    Sì! Sei qui! esclamò il ragazzino, che teneva in mano un piccolo agnello di peluche. Riuscì ad avvolgersi attorno a una delle mie gambe, tirando i miei pantaloni fino ad esporre il mio tacco a spillo di 15 centimetri.

    Lo tenni lontano da me. Whoa... torna indietro per un momento. Facciamo una presentazione adeguata, gli dissi, incapace di trattenere il sorriso sulle mie labbra. Inoltre, avevo bisogno di opporre una certa resistenza agli impulsi dentro di me.

    Sentivo la mia sete, e desiderava il loro sangue.

    Va bene, giovanotto. Mi chinai e gli porsi la mano. "Sono Elizabeth Kepner. Piacere.

    Mi strinse le dita. Sono Jack Bennett. Dopo che mi ebbe baciato la mano, alzai le sopracciglia. Piacere di conoscerla, signora Kepner. A cinque anni, Jack parlava come un adulto.

    Sono la signorina Kepner, ed è un piacere conoscervi entrambi. Mi risolvi a Rebecca. Piacere di conoscerti, Becca. Hai sette anni, vero?

    Sentii un brivido lungo la schiena prima che una voce dolce e baritonale arrivasse da dietro di me. Bambini, non tutti vogliono essere abbracciati.

    Girandomi, vidi un uomo che non corrispondeva alla mia definizione di vecchio scienziato soffocante. Non poteva avere più di vent'anni, con pallidi occhi color ambra e capelli castani incolti. Indossava una camicia azzurra, jeans e infradito, che sembravano essere le calzature preferite in questa città di montagna.

    La mia attrazione per lui fu immediata e la voce mi si bloccò in gola. Rimasi a bocca aperta davanti al mio nuovo datore di lavoro; era bello in un modo un pò vecchio stile.

    La sua bocca si trasformò in un sorriso sfacciato e mi porse la mano. Ciao, sono Owen.

    Liz, sospirai, appena più di un sussurro. Quando le nostre mani si toccarono, una piccola scossa di elettricità mi attraversò.

    Avevo voluto una distrazione, ma Owen Bennett poteva essere un po' più di quanto mi aspettassi.

    Anni fa avevo giurato che non mi sarei mai più fatta coinvolgere in una relazione.

    L'ultima volta che mi ero innamorata, pensavo che sarei morta.

    *

    Rimescolando la pila di fogli sulla scrivania in camera mia, sospirai. Era tardi e mi godevo la quiete della casa e il suono della foresta fuori dalla mia finestra.

    Si scoprì che in realtà non stavo lavorando per il dottor Bennett, ma per una società chiamata Chronos Corp. Strinsi le labbra e lessi la pagina successiva. Era un accordo di non divulgazione. Scossi la testa. Cosa diavolo succedeva in questa casa? Lo siglai e lo firmai in fondo.

    Allungando una mano, aprii la mia piccola ghiacciaia e guardai la scarsa quantità di sangue che avevo portato con me. Dopo aver versato qualche grammo in un bicchiere, lo portai alle labbra.

    Tracannai il resto della tazza, dopo essermi resa conto che la mia scorta stava cominciando ad andare a male.

    Prima o poi avrei dovuto procurarmi altro sangue.

    Odiavo la sete.

    Quando prendeva piede, non riuscivo a concentrarmi. Tremavo e i miei occhi azzurri cominciavano a diventare color inchiostro. Non era bello.

    Amavo i bambini; erano davvero dolci. Birbanti, ma dolci.

    Io come insegnante ero pazza! Era una buona cosa che non avessi bisogno di dormire molto, perché ero su Internet ogni notte, cercando di capire cosa usare e comprare per insegnare a questi ragazzi.

    Quando avevo sentito che dovevo insegnare, pensavo che sarebbe stato facile. Lettura, scrittura e aritmetica, giusto? Ma il piccolo Jack non sa nemmeno leggere! Sono la prima vera insegnante che i bambini abbiano avuto.

    Owen ha detto che ora che Becca aveva sette anni, tecnicamente poteva essere considerata uno studente a domicilio e lui voleva qualcuno che sapesse cosa stesse facendo! Sì, lo so, l'ironia. Ma ho pensato che ero in giro da un po' e data la mia insolita esperienza di vita, avrei dovuto essere in grado di farlo.

    Mi sarebbe piaciuto sapere perché il dottor Bennett non li manda semplicemente a scuola. Inoltre, dov'era la madre? Non c'erano foto, né album, niente. Era come se non fosse mai esistita. Voglio dire, i bambini devono avere una mamma. Mi verrebbe da pensare che siano stati adottati, ma entrambi sembrano la versione bionda del loro padre.

    *

    Dopo aver ordinato alcuni lettori su eBay per i miei figli surrogati, volevo qualcosa di dolce. Mi sono ricordata di aver visto delle M&Ms in un barattolo in cucina. Il cioccolato sta incredibilmente bene con il sangue. Strano, ma vero.

    In cucina non ho acceso le luci perché riesco a vedere al buio. Owen stava in piedi tenendo aperta la porta del frigorifero in acciaio inossidabile. La luce si rifletteva sul suo viso, sul petto nudo e sui lucidi capelli scuri.

    Il suo viso non era tecnicamente bello, ma tagliente, e giuro che era uno degli uomini più aggraziati che avessi mai visto. Sembrava troppo giovane per lavorare a cose così importanti e misteriose.

    In piedi nell'ombra, lo guardai. Mi sentivo incredibilmente in colpa, ma non potevo farne a meno. Rovistò in giro, trovò del latte e qualcosa in un piatto di vetro che la cuoca, Elaine, aveva preparato. Elaine comprava tutte le provviste e cucinava tutti i pasti.

    Non avevo ancora scoperto cosa faceva Owen per la Chronos Corp. Era un medico o un dottore di ricerca? Quell'uomo era come una specie di trappola. Comunque, anch'io non parlo molto della mia vita.

    Era di spalle mentre scaldava il piatto nel microonde. Tornai indietro facendo rumore nel corridoio e accesi la luce in cucina. Allora feci finta di essere sorpresa.

    Sapevo che era sbagliato metterlo in imbarazzo in casa sua, ma non potevo comunque farne a meno. Volevo i suoi occhi su di me. Volevo sentire la sua voce dolce e gentile. Mi ricordava il cantante dei Metallica.

    Mi dispiace tanto, dissi. Non pensavo ci fosse qualcun altro in piedi. Il che, in mia difesa, era assolutamente vero prima che lo vedessi.

    Alzò lo sguardo verso di me, gli occhi strizzati per la luce più intensa.

    Poi si voltò e se ne andò, senza dire nulla. Lasciò persino tutto sul bancone davanti al microonde.

    Sospirando, mi sollevai rapidamente sul granito accanto al cibo scartato. Raggiungendo lo scaffale dove il barattolo di cristallo conteneva le M&Ms, ne presi una manciata. Dopo averle intascate, mi girai e trovai Owen di nuovo in piedi al bancone vicino al microonde, solo che ora indossava una maglietta.

    Le mie guance diventarono rosse. Di solito non mi mettevo in imbarazzo, ma ho un ottimo udito e non l'avevo sentito avvicinarsi. Non ci pensai più di tanto, perché stavo riflettendo sullo sguardo che mi ha lanciato e cercavo di alzarmi sul bancone. Sono bassa... Beh, in questo tempo! Sono un metro e mezzo con i tacchi.

    Comunque, non potevo raggiungere il maledetto contenitore senza salire sul bancone. Così, ero lì davanti al mio datore di lavoro, seduta sul bancone della sua cucina.

    La sua risata riempì la stanza e io annuii, facendogli un finto inchino.

    E io pensavo di averli messi lassù per tenerli lontani dai bambini. Il suo sorriso era diabolico e un brivido mi corse lungo la schiena. Fece un passo verso di me, invece di andarsene.

    Speravo davvero che si girasse, perché saltare giù da un bancone non è una cosa molto aggraziata. Tuttavia, ero forte e agile e me la cavai meglio di quanto pensassi.

    Il mio datore di lavoro dai capelli scuri si era avvicinato ancora di più.

    I nostri occhi si incrociarono e lui si chinò oltre me. Non ero sicura di quello che stava per fare. Stava facendo una mossa? Che vergogna! Approfittare di una giovane donna indifesa. Il mio battito accelerò in attesa.

    Poi rimise il coperchio di cristallo sugli M&M e si allontanò. Il suo braccio sfiorò il mio, e il dispiacere che non avesse tentato qualcosa di sconveniente mi pervase.

    Cosa mai mi era successo? Ero tutta agitata per il mio eccentrico capo! Aveva due figli e io vivevo in casa sua.

    Ma al mio corpo non importava.

    Mi leccai le labbra e inarcai un po' il petto. Sì, avevo perso la testa.

    Owen aveva l'odore di foresta e di qualcos'altro di personale. Cercai di calmarmi, ma c'era qualcosa tra noi a cui non riuscivo a sfuggire. Era più della mia sete del suo sangue; era chimica.

    Potevo vedere la barba incolta che cominciava a crescere sulle sue guance, e volevo passarci sopra la punta delle dita. Le sue labbra piene erano leggermente socchiuse e i suoi denti, un po' storti, ma in modo elegante. L'angolo della sua bocca si curvò verso l'alto, e sotto c'era il suo collo, dove era visibile il battito accelerato.

    Dovevo aver trattenuto il respiro, perché venne fuori quando il microonde suonò, interrompendo il momento. Il mio datore di lavoro si voltò per occuparsi del suo cibo.

    Quando mi diede le spalle, gli augurai buonanotte con un po' più di impeto di quanto avrei voluto.

    Accidenti! Cosa stavo facendo? Volevo che mi baciasse. Volevo toccare la sua pelle.

    Mi sono tenuto in un guscio, in questo modo di pensare non sessuale per così tanto tempo. Non essere toccata, non toccare nessuno...

    Fin dai tempi di Alexander. Potevo ancora sentire il dolore al cuore che avevo provato per lui. Quando tornai dal fronte e ci sposammo, stavo ancora cercando di capire cosa mi fosse successo in quell'ambulanza la notte in cui fui attaccata.

    Capitolo due

    2

    #

    Ferragosto

    #

    La mia stanza era al terzo piano vicino all'aula. Il terzo piano era una sorta di soffitta sontuosa. C'erano diversi abbaini e il soffitto scendeva a circa tre metri sopra il pavimento.

    Lo spazio insolito creava un effetto casalingo e piacevole, anche se avrebbe avuto bisogno di qualche lavoro di ristrutturazione.

    Appoggiando la mano contro la finestra, potevo sentire quanto fosse freddo fuori e decisi che avrei lasciato la mia stanza troppo calda. Inoltre, ero curiosa e volevo dare un'occhiata alla casa.

    Indossai una maglietta e pantaloncini di cotone, e con i capelli terribilmente ricci raccolti in uno chignon, uscii dalla mia stanza in punta di piedi.

    Girovagando per il secondo piano, diedi un'occhiata a Becca. Le accarezzai i capelli biondi e riposi la sua bambola sul letto. Subito dopo trovai la stanza di Jack, ma era vuota.

    Il mio cuore batteva forte mentre davo un'occhiata intorno, sotto il letto e persino nell'armadio. Sapevo che non c'era, ma mi sentivo spinta a cercare comunque. Avrei dato qualsiasi cosa per avere questi due preziosi bambini tutti per me.

    I miei piedi produssero un rumore sordo quando arrivai alla camera da letto principale. Anche il grande letto a baldacchino era vuoto, a parte un piumino sgualcito.

    Dov'erano Owen e Jack? Faceva caldo anche al secondo piano.

    C'era un vecchio portico chiuso sul retro della casa che sapevo sarebbe stato piacevolmente fresco a quell'ora della notte. Quindi, mi diressi in quella direzione, scendendo le scale della servitù fino alla cucina.

    Il portico esterno era illuminato da una tenue luce.

    Quando aprii la porta sul retro, un'ondata di aria fredda mi investì e tremai di gioia. Tuttavia, la mia gioia si spense immediatamente perché vi trovai Owen, con Jack addormentato in grembo. Il mio datore di lavoro stava leggendo e alzò lo sguardo verso di me.

    Annuì e io ricambiai il gesto.

    Chiudendo la porta, mi diressi verso una delle sedie di vimini. Il cuscino era vecchio ma pulito. Mi sedetti e avrei voluto mettere i piedi sul tavolino da caffè abbinato, ma mi resi conto che non sarebbe stato molto appropriato davanti al mio capo.

    Incrociando le braccia sul petto, mi appoggiai allo schienale della sedia.

    Nell'angolo c'era un ventilatore, il cui rumore riempiva il silenzio della veranda.

    Nessuno di noi due parlò e pensai che avrei potuto anche addormentarmi.

    Poi Owen disse: Sei nottambula o soffri di insonnia?

    Sollevai la testa dalla sedia e guardai lui e il ragazzino magro che indossava solo biancheria intima da supereroe.

    Non lo so. Penso entrambe le cose. Non ho bisogno di dormire molto, ma non riesco sempre a dormire quando voglio.

    Sì, conosco la sensazione.

    Tu cosa sei? Nottambulo o insonne? Gli chiesi.

    Mi piace il mattino. Penso che se potessi dormire, sarei una persona mattiniera.

    Davvero? I nostri occhi si incontrarono, perché?

    L'angolo della sua bocca si curvò in un sorriso e mentre parlava, la sua voce era dolce come il miele, con un pizzico di rudezza. Mi piace quando gli uccelli mi svegliano in estate, e c'è quel breve momento in cui il sole sta sorgendo e il mondo è tranquillo. È come se tutto fosse fermo e io fossi in pace.

    Conoscevo quella sensazione di cui parlava e sorrisi mentre ci pensavo. Piace anche a me. Quando la stanza è un po' troppo fredda per la notte e il cielo è ancora parzialmente buio... sì.

    Ci guardammo negli occhi per un lungo istante. Quali segreti nascondi in quella tua testa?

    Il ronzio del ventilatore mi fece venire sonno e mi appoggiai al cuscino dello schienale.

    La voce di Owen ruppe il silenzio: Ti è piaciuta la Tech?

    Cosa?

    La Texas Tech. Com'è? Ti e' piaciuta?

    Quasi sbuffai, ricordando che Elizabeth aveva studiato lì prima della Columbia. Il mio cervello passò in rassegna quello che sapevo della scuola, cioè nulla. Non esitai però. Era una buona scuola. La gente è simpatica.

    Il curriculum inviato dall'agenzia diceva che sei texana di nascita, ma non hai l'accento.

    Oh, non tutti quelli che vengono dal Texas hanno un accento. È uno stereotipo.

    E comunque, tieni presente che sono nata in un piccolo villaggio fuori Londra. Ho vissuto tutta la mia vitaumanain Inghilterra. Sono in America da quasi un secolo e mi sono adattata abbastanza. A volte, se non presto attenzione, ho un leggero accento, ma non è texano.

    Inoltre, pensavo che sapessi parlare spagnolo.

    Risi un po' a disagio. È passato un po' di tempo dall'ultima volta che l'ho usato. Sono sicuro che mi tornerà in mente dopo essere stato qui intorno. Mi morsi il labbro e lasciai che un sorriso contrito mi si disegnasse sulla bocca. Avevo bisogno di sapere di più su Elizabeth.

    Nota: impara lo spagnolo!

    Respirai profondamente dal naso. E tu, invece? Dove andavi a scuola?

    Fuori ad est.

    Eh? La

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1