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L'euro, i tassi e la BCE: La voliera di Francoforte tra falchi, colombe, pavoni e corvi
L'euro, i tassi e la BCE: La voliera di Francoforte tra falchi, colombe, pavoni e corvi
L'euro, i tassi e la BCE: La voliera di Francoforte tra falchi, colombe, pavoni e corvi
E-book70 pagine50 minuti

L'euro, i tassi e la BCE: La voliera di Francoforte tra falchi, colombe, pavoni e corvi

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La Bce tra Scilla e Cariddi: individuare la rotta della normalizzazione monetaria tra il rischio di una inflazione resiliente e quello di una recessione latente, chiedendosi anche che ne sarà della “svolta verde” voluta dalla presidente Lagarde. Per capire dove sta andando la Bce, occorre guardare a una scelta strategica fatta nel 2022: passare dagli annunzi monetari all’ambiguità, con i due rischi che ne derivano.
Primo: aumentare i costi reali di una politica disinflazionistica e le probabilità di recessione. Secondo: aumentare la pressione politica sulla condotta della politica monetaria, mettendo in discussione l’assetto istituzionale, indipendente, della Bce. L’ambiguità accentua i possibili effetti destabilizzanti della dialettica che nel consiglio della Bce può emergere tra i fautori di politiche più o meno restrittive (falchi contro colombe), ma può determinare anche l’emergere di comportamenti opportunistici (i pavoni) o sleali (i corvi) da parte di singoli banchieri centrali.
LinguaItaliano
Data di uscita26 apr 2024
ISBN9791254843284
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    Anteprima del libro

    L'euro, i tassi e la BCE - Donato Masciandaro

    Capitolo 1

    2022: l’Annus horribilis

    Da sempre, il dovere di chi produce moneta è infondere fiducia in chi la usa. Ieri come oggi: nelle moderne economie di mercato, l’obiettivo della banca centrale è quello della stabilità del valore della moneta, da perseguire con una politica monetaria efficace. Ed oggi, citando una frase del recente ed inatteso premio Nobel Ben Bernanke, la politica monetaria è fatta per il «98% di parole e solo per il 2% di azioni», perché, aggiungeva, per la banca centrale è fondamentale «modellare le aspettative». Le parole della banca centrali sono le sue previsioni ed i suoi annunzi. Dunque, il punto cruciale da indagare è quello del rapporto tra le parole della Banca Centrale Europea (Bce), da un lato, e le aspettative e reazioni dell’economia privata dall’altro.

    Da questo fondamentale punto di vista, l’anno 2022 è stato senza ombra di dubbio horribilis per la Bce. Prima un sistematico errore di previsione, che si è trascinato per un anno e mezzo: un’inflazione descritta come temporanea, nei tempi e nei modi, non lo è stata affatto. Poi un cambio di rotta, in cui spariscono gli annunzi monetari, e si decide riunione per riunione (Lane 2022). La comunicazione della politica monetaria è passata da trasparente a da interpretare, con tutti i rischi connessi. Come vedremo, si riduce il benefico effetto Ulisse per aumentare il rischio che si inneschi il tossico effetto Sibilla (o Delfi, o Pizia) (Masciandaro 2023; De Haan e Hoogduin 2024). Eppure, dalla frase di Bernanke, che è del 2015, ad oggi, la comunicazione delle banche centrali, Bce inclusa, ha avuto uno sviluppo esponenziale (Masciandaro et al. 2023). Ma, paradossalmente, uno strumento sempre più potente e sofisticato non ha dato affatto i risultati sperati, anzi. Com’è potuto succedere?

    Il punto di partenza deve essere il modello di analisi macroeconomica che viene di norma utilizzato da banche centrali e mercati per analizzare e valutare le strategie di politica monetaria. Per comprendere l’anno nero della politica monetaria europea – e non solo – quattro sono i pilastri da ricordare, in termini di ruolo che viene giocato da incertezza, aspettative, trasparenza,

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