Europa: c’eravamo tanto amati. Il film della crisi europea nella crisi globale
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Anteprima del libro
Europa - Giovanni Ferri
© goWare & FIRSTonline
Settembre 2013, 1a edizione
ISBN 978-88-6797-104-6
Redazione: Giacomo Fontani
Copertina: Lorenzo Puliti
Sviluppo ePub: Elisa Baglioni
Scelta brani musicali: Stefano Cipriani
goWare è una startup fiorentina specializzata in digital publishing
Fateci avere i vostri commenti a: info@goware-apps.it
Blogger e giornalisti possono richiedere una copia saggio a Maria Ranieri: mari@goware-apps.com
Made in Florence on a Mac
Quando è stato possibile le illustrationi sono state tratte da Wikipedia Commons e da altre risorse Creative Commons. Negli altri casi l’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare, nonché per eventuali involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti dei brani riprodotti nel presente volume.
Musiche e video degli intermezzi (1 minuto)
Lucio Dalla, Disperato erotico stomp
Caparezza, Sono un eroe
Inside Job (documentario)
Pane e Cioccolata (film di Franco Brusati)
Coldplay, Viva la vida
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Presentazione
I taxisti greci scioperano da mesi contro la liberalizzazione delle loro licenze disposta dal Governo ellenico in ottemperanza all’ennesimo piano di salvataggio da parte della Troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale). Ai dipendenti pubblici portoghesi è stata tagliata la tredicesima. A Dublino vi sono periodiche dimostrazioni di piazza. In Spagna il popolo degli indignados è in rivolta e il Governo dimissionario ha indetto elezioni anticipate. Londra e le altre principali città inglesi vengono messe a ferro e fuoco da profondi disordini sociali. Il divario tra il tasso d’interesse che debbono pagare i titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi è tornato al di sopra dei cinque punti percentuali, cosa che non accadeva dalla crisi dei primi anni Novanta e l’emorragia non è stata mortale solo per gli acquisti di emergenza di titoli italiani da parte della BCE. Persino la Francia è sotto attacco speculativo dei mercati finanziari. Tra luglio e agosto 2011 le borse europee hanno bruciato miliardi di euro di capitalizzazione. Gli USA hanno perso la AAA sul loro debito pubblico e la ripresa stenta a creare posti di lavoro nonostante la Fed abbia stampato migliaia di miliardi di dollari suscitando forti critiche da parte dei Paesi emergenti, specie la Cina, che temono di vedersi ripagati in dollari svalutati i crescenti crediti che vantano nei confronti degli Stati Uniti. Dalla fine del 2006 il prezzo dell’oro ha macinato sempre nuovi record. Magra consolazione che le economie emergenti mostrino (per ora) solo segni di rallentamento ma non di arresto della crescita.
Per di più, quando pareva che la crisi stesse per passare, gli europei si sono costruiti una loro crisi dei debiti sovrani. Insomma l’economia globale è seriamente malata e la febbre è molto più alta nei Paesi ricchi, particolarmente in Europa.
Come ci si salva da questa situazione, inimmaginabile solo pochi anni fa? Quali errori hanno portato noi europei a questo punto, a essere il focolare di una crisi nata altrove? Per rispondere con accuratezza, come in un thriller di Agatha Christie, è necessario chiedersi prima chi
, come
e perché
ha avvelenato l’economia europea. Solo avendo la diagnosi corretta sarà possibile procedere alla prognosi appropriata e, infine, scegliere la cura giusta.
Per chi non avesse tempo o voglia di leggere tutto il libro posso solo svelare che il veleno è stato l’indebitamento eccessivo e che la soluzione non è l’austerità che ci è stata propinata negli ultimi anni. Per ogni altro indizio, risposta o spiegazione, le prossime pagine bisogna proprio leggerle. Ci vorranno un paio di orette. Un tempo speso bene.
***
Nota dell’autore
Il saggio consiste in quattro parti distinte. Le prime due – 2009: Uscita dalla grande depressione?
e 2010-2012: debiti sovrani e crisi dell’euro
– sono raccolte di pezzi a sé stanti apparsi a mia firma, negli anni in cui insegnavo all’Università di Bari Aldo Moro, come contributi alla Gazzetta dell’Economia
(supplemento settimanale indipendente della Gazzetta del Mezzogiorno
), che ringrazio per non aver obiettato alla ristampa degli stessi. Per la loro natura, questi contributi sono frutto del contesto in cui vennero scritti e possono talora apparire superati dagli eventi successivi. Nondimeno, ho scelto di lasciarli nella versione originaria per consentire al lettore di rivedere il film della crisi come lo vedevo io e, se vuole, apprezzare il modo in cui la mia interpretazione della crisi stessa si è andata evolvendo.
La terza parte – Per salvare l’Europa ci vorrebbero un Cuor di leone e un mese da Pecora
– e la quarta parte – Più Mediterraneo per il futuro dell’Europa
– riproducono invece dei contributi più strutturati e scritti per un pubblico leggermente più specialistico, sebbene il tono sia sempre discorsivo. Questi due contributi sono apparsi, rispettivamente, nel 2012 sui Quaderni dell’ALECUB
(Associazione Laureati in Economia dell’Università di Bari) e nel 2013 sulla rivista Tempo Finanziario
: ringrazio anche in questo caso le due redazioni per non aver obiettato alla ristampa dei contributi. Inoltre, ringrazio www.firstonline.info per aver già ospitato alcuni dei contributi raccolti in questo saggio.
Infine, anche in considerazione del fatto che la posizione di accademico e l’indole mi portano a scrivere senza peli sulla lingua
, sottolineo che tutte le opinioni espresse nel saggio sono personali e non impegnano in alcun modo le istituzioni di appartenenza.
Lucio Dalla, Disperato erotico stomp [su iTunes, su YouTube]
2009: uscita dalla grande depressione?
Contributi da Gazzetta dell’Economia
✔ Premessa. Questi pezzi sono stati scritti a cavallo di un periodo dualistico: all’inizio alla primavera del 2009 prevalevano ancora le preoccupazioni sull’aggravarsi della prima ondata della crisi (quella originata negli USA); successivamente si profilava una ripresa economica che finirà meglio altrove ma male in Europa, dove il nuovo focolaio della crisi divamperà tra la fine 2009 e l’inizio 2010.
✔ La BCE e la paura della trappola della liquidità. La BCE, per lunghi mesi, ha forse sottovalutato l’entità della crisi in Europa. Si argomenta che i tassi d’interesse dovevano essere ridotti più aggressivamente.
✔ La Grande Crisi: cos’era costei? Il confronto tra la crisi in corso viene sempre più fatto con la Grande Depressione degli anni Trenta del secolo scorso. Si ricordano gli aspetti salienti di quest’ultima.
✔ Un attico senza vista: l’ultimo piano del Tesoro americano. Con l’incedere della crisi, le autorità USA hanno elaborato vari piani di salvataggio delle banche. Si discutono pregi e difetti del piano Geithner, quello più recente.
✔ Le lettere della ripresa economica. Nella pubblicistica economica si fa spesso riferimento a varie lettere dell’alfabeto per descrivere vari possibili tempi e modalità di ripresa. Si discute di cosa si tratta.
✔ I preparativi per l’uscita dalla crisi. Si discute dei vincoli alla exit strategy posti dagli interventi eccezionali messi in atto per attutire le conseguenze della crisi.
✔ La ripresa dalla Grande Crisi: a che punto siamo? Nel fare il punto sullo stato della ripresa dalla crisi, si discutono vincoli e opportunità posti per l’Italia dallo spostamento verso l’Asia, specie orientale, del centro dell’economia mondiale.
✔ Se il petrolio affama i più deboli. Sul forte rialzo del prezzo del petrolio: se ne discutono le ragioni e si mette in luce il nesso, attraverso la diffusione del biodiesel, col rialzo del prezzo del grano. Si critica che, se è vero (come sostenuto da molti) che il barile viene apprezzato da speculazioni solo finanziarie, alzando il prezzo del grano la finanza potrebbe affamare centinaia di milioni di poveri in giro per il mondo.
✔ La nuova corsa all’oro. Mostrando che l’investimento in oro è tornato a essere assai appetibile nello scorso decennio, specie dallo scoppio della crisi, si discute come ciò rifletta la ricerca di un rifugio dall’inflazione.
La BCE e la paura della trappola della liquidità
[20 gennaio 2009]
Il 15 gennaio la BCE ha abbassato di un altro mezzo punto il tasso di interesse con cui concede finanziamenti alle banche, portandolo al 2%. Così, dal livello del 4% che vigeva a luglio 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria, il costo del denaro nell’area euro è stato dimezzato. Nondimeno, la BCE si è confermata restia a muovere i tassi di interesse contrariamente ad altre principali banche centrali, come la Banca d’Inghilterra e la Fed. Infatti, la prima ha sforbiciato ben più consistentemente il proprio tasso di rifinanziamento, portandolo dal 5,75% precrisi all’attuale 1,5% e la Fed ha portato il suo obiettivo del tasso sui fondi federali – il tasso di rifinanziamento americano – dal 5,25% precrisi a valori compresi tra 0 e 0,25%. In pratica, la Fed è già in territorio di tassi zero e la Banca d’Inghilterra vi si sta avvicinando, un territorio a lungo calcato dalla Banca del Giappone dal 1996 al 2004, periodo in cui il Paese del sol levante aveva sperimentato una prolungata crisi deflazionistica, cioè con prezzi in caduta.
Siccome la crisi, sebbene nata negli USA e vissuta intensamente anche nel Regno Unito, è arrivata con una notevole virulenza anche in Europa, vi è da chiedersi se la BCE faccia bene a ritardare l’abbassamento dei tassi di interesse. Dopo tutto, la fiammata di pressioni inflazionistiche dovuta al vorticoso aumento dei prezzi dei beni energetici è ormai un ricordo sfocato e dai 140 dollari il barile è sceso verso i 30; l’inflazione sta già crollando e, ahimè, stanno crollando anche i livelli di produzione, con gravi conseguenze occupazionali. Allora, perché non cercare di dare un po’ di fiato all’economia europea, anche in considerazione del fatto che gli effetti benefici della riduzione dei tassi di interesse di oggi si sentiranno – se non saranno inibiti dal credit crunch – solo tra molti mesi?
La spiegazione che ha dato Jean-Claude Trichet, il Presidente della BCE, è parsa poco convincente. In pratica, nella conferenza stampa in cui i giornalisti lo incalzavano sul perché di una politica a giudizio di molti troppo timida, Trichet ha detto che la BCE non vuole ritrovarsi in una situazione di trappola della liquidità
. La trappola della liquidità è stata per circa