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Südtirol. Piccolo manuale di sopravvivenza
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E-book152 pagine2 ore

Südtirol. Piccolo manuale di sopravvivenza

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Info su questo ebook

Lasciare la città, gli amici, la vita mondana, gli spaghetti alla carbonara e trasferirsi per un anno in un'estrema provincia d'Italia che non è proprio Italia, dove si parla un tedesco che non è proprio tedesco, dove tutti praticano assiduamente sport che non sono proprio sport. Per una romana d'adozione come Erica Giopp l'Alto Adige, anzi il Südtirol, è una montagna da scalare, e non solo metaforicamente, una terra aliena da scoprire tra bizzarri equivoci, sentimenti contrastanti e odori forti.
Un vivace e divertente manuale di sopravvivenza per "nuovi montanari" e per tutti coloro che accettano la più ardua delle sfide: trascorrere un anno in Südtirol e decidere, nonostante tutto, di rimanervi.
» l'Alto Adige dal punto di vista di un nuovo arrivato
» consigli utili per i vacanzieri
» divertente, informativo, affettuoso
LinguaItaliano
Data di uscita30 apr 2024
ISBN9788872839027
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    Anteprima del libro

    Südtirol. Piccolo manuale di sopravvivenza - Erica Giopp

    La partenza

    Presto o tardi diventerete nuovi montanari.

    Sfilerete le scarpe all’ingresso di una piccola baita al limitare del bosco in una provincia che profuma di autonomia, disferete le valigie in una stanza che odora di cirmolo, impilerete le maglie in microfibra in un armadio alla naftalina, sostituirete i fantasmini con calze di lana e imparerete a chiamarle Socken.

    Presto o tardi diventerete nuovi montanari, lo farete con il pretesto di un downshifting, uno smart working o una detox; inizierà come una prova, una piccola sfida, un gioco da tavola; finirà come una scelta di vita.

    La Panda? Non serve. La buona notizia è che quando diventerete nuovi montanari non sarà necessario vendere la macchina e acquistare una Panda 4 × 4, basterà acquistare le gomme da neve.

    Sull’outfit, in effetti, ci sarà da lavorare. Un buon parrucchiere andrà cercato con cura, mentre le sopracciglia ad ala di gabbiano, quelle sì, dovranno rimanere in città.

    Con il tempo capirete che smettere di radersi, farsi crescere i capelli, attaccarsi pezzi di cirmolo al collo e indossare una camicia di flanella a scacchi non serve a nulla, non accorcerà le distanze tra voi e la cima, tra voi e gli Einheimische, i local.

    Quando diventerete nuovi montanari, infatti, passerete un’elettrizzante estate imparando i segreti della calata in corda doppia e i nomi dei fiori, anche i più rari, a memoria. Inizierete a scalare e, a fine estate, salirete sulla Cima Grande di Lavaredo, con una guida. Vi sembrerà facile farsi carrucolare fino alla vetta, un’impresa alla portata di tutti; vi illuderete di essere tornati in forma e affronterete, ingenui, l’inverno.

    Per prima cosa andrete a sciare lungo il circuito del Sellaronda, scoprirete il significato, e la meraviglia, dello Ski Carosello. Vi renderete però conto di quanto la montagna sia ormai per tutti, lo sci da discesa una sbiadita nostalgia borghese, lo sci di fondo una droga troppo leggera per diventare di moda. Dovrete quindi puntare più in alto, in tutti i sensi, e provare lo sci alpinismo: sputare l’anima in salita, farvi superare da qualunque presenza umana nell’arco di chilometri e temere, follemente, la discesa.

    Se direte alle persone del posto di aver scalato la Cima Grande di Lavaredo, la loro replica sarà: «Ah sì? La parete Nord?!».

    Se racconterete di aver fatto il Sellaronda, gli stessi vi diranno: «Ah sì? Con le pelli?!».

    Se, sforzandovi di alzare l’asticella, direte allora che vi state allenando per scalare la parete nord della Cima Grande di Lavaredo, ribatteranno: «Ah sì? Da primo?!». E con primo inten deranno da capocordata.

    Alla luce di queste risposte il presentimento avuto al vostro arrivo in Südtirol, subito dopo esservi dotati di gomme da neve, diventerà una certezza: qui è necessario ridefinire il concetto di sport.

    La parola sportivo in provincia di Bolzano ha un altro significato, si trova sotto un’altra lettera del vocabolario, non ha nulla a che fare con l’oretta di corsa al parco tutte le mattine, con il CrossFit e il padel accompagnati da una dieta a base di mandorle e yogurt greco. Lo sportivo in Südtirol è un uomo oltre, la corsa la fa in montagna, con la corsetta in ciclabile si scalda le punte dei piedi, con il padel si scalda al massimo i polsi prima di un volo in parapendio.

    Non sentitevi inferiori, non fatevi complessi, non cercate il confronto. È un altro approccio, un’altra categoria di pensiero, un altro mondo: è l’effetto dell’autonomia.

    Quando vi diranno che quest’anno non hanno sciato, aggiungeranno tra parentesi che hanno fatto solo dodici uscite di Skitour. Ecco, nel momento in cui il loro non aver sciato corrisponderà al vostro obiettivo di escursioni sci alpinistiche da compiere entro i sessant’anni di età, non prendetevela, continuate dritti per la vostra strada. Non c’è gioco, non c’è gara, ci si farebbe un gran male a pensare di poter competere con un’altra categoria, un altro metabolismo, un altro significato del concetto di non allenamento, un’altra concezione della vita.

    In val Pusteria chi non si allena copre in una settimana gli stessi metri di dislivello che io coprirei in un anno solare, se non avessi già compiuto trent’anni. Chi va piano fa mille metri di dislivello in un’ora e venti, chi va veloce in trentotto minuti. Mentre voi vi allenate assiduamente per raggiungere almeno una volta nella vita certe cime, loro vi salgono due volte l’anno.

    Non commettete l’errore di paragonarvi a loro, gli Einheimische, i local; evitate, fatelo per amore, innanzitutto di voi stessi. Non provate nemmeno a redigere un curriculum di vette conquistate, non c’è gara. Verrete giudicati da persone che sul Magerstein sono saliti una quarantina di volte, sul Sassolungo solo venticinque, ma in free solo, che la Hoch Tirol l’hanno percorsa in ventuno ore, che ottocento metri di dislivello se li fanno a colazione, che la Cima Grande di Lavaredo l’hanno scalata da bambini e la parete nord da primi.

    Non affliggetevi, non ha senso, non lasciatevi irretire dalla falsa convinzione di essere fuori forma, state benissimo. Sono loro, i sudtirolesi, a essere oltre, e pensare di raggiungerli sarebbe tanto impossibile quanto insensato.

    All’arrivo in Südtirol, oltre al gruppo linguistico di appartenenza sarà bene dichiarare subito e senza giri di parole che no, non siete sportivi, e no, non sapete sciare. Ditelo ad alta voce, con dignità, tanto vale solo qui. Nel resto del mondo rimarrete persone energiche, atletiche, sportive, in forma, ma in qualsiasi sport che non sia la vela, in Südtirol perdereste ogni confronto.

    Una volta acquistate le gomme da neve e ridimensionata la concezione di sport, sarete pronti per oltrepassare la sbarra del casello, dove la voce familiare della signorina vi dirà: «Ritira il biglietto». Ma verrà insolitamente seguita a ruota da una collega più dura e impostata: «Beleg entnehmen». E ad arginare il vostro sgomento tornerà di nuovo lei, la presenza costante di ogni vacanza al mare, con la sua voce metallica e il suo accento rassicurante: «Grazie e arrivederci». E l’altra, severa al seguito: «Danke und gute Fahrt». Sarete pronti per superare quella sbarra senza ritirare le scontrino e sintonizzarvi su onde radio di canali sconosciuti, dove si discorrerà con estrema serietà della ricetta dello strudel e la playlist suonerà più o meno così…

    Böhmische Liebe

    Südtiroler Spitzbuam

    Freie Menschen

    I sudtirolesi, uomini liberi.

    L’analisi che segue non vuole porsi a definizione di tutti gli abitanti del Südtirol, sarebbe ardito quanto definire i cinesi: sono troppi. Vuole piuttosto approfondire le tipologie di sudtirolese con cui ho avuto a che fare durante il mio primo anno di perma nenza in Südtirol. Rivolgo dunque un appello agli abitanti di Kaltern, Deutschnofen, Kurtatsch e St. Gertraud, di non sen tirsi presi in causa: non mi sono mai occupata di svolgere un’analisi delle loro pantofole, dei loro tagli di capelli e tanto meno delle loro unghie, pertanto qualsiasi somiglianza e analogia è da considerarsi puramente casuale.

    Tschurtschenthaler, Oberpertinger, Untersteiner, Runggaldier, Schwingshackl, Großgasteiger, Mayer con la y e Maier con la i: uomini liberi.

    Avere a che fare con i sudtirolesi significa misurarsi con uomini liberi, uomini che hanno plasmato l’espressione massima della qualità della vita, l’espressione massima dell’equilibrio tra lavoro e tempo libero. I sudtirolesi, infatti, hanno fatto del proprio tempo libero un culto. Lavorano, natürlich, ma oltre il la voro hanno un mondo, spesso sportivo, a cui danno grande importanza. Perciò in Südtirol si lavora di norma dalle 8 alle 17 per cinque giorni a settimana – anzi, quattro e mezzo, visto che il venerdì pomeriggio è libero – e chi è più fortunato fa i turni, dicono, in modo da iniziare prima dell’alba e finire all’ora di pranzo, o iniziare nel pomeriggio e terminare di notte, potendo così dedicare tutto il resto del tempo alla bici, alla corsa in montagna, all’arrampicata, all’enduro, al volo in parapendio. Spesso le persone vivono non lontano dal luogo di lavoro, i loro spostamenti hanno breve durata, e se ammettono di passare del tempo nel traffico, la verità è che non hanno idea di cosa sia il traffico – chi si lamenta del traffico di Bolzano, il Raccordo anulare non l’ha visto mai.

    Ma la spesa? Lo shopping? Le visite mediche? Il parrucchiere?

    Ladies and gentlemen, meine Damen und Herren, in Südtirol tutto quello che non è sport si fa nell’orario di lavoro; non c’è medico, negozio, parrucchiere, figuriamoci estetista, che sia aperto o disponibile dopo le 18, di sabato pomeriggio o, non lo si dica neanche per scherzo, di domenica. Questo fa sì che le persone nel tempo libero possano dedicarsi esclusivamente allo sport: da soli, con amici o in famiglia. Ed eccoli infatti, i sudtirolesi, su e giù per le montagne, in bici, in slitta o in parapendio, con casco integrale o no, con il passeggino 4 × 4 a traino o a spinta, tutti impegnati a consacrare il proprio inattaccabile tempo libero.

    Gli uomini liberi si riconoscono da un outfit alpincittadino. Per andare al lavoro i sudtirolesi vestono infatti un casual al limite del tecnico, come se una parte di loro fosse costantemente pronta a partire per una gita in montagna, per un quattromila, per un settimo grado con calata in corda doppia. Indossano una giacca a vento che chiamano guscio, una scarpa che definiscono da avvicinamento, e se indossano la camicia, sono pronti a sbottonarla a strappo, per sfoggiare una performante maglia termica. Pronti a lasciare tutto, a far cadere la penna dalle mani e a salire in quota al minimo richiamo, al primo buco libero, alla prima disdetta di appuntamento. L’attrezzatura la tengono in macchina, nel bagagliaio: corde, sci, borraccia e zaino, scarpe da corsa e da calcetto, perché la serie B è solo l’inizio, c’è chi punta alla Champions League.

    Il sudtirolese in borghese non è generalmente uomo di moda, non sfila a Milano né a Parigi, ed è disposto a portare la canottiera, se la stagione lo prevede, senza farne un dramma. Non sfoggia grandi marchi, né ha bisogno di ostentare una versione più troglodita di se stesso, a meno che non sia per un’operazione di marketing. Dunque si lava, si sbarba, si taglia i capelli (quando riesce a prendere un appuntamento, ovvero mezza giornata di ferie); non sfodera eleganza, ma nemmeno si trascura.

    Nel tempo libero, invece, e nel suo habitat naturale, dà il meglio di sé e del suo outfit, esibendo il fior fiore della moda alpina stagionale.

    Girando per i centri di paesi e città sudtirolesi si avrà spesso la sensazione di trovarsi in mezzo a gente che sta partendo per una spedizione sugli ottomila, un Ultra Trail, una Marcialonga, oppure vi è appena tornata; e se non sarà per l’outfit, sarà per i fisici: asciutti, longilinei, scolpiti nel cirmolo.

    Le stagioni in Südtirol sono scandite dal mettere via gli sci e tirare fuori la mountain bike, e viceversa. Gli sci si mettono via a giugno, per ritirarli fuori il prima possibile, auspicabilmente a settembre. Estate breve ma intensa, quella sudtirolese.

    Lo slittino, o addirittura il monosci, è attività praticata con grande serietà e dedizione, con tanto di gare e piste appositamente battute e illuminate anche di notte, Schnaps (shottini di grappa) inclusi.

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