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Amore vieni a salvarmi
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E-book91 pagine1 ora

Amore vieni a salvarmi

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Info su questo ebook

In un giorno qualsiasi di dicembre Giorgio si sveglia, guarda fuori dalla finestra, il cielo non promette nulla di buono, “quasi quasi resto a casa…”. Sa però che questa sensazione passerà non appena metterà gli sci e inizierà a percorrere in lungo e in largo le sue montagne, come fa ormai da una vita. Quel giorno però non sarà veramente un giorno qualsiasi, perché durante la discesa Giorgio finisce in una dolina con una caduta rovinosa. Il tempo passa ma i soccorritori non arrivano. Le forze vengono a mancare, il freddo intirizzisce tutto il corpo, la tristezza per l’eventualità di non rivedere i propri cari si fa sempre più opprimente, ma Giorgio combatte, resiste, e così la sua caparbietà, assieme alla tenacia dei soccorritori e a un pizzico di fortuna, lo condurrà alla salvezza dopo venticinque ore passate lontano dal mondo.

Giorgio De Bona, nato il 14 marzo 1974 e da sempre residente ad Alpago, comune della provincia di Belluno, fin da giovane coltiva una grande passione per tutti gli aspetti della natura e per la montagna, vissuta anche d’inverno grazie allo scialpinismo. Proprio le amate cime di casa sono teatro, nel dicembre 2021, di un’esperienza unica nel suo genere, che giustifica la necessità da parte del protagonista di fissarla in queste pagine.
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2023
ISBN9788830680104
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    Amore vieni a salvarmi - Giorgio De Bona

    piatto.jpg

    Giorgio De Bona

    Amore vieni

    a salvarmi

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7223-9

    I edizione marzo 2023

    Finito di stampare nel mese di marzo 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Amore vieni a salvarmi

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    INTRODUZIONE

    Tutto quello che avrei dovuto evitare

    Tutto quello che avrei potuto fare diversamente

    Tutto quello che altri avrebbero fatto meglio al posto mio

    Tutto quello che è accaduto al di fuori della mia esperienza

    Tutti i se

    Ebbene tutto ciò non fa parte della storia

    Questa è la mia storia

    Sincera.

    HOW TO DISAPPEAR COMPLETELY

    Io non sono qui

    Questo non sta accadendo

    Io non sono qui

    Tra poco

    Sarò andato

    Il momento è già passato

    Sì, è andato

    E io non sono qui

    How to disappear completely – Radiohead

    Silenzio.

    Non rimane altro una volta spenta la sveglia del cellulare, solo io l’ho avvertita e adesso il mio compito è non disturbare chi ancora riposa, muovendomi come un’ombra attraverso le stanze. La finestra del bagno mostra un mondo ancora immerso nel buio, freddo e per niente invitante, come è giusto che sia in un diciotto dicembre qualunque; ma questo non è un qualunque triste giorno d’inverno perché là fuori mi attende l’oro bianco, finalmente arrivato in anticipo dopo anni di apparizioni post-epifaniche, e si sa che la neve dicembrina ha tutto un altro sapore. Il bollitore sembra un Boeing in decollo, l’acqua versata sulla bustina sprigiona una nube di vapore che io mi affretto ad inalare per scaldarmi e ravvivare la pelle del viso. Mentre aspetto che la temperatura della tisana raggiunga limiti umani indosso la tuta da sci-alpinismo ripiegata la sera prima sulla sedia, con maglia tecnica e un ulteriore strato per le gambe; nelle ampie tasche anteriori della tuta trovano posto cellulare e dispositivo antivalanghe e lo zaino aspetta solo che vi infili la borraccia con acqua fresca. Ad un rapido controllo sembra che non mi sia dimenticato nulla, soltanto sci e racchette mi aspettano giù in garage, così posso finalmente bere: un bel calore si diffonde dalla bocca fino allo stomaco e mi chiedo se sia proprio necessario affrontare freddo e fatica invece di riposare per una volta di sabato, indugiare a letto e svegliarmi con le voci dei figli per poi girarmi dall’altra parte… Poi vince la consapevolezza di vivere un’immersione nella natura e so che una volta iniziato a spingere sulle racchette ogni dubbio sparirà, ed è sempre stato così. Allora deciso? Sperlonga e Lastè o verso Piancavallo? Deciderò guidando, ispirato dai profili delle montagne contro un cielo appena più chiaro.

    Intanto qui regna ancora il silenzio, solo Elettra mi raggiunge per fare uno spuntino e per salutarmi strofinandosi sulle scarpe. Torno presto, neanche ve ne accorgerete.

    Senza far rumore sono già fuori e, dietro di me, delicata ma decisa, la porta si chiude.

    Strappare la pelle di foca da sotto gli sci per la prima discesa del giorno è sempre emozionante: ora sono a contatto diretto con la neve e mi sento scivolare all’indietro per pochi centimetri. Un rapido colpo di tacco e gli scarponi sono ben agganciati. Ripiego le pelli e le infilo nello zaino, poi prendo la borraccia e

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