Sogno di un carlino di mezza estate: Cronache dalle Olimpiadi a quattro zampe

Di Valentino Mascetti

Pare incredibile ma i carlini, adorabili cagnetti affettuosi e con qualche problema di aria nello stomaco, hanno le loro Olimpiadi. Ce lo racconta Valentino Mascetti nel reportage gratuito "Sogno di un carlino di mezza estate. Cronache dalle Olimpiadi a quattro zampe": reduce da una serata con il suo amico Ugo, una di quelle “tranquille”, come ai vecchi tempi, Valentino a notte fonda si ritrova perso su una strada statale piena di buche da qualche parte tra Prato e Livorno, con un post-sbornia che levati.

La salvezza sembra assumere la forma di un agriturismo, spuntato chissà dove, che forse non è il posto migliore dove smaltire la bevuta. La mattina seguente, Valentino scopre infatti di essere stato proiettato nel luogo in cui si sta per tenere un evento eccezionale: le Olimpiadi del cane carlino. Tra realtà e surrealismo, inizia un viaggio fatto di cani vestiti, gare di velocità, nomi improbabili, respiri affannati e tanta, tanta birra. Una telefonata di Ugo riporterà (forse) il protagonista alla realtà.

Un reportage dal ritmo serrato, che racconta una giornata intera immersi tra i cani della razza forse più simpatica e giocosa di sempre. Senza prendersi troppo sul serio Valentino Mascetti ci fa divertire, appassionare e tifare senza sosta, fino al colpo di scena finale.

• Lingua: Italiano
• Editore: Zandegù
• Data di uscita: 21 lug 2014
• ISBN: 9788889831472

Anteprima del libro

© 2014 Zandegù di Marianna Martino

ISBN 978-88-89831-47-2

Copertina di Davide Canesi

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Sogno di un carlino di mezza estate

Cronache dalle Olimpiadi a quattro zampe

Valentino Mascetti

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Una pessima idea. No, peggio. E dire che Ugo lo sanno tutti com’è. «Una serata tranquilla, in un posticino che conosco, come ai vecchi tempi». Me l’aveva anche detto. Chiaro, minaccioso, terribile. Invece ci sono ricascato. Ed eccomi qua, da qualche parte sulle colline tra Prato e Livorno, senza la più pallida idea di come ribeccare la FI.PI.LI. e tornarmene a casa. Dentro l’abitacolo, è tutto un casino. Le orecchie che ronzano, la testa piena di Coca Cola e aspirine, lo stomaco sfatto, che riesco a tenere assieme passandoci senza sosta una mano sopra, come dovesse uscirci il Genio di Aladino da un momento all’altro, le pupille che sfarfallano come neon difettosi. Sì, faccio schifo. Mentre fuori, non c’è niente. L’ultimo cartello diceva «Scandicci», chissà dov’è. In giro non si vede nessuno, nemmeno una macchina. Tutto grazie a Ugo e alla sua bella festa: almeno rispondesse al cellulare. All’improvviso, un altro cartello, giallo. Un agriturismo, meglio