Racconti divini
Di Marco Nasta
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Anteprima del libro
Racconti divini - Marco Nasta
Marco Nasta
Racconti divini
ISBN: 9786050310085
Questo libro è stato realizzato con BackTypo (http://backtypo.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Indice dei contenuti
Racconti divini
Petito
1
2
3
4
5
Colpi di fortuna
Alice
Roberto
Alessio
Pasquale
Federico
Paolo
Il geometra
1
2
3
4
5
6
Dialogo divino
Racconti divini
ma anche di birra e di gin
Basta omettere uno spazio e un calice di vino diventa il santo graal
MARCO NASTA
Petito
tanto alcool, poco sesso e strana anarchia
1
Luglio. Sabato mattina. PierVittorio Stantoni, Petito per gli amici, è sdraiato sul divano di casa, intento ad ascoltare il silenzio della stanza, stordito ancora dalla serata passata al pub con la compagnia. Le tapparelle socchiuse lasciano intrufolare il sole nella stanza, facendogli creare strani giochi di luce sulle pareti e sul soffitto.
I capelli sono umidi per il sudore grondato durante la notte, colpa del caldo torrido e della sbornia smaltita durante il sonno.
La maglia è appiccicaticcia per il gin versatogli addosso dall’amico. L’alcol misto al sudore che traspira dal suo corpo ha riempito la stanza di un odore acre.
Disteso, immobile. Non si muove; gli occhi sbarrati osservano il soffitto, uno schermo sul quale si incrociano i ricordi di qualche ora prima con quelli di giorni lontani ancora vivi nella sua testa. Ricordi forse non suoi, ricordi sentiti dire, ricordi pensati e mai vissuti.
Intontito. Chiunque lo avesse visto ora, avrebbe pensato che Petito fosse totalmente rincoglionito. Le mani massaggiano il sopracciglio destro indolenzito, un dolore deciso come quello provocato da una testata.
Eppure sa di non aver litigato; di aver fatto il bravo; di essere finito sul divano logoro di casa dopo aver lasciato il bancone del bar.
Quel dolore, però, al sopracciglio destro è la mazzata finale. Quell’ultimo whisky non ci voleva proprio, cazzo!
. Solita scusa; solita giustificazione per quel rimorso proveniente dalla bocca dello stomaco. Ad alzarsi non ci pensa minimamente. Lo aveva fatto mezz’ora prima, per soddisfare il bisogno impellente di pisciare.
I due metri che separavano il divano dal bagno li aveva fatti camminando a zig zag, inciampando nelle scarpe abbandonate sul pavimento, sbattendo il ginocchio contro lo spigolo di un mobile e calciando inavvertitamente una sedia. Ora steso sul divano non ha alcuna intenzione di riprovarci. E' deciso a non alzarsi più; a non aggiungere dolore su dolore.
Disteso, immobile. Così immobile da dare l’impressione di essere parte del divano; di essere un cuscino da seduta o, meglio, un copridivano: si, un copridivano a forma d’uomo. Immediatamente la mente poco lucida ma vivissima lo pone steso in vetrina, con le mani sul petto, un sorriso smagliante ed un cartellino appeso al naso indicante il prezzo e la dicitura Uomo Copridivano
.
Pensa ad un ladro entrato furtivamente in casa che ruba quel copridivano, alla faccia sorpresa di questo di capire che quell’uomo copridivano è l’unica cosa di valore in quella stanza puzzolente.
Immaginare la faccia del ladro esclamante Cazzio che chiulo!
lo fa scoppiare a ridere, ma la risata si tramuta subito in una tosse secca che gli toglie il fiato. Un rumore simile ad un motore diesel ingolfato, smorzato da una bestemmia roca di incoraggiamento a smettere di fumare.
Si alza di scatto, restando in piedi qualche secondo a vedere la stanza ruotargli intorno. La ferma con un sonoro rutto. Infila le scarpe recuperate dal pavimento, si accende una sigaretta ed esce di casa diretto al bar per un caffè.
Nel bar Doc, Paolo Pirola per l’anagrafe, sta in piedi vicino al bancone. La sera prima è tornato presto a casa dal pub, ed ora è vestito di tutto punto: completo grigio, scarpe nere lucide, camicia bianca aperta sul collo ad evidenziare la mancanza della cravatta.
Parla con Rosy, la donna del barista del Gray Bar.
Petito sulla porta del bar capisce subito che Doc ci sta provando con Rosy: evidentemente Lucio, il barista, è uscito per delle commissioni. Doc è fatto così: lo rende euforico provarci con le donne impegnate.
Quella mattina, però, Petito non ha voglia di ascoltare discorsi altrui, né la forza di fare cose. Tanto meno potrebbe sopportare l’euforia di Doc.
Buongiorno Petito. Serataccia ieri, eh? Sai che io mi sono davvero divertito molto.
Doc… ‘ngiorno… Un caffè…
"Rosy… Rosy! … ti ho mai detto che la grazia con cui muovi il dosatore del caffè e la dolcezza ferma con cui inserisci il miscelatore nella macchina del caffè mi lascia senza parole? Credo sia questo il motivo per cui il caffè