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Mi Familia: Sposata con la Mafia Vol. 2, #2
Mi Familia: Sposata con la Mafia Vol. 2, #2
Mi Familia: Sposata con la Mafia Vol. 2, #2
E-book150 pagine2 ore

Mi Familia: Sposata con la Mafia Vol. 2, #2

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Info su questo ebook

Far parte della mafia è complicato...ma lo è anche rimanere vivi.

Jack è scomparso e io sono l'unica persona che può trovarlo.

Per trovare Jack, dovrò essere disposta a entrare in un mondo dove la bontà e la fede non possono esistere e la luce del sole è consumata dalle ombre. Dove dovrò consegnarmi alla crudeltà e al potere e diventare il sospetto in persona. E mi chiedo se la mia anima sia all'altezza del compito o se diventerò proprio come le persone da cui sono fuggita per tutta la vita.

Non perdetevi la prossima emozionante avventura di MI FAMILIA Parte II

Primi commenti su Mi Familia, Parte II.

"Una serie coinvolgente che è un sovraccarico di adrenalina non-stop che sono entusiasta di raccomandare ad altri".

LinguaItaliano
EditoreKC Klein
Data di uscita30 giu 2022
ISBN9781071588512
Mi Familia: Sposata con la Mafia Vol. 2, #2

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    Anteprima del libro

    Mi Familia - KC Klein

    Mi Familia

    MI FAMILIA

    PART II

    KC KLEIN

    Traduzione di

    CRISTINA BORGOMEO

    Klein Publisher

    INDICE

    Uno

    Due

    Tre

    Quattro

    Cinque

    Sei

    Sette

    Otto

    Nove

    Dieci

    Undici

    Dodici

    Tredici

    Quattordici

    Quindici

    Sedici

    Diciassette

    Diciotto

    Diciannove

    Venti

    Ventuno

    Ventidue

    Ventitre

    Sull’Autrice

    Altri libri KC Klein

    Postfazione

    Bablecube Books

    Mi Familia

    Autore KC Klein

    Copyright © 2021 KC Klein

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Cristina Borgomeo

    Editor Tina Cuccaro

    Progetto di copertina © 2021 KC Klein

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Vellum flower icon Creato con Vellum

    UNO

    L’elegante tailleur con pantaloni di lino non ha alcuna possibilità. Sembra che si sciolga davanti ai miei occhi, portando con sé la persona che lo indossa.

    Quella persona è Juanita Sanchez, ora Juanita Martinez, che è seduta di fronte a me al tavolo della mia cucina, all'interno della mia roulotte, impegnata, negli ultimi dieci minuti, a incrociare e disincrociare le gambe ridicolmente lunghe. Mi sta mostrando il fondo rosso delle sue décolleté classiche beige che avrebbero dovuto urlare stagionata e banale, ma invece sussurrano portamento e prosperità.

    Una leggera lucentezza appare sulla sua pelle nonostante il continuo tamponamento sul viso con il tovagliolino di McDonalds che le ho passato dieci minuti fa. Avrei potuto dirle che un pantalone in misto lino e cotone non era consigliabile in una roulotte spazzatura.

    Ma mi piace vederla sudare.

    Lei guarda i miei jeans e la mia canottiera blu navy con un po' meno disprezzo e un po' più di desiderio.

    Sì, l'aria condizionata ha smesso di funzionare qualche giorno fa, quindi siamo a risparmio con finestre aperte e diversi ventilatori, dico, seduta di fronte a lei, cercando in tutti i modi di non tamburellare con le dita. Accarezzo invece Bear, che sta seduto al mio fianco aspettando pazientemente che lo porti a fare la sua passeggiata.

    Lei annuisce e fa un sorriso tirato—uno a metà tra un deglutire e una smorfia. Oh, sto bene, e poi mi sorride con una fila di denti dritti che sembrano incredibilmente bianchi dietro il rossetto rosso.

    Mia madre chiama quel particolare colore 'rosso puttana', ne ha dieci uguali. In qualche modo, però, su Juanita non sembra a buon mercato...ha un aspetto di classe.

    Sono abituata ad avere intorno donne bellissime, mia madre per esempio. Ma Juanita, con i suoi lucenti capelli neri, gli zigomi cesellati sotto la pelle color caramello e i grandi occhi marroni così scuri da sembrare specchi, avrebbe potuto facilmente intimidire mia madre.

    Allora...uh...il matrimonio è andato bene? domando, non perché mi interessi, ma perché lei è qui da un quarto d'ora e ancora non ho idea di cosa voglia. Dal momento che ho incontrato la sorella di Jack alla sua festa di fidanzamento, è l'unico argomento che mi viene in mente.

    Oh, il matrimonio è stato bellissimo. Avrei dovuto portare delle foto, dice, cercando di prendere il telefono dalla sua borsa. Una borsa che ho notato che tiene in grembo come si fa quando si prende l'autobus o si usa un bagno pubblico.

    Non c'è problema, dico, mettendo fine al suo frugare. Magari un'altra volta.

    Sembra sollevata, e poi il suo sguardo ricomincia a sfrecciare, guarda dal pavimento al soffitto, al corridoio e poi torna alla cucina come se fosse una forma di vita aliena inviata sulla Terra per studiare la civiltà locale.

    So cosa vede senza seguire il suo sguardo: la moquette arancione che è passata di moda negli anni '60 e i finti pannelli di legno che non lo sono mai stati, gli elettrodomestici gialli che tengono ancora duro e me, una pezzente da roulotte, dai capelli crespi e senza prospettive. Il suo sguardo, alla fine, si posa sulla brochure sul tavolo della cucina, e il suo viso si illumina come se avesse appena trovato qualcosa in comune con la razza straniera.

    Lo prende prima che io possa fermarla, e il mio cuore affonda. Community business school. Stai pensando di andarci? Lo rigira, leggendo il retro. Mmm, non ho mai sentito parlare di questa scuola. È buona?

    Glielo strappo di mano, imbarazzata. Probabilmente, lei è andata a Yale o ad Harvard. No Berkeley, la vedo sicuramente lì. No, non ci sto pensando. Solo un volantino lasciato sulla porta, e non ho avuto modo di buttarlo via.

    Giusto, perché ci sono talmente tante persone che vengono alla nostra porta in mezzo al nulla. Voglio dire, credo che nemmeno Google sappia dove ci troviamo.

    Quando l'Escalade nera dai vetri scuri si è fermata sul mio vialetto, ho pensato che la mafia venuta a riempire di proiettili l'intera roulotte. Ma quando è stata Juanita a scendere dal SUV con i tacchi alti e gli occhiali da sole Gucci, ho quasi sperato che fosse davvero la mafia...beh, e che almeno mi fossi rasata le gambe nell'ultima settimana circa.

    L’ho invitata a entrare e le ho offerto una bibita dietetica con una cannuccia, troppo in imbarazzo perché gli unici bicchieri che avevamo hanno i personaggi Disney sopra. Non che siamo gente amante della Disney, ma l'intero set era in offerta al Goodwill...tutti e ventiquattro.

    Beve un altro sorso della sua soda, in quello che spero sia un tentativo di bagnarsi la gola per potermi finalmente dire perché è qui.

    Ehm, no, ancora a fissarci in modo più imbarazzante. Non lo sopporto più. Posso aiutarti in qualche modo, Juanita? Poi penso, forse è in fuga, e venire nella mia roulotte in mezzo al nulla del Texas è la sua idea per fuggire dal paese. "Sei nei guai?"

    Si accarezza i capelli neri che ha tirato su in uno chignon. Mi chiedo cosa ne pensi della mia coda di cavallo arruffata dall'umidità. In realtà, volevo parlarti di Jack.

    Alzo un sopracciglio. Io e Jack non siamo mai stati una cosa, ma per quanto ne sa la sua famiglia, siamo usciti insieme per un breve periodo. Non è così. Niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Non lo vedo da almeno... Ripenso al giorno in cui ha scaricato me e Bear alla roulotte senza nemmeno guardarsi indietro. ...quattro mesi circa. Sorrido per farle capire che il ricordo non brucia...molto, e poi mi allungo per dare una pacca sulla testa a Bear, nel caso il ricordo non bruciasse...molto neanche per lui.

    Questo è quello che ha detto Jack quando ho chiesto di te. Mi ha detto che ti mancava essere a...casa. Si guarda attorno nella 'casa' che mi mancava così disperatamente, e poi armeggia con la sua borsa.

    Io resto in silenzio, semplicemente incapace di trovare una sola buona ragione per cui mai tornerei qui volentieri.

    Il fatto è che, continua Juanita. Vi ho visti insieme. Il modo in cui Jack ti guardava. Era così protettivo nei tuoi confronti.

    Mi soffoco con la mia stessa saliva, ma riesco a restare abbastanza composta.

    E speravo...il fatto è che...ho bisogno del tuo aiuto. Fa un respiro profondo, le sue unghie rosso scuro sono strette in una presa mortale sulla borsa come se potessi strappargliela di mano e scappare. Jack è in pericolo.

    Tra tutto quello che mi aspettavo potesse uscire dalla sua bocca, questo non c’era. Il mio stupido cuore mi dà una gomitata allo stomaco e inspiro dolorosamente. In pericolo, in che senso?

    Credo che Emilio stia tenendo Jack prigioniero al suo club, e ho bisogno di un paio d'occhi per entrare e dirmi se è lì o no.

    Aspetto che continui, aspettandomi una fuga ultra-complessa da agente doppiogiochista finché non mi rendo conto che è semplicemente tutto qui. Questo è il suo piano.

    "E tu vuoi che quel paio di occhi sia...io?" Lei non dice di no, quindi presumo che sia un sì.

    Non mi sono diplomata al liceo, ho preso invece il mio GED, e le possibilità che io vada al college sono pari a zero, ma persino io posso dire che questo piano è una vera merda. Qualcuno deve dirglielo. E tu pensi che io possa semplicemente entrare nel club di Emilio, ordinare qualche birra, dare qualche pacca sulle spalle e poi chiedere ad Emilio di portarmi a fare un giro?

    È un po' più complicato...

    La interrompo. "Lo sai che Emilio mi odia. Voglio dire, mi odia davvero".

    Juanita annuisce. Sì, è vero, ma solo perché l'hai messo in imbarazzo, dice come se questo facesse qualche differenza. La più grande rovina di Emilio è il suo orgoglio, e so che se tu andassi da lui in una sorta di...posizione compromettente, non sarebbe in grado di respingerti.

    La stanza vortica mentre la mia mente inciampa sulle uniche due parole che ho sentito. Scusami, 'posizione compromettente'? So che pensi che io sia una povera sgualdrina bianca con un livello di lettura di quinta elementare, quindi perché non fai un favore a entrambe e mi spieghi la tua scelta di parole da due soldi? Cosa intendi per 'posizione compromettente'?

    Almeno, ha la decenza di mordersi il labbro inferiore. Decido subito che se si sporca i denti con il rossetto, non glielo dico. Pensavo che potremmo inventarci la storia di te che hai un disperato bisogno di soldi.... La sua voce sfuma, imbarazzata.

    Ecco perché è venuta da me. Sono l'unica persona povera che conosce. Mi siedo e incrocio le braccia davanti a me. E sono cooosì disperata che... Aspetto che sia lei a riempire il vuoto.

    Sei disposta a candidarti per un lavoro al club di Emilio. Ma basta solo che ti candidi, mi assicura. Non devi accettare il lavoro o altro, ma quando vai dentro a fare il colloquio, basta che ti guardi intorno e mi dici cosa vedi.

    La mia bocca spalancata deve dire tutto, visto che si affretta a continuare. Ti pagherò. Una somma considerevole, se è questo che ti preoccupa.

    Scuoto la testa, ancora confusa. "Se è questo che mi preoccupa...come? Poi la consapevolezza mi lacera, e mi raddrizzo, come se lo schienale della mia sedia fosse appena stato dato alle fiamme. Bear, percependo la mia agitazione, comincia a lamentarsi al mio fianco. E per quale lavoro, esattamente, supponi che debba candidarmi?".

    La posizione di ballerina esotica.

    Perché non solo sono la persona più povera che conosce, ma anche la più vicina a fare la spogliarellista.

    DUE

    Oh, diavolo, no! Juanita mi aveva davvero appena chiesto di diventare una spogliarellista al club di Emilio? Avrei preferito strapparmi il braccio a morsi. Mi alzo, la sedia fa un rumore stridulo quando viene spinta sul pavimento. È ora che tu te ne vada.

    La sua pelle impeccabile si tinge di rosa, e i suoi occhi diventano incauti. Franki, ascoltami.

    Alzo una mano. Non c'è bisogno. Ho sentito abbastanza.

    Sono disperata. C'è una lucentezza nei suoi occhi che non avevo mai visto prima. Non ho nessun altro a cui rivolgermi.

    Io rido...una risata di pancia da piegare indietro la testa. Lei è

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