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Il mio yoga
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E-book384 pagine8 ore

Il mio yoga

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Info su questo ebook

Yoga è una disciplina millenaria che sopravvivendo ai cicli evolutivi dell’uomo ha saputo scavalcare le barriere territoriali, andando a diffondersi ovunque nel mondo, essendo capace di donare ai praticanti grandi benefici, sia a livello fisico che psicologico. Questo testo vuole sottolineare ampiamente il concetto disciplinare dello yoga, fornendo al lettore, seppur in maniera del tutto riassuntiva, il percorso antichissimo, ramificato, di enormi consapevolezze che non ha mai abbandonato né mai deve lasciare chi vi si dedica. Partendo da una conoscenza, indispensabile, dell’ Anatomia Sottile dell’uomo, una visione psicofisica discostante da quella occidentale, “Il mio yoga”diviene un manuale che il lettore può utilizzare sia per pratiche autonome che come supporto a percorsi disciplinari.

Daniela Borgini è una Terapista della Riabilitazione diplomata presso l’università di Bologna; da oltre trent’anni si dedica alla ricerca metafisica con studio ed impegno intensi e costanti. Ha frequentato l’Accademia Italiana di Filosofia Olistica con la Dottoressa Angela Floris de Jola, diverse scuole esoteriche e Maestri dello yoga tanto italiani che stranieri da cui ha appreso molteplici insegnamenti arrivando a creare percorsi del tutto personali, nel completo rispetto dello yoga classico. È seguace di Jñāna Yoga, lo Yoga della Conoscenza, di cui tiene Corsi e Seminari dall’anno 2000.
LinguaItaliano
Data di uscita29 lug 2014
ISBN9786050314717
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    Anteprima del libro

    Il mio yoga - Daniela Borgini

    fare.

    Introduzione

    Ho iniziato a praticare yoga anni fa, molto giovane. Come tutti i ragazzi, ero attratta continuamente da nuove esperienze, esploravo famelica terre sempre nuove, abbandonandole poi in fretta. Ogni volta, di ognuna, mi innamoravo follemente, come se avessi trovato la terra promessa, quindi, col medesimo impeto dell’esploratore, me ne allontanavo per cercare ancora. 

    Il mio sole leonino (sono nata quattro giorni dopo Ferragosto in un anno di intensa calura) ha sicuramente infuso ai miei geni una grande vitalità e tutta l’energia entusiasmante dei colori, della luce e della forza dell’estate. Per fortuna, tanta esuberanza è stata saggiamente sedata dalla razionalità di un forte ascendente virgineo; la sensibilità profonda di una dolce Venere cancerina e il rigore di un severo Saturno, esattamente come una madre e un padre, non hanno mancato di mettermi di fronte alle responsabilità del cuore e della vita. Il leitmotiv, il filo che ha condotto e legato sempre tutto nella mia vita, è una curiosa intelligenza o un’intelligenza curiosa, sicuramente un bel regalo di nascita di Mercurio, che in quel momento se ne stava nel segno della Vergine, praticamente a casa sua, abbracciato stretto e coccolato dal mio Ascendente. Sono un’instancabile ricercatrice: ho navigato per lunghi anni nei mari immensi e spesso torbidi dell’informazione, continuamente assetata di conoscenza mi sono imbarcata su una quantità di aerei sperando che mi portassero a volare nei cieli più alti e più tersi per appagare l’ambizione estrema di sfiorare il divino, tuttavia non ho mai dimenticato di tenere i piedi ben ancorati a terra, ho camminato a lungo e cammino tuttora, pian piano, tra gli uomini. Sono consapevole che questo, per adesso, è il mio posto. Tra gli affetti più profondi della mia infanzia spiccano tuttora tre legami dalle sfumature accese, legami che hanno influito in modo rilevante nella mia educazione, tre porti fiorenti e pittoreschi dove l’imbarcazione che mi conduce in questo lungo viaggio chiamato vita, ha avuto modo di fare scorta di bagagli ricchi e stravaganti. Tre donne vecchie; ognuna a proprio modo saggia. Quando Jung parla degli Archetipi, ci spiega quanto il Vecchio voglia significare il Saggio e, sia nel mito che nel folklore, sia strettamente relazionato allo Spirito. Il dono dell’essenzialità, indispensabile per depurare le radici personali di ogni creatura, mi è stato trasmesso dalla nonna materna, con cui ho vissuto i miei primi tre anni; l’allegria, la creatività e la saggezza di certi vecchi proverbi le ho avute in eredità dalla dada che ha passato con me diversi anni dell’infanzia, mentre il varco alla conoscenza e all’amore divino mi è stato aperto dalla maestra della scuola elementare. Con questo corredo mi sono incamminata nel viaggio alla vita adulta, a volte alla deriva, poiché per chiunque è difficile poter scegliere in anticipo le tappe e le mete dell’esistenza e prevederne gli effetti, è difficile manovrare saggiamente il timone della propria nave e scavalcare le onde del mare della vita senza naufragare, è difficile approdare nei porti giusti nei momenti più opportuni. Il mio yoga è cominciato e progredito in modo anomalo rispetto ai canoni di tanti percorsi yogici tradizionali, semmai si possa affermare che esista nello yoga un percorso tradizionale. Anima ribelle e svincolata dagli schemi, come un cane da fiuto ho annusato la terra, l’aria e le persone, pronta a percepire ogni segnale di richiamo, pronta a riconoscere e seguire un interesse al suo risveglio, ad approfondirlo ricercando e scavando a fondo. Restando presente a me stessa, ho potuto capire che tra i richiami del mondo interiore e quelli esteriori intercorre sempre una relazione, che da una cosa nasce sempre una nuova cosa; non subito, magari solo a distanza di anni, ma nulla accade mai per caso. Grazie a questa mia formazione dai canoni inconsueti mi permetto di suggerire a tutti coloro che stanno dedicando tempo alla lettura di questo libro di non inquadrarsi mai in schemi fissati a priori, né da loro stessi né tanto meno da altri. Gli incasellamenti, i percorsi prestabiliti, sono un grande limite, sono il frutto di linee guida, di dogmi scelti da chi ha agito in un determinato modo e ha voluto fare del proprio disegno una comune regola esistenziale, senza curarsi del fatto che un disegno personale, creato a propria misura, non può essere genericamente adattato a tutti.

    1 - Yoga, una pratica affascinante dalle radici profonde

    Tradizionalmente, quasi tutti gli occidentali cominciano a praticare yoga pensandolo soprattutto come una ginnastica. Una pratica molto estetica, elegante e un poco misteriosa con le sue posizioni aggraziate, insolite, e quello charme etereo che il praticante assume per via di posture così inusuali. Tuttavia occorre approfondire ben poco per rendersi conto che lo yoga non è per niente una ginnastica e che l’estetica delle sue posizioni non è frutto di un allenamento posturale bensì di un lungo lavoro armonico che coinvolge ogni componente del corpo e della mente, il respiro e lo spirito in maniera completa ed estatica.

    Anche se per lo più gli insegnanti ne fanno mistero, l’allievo attento capisce presto che una pratica yogica corretta non è disgiunta dal cambiare molte impostazioni della propria vita, che yoga significa porre impegno nello scaricare le inutili zavorre che appesantiscono le spalle ed alimentare a poco a poco il coraggio di percorrere i sentieri della libertà. Senza intraprendere questi passi non è possibile pensare d’essere in grado di ascoltare le voci interiori e l’Energia Vitale anziché scorrerci dentro, fluida e potente, inciampa in frequenti ostacoli che ci rendono schiavi, vincolati alla materialità, inchiodati a dimensioni dove lo yoga non può esistere.

    L’origine dello yoga

    Una leggenda indiana racconta di un pesce che ascoltava di nascosto il dio Shiva mentre insegnava alla sua sposa, Parvati, i segreti dello yoga. Il pesce venne scoperto e il dio lo scacciò. Alla ricerca di un nuovo luogo in cui vivere, il pesce giunse un giorno sulle coste dell’India e raggiunta la terraferma avvenne il miracolo, diventò un uomo! Gli abitanti del luogo lo accolsero e lo chiamarono Matsyendra, il Signore dei Pesci. Grato per l’accoglienza Matsyendra insegnò loro tutte le posizioni dello yoga che aveva imparato ascoltando Shiva. 

    Questa leggenda evidenzia l’origine non proprio autoctona di tale disciplina, il cui insegnamento consiste nel riprendere contatto con la corporeità, perché attraverso la saggezza del corpo ci sia possibile cambiare pelle, come fece il pesce che divenne uomo dopo aver appreso gli insegnamenti di Shiva. Una creatura dell’acqua evoluta a immagine e somiglianza del divino.

    Al di là della fantasia, l’origine dello yoga si perde sicuramente nella notte dei tempi, alcune testimonianze le attribuiscono antichissime radici sciamaniche, altre la riposizionano alla fine di un’era glaciale, circa 9000 anni prima di Cristo, quando il Madagascar si era unito all’Indonesia a seguito di un continente inghiottito e i Dravidi superstiti, provenienti da questa terra sommersa, si insediarono nella vallata dell’Indo, dove costruirono le loro città e dimostrarono di essere estremamente evoluti.

    Nell’antichità, la disciplina yogica veniva trasmessa oralmente dal maestro al discepolo, senza tracce scritte. Solo nei primi tempi della nostra era vennero scritti testi in dravidico, tradotti in seguito in lingua sanscrita. In quelle epoche nessuna religione aveva ancora assunto forme strutturate ed organiche, l’uomo era intimamente legato ai cicli della natura, ambito nel quale le pratiche yogiche possono esprimersi egregiamente, fu solo più tardi che l’induismo e il buddismo divulgarono lo yoga nei suoi molteplici aspetti con lo scopo di purificare il corpo, di alleggerire la mente, riservando l’energia al fine più elevato dell’esistenza umana, la spiritualità.

    Seppure adottato dalle religioni orientali, è giusto tener presente che lo yoga non è una pratica religiosa. È piuttosto uno stile di vita che si propone di ottenere il controllo del corpo e della mente liberando l’uomo dagli attaccamenti terreni e indirizzando l’Energia Vitale a scorrere libera nei propri canali, affinché la vita di ogni uomo assuma un senso compiuto.

    Il significato dello yoga

    La parola yoga viene dalla radice sanscrita yug, che tradotta letteralmente significa giogo, da intendersi come un laccio, come un legame, pensiamo al giogo che lega insieme il collo dei buoi. Così lo yoga è l’unione del Tutto.

    Unione tra corpo, mente e spirito, legame dell’uomo ai regni della natura che lo circondano (regno animale, vegetale, minerale) e ai Macro Elementi: la terra, l’acqua, il fuoco, l’aria e l’etere, che sono l’essenza sua e di tutto il creato.

    Il nostro pianeta non è una realtà isolata, fa parte di una galassia insieme con altri pianeti e stelle a cui è energeticamente unito in un rapporto di equilibrio. Questa galassia è legata a sua volta ad altre galassie e ad altri mondi. Praticare yoga aiuta a comprendere il Macrocosmo e le sue regole, a sentirsi appartenenti al Grande Progetto dell’Universo.

    Un errore ricorrente nella nostra cultura moderna fondata sulla frammentarietà, è quello di creare partizioni in tutte le cose, così anche la disciplina yogica è stata separata in tante correnti, dai suoi tanti praticanti, pensando che il dividere potesse facilitarne la comprensione, creando in realtà dispersione e distorsione del messaggio originale.

    Siamo oggi a un punto in cui la confusione ideologica appartiene anche a chi pratica e tramanda lo yoga, vediamo infatti che i religiosi lo interpretano come fosse una religione ( yoga isthadevata), che i ginnasti lo vedono come un insieme di pratiche fisiche di elevato livello (hatha yoga), che gli amanti del suono come un potente strumento sonoro (mantra yoga) e c’è infine chi lo considera solo in funzione del risultato delle proprie azioni (karma yoga).

    Praticare lo yoga non è un percorso limitato solo al fare delle sedute di asana (le posture dell’Hatha Yoga), di Pranayama (l’arte del respiro consapevole), di meditazione o recitazione di mantra. Lo yoga è un percorso dove l’azione più importante e indispensabile per un allievo è la pratica della purificazione. L’arte della purificazione la si applica esercitandosi a vivere in grande rispetto di sé e degli altri (Yama), sentendosi appagati da ciò che si è e che si ha (Nyama), e perseguendo la non violenza negli atti, nelle parole e nei pensieri (Ahisma). Il significato intrinseco a questa antica disciplina è di condurre l’uomo a percorrere un cammino di autoconoscenza consapevole (Sadhana) finché il microcosmo umano (Atman) si possa fondere al macrocosmo universale (Brahman).

    Chi percorre la propria sadhana abbandonando pian piano le zavorre, nell’ascolto di bisogni autentici e reali, purificando se stesso alla fonte della Grande Energia Universale, riuscirà a sentirsi parte della più grande armonia a cui un uomo possa aspirare.

    Quale è il cammino che uno Yogi deve intraprendere?

    Dalle antiche scritture e testimonianze del mondo yogico si possono individuare quattro percorsi che uno yogin (aspirante allo yoga) può intraprendere, separatamente o congiuntamente, per raggiungere lo Stato di Yoga.

    Credo siano sufficienti queste prime pagine per capire che ci troviamo di fonte a una disciplina assai più ricca e profonda di quanto non siamo soliti pensare oggi, quando ci avviciniamo ai corsi di yoga motivati più spesso dalla ricerca di un benessere apparente che non reale e duraturo.

    Le varie, tantissime proposte yogiche del mondo odierno creano una confusione di base, ancor prima di partire. È buona cosa tener presente che non esistono tanti tipi di yoga quanti il mercato ne sta offrendo. Lo yoga è uno solo. Esistono semmai approcci diversi, che le migliaia di anni che lo yoga si porta sulle spalle ci hanno lasciato in eredità. Tali approcci, se praticati correttamente, si mantengono sempre in linea coi fondamenti della disciplina.

    Le Vie Yogiche devono essere, anche oggi che siamo sprofondati nel mondo della superficialità e dei consumi, veri e propri percorsi di Ascensione, inevitabilmente fedeli all’autenticità dei principi e delle tecniche descritte sia dalle più vecchie scritture che dai grandi Maestri.

    Le Vie Yogiche sono quattro. Ognuno di questi percorsi conduce alla stessa meta: all’Unione di Atman e Brahman. Quando avviene questa Unione si entra nello Stato di Yoga.

    Le Quattro Vie tradizionali dello yoga sono:

    Raja Yoga (la via della mente), Karma Yoga (la via dell’emozione), Bhakti Yoga (la via della preghiera) e Jnana Yoga (la via della conoscenza).

    Metaforicamente possiamo pensare al cammino, la Sahdana, che il discepolo (Sadhaka) deve sostenere per raggiungere l’illuminazione, come la risalita delle pendici di un monte.

    Patanjali, autore degli Yoga Sutra, vissuto circa tremila anni prima di Cristo, spiega che per raggiungere lo Stato di Yoga, il Samadhi, l’Illuminazione, dobbiamo attraversare otto stadi. Passaggi che si susseguono e allo stesso tempo interagiscono.

    Gli Yoga Sutra, la grande opera di Patanjali, vangelo degli yogi

    L’opera di Patanjali, riconosciuta ancora oggi dai Maestri come un grande testo, consiste in 196 Sutra (possiamo tradurre questa parola con aforismi o versi) che descrivono con magistrale chiarezza e incredibile capacità di sintesi la filosofia yoga.

    In realtà, la parola Sutra significa sequenza o catena e indica come tutta l’opera sia un susseguirsi ininterrotto di idee che si incastrano perfettamente come i grani di una Mala (corona) fino a formare un unico concetto che percorre in filigrana tutto il testo.

    Questa scrittura è anche chiamata Yoga Darshana che viene tradotto con Filosofia Yoga anche se in realtà la parola darshana ha un significato molto più profondo. Significa vedere, quindi Yoga Darshana significa alla lettera il processo di vedere attraverso lo yoga. Si tratta di una vista preclusa agli occhi e ad ogni altro senso; è un vedere l’invisibile che si cela dietro le comuni percezioni.

    Il testo degli Yoga Sutra è diviso in quattro sezioni:

    1. Samadhi Pada (51 sutra): che analizza la natura generale dello yoga e poiché la tecnica essenziale è il Samadhi, esso viene trattato approfonditamente tanto da attribuire il nome alla prima sezione.

    2. Sadhana Pada (55 sutra): contiene la teoria dei klesa (miserie, dolori umani), e un’analisi della sofferenza che la vita umana comporta. Affronta le prime cinque Tecniche Yoga a cui si fa riferimento come bahiranga, cioè esteriori. Lo scopo di questa sezione è di preparare fisicamente e mentalmente il Sadhaka (il praticante) alla pratica di uno Yoga superiore.

    3. Vibhuti Pada (56 sutra): tratta le tecniche antaranga, cioè interiori, e le siddhi (poteri superiori) che uno yogi può sviluppare se fedele al cammino.

    4. Kaivalya Pada (34 sutra): in questa sezione vengono esposti i problemi filosofici essenziali che lo studio e la pratica dello yoga comportano.

    I versi si susseguono secondo una logica e un ordine meticoloso riuscendo a toccare ogni aspetto della filosofia yoga con sorprendente chiarezza. Ogni Sutra è una piccola perla che racchiude un insospettato rigore scientifico in un guscio di pura poesia.

    La Sadhana, il cammino dello yogi

    Il primo aspetto a cui Patanjali fa riferimento è Yama, un concetto traducibile con Astinenze, Yama è una disciplina personale che porta il praticante a condizioni di astensione da pensieri ed atti immorali, come la falsità, il furto, l’omicidio, la caduta nelle passioni.

    Il secondo aspetto, Nyama, sono le Osservanze: si richiede la pulizia del corpo dentro e fuori, il rispetto della purezza, la fuga dalla lussuria e dalla vanità.

    Al terzo posto si trovano le asana, le Posizioni, la pratica dell’Hatha Yoga. Con questa pratica il corpo assume e mantiene nella fermezza posizioni che praticate a lungo donano un eccellente benessere psicofisico. L’Hatha Yoga ha lo scopo finale di plasmare mente e corpo, che divengono stabili e al tempo stesso fluenti e leggeri, in modo da riuscire a tollerare il fastidio e la stanchezza nelle lunghe meditazioni che sono fondamentali nella pratica dello yoga.

    Al quarto posto c’è il Pranayama Dominio del Prana o Energia Vitale, ma anche arte di un respiro consapevole e completo, che si può ottenere praticando con metodo esercizi di respirazione, psichica e ritmica. Con il Pranayama ci riappropriamo dell’uso corretto del nostro respiro.

    Il quinto stadio, Pratyakara è il Dominio sui sensi e ci insegna ad eliminare tutte le percezioni esterne che disturbano la concentrazione, il sesto passaggio, Dharana, è il Dominio della mente, la porta che ci conduce alla stabilità e alla serenità mentale. La mente in questo passaggio è completamente libera dai sensi, dai desideri e dalle emozioni. La Meditazione, Dhyana è il settimo scalino e anticipa la cima del monte. Qui si raggiunge la capacità di concentrarsi a lungo su un oggetto, fondendosi con esso, o di immergersi nel vuoto allontanando ogni pensiero.

    Infine, all’ottavo posto, Samadhi è l’Estasi. Il Sadhaka è arrivato alla cima della montagna, alla conoscenza, alla pace sublime. È qui che l’anima individuale (Atman) e quella universale (Brahaman) si uniscono coincidendo completamente.

    Che cos’è l’Energia Vitale o Prana?

    L’energia, in sanscrito Prana, forza vitale e nutrimento di ogni aspetto della creazione, secondo l’antichissima dottrina degli illuminati d’oriente, è il nucleo originario dal quale scaturisce ogni vita, ogni moto, ogni attività. 

    La materia è nata, nasce e continuerà a nascere da un elemento originario: lo spirito della materia.

    All’inizio della creazione il Prana prese ad agire sullo spirito della materia (Akasha), cominciò a modellare, a formare. Grazie alle sue innumerevoli forze, presero a sorgere tutte le varie forme della materia. Così fu, così è e sarà nei secoli dei secoli.

    Il Prana è presente, come forza vitale dentro ogni forma vivente, senza di esso non può esistere la vita, perché ogni forza si fonda sull’energia, da quelle di gravità e d’attrazione a quelle dell’elettricità e della radioattività.

    Un intenso risveglio energetico

    Nel nostro corpo l’Energia Vitale circola preponderante attraverso il respiro, l’unica funzione costantemente presente, indispensabile alla sopravvivenza. Una pratica costante nello yoga, ci consente d’immagazzinare grandi quantità di energia di cui una parte viene inviata ai sistemi ghiandolari e agli organi vitali, un’altra parte invece diventa una riserva custodita dal cervello e dai centri nervosi, a cui possiamo attingere nelle necessità. Non dobbiamo tuttavia mai sminuire il Prana (Energia Vitale) pensandolo l’equivalente dell’aria che respiriamo. Prana è energia cosmica intelligente, che

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