La toilette è sempre in fondo a destra
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Anteprima del libro
La toilette è sempre in fondo a destra - Leonardo Paolieri
LEONARDO PAOLIERI
LA TOILETTE
È SEMPRE IN FONDO A DESTRA
Dedicato a mia cognata
perché se avesse avuto la possibilità
di leggere questo mio racconto
si sarebbe divertita… ne sono sicuro!
A Sabrina
Sasha se ne stava sul balcone della sua piccola casa a curare i suoi amati e bellissimi tulipani.
Gli piaceva quel tipo di fiore e ne aveva acquistati alcuni bulbi in un piccolo negozio di chincaglierie, in una terra fredda e lontana. Quel giorno, percorrendo una strada di campagna con la sua vecchia e arrugginita bicicletta, era rimasto affascinato dalla bellezza dei colori così vivi e solari e si fermò a osservare questo potente dono della natura: un enorme prato di tulipani allineati come soldatini di piombo immensi e innumerevoli, talmente esteso che non ne vedeva la fine ed era come se assistesse a un gigantesco arcobaleno stampato sulla fresca terra.
Una leggera brezza faceva svolazzare il suo foulard e i suoi capelli non curati.
Lo sguardo rivolto all'orizzonte, da lontano un'onda musicale trasportava la melodia di un brano di Fiona Monbet, Early One Morning...
Toc… Toc…
– Signora Randazzo! Che piacere vederla!
– Piacere un cazzo, bellino! Sfratto esecutivo! Il tuo tempo è scaduto, quindi vedi di fare in fretta! – ringhiò, svolazzandogli sotto il naso un foglio bianco sporcato da lettere impazzite che sentenziavano la sua condanna.
– Signora Randazzo, sia gentile, mi conceda ancora del tempo, al momento non ho trovato un'altra sistemazione…sia gentile…
– No! Mi serve l'appartamento e subito, caro il mio ragazzotto!
Sbatté la porta e se né andò.
– Vecchia bagascia!… – bisbigliò a denti stretti.
Sasha aveva fatto di tutto per trattenersi dal ridere perché alla signora Randazzo ballava letteralmente la dentiera ma, appena la megera tolse il disturbo, liberò le tonsille in una grassa risata: con tutti i bigliettoni
che quella donna aveva a disposizione almeno un etto di colla per tenere stabile la dentiera alle gengive o magari un piccolo intervento dal saldatore avrebbe potuto anche spenderli!
Tornò in terrazza a prendersi cura dei tulipani, quando il suo sguardo finì giù in strada. Notò un curioso incontro tra la signora Randazzo e il parroco del paese, Padre Nottola, famoso per il detto Padre Nottola, che da un albero fece una trottola!
e non solo.
Non era certo sua abitudine ascoltare i discorsi altrui, anzi, ma il suo udito, da attento ascoltatore di musica, percepì quanto si stavano dicendo.
– Padre Nottola! Sia lodato Gesù Cristo!
– Sempre sia lodato! Giusto lei, signora Randazzo! Allora per l'appartamento non ci sono problemi…vero?
– Ma si figuri padre, ho già dato l'ultimatum a quel tipo. Sì… un tipo qualunque… sì... come dire... un miserabile… uno che esiste solo per fare numero, niente di più!
– Bene signora!
– E lei padre ha già pensato… insomma lei ha capito...
– Ma certo signora, stia tranquilla, sistemerò sua figlia quanto prima. Ho già fatto liberare il posto in redazione alla rete televisiva Canale 666
: la sua carissima e assai bella figliola condurrà in prima fascia!
– Come potrò mai ringraziarla padre Nottola!
– Non deve ringraziare me, ma il Signore!
– Oh! Padre… sia lodato Gesù Cristo!
– Sempre sia lodato! Buona giornata, signora Randazzo!
– Buona giornata a lei, padre!
Del resto a Sasha era tutto chiaro, ma non se ne fece assolutamente una croce: ci rise su e riprese a occuparsi dei fiori. Doveva soltanto adattarsi alle circostanze. Cominciò a valutare se fosse stato il caso di cambiare anche il paese dove abitare: certo con dispiacere, perché in fondo a lui piaceva stare lì.
Era sicuramente un paese particolare con le case completamente di vetro, tranne la chiesa di padre Nottola, e ogni abitante le aveva colorate decorandole a proprio piacimento. Tutto era ben fatto, il verde non mancava e la natura sembrava cristallo soffiato multicolore. Lastre di ruscelli e piccoli laghetti rispecchiavano il paese come un vero gioiello: una composizione artistica a cielo aperto.
– Buongiorno Sasha!
– Ciao Malù, come stai? – si salutarono, affacciati entrambi dai rispettivi balconi.
– Bene grazie: e tu?
– Non c’è male… anche se la signora Randazzo mi ha dato lo sfratto esecutivo proprio adesso...
– Oh! Mi dispiace Sasha! Oltre ad essere un'opportunista, la signora Randazzo è pure odiosa con i suoi modi di fare arroganti e stupidi! Ma non ti preoccupare, tu sei in grado di far fronte a queste cose, ne sono certa.
– Grazie Malù… non mollerò!
– Ti saluto caro Sasha, quella peste di mio figlio… non mi dà tregua!
Malù era la vicina di casa di Sasha: una ragazza bella e intelligente, simpatica e prosperosa, sempre con il sorriso stampato sulle labbra nonostante tutto. Tra di loro una forte amicizia li legava da tempo.
Era stata lasciata dal suo compagno prima di dare alla luce il figlio Lumi, il loro figlio. Un padre che se ne va non merita l'aggettivo di padre.
Sì, proprio così stavano le cose.
Lo scellerato personaggio era fuggito dalle proprie responsabilità con una commerciante di mozzarelle e a volte diventa davvero difficile capire o sperare che le scelte fatte siano davvero quelle giuste, ma lei era una donna forte e coraggiosa e per questo non si fece sorprendere da quello che la vita le aveva riservato: una sconfitta o forse una sorpresa accidentalmente male interpretata.
Venne il giorno che Sasha dovette privarsi forzatamente del tetto sopra di lui che lo aveva accompagnato per un periodo della sua vita. Non sapendo dove andare, bussò alla sua porta.
– Ciao Malù…
Sasha si presentò da lei con le proprie cose: non lo avrebbe mai abbandonato sotto quel cielo plumbeo che offuscava le stelle, ne era sicuro.
– Vieni, entra, sei il benvenuto! Sapevo che avresti bussato alla mia porta…
Sasha era quasi commosso per quella solidarietà, non sapeva cosa dire e l'unica azione istintiva che gli venne fu di avvinghiarsi a lei con un forte e sentito abbraccio subito ricambiato. Davanti ad una tazza di latte e biscotti, comodamente seduti su di un poggia sedere
e con la bellissima canzone di Eliane Elias Let’s Get Lost che avvolgeva calorosamente tutto l'ambiente, i due si sentirono subito a proprio agio.
– Allora Sasha, hai aggiustato il tuo motocarro?
– La Carlotta? Sì sì... sono riuscito a farla ripartire quella carretta e spero proprio che non mi lasci a piedi per l'ennesima volta!
La Carlotta era il motocarro che usava per lavorare, una vecchia motoretta a tre ruote. L'aveva costruita in pratica da solo, componendola di cavi, una piccola gru e carrucole varie. Lui si arrangiava a fare un po’ di tutto: dai traslochi alle riparazioni di ogni tipo fino al soccorso stradale. Insomma il classico tuttofare.
In realtà si dovette adattare a fare di necessità virtù perché in precedenza aveva svolto un lavoro bellissimo: era addetto all'audio cavo del piccolo e vecchio teatro del paese in cui era nato e dal quale era stato costretto ad andarsene come già avevano fatto altri dei suoi abitanti. Il suo lavoro consisteva nel comunicare dal palco dietro le quinte, tramite un tubo che portava la voce in alto fino ai manovratori, i vari spostamenti delle scenografie, del sipario e delle luci, a secondo del testo e della scena con cui gli attori si apprestavano ad esibirsi. Purtroppo per mancanza di fondi, per negligenza e per l'indifferenza più totale degli amministratori del paese il teatro chiuse i battenti.
I giorni passavano inesorabilmente e Sasha stava cercando una nuova abitazione perché non voleva in nessun modo approfittare oltre della gentilezza di Malù. A volte si sentiva d’ingombro, anche se per lei non lo era assolutamente, tutt’altro.
Quando non aveva lavoretti da sbrigare, spesso si prendeva cura del piccolo Lumi mentre Malù svolgeva il suo lavoro di commerciante di balocchi in carta pesta e stoffa in una piccola bottega artigianale. Era brava nel costruire i suoi giocattoli.
La sua bottega era la gioia di tutti i bambini: un ambiente così gioioso e colorato che anche gli adulti spesso entravano per salutarla, parlare con lei e riappropriarsi un po’ del tempo passato, rivivendo frammenti di giovane spensieratezza. Appena entrati in negozio, non si poteva non notare un grande cartello con scritto Benvenuti a tutti
. Poco più avanti un grosso asino di stoffa sorridente indicava il reparto degli animali. Poi si entrava in una stanza dedicata esclusivamente a mongolfiere e aeroplani per finire in un'altra, la più piccola, dove erano esposti bambole e bambolotti.
Un modo per ringraziarla della sua ospitalità, appunto, era di occuparsi del piccolo e assai vivace Lumi, al quale piacevano da impazzire gli archi e le frecce e che raccontava spesso a sua madre che da grande avrebbe fatto il cacciatore d'insetti. Pur avendo solamente otto anni, era talmente intraprendente che alle sue frecce modificava la punta con una grossa ed efficace ventosa.
– Mamma, da grande con le mie frecce diventerò il più bravo acchiappa-insetti
del mondo!
– Ma Lumi! Con le frecce finirai per ucciderli!
– No, mamma! Le mie frecce hanno una grossa ventosa in cima alla punta, così rimarranno intrappolati e non moriranno ed io mi prenderò cura di loro perché fuori il mondo è pericoloso!
Amava la sua mamma e tutte le notti, prima di addormentarsi, faceva giurin giurello
con le dita incrociate promettendo a se stesso il meglio per lei.
La calda stagione stava volgendo al termine e quella mattina Sasha, sorvegliando il piccolo Lumi intento a costruire le sue frecce, sfogliava le pagine di una rivista di annunci alla ricerca di un alloggio a poco prezzo, quando in fondo alla pagina 69 trovò quello che avrebbe potuto fare al caso suo: «Affittasi monolocale con angolo cottura e giardino retrostante.»
– Presto Lumi, dobbiamo uscire!
– E dove andiamo?
– Andiamo a far visita a delle persone e poi ci fermeremo a fare la spesa, così quando la mamma tornerà dal lavoro gli faremo trovare una bella zuppa di tortellini!
A Lumi piaceva viaggiare sul motocarro di Sasha. Sorridendo e cantando Sttelllamentable dei Les Vrp i due arrivarono a destinazione.
Sasha suonò il campanello di una bella e sontuosa villetta a tre piani e ad aprire la porta si presentò il signor Cuccù, un anziano con aria abbastanza indisposta, quasi scocciato e pieno di se, con la barba leggermente lunga, i capelli un po’ arruffati e un paio di occhiali che sembravano un telescopio spaziale. Al collo, anche se non era inverno, una sciarpina, carina, di seta color senape da vero intellettuale intonata con la maglietta di cotone color beige, un paio di pantaloni di jeans e delle scarpe a punta scamosciate adatte a schiacciare i ragni negli angoli delle stanze! Un vero gioiellino insomma, ma quello che lo rendeva veramente ridicolo era la sciarpina di seta color senape, carina.
– Buongiorno, io sono Sasha: sono qui per l'annuncio che ho trovato sulla rivista.
– Quale annuncio e quale rivista?
– Mmmhhh… il monolocale.
– Ah…quasi dimenticavo. Mi segua.
Il signor Cuccù era il magnate del paese e oltre a quella lussuosa abitazione possedeva dimore di vario genere, un'autovettura di alta classe e finanze degne di un imperatore.
Noto anche per il suo soprannome "piedino" era stato il più scarso attaccante della squadra di calcio locale ai suoi tempi, ma giocava sempre pur avendo il piede destro vistosamente divergente rispetto al sinistro e, infatti, quando calciava, la palla prendeva tutt'altra direzione rispetto a quella voluta. Fu anche vincitore del Para-stinco di Legno
per non aver mai segnato una rete, neppure per sbaglio.
Entrati nel monolocale, la prima cosa che Sasha chiese al signor Cuccù fu il prezzo.
– Caro mio, non posso scendere a meno di trecento bigliettoni.
– Trecento? Non si potrebbe fare duecentocinquanta? In fondo è sola una stanza!
– Eeeehhhh, lei è un bel furbacchione caro mio, ma vede, come dire… con i tempi che corrono diventa sempre più difficile stare al passo!
– A chi lo dice!
Sasha accettò senza compromessi e Lumi, notevolmente imbronciato, capì che presto si sarebbe trovato nuovamente solo con sua madre: non avendo mai avuto la presenza di un padre accanto, la